Esposizione dei Salmi |
Il presente discorso riguarda ancora il salmo che fra tutti è il più lungo, e si ricollega all'altro che vi abbiamo tenuto poc'anzi.
Ha per tema le parole con cui il salmo stesso continua, e cioè: E venga su di me la tua misericordia, Signore.
È una frase che, a quanto sembra, si riallaccia alla precedente.
Non dice infatti: Venga su di me, ma: E venga.
Ora la frase antecedente suonava così: Ecco, io ho amato i tuoi comandamenti; nella tua giustizia fammi vivere.
Continuandola dice: E venga su di me la tua misericordia, Signore.
Cosa chiede con queste parole se non di attuare, aiutato dalla misericordia di colui dal quale gli viene il precetto, i comandamenti che già prima desiderava?
Con quel che aggiunge vuole come spiegarci il senso di quella espressione: Nella tua giustizia fammi vivere.
Dice infatti: E venga su di me la tua misericordia, Signore: la tua salvezza, in conformità della tua parola, cioè della tua promessa.
È in relazione a questo che l'Apostolo ama considerarci figli della promessa, ( Rm 9,8 ) sicché noi, tutto ciò che siamo, non lo riteniamo nostro ma l'attribuiamo totalmente alla grazia di Dio.
Cristo infatti è stato fatto da Dio sapienza per noi e giustizia e santificazione e redenzione, affinché, come sta scritto, chi si gloria si glori del Signore. ( 1 Cor 1,30-31 )
Dunque, quando il salmista dice: Nella tua giustizia fammi vivere, desidera senza dubbio essere vivificato in Cristo; e questa è la misericordia che invoca su di sé: lo stesso Cristo, il quale è la salvezza di Dio.
Parlando di Cristo salvezza, spiega quale fosse la misericordia a cui si riferivano le parole: E venga su di me la tua misericordia, Signore.
Se dunque vogliamo assodare cosa sia questa misericordia, ascoltiamo quanto il salmo aggiunge e cioè: La tua salvezza, in conformità della tua parola.
Si tratta della promessa fatta da colui che chiama le cose che non sono come se fossero. ( Rm 4,17 )
Difatti al tempo della promessa le stesse persone cui la promessa era indirizzata non esistevano, per cui nessuno può gloriarsi dei propri meriti.
Gli stessi destinatari della promessa sono in effetti oggetto della promessa, sicché tutto il corpo di Cristo ha da dire: Per grazia di Dio sono quello che sono. ( 1 Cor 15,10 )
Dice: E risponderò a coloro che mi rinfacciano la parola.
È incerto se si debba leggere: Mi rinfacciano la parola, ovvero: Risponderò la parola; ma in ogni caso il testo parla di Cristo.
È lui infatti che ci rinfacciano coloro per i quali il Crocifisso è uno scandalo o una insensatezza. ( 1 Cor 1,23 )
Essi non sanno che la Parola si è fatta carne ed ha abitato fra noi: quella Parola che era in principio, che era presso Dio ed era Dio. ( Gv 1,14 )
È vero che quanti ci rinfacciano la Parola non si rendono conto di quale Parola si tratti, come è vero che non conoscevano la sua divinità quanti ne disprezzavano la debolezza quando era sulla croce.
Noi tuttavia rispondiamo che si tratta proprio della Parola; e non spaventiamoci né vergogniamoci degli insulti.
Se infatti essi avessero potuto riconoscere quella Parola, mai avrebbero crocifisso il Signore della gloria. ( 1 Cor 2,8 )
In grado però di rispondere la Parola a chi lo insulta è colui sul quale è scesa la misericordia di Dio: colui cioè nel quale è venuta, a proteggerlo e non a schiacciarlo, la stessa salvezza del Signore.
Il Signore infatti da certuni verrà, ma per schiacciarli; e questi sono coloro che ora ne disprezzano l'umile condizione, sicché inciampando in lui, un giorno saranno sconvolti.
Se ne parla nel Vangelo. Chi cadrà su questa pietra - dice - sarà sfracellato, e [ la pietra ] stritolerà colui sul quale cade. ( Lc 20,18 )
Sì, proprio così. Coloro che ci insultano inciampano su quella pietra e vi cadono.
Noi al contrario, per non inciampare né cadere, non temiamo i loro insulti ma rispondiamo loro la Parola, cioè la parola della fede che predichiamo.
Se infatti - così continua - tu crederai nel tuo cuore che Gesù è il Signore e con la tua bocca confesserai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo, poiché col cuore si crede per la giustizia e con la bocca si fa la confessione per la salute. ( Rm 10,9-10 )
Val poco quindi lo stesso fatto di avere Cristo nel cuore quando ci si rifiuta di confessarlo per timore dell'insulto.
Occorre rispondere la Parola a coloro che ce la rinfacciano.
I martiri ci sono riusciti, e ci sono riusciti in forza di quella promessa: Non siete voi che parlate ma è lo Spirito del Padre che parla in voi. ( Mt 10,20 )
Nello stesso senso anche il salmo, dopo aver detto: Risponderò a coloro che mi rinfacciano la parola, subito aggiunge: Poiché confido nelle tue parole, cioè nelle tue promesse.
Ci sono stati moltissimi che, pur appartenendo a quel corpo che pronuncia queste parole, dinanzi all'insorgere della persecuzione non ressero all'urto né seppero accettare gli insulti, ma vennero meno e rinnegarono Cristo.
Per questo continua il salmo: E non togliere dalla mia bocca la parola della verità fino all'estremo.
Si esprime in prima persona, perché chi parla è l'unità del corpo di Cristo, fra le cui membra sono da annoverarsi anche coloro che, dopo essere venuti meno e averlo momentaneamente rinnegato, poi si sono pentiti, sono tornati in vita e col martirio hanno perfino conquistato, in una nuova confessione della fede, la palma che antecedentemente avevano perduta.
Non fu dunque loro tolta la Parola della verità fino all'estremo o, come legge qualche codice, completamente, cioè totalmente.
Così accadde a Pietro, in cui troviamo una figura della Chiesa.
Sconvolto dal timore, egli rinnegò momentaneamente Cristo, ma col suo pianto riottenne il suo posto [ nella Chiesa ] e più tardi, mediante la confessione di Cristo, consegui la corona. ( Mt 26,70 )
È dunque tutto il corpo di Cristo che parla così, è la santa Chiesa nella sua universalità.
A questo corpo, globalmente preso, non viene tolta dalla sua bocca la Parola di verità fino all'estremo o perché, anche quando parecchi apostatarono, rimasero in lei dei forti che per la verità combatterono fino alla morte, o perché, anche fra gli apostati, molti riabbracciarono la fede.
L'espressione: Non distogliere è da intendersi nel senso di: " Non permettere che mi sia tolta "; come quando nell'orazione diciamo: Non ci indurre in tentazione. ( Mt 6,13 )
Non diversamente il Signore, rivolto a Pietro, diceva: Io ho pregato per te affinché non venga meno la tua fede. ( Lc 22,32 )
Ecco cosa significa la preghiera che non venga tolta dalla sua bocca la Parola della verità fino all'estremo.
Continua: Poiché io ho sperato nei tuoi giudizi o, come con maggiore aderenza al testo greco certuni hanno tradotto: Ho arcisperato.
È, questa, una parola improvvisata e di raro impiego, tuttavia si presta bene a rendere fedelmente il senso della frase.
Occorrerà quindi scrutare a fondo il significato di questo passo per comprendere, con l'aiuto divino, quale sia il messaggio che contengono le parole: Ho sperato nelle tue parole; e: Ho arcisperato nei tuoi giudizi.
Dice: E risponderò a coloro che mi rinfacciano la parola, poiché confido nelle tue parole ( e, cioè, perché tu stesso me l'hai promesso ); e non distogliere dalla mia bocca la parola della verità fino all'estremo, poiché ho arcisperato nei tuoi giudizi.
E intende: I tuoi giudizi, con i quali tu mi richiami e sferzi, non solo non mi tolgono la speranza ma al contrario me l'accrescono.
So infatti che Dio tratta severamente la persona che ama e sferza ogni figlio che gli è accetto. ( Eb 12,6 )
Così avvenne ai santi e agli umili di cuore: riposero in te la loro fiducia e non vennero meno nella persecuzione.
Così anche in coloro che, avendo defezionato per la loro presunzione, rimasero nella compagine del corpo [ della Chiesa ]: aprendo gli occhi sul loro stato piansero l'errore e, scrollata di dosso la propria superbia, incontrarono la tua grazia e in essa rimasero stabili più di prima.
Ottimamente quindi [ può dire ]: Non distogliere dalla mia bocca la parola della verità fino all'estremo, poiché ho arcisperato nei tuoi giudizi.
E custodirò per sempre la tua legge.
Cioè: Se tu non sottrarrai dalla mia bocca la Parola della verità, io custodirò per sempre la tua legge.
A spiegare meglio la parola sempre specifica: Nel secolo e nel secolo del secolo.
A volte infatti sempre significa: Finché si vive quaggiù; ma questo non è il senso della frase: Nel secolo e nel secolo del secolo.
Questa lezione è preferibile all'altra contenuta in certi codici che recano: In eterno e nel secolo del secolo, non 'avendo potuto tradurre: " E nell'eterno dell'eterno ".
Quanto alla legge di cui si parla, è da intendersi quella ricordata dall'Apostolo: Pienezza della legge è la carità. ( Rm 13,10 )
È infatti la carità una legge che i santi ( coloro cioè dalla cui bocca non sarà mai sottratta la Parola di verità ), ovvero la Chiesa di Cristo, custodiranno non solo in questo secolo ( cioè finché durerà il mondo attuale ) ma anche nel secolo avvenire, designato con la perifrasi: Il secolo del secolo.
In cielo, è vero, non ci saranno imposte delle prescrizioni legali da osservare, ma della legge custodiremo, come ho detto, la pienezza, e questo senza alcun timore di peccato.
Infatti vedendo Dio lo ameremo senza riserve; e ameremo anche il prossimo, essendo Dio tutto in tutti. ( 1 Cor 15,28 )
Né ci sarà più posto, allora, per falsi sospetti sul conto del prossimo, dal momento che ognuno sarà totalmente palese a tutti.
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