La fede e le opere |
Ad alcuni sembra giusto ammettere tutti, indistintamente, al bagno della rigenerazione in Cristo Gesù nostro Signore anche se rifiutassero di mutare la loro vita perversa e turpe, nota per scelleratezze e azioni disonorevoli evidentissime, e dichiarassero apertamente di voler perseverare in essa.
Se uno, per esempio, ha un legame con una meretrice, non gli si ordini preventivamente di staccarsene e solo dopo di accostarsi al battesimo, ma venga pure ammesso e sia battezzato, anche se, come confessa pubblicamente, è tuttora con lei ed è intenzionato a rimanerci; non gli si impedisca di diventare membro del Cristo, benché persista nel restare membro della meretrice. ( 1 Cor 6,15 )
Soltanto dopo lo si informi quanto grave è questo peccato e, una volta battezzato, lo si istruisca sul modo in cui cambiare in meglio i suoi costumi.
La giudicano infatti una cosa inconsueta e contraria all'ordine insegnare come il cristiano debba comportarsi e poi battezzare: a loro avviso, il sacramento del battesimo deve precedere, perché l'istruzione sulla condotta di vita possa seguire.
E se il battezzato vorrà accettarla e osservarla, la cosa gli sarà di giovamento; se invece non vorrà farlo, purché conservi la fede cristiana senza la quale si perderebbe in eterno, si salverà ugualmente, come attraverso il fuoco, in qualunque peccato o impurità abbia continuato a vivere, allo stesso modo di chi, sul fondamento che è Cristo, abbia costruito non con oro, argento e pietre preziose, ma con pezzi di legno, fieno e paglia, ( 1 Cor 3,11-12 ) cioè non con costumi giusti e puri, ma iniqui e contrari al pudore.
Sembra che siano stati spinti a sostenere questa tesi in quanto toccati dal fatto di vedere esclusi dal battesimo uomini che, ripudiata la moglie, avevano sposato un'altra donna o donne che, abbandonato il marito, avevano sposato un altro uomo.
In verità, Cristo nostro Signore attesta senza possibilità di dubbio che queste unioni sono adultèri e non nozze. ( Mt 19,9 )
Essi, dunque, non potevano negare che fosse adulterio ciò che la Verità con assoluta chiarezza dichiara tale; tuttavia volevano sostenere l'ammissione al battesimo di quelle persone che vedevano così prigioniere di tale laccio da preferire di vivere, o anche di morire, senza alcun sacramento - qualora non fossero state ammesse al battesimo - piuttosto che liberarsene spezzando la catena dell'adulterio.
Mossi perciò da una certa pietà umana, si sono presi così a cuore la loro causa da trovare giusto che fosse ammesso al battesimo, insieme ad essi, ogni sorta di scellerato e di dissoluto, anche se non fosse stato prima ammonito con nessuna proibizione, corretto con nessuna istruzione, indotto a mutar vita con nessuna penitenza.
Pensavano che, se non si fosse fatto così, quei peccatori si sarebbero perduti in eterno; se invece lo si fosse fatto, essi, pur perseverando nei loro peccati, si sarebbero salvati, sia pure attraverso il fuoco.
Rispondendo loro, prima di tutto dico: nessuno prenda quei testi della Scrittura, che lasciano intendere come già in atto o che preannunciano come futura la mescolanza dei buoni e dei cattivi nel seno della Chiesa, come se suggerissero un'attenuazione o addirittura una soppressione della severità della sua disciplina e della sua sorveglianza, perché dovrebbe ritenersi ingannato dalla propria opinione, non istruito da tali testi.
È vero che Mosè, il servitore di Dio, tollerava con somma pazienza detta mescolanza nel popolo ai suoi inizi; pur tuttavia ne punì molti anche con la spada.
E così fece Finees, il sacerdote, il quale trafisse con il ferro vendicatore gli adùlteri sorpresi in flagrante. ( Nm 25,5-8 )
Questo episodio sta a significare che qualche cosa si dovrebbe fare, almeno con degradazioni e scomuniche, in un tempo come questo in cui, nella disciplina della Chiesa, sarebbe cessato l'impiego della spada visibile.
E se il beato Apostolo, pur affliggendosi, è molto tollerante con i falsi fratelli che ha intorno ( 2 Cor 11,26 ) e permette anche ad alcuni di loro, benché turbati dagli stimoli diabolici dell'invidia, di predicare il Cristo, ( Fil 1,15-18 ) non per questo ritiene che sia da risparmiare colui che ha posseduto la moglie di suo padre, anzi, riunita l'assemblea ecclesiale, ordina di abbandonarlo a satana, a tormento della carne, affinché lo spirito sia salvo nel giorno del Signore Gesù: ( 1 Cor 5,1-5 ) del resto, non esitò egli stesso ad abbandonarne altri a satana, perché imparassero a non bestemmiare; ( 1 Tm 1,20 ) né dice invano: Vi ho scritto nella mia lettera di non mescolarvi con i fornicatori; non mi riferivo di certo ai fornicatori di questo mondo o agli avari, o ai ladri o agli adoratori di idoli, altrimenti dovreste uscire da questo mondo.
Vi ho scritto invece di non mescolarvi con chi si dice fratello ed è fornicatore o adoratore di idoli o avaro o maldicente o ubriacone o ladro: non dovete nemmeno prendere cibo insieme con questi.
Quanto a quelli di fuori, spetta forse a me giudicarli? Non sono quelli di dentro che voi giudicate?
Quelli di fuori li giudicherà Dio.
Togliete il malvagio di mezzo a voi. ( 1 Cor 5,9-13 )
In riferimento a questo testo, in verità, alcuni intendono le parole di mezzo a voi come se ciascuno sia tenuto a togliere il male da se stesso, cioè ad essere lui personalmente buono.
Ma che si interpreti in un senso o nell'altro, e cioè sia che i malvagi debbano essere castigati con scomuniche dalla severità della Chiesa sia che ciascuno, mediante ammonizioni e correzioni, strappi il male da se stesso, il testo tuttavia non presenta ambiguità dove ordina di non mescolarsi con quei fratelli che siano ricordati per qualcuno dei vizi designati, vale a dire che siano conosciuti in quanto famigerati.
Con quale animo, poi, e con quale spirito di carità debba essere usata questa misericordiosa severità, l'Apostolo lo mostra in modo evidente non solo in quel passo in cui dice affinché lo spirito sia salvo nel giorno del Signore Gesù, ( 1 Cor 5,5 ) ma anche altrove, come quando dice: Se qualcuno non obbedisce alle istruzioni di questa nostra lettera, prendetene nota e non abbiate più alcuna relazione con lui, perché se ne vergogni: non trattatelo però come un nemico, ma correggetelo come un fratello. ( 2 Ts 3,14-15 )
3.4 Il Signore stesso è un esempio straordinario di pazienza: sopportò la presenza del demonio addirittura fra gli stessi dodici Apostoli, fino alla passione; inoltre disse: Lasciate che l'uno e l'altro crescano insieme fino alla mietitura, purché non succeda che, raccogliendo la zizzania, non sradichiate con essa anche il grano; ( Mt 13,29-30 ) e predisse che quelle reti, che rappresentano la Chiesa, avrebbero contenuto pesci buoni e pesci cattivi fino alla spiaggia, cioè fino alla fine dei tempi; e altro ancora, quando ha parlato dei buoni e dei cattivi sia direttamente sia in modo figurato.
Non per questo, tuttavia, ritenne che dovesse essere soppressa ogni disciplina nella Chiesa; anzi raccomandò di farne uso quando disse: Fate attenzione: se tuo fratello ha commesso una mancanza contro di te, vai e riprendilo fra te e lui solo.
Se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, affinché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni.
Se non ascolterà neppure loro, dillo all'assemblea.
Se poi non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un gentile o un pubblicano. ( Mt 18,15-17 )
Dopo di che, in quel passo ricorda anche la minaccia terrificante prevista da tale severità, dicendo: Quello che scioglierete sulla terra, sarà sciolto anche in cielo e quello che legherete sulla terra, sarà legato anche in cielo. ( Mt 18,18 )
Vieta anche di dare ai cani ciò che è santo. ( Mt 7,6 )
Né l'Apostolo, quando dice: Quelli che peccano, riprendili alla presenza di tutti, perché anche gli altri ne abbiano timore, ( 1 Tm 5,20 ) contraddice le parole del Signore: Riprendilo fra te e lui solo.
Infatti, bisogna fare l'uno e l'altro, come suggerisce la diversità della malattia di coloro che ci siamo ripromessi non certo di lasciare andare in rovina, ma di correggere e curare: l'uno deve essere risanato in un modo, l'altro invece in un altro.
Nella Chiesa, dunque, vige tanto il criterio del lasciar correre e del tollerare i peccatori quanto, di contro, il criterio del rimproverarli e del castigarli, del non ammetterli o dell'escluderli dalla comunione.
Ma gli uomini sbagliano perché non rispettano la misura: quando hanno cominciato ad andare in una direzione con zelo, non badano più agli altri testi dell'autorità divina, che li potrebbero far recedere da quel proposito e indurli a stabilirsi in quella posizione che risulta dall'equilibrio di verità e moderazione.
E questo si verifica non soltanto per la questione di cui ora stiamo discutendo, ma anche per molte altre.
Così alcuni, che tenevano presenti quei testi delle Sacre Scritture nei quali si dice che si deve adorare un solo Dio, credettero che il Padre fosse una stessa ed identica cosa col Figlio e così pure lo Spirito Santo; altri invece, come oppressi dalla malattia contraria, prestando attenzione a quei testi nei quali si annunzia la Trinità e non riuscendo a comprendere come Dio possa essere uno se il Padre non è il Figlio, né il Figlio è il Padre, né lo Spirito Santo il Padre o il Figlio, ritennero che si dovesse sostenere anche la diversità delle sostanze.
Alcuni poi, cogliendo nelle Scritture la lode della santa verginità, condannarono il matrimonio, mentre altri, seguendo quei testi nei quali sono esaltate le caste unioni, posero la verginità sullo stesso piano del matrimonio.
Alcuni infine, leggendo: È bene, o fratelli, non mangiare carne né bere vino ( Rm 14,21 ) e altre cose simili, giudicarono impuro quanto creato da Dio e, in particolare, i cibi che piacquero loro; altri, invece, leggendo Tutto ciò che Dio ha creato è buono e nulla è da rigettarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie, ( 1 Tm 4,4 ) sprofondarono nella voracità e nell'ubriachezza incapaci di strappare da sé i vizi, a meno di sostituirli con vizi contrari o altrettanto gravi o peggiori.
Così avviene anche per la questione di cui ci occupiamo.
Alcuni, guardando ai precetti di severità che ci ammoniscono a castigare gli irrequieti, a non dare ai cani ciò che è santo, a considerare come un pagano colui che disprezza la Chiesa, a strappare dalla compagine del corpo il membro che scandalizza, sconvolgono talmente la pace della Chiesa che si sforzano di separare la zizzania prima del tempo ma, accecati da questo errore, sono essi stessi a separarsi dall'unità di Cristo.
E questo è quanto ci è accaduto con lo scisma di Donato.
Non mi riferisco a quelli che, pur sapendo che Ceciliano fu attaccato con accuse non vere ma calunniose, per un mortifero pudore si ostinano nel loro pernicioso giudizio, ma a quelli dei quali diciamo: " Anche se fossero stati cattivi quelli a motivo dei quali non siete più nella Chiesa, voi tuttavia avreste dovuto rimanere nella Chiesa, sopportando coloro che non avreste potuto minimamente correggere o isolare ".
Altri, invece, corrono il rischio opposto: visto che la mescolanza dei buoni e dei cattivi nella Chiesa è stata proposta per il presente o predetta per il futuro, e imparati i precetti della pazienza ( precetti che ci rendono così saldi da non impedirci, per quanto è evidente che nella Chiesa c'è zizzania, la fede e la carità in modo che noi stessi ci allontaniamo dalla Chiesa con il pretesto che in essa c'è zizzania ), pensano che debba essere abbandonata ogni disciplina della Chiesa e assegnano a coloro che vi sono preposti una vita tranquilla, che però è assolutamente perversa: come se concernesse loro soltanto dire che cosa è da evitare o che cosa è da fare, e non anche prendersi cura di quello che ciascuno fa.
Noi riteniamo che appartenga a una sana dottrina regolare la vita e il giudizio sulla base di entrambi i tipi di testi, di modo che sia tolleriamo i cani nella Chiesa, per la pace della Chiesa, sia, una volta che tale pace è stata assicurata, non diamo ai cani ciò che è santo.
Quando dunque, o per negligenza della gerarchia o per circostanze che non dipendono da noi ovvero per intrighi segreti, troviamo nella Chiesa dei cattivi, cosa che non possiamo né correggere né limitare mediante la disciplina ecclesiastica, allora ( perché nel nostro cuore non cresca l'empia e funesta presunzione per la quale pensiamo di doverci separare da essi per non essere contaminati dai loro peccati, cercando poi di trascinarci dietro un codazzo di discepoli puri e santi, separati dall'unità viva come se fosse un'associazione di peccatori ) ci vengano in mente quelle parabole, quelle divine predizioni e quegli esempi così chiari delle Scritture con i quali è stato manifestato e preannunziato che i cattivi saranno mescolati ai buoni nella Chiesa fino alla fine del tempo, fino al momento del giudizio e che, in questa unitaria partecipazione ai Sacramenti, essi non saranno di alcun danno per i buoni che non diventeranno complici delle loro azioni.
Quando, invece, coloro che governano la Chiesa, senza comprometterne la pace, hanno la possibilità di esercitare la disciplina contro gli iniqui e gli empi, allora, per evitare che dormiamo nell'indolenza e nella pigrizia, lasciamoci stimolare con il pungolo di altri precetti, che rispecchiano la severità del freno.
In tal modo, dirigendo i nostri passi nella via del Signore, con la sua guida e il suo aiuto, secondo i precetti degli uni e degli altri testi, non ci abbandoniamo al torpore in nome della pazienza né diventiamo impetuosi con il pretesto dello zelo.
Con l'impegno, dunque, di serbare una moderazione conforme alla sana dottrina, esaminiamo la questione di cui stiamo trattando: gli uomini debbono essere ammessi a ricevere il battesimo senza l'intervento di nessuna vigilanza che impedisca di dare ciò che è santo ai cani, fino a ritenere che non debbano essere esclusi da un sacramento di così grande santità neppure gli adùlteri più manifesti e dichiaratamente intenzionati a perseverare nel loro costume?
Di certo non vi ammetterebbero persone che, proprio nei giorni in cui, avendo già dato il nome e stando per ricevere questa grazia, si purificano con la continenza, il digiuno e gli esorcismi, dichiarassero di volersi unire con le loro legittime e vere mogli e, quindi, non si astenessero, in quei pochi giorni solenni, da cosa peraltro lecita in un diverso momento.
Come dunque si può ammettere a quei sacri riti l'adùltero che rifiuta di correggersi, quando non viene ammesso lo sposato che rifiuta di osservare una regola di disciplina?
" Ma, dicono, prima battezziamolo, poi lo istruiremo su quello che riguarda la condotta di vita ".
Questo si fa quando uno si trova in imminente pericolo di morte; in tal caso, per ricevere il battesimo, è sufficiente che professi la sua fede con alcune formule brevissime, che comunque contengano l'essenziale: se uscirà da questa vita, se ne andrà libero dall'imputazione di tutti i peccati passati.
Se invece a chiederlo è una persona in buona salute e che ha tempo per imparare, quale altro momento più opportuno si può trovare in cui tale persona apprenda come si diventi uomo di fede e come si debba vivere, di quello in cui chiede il sacramento della fede più salutare con l'animo tutto teso e come rapito dallo stesso sentimento religioso?
Oppure ci siamo allontanati a tal punto dai nostri sentimenti che addirittura noi stessi non ci ricordiamo più di quanto eravamo attenti e solleciti nei confronti dei precetti dei nostri catechisti, quando chiedevamo i sacramenti del sacro fonte e per questo eravamo chiamati anche richiedenti o non riusciamo a vedere come si comportano gli altri, che ogni anno accorrono al bagno della rigenerazione, nei giorni in cui ricevono le istruzioni, sono esorcizzati ed esaminati, con quanta sollecitudine si radunino insieme, di quanto zelo siano animati, con quanta cura prestino attenzione?
Se non è allora il momento di imparare quale genere di vita risponda a così grande sacramento che desiderano ricevere, quando lo sarà?
Forse una volta che l'avranno ricevuto, quando, perseverando anche dopo il battesimo in così gravi colpe, non saranno ancora uomini nuovi, ma vecchi e peccatori?
Di modo che, naturalmente, per un singolare rovesciamento dell'ordine, prima si dirà loro: Rivestite l'uomo nuovo, poi, una volta che lo avranno rivestito, spogliatevi dell'uomo vecchio; mentre l'Apostolo, rispettando il giusto ordine, dice: Spogliatevi dell'uomo vecchio e rivestite l'uomo nuovo, ( Col 3,9-10 ) e il Signore stesso proclama: Nessuno mette un pezzo di stoffa nuova su un vestito vecchio, nessuno mette il vino nuovo in otri vecchi. ( Mt 9,16-17 )
Del resto, a che altro serve tutto il tempo nel quale portano il grado e il nome di catecumeni, se non ad apprendere quale deve essere la fede e la vita del cristiano, in modo che, solo dopo che avranno messo se stessi alla prova, mangino dalla mensa del Signore e bevano dal suo calice?
Perché chi mangia e beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna. ( 1 Cor 11,29 )
Questa istruzione è peraltro impartita per tutto il tempo in cui la Chiesa ha stabilito, ai fini della salvezza, che coloro che aderiscono al nome di Cristo figurino nel grado dei catecumeni; ma diviene molto più accurata e intensa in quei giorni nei quali essi sono chiamati richiedenti, poiché hanno ormai dato il loro nome per ricevere il battesimo.
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