Discorsi sul Vecchio Testamento |
1 - Non ho dubbi che voi, carissimi, conosciate a quale speranza ci abbia chiamati il Signore nostro Dio, quale sia la missione che [ al presente ] dobbiamo compiere, cosa dobbiamo sopportare e cosa riprometterci.
Abbiamo da gestire un essere mortale e sopportarne la fragilità, mentre ne attendiamo la divinizzazione.
Il nostro Dio infatti vuole non solo donarci la vita ma addirittura deificarci.
Quando mai la misera umanità avrebbe osato sperare una tal gloria se non gliel'avesse assicurato la verità divina?
Orbene, la verità divina ci ha promesso non solo questo ( come abbiamo detto ), che cioè saremmo diventati degli dèi, ( Sal 82,6 ) non solo questo ci ha promesso.
Comunque, avendocelo Egli promesso, non si può dubitare che la cosa sia vera, poiché l'autore della promessa è fedele e non può ingannare, e il donatore è così onnipotente che nulla può ostacolarlo nell'adempiere quanto ha promesso.
Ma c'è di più: al nostro Dio sembrò poco prometterci che in lui avremmo ottenuto la divinità, ma volle egli stesso rendersi partecipe della nostra miseria umana.
Ci ha detto press'a poco così: " Vuoi toccare con mano quanto io ti ami e quanto è sicuro che ti darò la mia divinità?
Ecco, io ho preso su di me la tua mortalità ".
Non ci sembri un assurdo, fratelli, il fatto che gli uomini divengano dèi, che cioè coloro che antecedentemente erano uomini poi siano cambiati in dèi.
È cosa più difficile a credersi quella che già ci è stata accordata, che cioè colui che era Dio diventasse uomo; eppure questo fatto noi accettiamo con ferma fede, mentre dell'altro siamo ancora in attesa.
Il Figlio di Dio si è fatto uomo per rendere figli di Dio i figli dell'uomo.
Ritenete bene a mente queste verità, delle quali suppongo che ricordiate, carissimi, come già altre volte vi abbiamo parlato.
In se stesso Egli non era mortale, e noi di per noi stessi non eravamo immortali.
Dico: " In se stesso " nel senso che non lo era per ciò che Egli è: per la sua natura, per la sostanza per cui Egli è Dio, mentre sotto un altro aspetto Egli volle avere come sua la mortalità, cioè perché la prese dalla sua creatura, da ciò che aveva chiamato all'esistenza, da ciò che aveva creato.
È diventato uomo il Creatore dell'uomo affinché l'uomo diventasse partecipe di Dio.
Questo dono ora noi possediamo nella fede; l'altro ci riserva e promette la speranza e apparirà nel tempo stabilito.
Allora ne godranno tutti coloro che ora, prima cioè che egli si manifesti, vi hanno creduto, mentre saranno confusi coloro che quando era occulto non vi avevano creduto.
2 - Al cristiano si dice di beffarsi degli dèi del paganesimo e di venerare con piena convinzione l'unico vero Dio.
Chi fa così non deve tremare né spaventarsi ascoltando il salmo che poco fa abbiamo cantato, dove si dice: Dio si alza nella sinagoga degli dèi. ( Sal 82,1 )
Che significa sinagoga? È una parola greca che, a quanto posso supporre, alcuni di voi conoscono, mentre è sconosciuta alla maggior parte.
In latino " sinagoga " corrisponde ad " assemblea ", sicché noi abbiamo cantato: Dio si alza nell'assemblea degli dèi.
E perché si alza? Stando in mezzo distingue gli dèi. ( Sal 82,1 )
Il nostro Dio, il Dio vero, il Dio unico si alza nella sinagoga degli dèi, ovviamente molti dèi, che però non sono dèi per natura ma lo sono per adozione, per grazia.
C'è infatti il Dio che esiste di per sé, il Dio che è sempre Dio, il Dio vero, il Dio che non solo è Dio lui stesso ma rende dèi anche gli altri o, per dirla così, un Dio che deifica, un Dio che, non fatto da nessuno, fa dèi [ gli uomini ].
Ora un'infinita distanza c'è fra questo Dio e coloro che sono fatti dèi [ da lui ] e non da un artigiano.
3 - Siccome poi l'artefice è certamente superiore all'oggetto da lui confezionato, vi accorgerete subito di che natura siano gli dèi adorati dai pagani e come sia diverso il Dio che adorate voi.
Voi adorate il Dio che rende dèi anche voi; gli altri adorano dèi fabbricati da loro, per cui chi li adora perde la possibilità di diventare dio: fabbricando dèi falsi si estranea dal vero Dio.
Infatti questi dèi non conferiscono a chi li fabbrica la natura divina ma solo un nome non rispondente a ciò che sono.
Gli artefici perdono ciò che potrebbero essere, senza poter dare agli dèi da loro costruiti ciò che questi non possono diventare.
Chi fabbrica un dio falso offende il Dio vero, e, costruendo un oggetto che non può essere un dio, si mette nell'impossibilità di diventare lui stesso ciò che altrimenti potrebbe essere.
Lui infatti, se lo volesse, potrebbe diventare un dio, non qual è quel dio che egli adora ma quali ci rende quel Dio che egli non adora.
Insomma, cosa desiderano gli uomini?, diventare dèi o costruirsi degli dèi?
Sembra loro più potente fabbricare dèi che diventare essi stessi dei.
E poi, anche ammesso che siano in grado di fabbricarsi degli dèi, quanto da loro fabbricato, pur portando il nome di dio, forse che è un dio per davvero?
Tu potrai, è vero, imporgli il nome divino e chiamarlo dio, ma in realtà esso è o legno o pietra o oro o cose simili.
In effetti tu, o empio, ti proponi di fare un dio, ma non è questo quello che costruisci.
Tu puoi soltanto costruire una statua raffigurativa e chiamarla dio, ma essa non sarà mai quell'essere che tu nomini: sarà solo la materia che fu creata da colui che tu non invochi.
È stato infatti Dio colui che ha creato il legno, la pietra, l'oro e l'argento; e se tu con quella pietra creata da Dio ti metti in testa di costruire un dio, non riuscirai né a dargli quella divinità per cui l'hai costruita né a togliergli quella natura che gli diede il Creatore.
4 - Orbene, quello che tu intendevi fare non sei riuscito a farlo.
Se infatti io ti volessi chiedere cosa ti ripromettevi di fare tu mi risponderesti: " Un dio ".
Il simulacro che tu hai costruito mi risponde meglio di te.
Possiamo in effetti rivolgere delle domande anche a cose come quelle fabbricate da te: le quali non hanno, è vero, né l'anima né le capacità sensoriali ma presentano ai nostri occhi un aspetto con cui dichiarano, per così dire, ai nostri sensi cosa in realtà esse siano.
Per esempio, tu hai costruito un dio fatto di legno.
Ovviamente, se è un dio non può essere un pezzo di legno; se invece è un pezzo di legno non può certo essere un dio.
Eppure tu mi replichi d'aver costruito proprio un dio.
Consentimi pertanto che io, scansato quel legno che sei tu, interroghi direttamente il legno da te lavorato, e, affinché tu non creda che per il fatto che rivolgo le mie domande a quel pezzo di legno ( che male c'è infatti se mi metto a interrogarlo? ) sia diventato io pure un oggetto di legno, stammi bene attento: parlandogli, io non intendo rivolgermi ad un'anima ma bado alla forma che mi si offre agli occhi.
Il mio sguardo si posa sulla forma di quel pezzo di legno e sulla materia di cui è composto; e perché non succeda che il mio occhio, che è mortale, abbia ad ingannarsi lo faccio interrogare anche dal mio tatto.
Che se anche questa prova ti sembrasse insufficiente, potrei prendere un'ascia e con essa saggiare il tuo dio, cioè quel pezzo di legno creato dal mio Dio.
In tutti questi miei sondaggi e richieste quel tuo simulacro, pur senza parlare, mi risponde che è un pezzo di legno, anche se tu lo ritieni un dio; e in ciò il suo dire è più attendibile che non il tuo.
5 - Tu dici che il [ tuo ] dio mentisce, ma quell'oggetto che tu hai modellato ti convince [ della verità ].
Per il fatto però che esso ti convince della verità, non ne segue che sia superiore a te.
Anche se tu dici il falso e lui il vero, anche se tu dici che esso è un dio e lui un pezzo di legno, non per questo è superiore a te: sicché tu non hai alcun motivo per adorarlo quasi che sia superiore a te.
Tu infatti hai facoltà sensoriali mentre lui non ne ha: tu ascolti mentre lui non ascolta, tu vedi mentre lui non vede, tu cammini mentre lui non cammina; tu vivi mentre di lui non posso dire nemmeno che sia morto poiché mai è stato in vita. ( Sap 15,17 )
Tu dunque sei superiore al simulacro che hai costruito.
Ebbene, adora chi è superiore a te, cioè colui che ti ha creato!
Sarebbe un'offesa per te se ti si ritenesse uguale a quell'oggetto che hai fabbricato.
Domandi com'è colui che adori?
Se qualcuno per malevolenza ti dicesse: " Possa tu essere come quello lì, tu andresti sulle furie.
Eppure tu adori ciò che aborrisci di essere, e adorandolo diventi in certo qual modo simile a quell'oggetto, non certo cambiandoti in legno e cessando di essere uomo ma rendendo il tuo uomo interiore quasi somigliante a quell'effigie corporea che ti sei modellata.
In realtà Dio ti ha dato come occhio la mente, ma tu non vuoi vedere la verità.
Ti ha dato come orecchio l'intelligenza, ma tu non vuoi intendere la giustizia.
Quanto all'odorato, se il nostro uomo interiore ne fosse sprovvisto, non si spiegherebbe come possa dire l'Apostolo: Noi siamo il buon odore di Cristo in ogni luogo. ( 2 Cor 2,15 )
Se l'uomo interiore non avesse la bocca non avrebbe detto il Signore: Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia. ( Mt 5,6 )
L'uomo interiore ha dunque tutte le facoltà ( e questo perché Dio gliele ha date ), ma lui non se ne vuol servire [ come dovrebbe ]: preferisce diventare simile alla statua che lui stesso ha modellata, una statua di cui dice il profeta: Hanno occhi ma non vedono, hanno orecchi ma non odono, hanno narici ma non odorano, hanno bocca ma non parlano, hanno mani ma non lavorano, ( Sal 115,5-7 ) ecc.
E nota come conclude: Divengano simili a loro tutti quelli che le fabbricano e che in esse confidano . ( Sal 115,8 )
Ma come possono gli uomini diventar simili a muti simulacri?
Certamente ai sensi dell'immagine che stiamo riferendo.
In realtà tutte le volte che l'uomo interiore diviene insensato, in certo qual modo si rende simile a una statua.
Mentre vuol conformarsi con l'oggetto da lui fabbricato perde la somiglianza in lui scolpita dal suo Creatore.
E in effetti come poteva dire il Signore: Chi ha orecchi per intendere intenda, ( Mt 11,15; Mt 13,9; Mc 4,9; Lc 8,8; Lc 14,35 ) se non perché ci sono alcuni che hanno, sì, gli orecchi ma non intendono?
6 - Non s'impaurisca pertanto il vostro cuore per il fatto che Dio si alza nella sinagoga degli dèi, e stando in mezzo distingue gli dèi. ( Sal 82,1 )
Il fatto di distinguere collocandosi in mezzo richiama [ l'esistenza di ] alcuni precetti: da cui consegue che quanti trascurano questi precetti non vogliono essere ciò che egli ci ha ordinato di essere.
Qui alcuni avranno da protestare: " Perché distinguerli se tutti sono dèi "?
Perché distinguerli, nonostante che tutti siano dèi, se non perché ci sono di quelli che ascoltano e altri che si rifiutano di ascoltare?
Alcuni ringraziano, mentre altri sono ingrati dinanzi ai doni del Signore.
Ecco perché avviene la distinzione; ma chi deve distinguere è colui che sa fare una [giusta] distinzione.
Quindi nessun uomo creato osi fare distinzioni; lasci che distingua colui che ha creato: l'autore giudichi le sue opere, lui che nel giudicare non va soggetto ad errori.
Concedendo poi il suo Spirito egli rende anche gli uomini capaci di giudicare: non per le loro risorse né lasciati a se stessi, non per la loro natura né per i loro meriti, ma per la grazia e i doni di Dio.
Dice Paolo: Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo ma lo Spirito che proviene da Dio, e in questo modo conosciamo quel che Dio ci ha donato.
L'uomo naturale non comprende quanto compete allo Spirito di Dio: tali cose sono per lui una stoltezza e non le può comprendere perché si valutano spiritualmente.
L'uomo spirituale, viceversa, è in grado di giudicare tutte le cose, mentre nessuno può ergersi a giudice nei suoi riguardi. ( 1 Cor 2,12.14-15 )
Orbene, se abbiamo lo Spirito di Dio, distinguiamoci fra di noi, non solo, ma distinguiamoci anche dai simulacri.
7 - Bisogna veramente compiangere questi uomini che non distinguono se stessi dalle statue e, quanto a quelli che se ne sanno distinguere, non bisogna per ciò stesso lodarli, a meno che non si debbano tributare lodi all'uomo consapevole della differenza che passa fra sé e la pietra.
Ma che razza di uomo sarebbe colui che si credesse uguale alla pietra?
E magari arrivasse fino a questo punto!
Ma egli si considera superiore alla pietra!
Essere infatti simile alla pietra o ambire una tale somiglianza sarebbe cosa impossibile poiché, per quanto l'uomo voglia adeguarsi all'oggetto da lui costruito, mai potrà cancellare in sé l'opera di Dio.
Ma supponiamo che egli si voglia considerare simile ad una statua o abbia una tale convinzione.
Di costui dico che, prima di tutto, offenderebbe se stesso.
Ma forse questo tale dà poco peso al fatto che offende se stesso; e fa bene a valutare così l'offesa arrecata a un tal uomo.
Io però affermo una cosa che lo deve impressionare: egli reca offesa a Dio.
Paragonandosi erroneamente a una pietra, egli commette un sacrilegio contro il Creatore, poiché l'uomo è stato fatto ad immagine di Dio. ( Gen 1,27 )
Ora, se tu offendessi l'immagine dell'imperatore, saresti un sacrilego e così ti si chiamerebbe ai sensi delle pubbliche leggi.
Ebbene, cosa sarai quando profani l'immagine di Dio? Cosa è peggio: scagliare un sasso contro l'immagine di un uomo o considerare una pietra immagine di Dio?
Lasciamo dunque da parte gente come costoro, che sono morti e seppelliti, ( Mt 8,22; Lc 9,60 ) poiché, sebbene in assoluto non sia impossibile riportarli in vita, questo non è nelle nostre possibilità.
Non per questo tuttavia, cioè non perché non è dato a noi di poterli far vivere, dobbiamo disperare della loro sorte, poiché Dio è così potente da suscitare anche dalle pietre figli di Abramo. ( Mt 3,9; Lc 3,8 )
8 - C'è di più. Noi dobbiamo ritenerci differenti anche dalle divinità che abiterebbero in dette pietre o statue di legno, d'oro e d'argento.
Alcuni infatti, per potersi in qualche modo difendere, dicono: " Anche noi sappiamo che i simulacri sono delle vanità, ma noi non veneriamo il simulacro ".
E se gli domandi che cosa venerino, ti rispondono: " Le divinità che sono nel simulacro.
Ci prostriamo, è vero, dinanzi alla figura visibile ma adoriamo l'invisibile ".
Ma cosa sono mai queste divinità invisibili?
Ascoltiamolo dal nostro Dio, che per bocca del profeta dice: Tutti gli dèi delle genti sono demoni; il Signore invece ha fatto i cieli, ( Sal 96,5 ) dove i demoni non sono degni di abitare.
In un modo il profeta irride i demoni, in un altro i simulacri.
Come irride i simulacri? Le statue delle genti sono argento e oro.
Non menziona la pietra e il legno, ma come oggetto della sua derisione presenta ciò che essi stimano di valore, ciò che ritengono prezioso, gli oggetti da loro preferiti.
Essi sono dunque argento e oro, ma sempre opera delle mani dell'uomo. ( Sal 115,4; )
E in che senso sono opera dell'uomo? Fu forse l'uomo a farli essere oro o argento?
Questo fu opera di Dio. E l'uomo? Egli fece sì che avessero occhi ma non vedessero. ( Sal 115,5 )
Questa è l'opera compiuta dall'uomo nel fabbricarsi il suo dio: un'opera che egli personalmente non vorrebbe fosse ripetuta su se stesso dal Dio che lo fece.
Ha costruito un dio cieco colui che non vorrebbe essere stato creato cieco da Dio.
Che dire di più? Il salmista nomina l'oro e l'argento, cioè i metalli più preziosi, e li sceglie per deridere le loro divinità, in base a ciò che essi valutano di più.
Ma c'è davvero una qualche differenza rispetto a ciò che effettivamente vuol prendere in giro?
C'è ovviamente una differenza fra l'oro e il legno, essendo l'oro più pregiato del legno, ma riguardo al fatto d'avere o non avere gli occhi, al vedere o non vedere, i due materiali non differiscono minimamente.
Differenti nella utilizzazione e nella lucentezza, sono pari nella cecità.
9 - In una maniera dunque [ il salmo ] deride i simulacri, dicendo che sono senz'anima, senza facoltà sensitive e senza vita, e in un'altra gli esseri che in essi sono venerati come potenti, cioè i demoni, contro i quali si dice: Tutti gli dèi delle genti sono demoni, il Signore invece ha fatto i cieli. ( Sal 96,5 )
Così anche l'Apostolo: in un modo irride gli idoli e dice: Noi sappiamo che l'idolo è una nullità, ( 1 Cor 8,4 ) mentre con parole diverse comanda di tenersi lontani dai demoni dicendo: I sacrifici che immolano i pagani li immolano ai demoni, non a Dio; e io non permetto che voi siate in consorzio con i demoni. ( 1 Cor 10,20 )
Non dice: " Non tollero che voi siate in consorzio con gli idoli ".
In tal caso infatti temeresti una cosa per te impossibile, essere cioè accomunato ad un idolo di legno e con esso finire nel fuoco.
Temi viceversa di associarti ai demoni, se non vuoi essere spedito nel fuoco eterno insieme a loro.
State attenti, miei fratelli, a quel che voglio dirvi!
Condividere la natura di un idolo, anche se lo volessi non potresti; essere invece associato ai demoni, se lo vuoi lo diventi, se non lo vuoi non lo diventi.
Comunque, a quelli che sono dalla parte del diavolo e dei suoi angeli alla fine dei tempi sarà detto: Andate al fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli. ( Mt 25,41 )
Mi sembra davvero, fratelli, che, in qualunque modo avvenga, si faccia una profonda distinzione tra dèi e dèi; ( Sal 82,1 ) e chi la fa non sono io.
La parola di Dio, o esposta o cantata o letta, è lei che distingue e ha la facoltà e il potere di farlo.
10 - A questo punto ecco che qualcuno della folla mi viene a dire: " Dio mi guardi dal ricorrere ai demoni; anzi mi conceda di detestarli!
Veramente io già li detesto profondamente, fuggo da loro e li aborrisco ".
Ecco un parlare veramente giusto, un'espressione veramente buona; ma che dire se poi, quando hai male alla testa, ricorri all'indovino? se quando hai una causa rischiosa fai intervenire l'aruspice?
Tutti costoro sono strumenti dei demoni: e allora, come fai tu a ricorrere a strumenti posseduti da quegli esseri che tu detesti?
Dalle opere conoscerò se tu dici la verità.
La tua presa di posizione sembrerebbe ben definita, ma solo prima che giunga la prova.
Riconosci chi sia colui che ti parla, tenendo presente che satana mai ti parlerà attraverso una statua ma per bocca di una qualche persona cattiva, della quale ha occupato il cuore.
Egli, come asserisce l'Apostolo, agisce tramite i figli che non credono. ( Ef 2,2 )
Può quindi darsi il caso che ti si dica: " Provvedi a te stesso! Pensa a te stesso!
Sai chi devi interrogare e com'egli sia capace di dirti tutta la verità.
Sai che c'è uno capace di patrocinare la tua causa, di conservarti il tuo campo; egli ti saprà indicare il giorno per intraprendere l'affare ".
In tutte queste parole scopri come ci sia di mezzo il diavolo, che parla attraverso l'uomo: un uomo che egli ha già sedotto attirandolo nella sua congrega.
E se non vuoi condividere la sorte dei demoni, ( 1 Cor 10,20 ) evita chi è dalla loro parte, e sarai dalla parte di Cristo, non per l'eguaglianza nella maestà divina ma nel possesso della sua medesima eredità, di cui dice l'Apostolo: Eredi di Dio, coeredi di Cristo. ( Rm 8,17 )
11 - Ma per qual motivo gli uomini desiderano la comunione con i demoni? Per la loro impazienza.
Dice infatti il testo sacro: Guai a coloro che perdono la pazienza. ( Sir 2,16 )
Chi non sa infatti che tu vivi in mezzo a difficoltà, che sei schiacciato da pesi, sbatacchiato dalla tua fragilità, logorato dalla corruzione, sconvolto dalle insidie del nemico?
Non c'è dubbio: si tratta di cose vere, anche se moleste, anche se fanno tribolare, opprimono, schiacciano.
E allora? Forse che Cristo ti ha chiamato ai godimenti mondani?
Io sono convinto che Dio ti direbbe una cosa giusta se ti dicesse: " Soffri tutto questo, poiché sei uomo e, se sei mortale, lo devi alla tua volontà, secondo il piano da me disposto ".
Fu infatti la nostra natura quella che cominciò a peccare, e da quel peccato deriva in noi la triste condizione nella quale nasciamo.
Sopportiamo quindi con pazienza il nostro stato.
Ma ecco che il Creatore viene a dirci: " Voglio fare di voi delle creature nuove.
Vi ho creati mortali, voglio crearvi di nuovo dotati d'immortalità.
Intanto sii paziente nel sopportare la tua condizione attuale perché possa conquistare la tua eredità ".
Credo che avrebbe ragione Dio se, rivolto all'uomo, gli dicesse: " Abbi pazienza, sopporta!
C'è in te del fradicio, del marcio: accetta dunque coraggiosamente il medico e i suoi tagli.
Che egli arrivi sino in fondo nelle tue membra incancrenite e venga fuori tutto il male che alligna in te ".
Quanti dolori sopportano gli uomini a causa dei medici!
Si lasciano legare, tagliare, bruciare, secondo il volere di chi promette loro la salute, per quanto incerta, secondo il volere di colui che non è stato tuo creatore ma un semplice uomo che interviene sull'uomo.
Si sopporta tutto: non solo si sopportano i tagli, ma ci si raccomanda al medico che si decida a tagliare.
Perché dunque, quando sei sottoposto alle prove, tu non vuoi credere che attraverso queste sarai purificato?
Perché non vuoi prestar fede a colui che ti dice: Come l'oro e l'argento si purificano nel fuoco così gli uomini accetti [ a Dio ] nella fornace dell'umiliazione? ( Sir 2,5 )
Accetta quindi la medicina che il medico somministra a te malato; accetta il fuoco che usa l'artefice per renderti oro puro.
12 - Il mondo presente è come il fornello d'un forgiatore.
Orbene come nel fornello dell'orefice trovi la paglia, l'oro e il fuoco, così nel mondo trovi l'incredulo, il fedele e le prove della vita.
La paglia è l'incredulo, l'oro è il credente, il fuoco è la prova.
Queste tre realtà si trovano in uno spazio assai ristretto, ma, per quanto sia stretto lo spazio dove si trovano, le tre realtà posseggono ciascuna le proprie caratteristiche: il fuoco arde, la paglia si consuma, l'oro si purifica.
Non ti sorprenda dunque il fatto che ai tuoi occhi il mondo si presenti pieno di scandali, di ingiustizie, di corruzione e di oppressioni; non sorprenderti nemmeno se, per l'aggravarsi dei mali che ci assalgono, gli uomini bestemmiano Dio e maledicono i nostri tempi cristiani.
Non ti spaventino né gli insulti lanciati a Dio né i rimproveri contro il cristianesimo: è la paglia che sta bruciando.
E in effetti nel pronunciare i loro giudizi usano parole roboanti e quasi infiammate.
Non stupirti se la paglia, mentre brucia, produce del chiarore: dopo un po' diventerà cenere, mentre fintantoché brucia crepita e fa fumo.
Tu, che sei oro, taci e lasciati purificare.
Mentre la paglia brucia e con lei le sue bestemmie, tu lasciati purificare delle tue scorie.
13 - " Comunque, dall'inizio dei tempi cristiani i mali si sono moltiplicati e sono in continuo aumento ".
È questa una concessione da non farsi con leggerezza a gente ignara [ della storia ].
Si degnino, costoro, di consultare gli scritti dei loro autori e le descrizioni che fanno dei mali dell'antichità.
Vi leggeranno di guerre atroci combattute dagli antenati; vi leggeranno di regioni devastate, di popoli condotti in prigionia nell'alternarsi dei successi di genti che lottavano contendendosi la sovranità.
Anche nei tempi dell'antichità ci sono state la fame e la peste.
Se ne hanno tempo, consultino i codici; che se poi questo tempo non l'hanno, come riescono a tenere i loro lunghi discorsi?
Riconosciamo tuttavia che certi fenomeni oggi capitano più di frequente: per il logorio cui sono soggette le cose umane e per il loro deteriorarsi, monumenti che in tempi passati furono costruiti con pomposa grandiosità oggi vanno in rovina e scompaiono.
Il pagano si stupisce che vadano in rovina cose costruite dalla mano dell'uomo e vuol andare in rovina lui stesso, creato dalla mano di Dio.
Considerate attentamente le cose, miei fratelli!
Vi parlerò con estrema franchezza da questa sede dalla quale il Signore mi dona l'ardire di predicarvi la sua verità.
Non dobbiamo infatti aver preferenze per nessuno, ( Rm 2,11; Ef 6,9; Col 3,25 ) non dico per qualche uomo singolo ma nemmeno per il mondo intero.
Ci ha avvisati infatti proprio adesso il salmo rimproverandoci: Fino a quando giudicherete iniquamente e userete riguardi per la persona dei peccatori? ( Sal 82,2 )
Questa parola opera una distinzione fra alcuni dèi e altri; e se noi vi incutiamo timore è perché siamo intimoriti: vi parliamo così perché così ci viene comandato.
Quanto a voi, vogliate riflettere e ricordare con quanto sfarzo siano stati costruiti teatri e anfiteatri.
Chiameremo dunque migliori quei tempi perché le stupidità erano più licenziose, perché più allentate erano le briglie della turpitudine, perché ognuno poteva fare con maggiore libertà il male che gli saltava in testa?
In realtà quei locali sono ricettacoli di sconcezze …
Richiamate alla mente quel che accade lì dentro e giudicate quali tempi siano migliori: se quelli nei quali detti edifici venivano costruiti o quelli nei quali vengono abbattuti.
14 - Se li vediamo arrabbiati contro di noi, possiamo invitarli a leggere i loro autori.
Controllino pure se i loro filosofi abbiano approvato le loro turpi sconcezze o non piuttosto se ne siano fatti beffe, se non le abbiano vietate e poste sotto accusa.
Fra questi loro sapienti scelgano i migliori e, prima di toccare Cristo e la sua grazia, riscontrino in essi come vengano qualificati i loro vizi.
Quali condanne non furono pronunziate da questi autori contro i lussuriosi, gli sciuponi e quei tali che spendevano il loro patrimonio per farsi erigere delle statue e, pur di essere immortalati da una pietra, non ricusavano di diventare straccioni!
Leggano queste cose presso i loro autori, e non pretendano di conoscerne gli scritti imparandoli da noi.
Poiché, se essi li tengono cari, per noi è cosa indecorosa insegnarli; ci conviene piuttosto metterli nel dimenticatoio.
Sta di fatto comunque che, per quanto ci è dato ricordare, quei filosofi condannarono molte di quelle usanze che costoro con accanimento vogliono continuare.
Ma siccome, per tenere in piedi tali idiozie, essi mancano dell'autorizzazione, dei mezzi, della libertà e del benessere, accusano Cristo, ingrati verso il Maestro che, diciamo così, ha colto in fallo quei ragazzacci dediti a giochi sconvenienti e con la sua energica severità ha strappato loro di mano i palloncini di fango ( chiamiamoli così ) e le ciotole di vetro con cui giocando si procuravano ferite.
Essi ne piangono; mentre, se l'avessero voluto, sarebbe stato per la loro incolumità.
Vadano dunque le cose del mondo così come stanno andando, vadano come fu da tempo predetto.
In questo modo si adempie la promessa fatta da Dio.
15 - Fuggi dunque tutto ciò che è cattivo, impossessati di ciò che è buono.
Siamo nel periodo della torchiatura.
Nei tempi passati la gente si abbandonava con sfrenata libertà a cose insulse, come le olive pendenti nei rami più esterni della pianta, quando sono investite da questo o quel vento.
Ora nell'oliva che pende sui rami è contenuto e l'olio e la morchia: dovrà intervenire il torchio perché i due liquidi siano debitamente separati e distinti.
Ecco perché il nostro salmo è, sì, intitolato: Per i torchi, ( Sal 82; Sal 8 ) ma poi nel testo non si dice assolutamente nulla né della vasca né della pressa né dei canestri: tutto ciò che vi si dice riguarda il genere umano.
Ascolti la parola " torchio ": bada a cosa esso è destinato.
In realtà il genere umano da quella specie di mescolanza differenziata deve essere condotto là dove, per così dire, si è macinati e spremuti: dobbiamo essere cacciati nel frantoio, ci si debbono mettere sopra dei pesi.
Mentre tu stai nel frantoio e sotto il torchio, vedi aumentare gli sprechi, vedi crescere l'avarizia fino a diventare rapacità, vedi la più sfrenata lascivia: è la morchia che si riversa sulle piazze.
Tu disapprovi queste cose, eppure vai dicendo: " Ecco nei tempi cristiani le rapine sono cresciute e le ribalderie vengono perpetrate contro gli uomini di maggior prestigio ".
È la morchia nera, schifosa, buona a nulla, che si riversa nelle pubbliche vie.
Oh, se avessi gli occhi per vedere anche l'olio che fluisce nei vasi!
T'impressiona il numero spaventoso degli adùlteri: perché non guardi alla moltitudine delle vergini consacrate?
T'impressiona la quantità dei fornicatori: perché non annoti anche il fatto che tante coppie di sposi di comune accordo osservano la continenza?
T'impressionano i tanti che per la loro insaziabile cupidigia si approfittano svergognatamente della roba altrui: perché non badi a tutti coloro che con grande larghezza d'animo e senza perdere la testa elargiscono i propri beni?
Ti reca dispiacere quella gente che arricchisce disonestamente: ti rechino soddisfazione coloro che a fin di bene si rendono poveri.
I ricchi sono diventati ricchi per la tirannia dell'illegalità; costoro sono diventati poveri per una scelta religiosa.
Perché guardi soltanto alla morchia, per dir male del torchio, e ricusi d'entrare tu stesso nel torchio?
Sii quell'olio che viene separato dalla morchia mentre sta ancora nel frantoio, non quello che viene versato fuori.
Con quel tale che stava dalla parte dell'olio ripeti: Ho incontrato tribolazione e dolore e ho invocato il nome del Signore. ( Sal 115,3-4 )
Ovvero con quell'altro, olio lui pure: Buon per me l'essere stato [ da te ] umiliato perché impari le vie della tua giustizia. ( Sal 119,71 )
Da che cosa deriva che ai tuoi occhi si presentino persone che stando nel torchio bestemmiano, mentre altre negli stessi torchi rendono grazie a Dio?
Perché le une sono tenebrose e le altre lucenti?
Perché questo, se non perché si sta realizzando ciò che cantiamo: Per i torchi? ( Sal 82 )
Non prendertela dunque con Colui che è venuto a pigiarti, che è venuto a compiere la separazione!
Valuta bene questo tempo nel quale avviene la distinzione e non avere sulla lingua parole di calunnia.
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