La Genesi alla lettera |
Dio poi formò l'uomo con la polvere della terra e soffiò sul suo volto un soffio vitale, e l'uomo divenne un essere vivente. ( Gen 2,7 )
All'inizio del precedente libro ci eravamo proposti di esaminare attentamente questa frase della Scrittura e, a proposito della creazione dell'uomo e specialmente del suo corpo, abbiamo discusso in modo - per quanto abbiamo creduto - sufficiente ciò che ci è parso conforme alla sacra Scrittura.
Ma siccome quello dell'anima non è un problema facile, abbiamo ritenuto doveroso rinviarlo al presente libro, non sapendo in quale misura il Signore ci avrebbe aiutati essendo noi desiderosi di dire cose esatte ma sapendo tuttavia che non avremmo detto cose esatte se non nella misura in cui egli ci avrebbe aiutati.
Ora, dire cose esatte significa dire cose vere e appropriate senza rigettare alcuna opinione con temerità, senza nulla affermare con avventatezza ciò ch'è deposito della fede o della dottrina cristiana finché rimane ancora il dubbio se sia vero o falso; ma dire cose esatte vuol dire anche affermare senza esitazione ciò che si può insegnare sia in base all'evidenza della ragione, sia sulla sicurissima autorità della sacra Scrittura.
Esaminiamo anzitutto la frase della Scrittura: Dio soffiò oppure insufflò sul suo volto il soffio vitale. ( Gen 2,7 )
Alcuni manoscritti però hanno la lezione spirò oppure ispirò sulla sua faccia.
Ma poiché i manoscritti greci portano la lezione ένεφύσησεν, non c'è dubbio che in latino si dovrebbe dire flavit ( "soffiò" ) o sufflavit ( "insufflò" ).
Ora, nel libro precedente abbiamo discusso la questione relativa alle "mani di Dio", quando ci si figurava l'uomo formato con il fango.
Che dire adesso della frase della Scrittura: Dio soffiò, se non che non soffiò né con la gola né con le labbra, come non lo plasmò con le mani del corpo?
1.3 La Scrittura tuttavia con questo verbo, a mio parere, ci è di grande aiuto in una questione assai difficile [ come questa ].
Alcuni interpreti, infatti, basandosi sul verbo [ "soffiò" ] di questa frase, hanno creduto che l'anima sarebbe qualcosa proveniente dalla stessa sostanza di Dio, vale a dire della medesima natura di Dio.
Essi pensano così perché, quando uno soffia, emette qualcosa di se stesso con il fiato; noi invece da questo verbo dobbiamo piuttosto sentirci messi in guardia per respingere questa opinione contraria alla fede cattolica.
Noi infatti crediamo che la natura e sostanza di Dio - quella consistente nella Trinità, come la credono molti, benché la intendano pochi - è assolutamente immutabile.
Chi dubita, al contrario, che la natura dell'anima può mutarsi in peggio o in meglio?
È quindi un'opinione sacrilega supporre che l'anima e Dio siano di una stessa natura.
Cos'altro vuol dire pensare così, se non credere mutabile anche Dio?
Dobbiamo quindi credere e comprendere come verità assolutamente certa, conforme all'insegnamento della retta fede, che l'anima proviene da Dio come un essere creato da lui, non come un essere della sua stessa natura, generato o prodotto da lui in un modo quale che sia.
"Ma in qual modo - obiettano costoro - [ la Scrittura può ] affermare: [ Dio ] soffiò sul volto dell'uomo e l'uomo divenne un essere vivente, se l'anima non è una parte o addirittura la sostanza di Dio?".
Al contrario, anzi, da questo verbo sufflavit ( "soffiò" ) appare assai bene che la cosa non è così.
Quando infatti uno soffia, l'anima mette sì in moto la natura del corpo soggetta alla sua azione, ma forma il fiato mediante quella natura, non mediante se stessa; salvo che questi tali siano così tardi d'ingegno da ignorare che, quando vogliamo soffiare, anche il nostro soffio si forma mediante il movimento alternativo di aspirare ed espirare l'aria circostante.
Anche ammesso che nell'espirare noi esaliamo qualcosa derivante non dall'aria circostante che noi inspiriamo ed espiriamo, ma dalla natura del nostro proprio corpo, tuttavia la natura del corpo e quella dell'anima sono diverse, e in ciò concordano anche quegli avversari.
Per conseguenza anche in questo modo l'anima che governa e muove il corpo, è una sostanza diversa dal soffio ch'essa produce con l'emetterlo dal corpo, a lei soggetto, governandolo e movendolo, non dalla propria sostanza a cui è soggetto il corpo.
Orbene, Dio governa la creatura a lui soggetta, e l'anima - anche se in modo incomparabilmente diverso - il corpo a lui soggetto; perché quindi non potremmo comprendere piuttosto che Dio fece l'anima servendosi d'una creatura, tenuto conto di quanto afferma la Scrittura, che cioè egli la fece soffiando, dal momento che l'anima, sebbene non domini il proprio corpo come Dio domina l'universo, da lui creato, tuttavia forma il soffio imprimendo un movimento al corpo e non estraendolo dalla propria sostanza?
Potremmo affermare - sì certo - che neppure il soffio di Dio è l'anima dell'uomo, ma che Dio creò l'anima nell'uomo soffiando; tuttavia non si deve credere che gli esseri creati da Dio con la sua parola siano superiori a quelli creati con il suo soffio, poiché anche in noi la parola è superiore al soffio; nulla quindi, in base alla suddetta spiegazione, deve farci esitanti a chiamare l'anima "soffio di Dio", purché comprendiamo ch'essa non è la natura e sostanza di Dio, ma che soffiare è semplicemente creare un soffio, e che creare un soffio è lo stesso che creare l'anima.
Con questa spiegazione concorda quanto afferma Dio per mezzo di Isaia: Lo spirito infatti procederà da me e sono io che ho fatto ogni soffio, ( Is 57, 16 sec. LXX ) poiché il seguito del passo mostra ch'egli non parla di un soffio corporeo qualunque.
Infatti, dopo aver detto: Sono io che ho fatto ogni soffio, aggiunge: e a causa del peccato l'ho rattristato un poco e l'ho castigato. ( Is 57, 17 sec. LXX )
Che cosa dunque chiama soffio se non l'anima castigata e rattristata a causa del peccato?
Che vuol dire dunque: Sono io che ho creato ogni soffio? se non: "Sono io che ho creato ogni anima"?
Se dunque dicessimo che Dio è - per così dire - l'anima di questo mondo fisico, anima per la quale questo mondo sarebbe per lui come il corpo di un solo essere vivente, non sarebbe esatto dire che Dio fece l'anima umana - se non in quanto corporea - formata con l'aria, la quale, come parte del suo corpo sarebbe soggetta a lui; tuttavia ciò che Dio avrebbe dato soffiando dovremmo considerarlo non un'emanazione del suo proprio essere, ma un'emanazione dell'aria soggetta a lui come parte del suo corpo, allo stesso modo che l'anima produce il soffio non come un'emanazione di se stessa, ma servendosi d'un elemento similmente a lei soggetto, cioè del suo corpo.
Ma poiché, al contrario, noi affermiamo non solo che il corpo del mondo è soggetto a Dio ma anche che Dio trascende ogni creatura sia corporea che spirituale, dobbiamo credere che quando egli creò l'anima con il suo soffio, non la creò né traendola dalla sua propria sostanza né da elementi corporei.
Ma noi possiamo porci a buon diritto il quesito se l'anima è stata tratta da ciò che non esisteva affatto, ossia dal nulla, o da qualche essere spirituale creato da Dio ma che non era ancora un'anima.
Poiché se noi crediamo che Dio non crea più nulla dal nulla dopo aver compiuto la creazione simultanea di tutte le cose, e crediamo anche, per conseguenza, che Dio si riposò dopo aver portato a termine tutte le opere che aveva cominciato a fare, di modo che tutto ciò che avrebbe fatto in seguito lo avrebbe derivato da quelle opere [ originarie ], io non vedo in qual modo potremmo intendere ch'egli crea tutt'ora le anime dal nulla.
Oppure, si potrebbe forse dire che, tra le opere dei primi sei giorni egli creò il "giorno" occulto e - se dobbiamo credere piuttosto questa ipotesi - è la natura spirituale ed intellettuale, quella cioè del consorzio degli angeli, e inoltre il mondo, cioè il cielo e la terra, e che in quelle nature già esistenti creò le ragioni [ causali ] di tutte le altre nature ch'erano destinate ad esistere, ma non le stesse nature?
In caso diverso, se queste nature fossero state create già allora come erano destinate ad essere, non sarebbero più state destinate ad esistere.
Se la cosa sta così, tra gli esseri creati non c'era ancora alcuna natura dell'anima umana e questa cominciò ad esistere quando Dio la creò soffiando e la infuse nell'uomo.
Ma con ciò la questione non è risolta. Noi ci chiediamo ancora: Dio creò forse dal nulla la natura che si chiama anima e che prima non esisteva, nell'ipotesi che il suo fiato non sarebbe derivato da qualche sostanza soggetta alla sua azione - come dicevamo a proposito del fiato che l'anima esala dal proprio corpo - ma che il fiato sarebbe stato prodotto assolutamente dal nulla allorché Dio volle soffiare e il fiato sarebbe stato l'anima umana?
Oppure, al contrario, esisteva forse già una sostanza spirituale che - qualunque fosse la sua natura - non era ancora la natura dell'anima e per mezzo di essa fu creato il soffio di Dio identificabile con la natura dell'anima?
Allo stesso modo la natura del corpo umano ancora non esisteva prima che Dio la formasse con il fango o la polvere della terra.
La polvere o il fango non era, infatti, la carne umana ma tuttavia era qualcosa mediante la quale sarebbe potuta esser fatta la carne che ancora non esisteva.
È dunque forse probabile che tra le prime opere dei sei giorni Dio creò non solo la ragione causale del futuro corpo umano ma anche il materiale da cui sarebbe dovuto essere tratto - cioè la terra, dal cui fango o polvere sarebbe dovuto essere formato - mentre nel caso dell'anima Dio creò in quei giorni solo la ragione causale, conforme alla quale sarebbe dovuta essere creata, ma non anche una materia sui generis, con cui avrebbe dovuta essere fatta?
Se infatti l'anima fosse qualcosa d'immutabile, non ci sarebbe alcun bisogno di ricercarne una specie di materia.
Ora, invece, la sua mutabilità dimostra assai bene che talora è resa deforme dai vizi e dagli errori e, al contrario, acquista la forma mediante le virtù e la conoscenza della verità pur rimanendo nel frattempo nella propria natura per cui è anima; così anche la carne, pur rimanendo nella propria natura per cui è carne, è abbellita dalla salute e abbruttita dalle malattie e dalle ferite.
Ma questa natura [ del corpo ], prescindendo dal fatto ch'è già carne - natura cioè per cui si perfeziona diventando bella e si deteriora diventando deforme - ha avuto anche una materia, cioè la terra, da cui è stata tratta per diventare completamente carne; allo stesso modo anche l'anima, prima di diventare la precisa natura chiamata anima - la cui bellezza è la virtù, la cui bruttezza è il vizio - poté avere forse una certa materia appropriata alla sua specie di natura spirituale che non era ancora anima, allo stesso modo che la terra, da cui fu tratta la carne, era già una certa realtà, sebbene non fosse ancora carne.
6.10 In realtà però la terra, prima che da essa fosse tratto il corpo dell'uomo, riempiva già la parte inferiore del mondo, conferendo all'universo la sua totalità.
In tal modo, sebbene da essa non fosse stata tratta alcuna carne d'alcun essere vivente, tuttavia con la sua propria natura, secondo la quale questo mondo è chiamato cielo e terra, riempiva la gran macchina del mondo.
Ma che cos'è precisamente la materia spirituale, se mai ve ne fosse alcuna con cui poteva venir fatta l'anima o se mai ve n'è alcuna con cui sono fatte le anime?
Qual è il suo nome, la sua forma specifica, quale funzione ha nelle opere della creazione?
Vive essa o non vive? Se vive, che cosa fa? Che parte ha nel produrre gli effetti delle energie dell'universo?
Conduce una vita felice o miserabile? Oppure né l'una né l'altra?
Dà la vita a qualche essere? Oppure non ha neppure questa funzione e se ne sta inerte a riposo in qualcuno dei più segreti recessi dell'universo senza percezione vigilante e senza movimento vitale?
Poiché se essa non era affatto vita, come sarebbe potuta essere una sorta di materia incorporea e non vivente d'una vita futura?
O questa ipotesi è falsa o è un mistero troppo profondo!
Se, al contrario, quella materia viveva già né felicemente né miseramente, in qual modo era razionale?
Se invece fu fatta razionale quando da essa fu tratta la natura dell'anima umana, allora era vita irrazionale la materia dell'anima razionale, cioè umana?
Quale differenza c'era allora tra essa e quella di un animale bruto?
Era forse già razionale in potenza ma non ancora in atto?
Noi infatti vediamo che l'anima di un bambino, senza dubbio già anima umana, non ha cominciato ancora a far uso della ragione e tuttavia noi diciamo che è già un'anima razionale.
Perché mai, allora, non dovremmo credere che allo stesso modo nella materia, da cui sarebbe stata tratta l'anima, l'attività della coscienza era non operante, come nell'anima del bambino, che senza dubbio è già un'anima umana, non è ancora operante l'attività della ragione?
Indice |