Esposizione dei Salmi |
Abbiamo ascoltato, fratelli, il richiamo dello Spirito Santo, che ci esortava ad offrire a Dio il sacrificio della confessione.
Ora questa confessione è di due specie: confessione della lode divina e confessione dei nostri peccati.
Quanto a quest'ultima, cioè alla confessione consistente nell'accusare a Dio i propri peccati, essa è nota a tutti; anzi, la gente meno versata nella conoscenza delle Sacre Scritture ritiene che solo in questo senso si possa parlare di confessione e, quando dalla bocca del lettore si ode la parola " confessione ", subito si avverte il devoto brusio di persone che si battono il petto.
Chi la pensasse così ha da riflettere sulle parole dell'altro salmo: Entrerò nel luogo della magnifica tenda, fino alla casa del Signore, in mezzo a voci di giubilo e di confessione, in mezzo a suoni di gente in festa. ( Sal 42,5 )
In questo testo è evidente che la voce della confessione e i suoni non hanno alcuna relazione con la mestizia della penitenza ma indicano la gioia di una festa assai frequentata.
Che se qualcuno volesse ancora dubitare d'un testo così chiaro, cosa potrà obiettare alle parole seguenti che si leggono nel libro dell'Ecclesiastico?
Opere tutte del Signore, dice, benedite il Signore!
Date onore al suo nome, e con cantici e con cetre confessate la sua lode, e nella [ vostra ] confessione dite così: Tutte le opere del Signore sono infinitamente buone. ( Sir 39,19 )
Di fronte ad un testo simile nessuno, per quanto ottuso, potrà assolutamente dubitare che la confessione rientri fra i modi di lodare Dio: a meno che nella mente di qualcuno la perversione non sia giunta al segno da fargli pensare che anche quando il Signore Gesù Cristo confessò al Padre, gli abbia confessato i propri peccati.
Nel qual caso, se cioè qualcuno, argomentando sul significato del nome " confessione ", volesse avanzare una tale ipotesi, certo si dimostrerebbe empio, ma a smentirlo basterebbe un semplice sguardo alla concatenazione delle idee del discorso.
Ecco le parole precise: Io ti confesso - diceva - o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai savi e ai prudenti e le hai rivelate ai pargoli.
Sì, o Padre, perché così ti è piaciuto. ( Lc 10,21 )
Chi non vede come tutto è detto a gloria del Padre?
Chi non vede come in una tale confessione non c'è posto per il dolore ma vi si esprime solo gioia?
Proprio come aveva indicato in apertura l'Evangelista dicendo: In quell'ora [ Gesù ] esultò nello Spirito Santo e disse: Ti confesso, o Padre! ( Lc 10,21 )
Quando dunque, o carissimi, nelle divine Lettere si parla di confessione, la si intende non solamente come confessione dei peccati ma anche come confessione della lode di Dio.
È questa una cosa di cui non si può dubitare in alcun modo.
Tante infatti sono a questo riguardo le testimonianze scritturali e tutte d'accordo tra loro, che lasciamo a voi l'incarico di identificare da voi stessi le altre somiglianti a quelle citate.
Veniamo quindi al nostro salmo che si apre col canto di Alleluia, cioè: " Lodate il Signore ".
Anche qui ascoltiamo le parole: Confessate al Signore; e come potremmo intenderle più esattamente se non nel senso che le parole stesse esprimono, e cioè che dobbiamo lodare il Signore?
Questa lode di Dio, poi, non la si sarebbe potuta motivare con espressione più compendiosa di questa: Poiché egli è buono.
Non vedo elogio più grande di quello contenuto in formula tanto breve.
L'essere buono è una proprietà esclusiva di Dio; e lo stesso Figlio di Dio, apostrofato un giorno da un tale ( che ne vedeva solo la carne senza scorgere in lui la pienezza della divinità, poiché lo riteneva un semplice uomo ), al sentirsi chiamare: Maestro buono, rispose: Perché mi dici buono? Nessuno è buono all'infuori di Dio. ( Mc 10,17-18 )
E cosa voleva suggerirgli? Null'altro che questo: " Se veramente te la senti di chiamarmi buono, comprendi che io debbo essere anche Dio ".
Ma qui nel salmo queste parole contengono una anticipazione di eventi futuri e sono dette nei riguardi di quel popolo che sarebbe stato liberato da ogni sorta di affanni, come la schiavitù dell'esilio e la mescolanza con i cattivi: cose tutte che gli vengono concesse per l'azione della grazia divina.
Così infatti ha agito con l'uomo il Signore: non solo non gli ha reso male per male ma in luogo del male gli ha accordato il bene.
Per questo nel salmo si trovano, quanto mai a proposito, aggiunte le altre parole: La sua misericordia è per sempre.
Dica la casa d'Israele che egli è buono, che in eterno è la sua misericordia.
Dica la casa d'Aronne che egli è buono, che in eterno è la sua misericordia.
Dicano ora tutti quelli che temono il Signore che in eterno è la sua misericordia.
Riconoscete, penso, o carissimi, chi sia la casa d'Israele e chi sia la casa d'Aronne e come tutte e due appartengano alla categoria di coloro che temono il Signore.
Sono quei piccoli associati ai grandi di cui un altro salmo presenta alla vostra mente una bella descrizione.
È la famiglia alla quale ci rallegriamo di appartenere noi tutti, per grazia di colui che è buono e la cui misericordia dura in eterno.
Sono state infatti esaudite le preghiere di quei tali che invocano: Il Signore aggiunga [ benedizione a benedizione ] sopra di voi; sopra di voi e sopra i vostri figli. ( Sal 115,6 )
Agli Israeliti convertiti a Cristo, fra cui emergono gli Apostoli nostri padri [ nella fede ], e alla loro dignità incomparabile di uomini perfetti a cui han prestato obbedienza i piccoli, s'è aggiunta la moltitudine dei pagani, e tutti insieme, divenuti in Cristo un'unica realtà, divenuti un unico gregge sotto un solo pastore, divenuti un solo corpo sotto l'unico Capo e formanti, per così dire, un solo e identico uomo, possiamo dire: Nella tribolazione ho invocato il Signore e mi ha esaudito con ampiezza.
Le angustie del nostro soffrire avranno termine, mentre non ne avrà l'ampiezza alla quale siamo diretti.
Chi infatti potrà formulare accuse contro gli eletti di Dio? ( Rm 8,33 )
Il Signore è mio aiuto: non temerò quanto [ di male ] potrà farmi l'uomo.
Ma forse che soltanto fra gli uomini trova nemici la Chiesa?
E che cos'è l'uomo, impastato di carne e di sangue, se non carne e sangue?
Ma l'Apostolo dice: Noi non dobbiamo lottare solamente contro la carne e il sangue, ma anche contro i principi e i dominatori del mondo di queste tenebre, cioè contro quegli esseri che dirigono la massa degli empi che amano questo mondo e che pertanto sono i dominatori delle tenebre.
Anche noi infatti siamo stati un tempo tenebra, mentre ora sanno luce nel Signore. ( Ef 6,12 )
Dice: Contro esseri spirituali maligni esistenti nelle sfere celesti; ( Ef 5,8 ) e si riferisce al diavolo e ai suoi angeli: quel diavolo che in un altro passo chiama principe della potenza di quest'aria. ( Ef 2,2 )
Ascolta dunque come prosegue: Il Signore è mio aiuto e io umilierò i miei nemici.
Da qualunque parte ci si levino contro i nemici, sia di fra mezzo agli uomini perversi sia di fra mezzo agli angeli cattivi, potremo sempre umiliarli mediante l'aiuto che ci dà il Signore, al quale confessando eleviamo la lode e cantiamo Alleluia.
5 - [vv 8.9.] Quando avrò umiliato i miei nemici, non mi si erga contro, facendomi l'amico, l'uomo perbene, costringendomi a riporre in lui la mia speranza.
Cosa buona è infatti confidare nel Signore, più che non [ lo sia ] confidare nell'uomo.
Nonostante qualche locuzione usuale, nemmeno l'angelo ha da essere chiamato buono al segno che io possa pensare di riporre in lui la mia confidenza.
Nessuno infatti è buono all'infuori di Dio. ( Mc 10,13 )
E quando l'uomo o l'angelo sembrano venire in nostro aiuto, se lo fanno con amore autentico, chi in tal caso ci viene in aiuto è colui che prima di servirsi di loro come ministri li rese buoni, donando ad essi la bontà nella misura che ne erano capaci.
Pertanto, buona cosa è sperare nel Signore, più buona che sperare nei principi.
Anche gli angeli infatti sono chiamati principi, come leggiamo in Daniele: Michele vostro principe. ( Dn 12,1 )
Tutte le genti mi avevano attorniato, ma nel nome del Signore mi sono vendicato di loro.
Mi avevano proprio attorniato, ma nel nome del Signore mi sono vendicato di loro.
Le parole: Tutte le genti mi avevano attorniato ma nel nome del Signore mi sono vendicato di loro, descrivono le sofferenze e la vittoria della Chiesa.
E come se gli si andasse a chiedere con quali risorse abbia potuto superare afflizioni così tremende, ci presenta il suo modello e ci descrive le tribolazioni che agli inizi ebbe a soffrire nella persona del suo Capo.
Per questo aggiunge la frase: Mi avevano proprio attorniato.
In questo stico molto opportunamente non viene ripetuto il soggetto, cioè Tutte le genti, poiché autori delle sue sofferenze furono i soli Giudei.
Ma nel nome del Signore mi sono vendicato di loro.
È vero infatti che dalla loro stirpe il Signore assunse la carne che fu confitta in croce; tuttavia fu parimenti in mezzo a loro che ebbe a sperimentare [ le prime ] persecuzioni anche il corpo di Cristo, cioè il popolo fedele.
Né valse che per amore di quel popolo il Signore con la divinità che celava interiormente avesse compiuto tutti quei miracoli che da uomo mortale ma con potenza immortale compì mediante la carne mortale di cui era rivestito all'esterno.
7 - [v 12.] Mi attorniarono come quando le api circondano un favo; divamparono come un fuoco tra le spine, ma nel nome del Signore mi sono vendicato di loro.
L'ordine e la connessione di queste frasi appariranno meglio confrontandole con la successione storica degli avvenimenti.
Riteniamo infatti che l'affermazione iniziale si riferisca alla persona stessa di nostro Signore, il capo della Chiesa, che fu circondato dai persecutori come quando le api circondano un favo.
Quanto accadde al Signore per colpa dei suoi nemici, ignari [ di quel che facevano ], viene descritto dallo Spirito Santo con una penetrazione acutissima del mistero.
Come le api producono miele e lo depositano nei favi, così i persecutori di Cristo, senza sapere quel che facevano, ci resero ancora più dolce il nostro Signore proprio in forza della sua passione.
Perseguitandolo essi ci hanno fatto gustare e vedere quanto sia soave il Signore, ( Sal 34,8 ) morto per i nostri delitti e risorto per la nostra giustificazione. ( Rm 4,25 )
Quanto alle altre parole, e cioè: Essi divamparono come fuoco in mezzo alle spine, le si applicano meglio al corpo di Cristo, cioè al suo popolo sparso in tutto il mondo.
Essendo stato adunato di tra mezzo a tutte le genti, queste genti lo hanno attorniato: arsero in effetti come quando il fuoco divampa tra le spine, e questo allorché col fuoco della persecuzione bruciarono la carne peccatrice e tutte le fastidiosissime trafitture che comporta la vita mortale.
Dice: Ma nel nome del Signore mi sono vendicato di loro.
E si riferisce o al fatto che, cessato l'odio che li portava a perseguitare i giusti, essi stessi sono venuti a far parte del popolo cristiano, ovvero alla sorte che attenderà quanti fra loro, avendo disprezzato la misericordia di colui che nel tempo li chiamava [ al ravvedimento ], alla fine esperimenteranno la verità del giudice.
Come un mucchio di sabbia sono stato spinto e stavo per cadere, ma il Signore mi ha sostenuto.
Sebbene la moltitudine dei credenti fosse così grande da potersi paragonare alla sabbia [ che ] innumerabile [ è sulla riva del mare ] e sebbene fosse strutturata in forma di società, e quindi costituisse una specie di mucchio, tuttavia … cosa è mai l'uomo se tu non ti ricordi di lui? ( Sal 8,5 )
Non dice: " I pagani per quanto numerosi non riuscirono a sopraffarmi perché io li superavo di numero "; ma: Il Signore mi ha sostenuto.
La persecuzione sollevata dal paganesimo non aveva possibilità di scuotere dalle fondamenta e di abbattere la comunità dei fedeli sempre più numerosa, perché abitava insieme cementata dall'unità della fede.
Essi credevano in Colui che sostiene ovunque e la comunità stessa e ciascuno dei suoi componenti; e delle loro invocazioni egli mai avrebbe potuto disinteressarsi.
9 - [v 14.] Mia fortezza e mia lode è il Signore; egli è divenuto la mia salvezza.
Chi sarà dunque a cadere di fronte all'impeto [ della persecuzione ] se non quei tali che pretendono d'avere una loro propria forza e ambiscono per se stessi la lode?
Nessuno infatti cade nella lotta se prima non è stata abbattuta la sua fortezza insieme con quanto costituiva la sua lode.
Per cui, se uno fa del Signore la propria fortezza e la propria lode, costui non cade, come è certo che non può cadere il Signore.
In tal modo [ il Signore ] diviene salvezza per quanti sperano in lui.
Ne diviene salvezza non nel senso che il Signore cominci ad essere un qualcosa che prima non era, ma nel senso che ogni credente all'atto di credere diviene un qualcosa che prima non era.
E Dio, non per un mutamento avvenuto in se stesso ma per il fatto che l'uomo si volge a lui, comincia ad essergli salvezza, mentre non lo era quando quest'uomo gli volgeva le spalle.
10 - [v 15.] Grida di gioia e di salvezza nelle tende dei giusti, mentre coloro che martoriavano i loro corpi si attendevano grida di lamento e di disperazione.
Costoro infatti non erano in grado di percepire i godimenti spirituali che ai santi causa la speranza dei beni futuri, a proposito dei quali dice l'Apostolo: Sembriamo tristi, ma siamo sempre nella gioia. ( 2 Cor 6,10 )
E altrove dice ancora: Né soltanto questo, ma ci gloriamo delle tribolazioni. ( Rm 5,3 )
La destra dei Signore ha operato un prodigio.
A quale prodigio si riferisce? Continua: La destra del Signore mi ha esaltato.
Grande prodigio elevare [ al cielo ] chi è meschino, fare un dio di chi è un mortale, dalla debolezza ricavare la perfezione, dall'abiezione la gloria, dalla sofferenza il trionfo: in una parola prendere la tribolazione e farne un mezzo di salvezza, tale che ai tribolati apparisse già in atto la vera salvezza, dono di Dio, mentre agli autori della tribolazione non rimanesse altra salvezza se non quella dell'uomo, che è fallace.
Cose grandi, queste: ma perché stupirsene? Ascolta il ritornello!
Non è stato l'uomo ad elevarsi in questa maniera né a darsi tale perfezione o tale gloria.
Non è stato l'uomo a vincere o a salvarsi; la destra del Signore ha operato il prodigio.
12 - [v 17.] Non morrò, ma vivrò e narrerò le opere del Signore.
Seminavano ovunque strage e lutto e pensavano che la Chiesa di Cristo dovesse morire.
Ecco invece com'essa ora canta le opere del Signore.
Per tutto il mondo Cristo è la gloria dei beati martiri.
A forza di ricevere schiaffi ha vinto i suoi aguzzini; a forza di pazienza ha vinto gli incapaci di pazienza; amando ha vinto la ferocia dei persecutori.
Il corpo di Cristo, la santa Chiesa, il popolo chiamato all'adozione, ci manifesti il motivo per cui ha dovuto soffrire tanti soprusi.
Dice: Severamente mi ha castigato il Signore, ma non mi ha abbandonato alla morte.
Non ritengano quindi gli empi nel loro furore che avrebbero potuto conseguire un qualche successo con le loro sole forze.
Non avrebbero avuto il potere [ di nuocere alla Chiesa ] se non fosse stato loro accordato dall'alto.
Non diversamente accade, anzi è cosa assai frequente, che un padre di famiglia faccia fustigare i propri figli per mano di schiavi crudeli, pur avendo disposto che agli uni sia riservata l'eredità e agli altri le manette.
E qual è questa eredità? Consisterà forse in oro, argento, pietre preziose, latifondi o ridenti campagne?
Vedi come ci si entra, e ti renderai conto di cosa sia.
14 - [v 19.] Dice: Apritemi le porte della giustizia. Ecco le porte.
E dentro cosa c'è? Dice ancora: Entrato per tali porte, confesserò al Signore.
Si tratta di quella confessione in senso di lode che si leva meravigliosa fino alla casa di Dio, con voci di giubilo e di confessione, in mezzo a suoni di gente in festa. ( Sal 42,5 )
È questa la felicità eterna dei giusti: la felicità che rende beati coloro che dimorano nella casa di Dio lodandolo nei secoli dei secoli. ( Sal 84,5 )
15 - [v 20.] Osserva ancora come si entri nelle porte della giustizia.
Dice: Sono queste le porte del Signore, e [ solo ] i giusti vi entreranno.
Per queste porte ( finalmente! ) non entrerà alcun ingiusto, come non ne entreranno in quella Gerusalemme dove non è ammesso alcun incirconciso e dove risuona la voce: Fuori i cani! ( Ap 22,15 )
È stato già troppo che durante il mio lungo pellegrinaggio abbia soggiornato insieme con le tende di Cedar e sia stato pacifico verso coloro che odiavano la pace. ( Sal 120,5 )
Fino all'ultimo dei giorni ho tollerato pazientemente di stare mescolato con i cattivi; ecco finalmente le porte del Signore, e [ solo ] i giusti vi entreranno.
16 - [v 21.] O Signore, ti confesserò perché mi hai esaudito e ti sei fatto mia salvezza.
Quante volte ci si ripete che si tratta di una confessione in senso di lode!
Non è la confessione di chi mostra al medico le proprie ferite ma di chi lo ringrazia per aver ricuperato la salute, la quale salute poi è lo stesso medico.
17 - [v 22.] Ma chi chiameremo con questo nome [ di medico ]?
La pietra che i costruttori hanno scartato.
Difatti proprio questa pietra è divenuta testata d'angolo, capace di comporre in se stesso, artefice di pace, i due in un unico uomo nuovo, e di riconciliarli entrambi, cioè i circoncisi e gli incirconcisi, nell'unico corpo di Dio. ( Ef 2,15 )
Ad opera del Signore egli è diventato [ così ] a suo vantaggio.
Cioè: [ Cristo ] è diventato [ quel che è diventato ] in pro della testata d'angolo per un intervento del Signore.
Non sarebbe divenuto così se non avesse patito, ma non furono certo coloro che lo fecero patire a renderlo così.
I costruttori lo scartarono, ma il Signore, nell'opera che occultamente veniva edificando, prese ciò che essi avevano scartato e ne fece la testata d'angolo.
Ed è mirabile ai nostri occhi: mirabile all'occhio dell'uomo interiore, mirabile all'occhio di chi crede, spera e ama.
Non agli occhi carnali di coloro che lo rifiutarono, disprezzandolo quasi fosse un [ semplice ] uomo.
19 - [v 24.] Questo è il giorno che ha fatto il Signore.
Chi dice questo si ricorda che in uno dei precedenti salmi ha affermato: Il Signore ha chinato verso di me il suo orecchio, e io l'ho invocato nei miei giorni ( Sal 116,2 ), ove il suo pensiero è rivolto ai giorni da lui trascorsi nella vita vecchia. In contrapposizione dice ora: Questo è il giorno che ha fatto il Signore.
In altre parole, è il giorno nel quale egli mi ha accordato la salvezza.
È il giorno di cui dice il Profeta: Nel tempo favorevole ti ho esaudito, e nel giorno della salvezza ti ho aiutato. ( Is 49,3 )
È, ancora, il giorno in cui il nostro Mediatore è divenuto per noi testata d'angolo.
In esso dunque esultiamo e rallegriamoci.
O Signore, salvami. O Signore, sì, dona un felice viaggio. Salvami, perché è giorno di salvezza; e poi, siccome siamo di ritorno da un esilio lontano e per via ci siamo staccati da coloro che odiavano la pace ( sebbene noi ci comportavamo da gente pacifica ) e senza motivo ci volevano distruggere ( sebbene noi non negavamo loro la parola ), per questo dona un felice viaggio a chi torna, tu che sei divenuto la nostra via. ( Sal 120,7 )
21 - [v 26.] Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Viceversa, maledetto chi viene in nome di se stesso, come dice [ il Signore ] nel Vangelo: Sono venuto in nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se venisse un altro in nome proprio, voi lo ricevereste. ( Gv 5,43 )
Vi abbiamo benedetti da dentro la casa del Signore.
Penso che questa voce provenga dai grandi e sia rivolta ai piccoli.
Parlano in tal modo i grandi che con l'acume della loro mente sono in grado, per quanto è consentito all'uomo nella vita presente, di raggiungere il Verbo, Dio presso Dio; tuttavia, per amore dei piccoli ( a cui si rivolgono ), moderano il loro dire al fine di poter ripetere con verità le parole dell'Apostolo: Se con la mente siamo degli esaltati, lo siamo per Iddio; se siamo degli assennati, lo siamo per voi: ci sospinge infatti l'amore di Cristo. ( 2 Cor 5,13-14 )
Questi grandi benedicono" i loro piccoli dall'interno della casa del Signore, dove per tutta l'eternità la lode non ha mai termine.
Per cui osservate quale sia l'annunzio che ne risuona.
Il Signore è Dio: egli ha fatto brillare su di noi la sua luce.
Dice di quel " Signore " che venne nel nome del Signore e che, sebbene scartato dai costruttori, è divenuto testata d'angolo, ( Mt 21,9.42 ) di quel Mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù. ( 1 Tm 2,5 )
Egli è Dio, è uguale al Padre.
La sua luce ha brillato su di noi per farci comprendere le verità della nostra fede e renderci capaci di predicarle a voi che, pur credendole, ancora non le comprendevate.
Per riuscire a comprenderle anche voi disponete il giorno di festa affollandovi in assemblea fino agli stipiti dell'altare.
Addensatevi cioè fino alla parte più intima della casa di Dio, là dove si innalza l'altare e da dove siamo soliti benedirvi.
Disponete il giorno di festa, non con svogliatezza e pigrizia, ma affollandovi in assemblea.
Così infatti dev'essere la voce di giubilo, in mezzo a suoni di gente in festa: di coloro cioè che camminano nel luogo della magnifica tenda fino alla casa di Dio. ( Sal 42,5 )
Se infatti è spirituale, se è eterno il sacrificio di lode, eterno deve essere anche il sacerdote ed eterno l'altare, cioè la stessa anima dei giusti pacificata [ da ogni tempesta ].
Vogliamo ripetervi più chiaramente lo stesso concetto, o fratelli.
Tutti coloro che vogliono comprendere la divinità del Verbo non si contentino di riconoscerlo carne ( quella carne che il Verbo assunse per loro amore, quasi per nutrirli di latte ), come non si contentano di festeggiare qui sulla terra questo giorno nel quale l'agnello fu ucciso.
Mediante i sacri raduni ci si renda adatti, con l'aiuto del Signore che eleva le nostre anime, a conseguire la penetrazione intima della divinità di colui che a noi, bisognosi ancora di latte, ha presentato la facciata esterna della sua umanità.
Una volta lassù, cosa canteremo se non le sue lodi?
E che cosa diremo se non: Tu sei il mio Dio, e io confesserò a te; tu sei il mio Dio, e io ti esalterò?
Sì, Signore, io confesserò a te perché tu mi hai esaudito e sei divenuto mia salvezza.
Non gli tributeremo queste lodi con suono di parole; sarà l'amore stesso che ci unirà a lui ad elevare un tal grido; anzi l'amore sarà esso stesso questo grido.
È logico quindi che il salmo termini la lode con le stesse parole con cui l'aveva iniziata: Confesserò al Signore perché è buono; in eterno è la sua misericordia.
Così era iniziato e così finisce.
La lode di Dio infatti è la cosa che più salutarmente vale a rallegrarci.
Nulla regge al suo confronto, e anche se noi al principio ce ne estraniammo, è ad essa che come a nostro fine torniamo.
Per cui sia sempre Alleluia.
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