Esposizione dei Salmi |
Coloro che non vogliono essere sicuri vivendo bene e preferiscono vivere a lungo male, ascoltano con terrore [ parlare ] dell'avvento dell'ultimo giorno.
È utile dunque che Dio abbia voluto tener nascosto quel giorno, onde sempre il cuore sia preparato ad attendere ciò che sa che verrà, ma che non sa quando verrà.
Pertanto, poiché il nostro Signore Gesù Cristo ci è stato mandato come Maestro, anche il Figlio dell'uomo ha detto di ignorare quel giorno, ( Mc 13,32 ) poiché non rientrava nel suo magistero che noi lo conoscessimo per suo mezzo.
Nessuna cosa infatti sa il Padre che non sappia il Figlio, essendo la scienza stessa del Padre la sua Sapienza; e la sua Sapienza è il suo Figlio, il suo Verbo.
Ebbene, poiché a noi non era utile conoscere ciò, che certamente conosceva colui che era venuto per istruirci, ma non su ciò che non ci giovava conoscere, non soltanto come maestro alcune cose ha insegnato, ma anche, sempre come maestro, altre cose non ha insegnato.
In qualità di maestro, infatti, sapeva e insegnava ciò che conveniva e non insegnava quanto era nocivo.
Così, con una particolare espressione si dice che il Figlio non sapeva quanto non ha insegnato; cioè si dice che non sapeva ciò che non ci fa sapere, usando una espressione del genere di quelle che noi quotidianamente usiamo, come ho detto.
Chiamiamo infatti lieto il giorno che ci fa lieti, e triste quello che ci fa tristi; diciamo che il freddo è pigro perché ci fa diventare pigri.
Allo stesso modo al contrario dice il Signore: Ora ho conosciuto.
Fu detto ad Abramo: Ora ho conosciuto che tu temi Dio. ( Gen 22,12 )
Dio sapeva questo anche prima di quella prova.
Infatti quella prova fu compiuta affinché noi sapessimo ciò che Dio già conosceva; e per insegnare a noi è stato scritto quanto Dio conosceva già prima della prova.
Forse anche lo stesso Abramo non sapeva ancora quale forza avesse la sua fede; ciascuno infatti conosce se stesso nella tentazione, come se [ da essa ] fosse interrogato; così Pietro certamente non sapeva quali forze avesse la sua fede, quando disse al Signore: Sarò con te fino alla morte.
Ma il Signore che lo conosceva, predisse quando sarebbe venuto meno, preannunziandogli la sua debolezza come se gli avesse toccato una vena del suo cuore. ( Lc 22,33.34 )
Ne consegue che Pietro, il quale, prima della tentazione, aveva presunto di se stesso, nella tentazione imparò a conoscersi.
Così, dunque, non è assurdo pensare che anche il padre nostro Abramo abbia conosciuto le forze della sua fede quando, dopo che gli era stato ordinato di immolare il suo unico figlio, non esitò né tremò ad offrire a Dio ciò che Dio gli aveva dato; perché, allo stesso modo in cui non sapeva, prima che nascesse, come glielo avrebbe dato, così credette che potesse ridonarglielo sacrificato.
Disse dunque Dio: Ora ho conosciuto, e noi intendiamo: Ora ti ho fatto conoscere, secondo le espressioni di cui abbiamo parlato: È pigro il freddo perché fa essere pigri, è lieto il giorno perché ci fa lieti, e quindi conosce perché ci fa conoscere.
Da qui derivano le parole: Vi tenta il Signore Dio vostro, per sapere se lo amate. ( Dt 13,3 )
Attribuirai senza dubbio al Signore Dio nostro, Dio sommo, Dio vero, una grande ignoranza, cosa che devi capire che è sacrilega, se intenderai le parole: Vi tenta il Signore per sapere, come se Egli stesso acquistasse la conoscenza dalla nostra tentazione, mentre prima era nell'ignoranza.
Ma che significa: Vi tenta per sapere? Vi tenta perché voi sappiate.
Intendete dunque dal contrario la norma della comprensione; e come allorché udite Dio dire: Ho conosciuto, intendete: Vi ho fatto conoscere; così anche quando udite dire dal Figlio dell'uomo, cioè da Cristo, che Egli non conosce quel giorno, intendete che è detto che lo fa ignorare.
Ma che significa che non lo fa conoscere?
Significa che lo tiene nascosto, perché si ignori ciò che non ci giova che sia palesato.
Questo è quanto ho detto, cioè che il buon Maestro sa che cosa palesare e che cosa tener celato; del pari leggiamo che Egli ha differito certe cose.
Dal che comprendiamo che non debbono essere manifestate tutte le cose, cioè quelle che non possono comprendere coloro al quali si espongono.
Dice infatti in un certo passo: Molte cose ho da dirvi, ma ora voi non potete sostenerle. ( Gv 16,12 )
Anche l'Apostolo dice: Non ho potuto parlarvi come ad uomini spirituali, ma come a uomini carnali; come foste pargoli in Cristo vi ho dato da bere del latte, non del cibo; infatti non avreste potuto mangiarlo, né lo potete ora. ( 1 Cor 3,1.2 )
A che cosa giova questo discorso?
Perché, dato che sappiamo che l'ultimo giorno verrà, ma con nostro vantaggio sappiamo che verrà e con nostro vantaggio non sappiamo quando verrà, abbiamo il cuore preparato vivendo bene; e non soltanto non temiamo l'avvento di quel giorno, ma anche lo amiamo.
Perché quel giorno, come accrescerà il tormento degli infedeli, così porrà fine a quello dei fedeli.
Quale di queste due cose tu voglia per te, ora è in nostro potere di sceglierle, prima che venga quel giorno; ma quando sarà venuto, non sarà più in nostro potere.
Scegli dunque finché è tempo; perché Dio ciò che nella sua misericordia tiene celato, nella sua misericordia rimanda.
Ma, invero, poiché in qualunque genere di vita, in cui si esercita un qualche ufficio, non si trovano tutti onesti né tutti disonesti, è da ciò manifesto che riguardo ai generi degli uomini, dei quali abbiamo ora udito nel Vangelo gli esempi che ci sono stati proposti, si conclude in tal modo: Uno sarà preso, e l'altro lasciato. ( Mt 24,40 )
È preso il buono, è lasciato il cattivo.
Due sono visti nel campo: identico è il mestiere, ma non identico il cuore.
Gli uomini vedono il mestiere, Dio conosce il cuore.
Qualunque cosa dunque significhi il campo, uno sarà preso, e l'altro lasciato.
Non è presa una metà, e l'altra metà lasciata: intende invece due generi di uomini.
E se un genere di essi è rappresentato da pochi, e l'altro da molti, uno sarà preso, e l'altro lasciato, cioè un genere sarà preso e l'altro sarà abbandonato.
Così nel letto, così al mulino.
Voi aspettate forse di sapere che cosa siano queste cose: vedete che sono nascoste, celate in certe similitudini.
A me possono sembrare una cosa, a un altro un'altra; ma né io con ciò che dirò vieto ad altri di darne una migliore interpretazione, né egli mi vieterà di accettarle ambedue, se ambedue concordano con la fede.
Mi sembra dunque che lavorino nel campo coloro che presiedono alle Chiese, come dice l'Apostolo: Siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.
Infatti anch'Egli si chiama architetto, quando afferma: Come sapiente architetto ho posto le fondamenta, e agricoltore, quando dice: Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma Dio ha dato l'incremento. ( 1 Cor 6,9.10 )
Al mulino ha detto che vi erano due donne, ( Mt 24,41 ) non due uomini; credo che questa figura indichi le folle, perché i principi reggono, le folle sono governate.
E credo che abbia chiamato mulino questo mondo, poiché si volge nella ruota del tempo, e stritola i suoi amanti.
Vi sono dunque alcuni che non si astengono dalle opere del mondo; ma tuttavia anche in esse taluni operano il bene, altri il male; alcuni si fanno degli amici con il Mammona d'iniquità, per essere da essi accolti nei tabernacoli eterni; ( Lc 16,9 ) a costoro è detto: Ho avuto fame, e mi avete dato da mangiare.
Altri invece trascurano tutto questo, e ad essi è detto: Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare. ( Mt 25,35.42 )
Perciò, siccome tra coloro che si dedicano agli affari e alle opere di questo mondo alcuni amano beneficare i poveri mentre altri li trascurano, così accade come per le due donne al mulino: una è presa, e l'altra è lasciata.
Quanto al letto, credo stia a indicare l'inattività; vi sono infatti alcuni che non vogliono sopportare le azioni del mondo, come gli uomini sposati con casa, famiglia e figli; e neppure fanno qualcosa nella Chiesa, come i preposti, i quali sono come i lavoratori nel campo; ma, quasi incapaci di far tali cose, si abbandonano all'ozio, e amano starsene a riposo; ricordando sempre la loro debolezza, non si avventurano in grandi azioni e supplicano Dio come dal letto dell'infermità.
Anche in questo mestiere vi sono i buoni e vi sono i falsi; per questo anche da loro uno è preso e l'altro è lasciato.
A qualunque ufficio tu ti dedichi, preparati a sopportare gli ipocriti; se non sarai pronto a ciò, troverai ciò che non speravi, e ne sarai scosso o turbato.
Preparato a tutto ti fa dunque Colui che ti parla, in quanto per Lui è tempo di parlare, non ancora di giudicare, e per te è tempo di ascoltare, non ancora di pentirti invano.
Perché ora non è vana la penitenza; ma allora lo sarà.
Non perché allora non si pentiranno gli uomini di aver vissuto male; ma in nessun modo la giustizia di Dio renderà loro quel che per la loro ingiustizia hanno perduto.
Giusto è in Dio elargire ora la misericordia, e applicare allora il giudizio.
Per questo ora non si tace. Oppure si tace?
Dimostri qualcuno, protesti, se questa Scrittura non è proclamata e cantata in tutto il mondo; e se cessa inoltre di essere offerta come in vendita tra tutti gli uomini.
E invero questo ti turba, o uomo cristiano, il vedere felici coloro che vivono male, il vederli possedere in abbondanza i beni terreni, essere in buona salute, elevarsi a superbe cariche, conservare intatta la propria casa, la gioia dei familiari, l'omaggio dei clienti, grandi poteri, il vedere che la vita di costoro non è mai interrotta da niente di triste.
Constati [ che osservano ] costumi scellerati, e vedi [ che dispongono di ] immense ricchezze; e dice il tuo cuore che il giudizio divino non c'è, che ogni cosa è abbandonata al caso e mossa da fortuite combinazioni.
Se Dio infatti, tu dici, osservasse le cose umane, prospererebbe l'iniquità di quello, e soffrirebbe la mia innocenza?
Ogni malattia dello spirito ha nelle Scritture la sua medicina; chi dunque è così ammalato, da dire tali cose in cuor suo, beva la pozione di questo salmo.
Ma come? Di nuovo esaminiamo quanto tu dicevi?
Che cosa dicevo - tu ribatti - se non ciò che tu vedi?
I malvagi prosperano, i buoni soffrono: in che modo Dio vede queste cose?
Prendi, bevi: Egli stesso, contro cui mormori queste cose, ti ha preparato questa pozione; soltanto non respingere una tanto salutare bevanda.
Apri, per mezzo dell'orecchio, la bocca del cuore, e bevi ciò che ascolti: Non ti sdegnare per i malvagi, e non invidiare quelli che commettono iniquità.
Perché come erba presto inaridiranno, e come verzura del prato presto seccheranno.
Ciò che a te sembra lungo, rapido è per Dio: unisciti a Dio e sarà rapido anche per te.
Ciò che chiama erba è lo stesso che verzura del prato.
Sono cose da poco, che stanno a fior di terra, e non posseggono radici profonde.
Per questo verdeggiano d'inverno; ma appena il sole dell'estate comincia a diventar cocente, inaridiscono.
Ora dunque è il tempo dell'inverno, la tua gloria non ancora è manifesta; ma se profonda è la radice della tua carità, come è quella di molti alberi durante l'inverno, passa il freddo, verrà l'estate, cioè il giorno del giudizio: allora inaridirà il verde dell'erba, allora si manifesterà la gloria degli alberi.
Siete infatti morti, dice l'Apostolo, allo stesso modo in cui appaiono gli alberi durante l'inverno, quasi secchi, quasi morti.
Quale speranza abbiamo, se siamo morti?
Dentro è la radice; dove è la nostra radice, ivi è anche la nostra vita, e ivi è la nostra carità.
E la vostra vita - continua - è nascosta con Cristo in Dio.
Quando inaridisce chi ha una simile radice?
Ma quando verrà la nostra primavera? quando la nostra estate? quando ci rivestirà la bellezza delle foglie, e ci arricchirà l'abbondanza dei frutti? quando accadrà tutto questo?
Ascolta quanto segue: Quando Cristo, vostra vita, apparirà, allora anche voi con Lui apparirete nella gloria. ( Col 3,3.4 )
Che dobbiamo fare dunque ora?
Non ti sdegnare per i malvagi, e non invidiare quelli che commettono iniquità.
Perché come erba presto inaridiranno e come verzura del prato presto seccheranno.
E tu che farai? Spera nel Signore.
Quelli sperano, infatti, ma non nel Signore: mortale è la loro speranza, caduca è la loro speranza, fragile, labile, effimera, vana.
Spera nel Signore. Ecco, spero, e che cosa faccio? E fa il bene.
Non il male, che vedi in quelli che nel male prosperano; fa il bene e abita la terra.
Non operare il bene fuori della dimora della terra.
Poiché la terra del Signore è la sua Chiesa; questa irriga, questa coltiva quell'agricoltore che è il Padre. ( Gv 15,1 )
Molti infatti compiono buone opere, ma, siccome non dimorano nella terra, esse non hanno a che fare con l'agricoltore.
Compi dunque il bene non al di fuori della terra, ma abita la terra.
E che cosa avrò? E ti pascerai delle sue ricchezze.
Quali sono le ricchezze della sua terra? Le sue ricchezze sono il suo Signore, le sue ricchezze sono il suo Dio.
Egli stesso è Colui del quale è detto: Tu sei la mia parte, o Signore. ( Sal 119,57 )
Egli stesso è Colui del quale è detto: Il Signore è la parte della mia eredità e della mia coppa. ( Sal 16,5 )
In un recente discorso abbiamo ricordato alla Carità vostra che Dio è nostro possesso e noi siamo proprietà di Dio.
Intendi dunque che Egli è la ricchezza di questa terra; fa' attenzione a quello che segue: Gioisci nel Signore.
Come se tu avessi domandato, e avessi detto: Mostrami le ricchezze della terra, nella quale mi ordini di abitare.
Gioisci - risponde - nel Signore e ti concederà i desideri del tuo cuore.
5 - Intendi con esattezza le parole i desideri del tuo cuore.
Distingui le richieste del tuo cuore dalle richieste della carne, distinguile quanto più puoi.
Non invano è detto in un altro salmo: Dio del mio cuore.
Continua infatti e dice: La mia parte è il mio Dio nei secoli. ( Sal 73,26 )
Per fare un esempio, uno è cieco nel corpo e chiede di essere illuminato.
Chiede queste cose, perché anch'esse ha fatto Dio e le dona: ma simile cosa chiedono anche i malvagi.
È dunque una richiesta della carne.
È malato, chiede di essere sanato ed è guarito colui che deve morire.
Anche questa è una richiesta della carne, e tali sono quelle analoghe a questa.
Qual è dunque la richiesta del cuore?
Come la richiesta della carne chiede la guarigione degli occhi per vedere questa luce che può essere vista con gli occhi del corpo, così la richiesta del cuore mira ad un'altra luce.
Beati - infatti - i puri di cuore, perché vedranno Dio. ( Mt 5,8 )
Gioisci nel Signore, e ti concederà i desideri del tuo cuore.
Ecco, desidero, chiedo, voglio, potrò dunque io stesso soddisfare questi desideri? No.
E che dunque? Fa' conoscere al Signore la tua via, e spera in Lui, ed Egli agirà.
Mostragli che cosa soffri, mostragli che cosa vuoi.
Che cosa soffri? La carne brama contro lo spirito, e lo spirito contro la carne. ( Gal 5,17 )
Che cosa vuoi dunque? Me infelice uomo, chi mi libererà da questo corpo di morte?
E per esser certo che Egli agirà, quando gli avrai fatto conoscere la tua via, osserva quanto segue: La grazia di Dio per Gesù Cristo nostro Signore. ( Rm 7,24.25 )
Ma che cosa dunque farà, secondo che è detto: Fa' conoscere al Signore la tua via, e spera in Lui, ed Egli agirà; che cosa farà?
Farà risplendere come luce la tua giustizia.
Poiché ora la tua giustizia è nascosta; la sua realtà è nella fede, non nella chiara visione.
Tu credi e agisci secondo la tua fede, ma non vedi ancora ciò in cui credi.
Ma quando comincerai a vedere ciò in cui hai creduto, risplenderà come luce la tua giustizia: la tua giustizia era la tua fede. ( Ab 2,4 )
Il giusto infatti vive della fede. ( Rm 1,17 )
E farà risplendere come luce la tua giustizia, e il tuo giudizio come il mezzogiorno.
Cioè come luce splendente. Era poco dire come luce.
Chiamiamo infatti luce quando albeggia, diciamo luce quando sorge il sole: ma mai la luce è tanto chiara come a mezzogiorno.
Non solo dunque farà risplendere come luce la tua giustizia, ma il tuo giudizio sarà come il mezzogiorno.
Ora infatti tu giudichi [ buono ] seguire Cristo, questo ti sei proposto, questo hai scelto di fare, questo è il tuo giudizio; nessuno ti ha mostrato ciò che Egli ha promesso; ora hai la promessa, e ancora aspetti che sia mantenuta.
Hai scelto dunque nel giudizio della tua fede di seguire ciò che non vedi.
Celato è il tuo giudizio, e ancora sei rimproverato e deriso dagli infedeli, che dicono: A che cosa hai creduto?
Che cosa ti ha promesso Cristo? Che sarai immortale, e che ti darà la vita eterna? dov'è questa vita? quando te la darà? quando potrà accadere?
Malgrado questo, tu giudichi che sia meglio seguire Cristo che promette quanto tu non vedi, piuttosto che l'empio il quale ti rimprovera di aver creduto ciò che non vedi ancora.
E questo è il tuo giudizio: quale esso sia ancora non appare; in questo secolo è come se fosse notte.
Orbene, quando farà risplendere il tuo giudizio come meriggio?
Quando Cristo, vostra vita, apparirà, allora anche voi con Lui apparirete nella gloria. ( Col 3,4 )
Quando verrà il giorno del giudizio, quando verrà Cristo, ed avrà punito tutte le genti per il Giudizio, che accadrà allora?
Dove nasconderà l'empio la sua perfidia, quando io vedrò la mia fede?
E ora, che cosa abbiamo? Angustie, tribolazioni, tentazioni.
E beato chi persevera: perché chi avrà perseverato sino alla fine, quello sarà salvo. ( Mt 24,13 )
Non ceda a chi lo insulta, non preferisca la prosperità qui, tanto da diventare erba, da albero qual era.
8 - [v 7.] Che devo fare dunque? Ascolta ciò che devi fare: Sii sottomesso al Signore, e supplicalo.
Questa sia la tua vita, obbedire ai suoi comandamenti.
Questo significa essere a Lui sottomesso e scongiurarlo fino a che ci doni quanto ha promesso.
Insisti nelle buone opere, insisti nella preghiera, poiché è necessario pregare sempre, e non smettere mai. ( Lc 18,1 )
In che cosa ti mostri soggetto a Lui? Nel fare ciò che ordina.
Se ancora non ricevi la ricompensa, forse è perché non puoi ancora riceverla.
Già ora, infatti, Egli potrebbe darla, ma tu non puoi riceverla.
Continua nelle opere, lavora nella vigna; finito il giorno chiedi la mercede; è fedele Colui che ti ha condotto nella vigna. ( Mt 20,8 )
Sii sottomesso al Signore, e supplicalo.
Ecco, così faccio: sono sottomesso al Signore e Lo supplico.
Ma che ti sembra? Eccomi vicino quel malvagio, che vive nel male e prospera; io conosco le sue ruberie, i suoi adulteri, le sue rapine; in ogni cosa orgoglioso, superbo, esaltato nelle sue iniquità, non si degna di riconoscermi: come persevererò in questa condizione?
Ecco la malattia; e tu bevi il controveleno: Non ti crucciare per colui che prospera nella sua via.
Egli prospera, ma nella sua via; tu soffri, ma nella via di Dio.
Per lui la prosperità è nella via, e l'infelicità al suo termine; per te la sofferenza è nella via, e al termine è la felicità; poiché perirà la via degli empi.
Il Signore conosce la via dei giusti, e il cammino degli empi perirà. ( Sal 1,6 )
Tu cammini su queste vie che il Signore conosce; e se in esse soffri, non ti ingannano.
Invece la via degli empi è felicità effimera: finita la via, finita è la felicità.
Perché? Perché quella è la via larga, ed il suo termine conduce nel profondo dell'inferno.
La tua via invece è stretta, e pochi entrano in essa; ( Mt 7,13.14 ) ma devi pensare a quale ampiezza conduce.
Non ti crucciare per colui che prospera nella sua via.
Contro l'uomo che commette iniquità, cessa dall'ira e abbandona lo sdegno.
Perché vuoi stare male? Perché, a causa di questa ira e di questo sdegno, bestemmi, o stai per bestemmiare?
Contro l'uomo che commette iniquità, cessa dall'ira e abbandona lo sdegno.
Non sai a che cosa ti conduce questa ira?
Dirai a Dio che è ingiusto, ecco fin dove l'ira ti trascina.
Perché quello è felice e quell'altro è infelice? Guarda che cosa genera l'ira; soffoca il malvagio concepimento.
Cessa dall'ira e abbandona lo sdegno, per poter dire, rientrato in te: Si è turbato per l'ira il mio occhio. ( Sal 6,8 )
Quale occhio, se non quello della fede?
Chiedo all'occhio della tua fede: Hai creduto in Cristo: perché hai creduto? Che cosa ti ha promesso?
Se Cristo ti ha promesso la felicità di questo mondo mormora contro Cristo, protesta contro di lui, allorché vedi un infedele felice.
Quale felicità ti ha promesso? Quale se non quella che si avrà nella risurrezione dei morti?
E cosa, invece, in questa vita? Ciò che Egli stesso, proprio Lui, dico, ha avuto.
Forse disdegni, o servo discepolo, di avere ciò che ha avuto il Signore, ciò che ha avuto il Maestro?
Non hai udito dire da Lui: Non c'è servo maggiore del suo padrone, e non c'è discepolo da più del maestro? ( Gv 13,16 )
Egli per te ha sopportato dolori, flagelli, contumelie, la croce e la morte.
E quale di queste sofferenze era dovuta a Lui, giusto?
E che cosa non si doveva a te, peccatore?
Conserva dunque retto il tuo occhio, non sia turbato per l'ira: Cessa dall'ira, e abbandona lo sdegno.
Non t'irritare sì da fare il male, quasi imitando colui che, facendo il male, prospera temporalmente.
Non t'irritare per fare il male.
Poiché coloro che operano il male saranno sterminati.
Ma io vedo la loro felicità.
Credi a Colui che dice: Saranno sterminati, perché Egli vede meglio di te, e l'ira non può turbare il suo occhio.
Poiché coloro che operano il male saranno sterminati.
Ma coloro che sperano nel Signore: Non in qualcuno fallace, ma nella stessa Verità; non in qualcuno che vale poco, ma nell'Onnipotente stesso.
Ma coloro che sperano nel Signore, essi possederanno la terra in eredità.
Quale terra, se non quella Gerusalemme del cui amore chi arde perviene alla pace?
Ma per quanto tempo prospererà il peccatore? per quanto lo sopporterò? Affrettati!
Rapido sarà ciò che per te è lungo.
La debolezza fa vedere lungo ciò che è breve.
Come si manifestano i desideri degli ammalati?
Niente è tanto tardo a venire, quanto il bicchiere d'acqua per calmare l'arsura dell'assetato.
I parenti si affrettano, perché non debba patire l'infermo.
Quando sarà pronto? quando sarà preparato? quando sarà dato?
Rapidi sono coloro che ti servono, ma la tua infermità ti fa considerare lungo ciò che velocemente si compie.
Guardate dunque il nostro Medico che incoraggia l'infermo che dice: Per quanto tempo sopporterò? quanto durerà?
Ancora un poco e più non sarà il peccatore.
Certo tu gemi in mezzo ai peccatori, gemi per il peccatore: ancora un poco e non sarà più.
Non credere, dato che ti ho detto: Ma coloro che sperano nel Signore, essi possederanno la terra, in eredità, che questa attesa sia lunghissima; sopporta un poco e otterrai quanto attendi senza che mai abbia fine.
Ancora un poco: non è molto.
Ripensa agli anni da Adamo sino al giorno d'oggi, scorri le Scritture: appena ieri egli è stato cacciato dal paradiso.
Tanti secoli sono trascorsi e passati.
Dove sono i tempi passati? Così passeranno i pochi che restano.
Se tu vivessi tutto il tempo che è trascorso dalla cacciata di Adamo dal paradiso sino ad oggi, ti renderesti conto, certo, che non è stata lunga la tua vita che così è volata.
Ma quanto è lunga la vita di un solo uomo?
Aggiungi ad essa quanti anni vuoi, arriva fino alla più tarda vecchiaia, che cosa è?
Non è forse ancora brezza mattutina?
Orbene, per quanto sia lontano il giorno del giudizio, quando avrà luogo la ricompensa dei giusti e degli ingiusti, certamente il tuo ultimo giorno non può essere lontano.
Preparati ad esso. Perché come uscirai da questa vita, così ti presenterai nell'altra.
Dopo questa breve vita non sarai ancora dove saranno i santi, ai quali sarà detto: Venite, benedetti del Padre mio, entrate in possesso del Regno che è stato preparato per voi sin dall'inizio del mondo. ( Mt 25,34 )
Non sarai ancora colà, chi lo ignora?
Ma già potresti essere laddove quel ricco superbo e vano in mezzo ai suoi tormenti vide, di lontano, riposare quel povero coperto di piaghe. ( Lc 16,23 )
Collocato in quella pace, certamente sicuro aspetti il giorno del giudizio, quando riceverai anche il corpo, quando sarai trasformato e fatto uguale agli angeli.
Perché dunque lo sollecitiamo e diciamo: Quando sarà? Tarderà?
Lo diranno i nostri figli, lo diranno i nostri nipoti, lo diranno tutti quelli che si succederanno, e così passerà questo poco che ancora deve venire, allo stesso modo in cui è passato tutto il tempo che già è trascorso.
O debole uomo! Ancora un poco, e più non sarà il peccatore.
Cercherai il suo posto, e non lo troverai.
Chiarisce quanto ha detto: non sarà; non perché non sarà più assolutamente, ma perché non potrà più essere di alcuna utilità.
Se completamente cessasse di essere, neppure sarebbe tormentato: e così al peccatore verrebbe data la tranquillità, tanto da dire: Finché vivo, farò quel che voglio, tanto, dopo, non sarò più.
Non ci sarà dunque chi sarà nel dolore, chi sarà tormentato?
E le parole: Andate nel fuoco eterno, che è stato preparato per il diavolo e gli angeli suoi? ( Mt 25,41 )
Ma forse quelli mandati in quel fuoco non saranno più, e saranno consumati.
Non si direbbe loro Andate nel fuoco eterno, perché non sarebbe eterno tale fuoco per quelli che più non esisteranno.
E tuttavia il Signore non ha taciuto affatto ciò che in tal luogo accadrà loro, se la completa distruzione ovvero dolore e supplizi, dicendo: Ivi sarà pianto e stridore di denti. ( Mt 8,12 )
In che modo piangeranno e faranno stridere i denti, se non saranno più?
Che senso hanno dunque le parole: Ancora un poco, e più non sarà il peccatore, se non quello chiarito nel versetto successivo: E cercherai il suo posto, e non lo troverai?
Che significa il suo posto? Significa la sua utilità.
Ha dunque una qualche utilità il peccatore? Certo.
Qui Dio si serve di lui per mettere alla prova il giusto, così come si è servito del diavolo per mettere alla prova Giobbe, e si è servito di Giuda per consegnare Cristo.
C'è dunque in questa vita qualcosa che si compie per mezzo del peccatore.
Qui è dunque il suo posto, come il posto della paglia è nella fornace dell'orefice.
La paglia arde per purificare l'oro; così incrudelisce l'empio, per mettere alla prova il giusto.
Ma quando sarà trascorso il tempo della nostra prova, quando non vi sarà più alcuno da mettere alla prova, non vi saranno più neppure coloro per cui mezzo essi sono provati.
Forse perché abbiamo detto che non vi saranno più giusti da mettere alla prova, i peccatori non esisteranno più?
Piuttosto, dato che non vi sarà più bisogno dei peccatori per mettere alla prova i giusti: Cercherai il suo posto e non lo troverai.
Cerca ora il posto del peccatore, e lo troverai.
Dio ha fatto del peccatore un flagello, gli ha dato onori, gli ha dato potere.
Alcune volte fa così; dà al peccatore potere, per purificare dalle scorie umane e correggere quindi coloro che sono pii.
A quel peccatore è reso quanto è dovuto: e tuttavia esso è fatto strumento per far progredire il pio e far venir meno l'empio.
Cercherai il suo posto e non lo troverai.
I mansueti invece possederanno la terra in eredità.
La terra è quella della quale spesso abbiamo parlato, la santa Gerusalemme, che sarà liberata da questo esilio, e in eterno vivrà con Dio e di Dio.
Dunque, in eredità possederanno la terra.
Quali saranno le loro gioie? E gioiranno nell'abbondanza della pace.
Qui l'empio gioisce nell'abbondanza dell'oro, dell'argento, degli schiavi, ed infine dei bagni, delle rose, dell'ubriachezza, dei lautissimi e lussuriosi banchetti.
Questa è la potenza che tu invidi, questo è il fiore che ti allieta?
Anche se sempre fosse così, non ci sarebbe ugualmente da piangere?
Quali saranno dunque le tue gioie? E gioiranno nell'abbondanza della pace.
La pace è il tuo oro, la pace è il tuo argento, la pace sono le tue terre, la pace è la tua vita, la pace è il tuo Dio.
Tutto quanto tu desideri sarà pace per te.
Ciò che qui è oro non può essere per te anche argento; ciò che è vino non può essere pane; ciò che è luce non può essere bevanda: il tuo Dio sarà tutto per te.
Te ne ciberai per non avere fame, lo berrai per non avere sete; sarai da lui illuminato per non esser cieco; sarai da Lui ristorato per non venire meno; ti possederà tutto intero, Egli tutto intero.
Non soffrirai lassù ristrettezza, con Colui con il quale possiedi tutto; tutto avrai e tutto anche Egli avrà; perché tu e Lui sarete uno, in quanto la totale unità avrà Colui che vi possiede.
Questo è ciò che rimane per l'uomo pacifico.
Abbiamo cantato questo versetto che, in questo salmo, è certamente lontano da quelli che abbiamo spiegato.
Ma poiché lo abbiamo cantato, con esso dobbiamo concludere.
Quanto a te, sta tranquillo: custodisci l'innocenza, è una cosa preziosa.
Se tu vuoi rubare qualcosa, per possederla: stai attento dove metti la mano, e donde la togli.
Una cosa vuoi ottenere, ed un'altra perdi: ottieni il denaro, perdi l'innocenza.
È meglio che stia vigilante il tuo cuore: tu che volevi acquistare il denaro e perdere l'innocenza, perdi piuttosto il denaro: Custodisci l'innocenza, e guarda alla rettitudine, perché Dio ti dirigerà in modo che tutto quanto Egli vuole, anche tu lo voglia, questa è la rettitudine.
Infatti, se tu non vuoi ciò che Dio vuole, sei distorto, e la tua perversità non ti permette di essere indirizzato dirittamente.
Custodisci dunque l'innocenza, e guarda alla rettitudine, e non credere che, finita questa vita, sia finito l'uomo, perché vi è qualcosa che rimane per l'uomo pacifico. ( Sal 37,37 )
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