Esposizione dei Salmi |
Perché fremono le genti e i popoli macchinano cose vane?
Si fanno avanti i re della terra, e i principi si collegano insieme contro il Signore e contro il suo Messia.
È detto perché come per dire invano; infatti non hanno ottenuto ciò che volevano, che Cristo fosse annientato.
Ci si riferisce qui ai persecutori del Signore, che sono menzionati anche negli Atti degli Apostoli. ( At 4,26 )
2 - [v 3.] Spezziamo i loro vincoli, gettiamo lungi da noi il loro giogo.
Sebbene queste parole possano essere interpretate anche altrimenti, tuttavia è più conveniente ritenerle come pronunziate da coloro che - come ha detto il Salmista - hanno tramato invano; in modo che questo sia il senso: spezziamo i loro vincoli e gettiamo lungi da noi il loro giogo, ossia diamoci da fare affinché la fede cristiana non ci avvinca né ci sia imposta.
3 - [v 4.] Colui che abita nei cieli ride di loro, e il Signore li schernisce.
Il concetto è ripetuto: infatti al posto di colui che abita nei cieli, successivamente sta scritto Signore, ed al posto di ride, leggiamo poi schernisce.
Tuttavia, niente di tutto questo deve essere inteso in senso carnale, come se Dio ridesse con la bocca o facesse sberleffi con il naso; dobbiamo piuttosto intendere che si riferisce a quella forza che Dio dà ai suoi santi, affinché essi, vedendo gli eventi futuri, cioè il nome di Cristo e la sua potenza che si estenderà sulle genti a venire e conquisterà tutte le nazioni, comprendano che i persecutori hanno tramato cose vane.
E questa forza per cui sono preconosciute tali cose è appunto il ridere e lo schernire di Dio.
Colui che abita nei cieli ride di loro.
Se per cieli intendiamo le anime dei santi, è per mezzo di queste che Dio, conoscendo con esattezza il futuro, riderà e si farà beffe di costoro.
Allora parla ad essi nella sua ira, nel suo sdegno li sgomenta.
Mostrando più chiaramente in qual modo parlerà loro, soggiunge: li sgomenterà, affinché all'espressione nella sua ira, corrisponda l'espressione nel suo sdegno.
Non si deve intendere per ira e per sdegno del Signore una emozione dell'animo, ma la forza con cui punisce in perfetta giustizia, essendo la creazione intera soggetta a servirlo.
Dobbiamo appunto, in modo particolare, intendere bene e ritenere ciò che sta scritto in Salomone: ma, padrone della [ tua ] forza, con tranquillità giudichi, e con grande indulgenza ci governi. ( Sap 12,18 )
L'ira di Dio è dunque quel movimento che sorge nell'anima che conosce la legge di Dio, quando vede tale legge violata dal peccatore: e in forza di questa reazione nelle anime dei giusti, molte cose vengono punite.
Peraltro, l'ira di Dio può anche essere correttamente interpretata come la stessa obnubilazione dell'anima che s'impadronisce di coloro che trasgrediscono la legge di Dio.
Io sono stato costituito da lui re su Sion, il suo santo monte, per annunziare il comandamento del Signore.
Tutto questo si è reso manifesto nella persona del Signore nostro Gesù Cristo.
Se Sion, come qualcuno interpreta, significa contemplazione, in essa dobbiamo vedere più propriamente la Chiesa, ove ogni giorno si leva la tensione a contemplare lo splendore di Dio come dice l'Apostolo: noi, che a viso scoperto, contempliamo la gloria del Signore. ( 2 Cor 3,18 )
Il senso è dunque questo: io sono stato costituito da lui re sulla sua santa Chiesa, che chiama monte per la sua altezza e la sua stabilità.
Io sono stato costituito da lui re, proprio io, del quale essi tentavano di spezzare i vincoli e di gettare lontano il giogo.
Per annunziare il suo comandamento: chi non comprende questo, quando ogni giorno più volte si verifica?
Il Signore mi ha detto: mio figlio sei tu, io oggi ti ho generato.
Sebbene possa sembrare anche che si parli profeticamente di quel giorno in cui Gesù Cristo è nato come uomo, tuttavia - poiché oggi significa il presente, e nell'eternità non c'è alcunché di passato come se avesse cessato di essere, né di futuro come se ancora non fosse ma c'è soltanto il presente, in quanto ciò che eterno è sempre - si intende riferita a Dio quell'espressione: io oggi ti ho generato, con cui la verace e cattolica fede annunzia l'eterna generazione della potenza e della sapienza di Dio, che è il Figlio Unigenito.
Chiedi a me, e ti darò le genti in tua eredità.
Questo si intende in senso temporale, riguardo l'uomo assunto [ da Cristo ], che ha offerto se stesso in sacrificio in luogo di tutti i sacrifici e che, inoltre, intercede per noi; ( Rm 8,34 ) di modo che si riferiscono alla intera economia temporale del piano di salvezza, che si è compiuta in favore del genere umano, le parole: chiedi a me, chiedi cioè che le genti si uniscano nel nome di Cristo e siano così redente dalla morte e possedute da Dio.
Ti darò le genti in tua eredità, onde tu le possegga per la loro salvezza, ed esse ti diano frutti spirituali.
E in tuo possesso i confini della terra.
Si ripete lo stesso concetto.
Confini della terra esprime ciò che è detto con genti; ma più chiaramente, per farci intendere che si tratta di tutte le genti.
E in tuo possesso significa ciò che è detto con le parole in tua eredità.
8 - [vv 9.10.] Li reggerai con verga di ferro, nella giustizia inflessibile.
E come vasi di creta li frantumerai, cioè frantumerai in essi i desideri carnali, i commerci immondi del vecchio uomo e tutto quanto è stato contratto ed è penetrato del fango del peccato.
Ed ora, re, abbiate giudizio.
Ed ora, cioè già rinnovati, dopo che sono stati già frantumati i rivestimenti di fango, ossia gli involucri carnali dell'errore che appartengono alla vita passata: abbiate giudizio voi già re, ossia capaci di dominare quanto c'è in voi di servile e di bestiale, già validi a combattere, non quasi percuotendo l'aria, ma mortificando i vostri corpi e sottomettendoli all'obbedienza. ( 1 Cor 9,26.27 )
Rinsavite, tutti voi che giudicate la terra.
Di nuovo il concetto è ripetuto.
Rinsavite tiene luogo di abbiate giudizio e voi che giudicate la terra esprime ciò che è detto con re.
Viene infatti indicato che coloro che giudicano la terra sono gli uomini spirituali; perché tutto quello che giudichiamo è a noi inferiore, e quanto è inferiore all'uomo spirituale è detto giustamente terra, in quanto è insozzato dalla corruzione terrena.
Servite al Signore con timore, perché non si volgano in superbia le parole: re che giudicate la terra.
Ed esultate in lui con tremore.
Molto opportunamente è aggiunto esultate, in modo che le parole servite al Signore con timore, non sembrino infondere afflizione.
Ma di nuovo, per evitare che l'invito ad esultare solleciti manifestazioni avventate, si aggiunge con tremore, perché ne derivi prudenza e vigile custodia nella santificazione.
Anche così si possono intendere le parole e ora, re, abbiate giudizio, cioè, ora che io sono stabilito quale re, non siate tristi, o re della terra, come se vi fosse sottratto il vostro bene; ma piuttosto rinsavite ed imparate.
A voi conviene infatti essere soggetti a lui, da cui deriva per voi intelligenza e comprensione.
E ciò vi conviene non per regnare avventatamente, ma per obbedire con tremore al Signore di tutti, e gioire nella sicura e verace beatitudine cauti e attenti a non precipitare da essa per colpa della superbia.
10 - [v 12.] Impadronitevi dell'ammonizione affinché non si adiri il Signore e periate lontano dalla giusta via.
Questo è quanto ha già detto con le parole comprendete e rinsavite.
Infatti, comprendere e rinsavire significa impadronirsi della dottrina.
Nondimeno, nel dire impadronitevi, è sottintesa chiaramente l'esistenza di una certa difesa e protezione contro tutte le cose che potrebbero nuocere, se non ci siamo impadroniti con adeguata cura di quell'ausilio.
Affinché non si adiri il Signore è detto poi in senso dubitativo; non dal punto di vista della previsione del profeta, per il quale l'evento è certo, ma dal punto di vista di quelli cui l'ammonimento è rivolto, dato che sono soliti nutrire dubbi sull'ira di Dio proprio coloro ai quali essa non si è apertamente rivelata.
È questo dunque che essi debbono dire a sé medesimi: abbracciamo l'ammonimento, affinché non si adiri il Signore e noi precipitiamo dalla giusta via.
Già prima è stato spiegato in che senso debbono intendersi le parole si adiri il Signore.
E precipitiate dalla giusta via.
Si tratta di una pena grandissima, intensamente temuta da coloro che hanno assaporato un poco della dolcezza della giustizia.
Chi infatti precipita dalla via della giustizia, errerà con grande sofferenza per le vie dell'iniquità.
Quando rapidamente divamperà la sua ira, beati tutti coloro che confidano in lui.
Cioè, quando verrà la vendetta preparata per gli empi e i peccatori, non solo essa non colpirà coloro che confidano nel Signore, ma li farà anche progredire nell'intelligenza e nell'elevazione al Regno.
Non è detto infatti: quando rapidamente divamperà la sua ira saranno sicuri tutti coloro che confidano in lui, come se essi avessero soltanto il vantaggio di non essere puniti; ha detto invece beati, in cui si somma la totalità di ogni bene.
Quanto poi alla parola rapidamente, credo significhi che il divampare sarà qualcosa di fulmineo, mentre i peccatori lo considereranno lontano e remoto nel futuro.
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