La Genesi alla lettera |
Qui si affaccia un'altra questione: in qual modo saremo rinnovati se per mezzo di Cristo non saremo richiamati a ciò che all'origine eravamo in Adamo?
Sebbene infatti molte cose vengano rinnovate in uno stato migliore senz'essere restituite nella condizione originaria, tuttavia il loro rinnovamento avviene passando da uno stato inferiore a quello ch'esse avevano prima del rinnovamento.
Come mai dunque quel figlio [ prodigo ] era morto eppure tornò in vita, era perduto eppure fu ritrovato? ( Lc 15,32 )
E come mai gli viene portato il vestito migliore se non riceve l'immortalità che Adamo aveva perduta?
Ma in che modo Adamo perse l'immortalità, se aveva un corpo naturale?
Il corpo infatti non sarà più naturale ma spirituale quando l'attuale nostra natura corruttibile si vestirà dell'incorruttibilità, e l'attuale nostra natura mortale si rivestirà dell'immortalità. ( 1 Cor 15,53 )
Molti esegeti, messi alle strette da queste difficoltà, hanno cercato, da una parte, di sostenere la verità dell'asserzione dell'Apostolo in cui porta l'esempio del corpo naturale a proposito di questo argomento dicendo: Il primo uomo, Adamo, fu fatto una creatura vivente, ( 1 Cor 15,45 ) e da un'altra parte hanno cercato di mostrare che non è illogico affermare che l'uomo sarà rinnovato e riavrà l'immortalità allo stato originario, cioè in quello perduto da Adamo.
Costoro perciò hanno pensato che all'origine l'uomo aveva un corpo naturale, ma fu cambiato quando egli fu messo nel paradiso [ terrestre ], come saremo cambiati anche noi nella risurrezione.
Questo cambiamento - è vero - non è menzionato nel libro della Genesi, ma per mettere d'accordo i testi della Scrittura riguardanti tutte e due le affermazioni, cioè quella sul corpo naturale [ di Adamo ] e quella sul rinnovamento dei nostri corpi ricorrente in moltissimi testi della sacra Scrittura, quegli esegeti hanno creduto che la loro opinione sia una conclusione necessaria.
Ma se è valida la suddetta conclusione, invano ci sforziamo d'intendere anzitutto in senso letterale, come cioè cose realmente storiche, il paradiso con i suoi alberi e i loro frutti prescindendo dal senso figurato.
Chi infatti potrebbe credere che cibi di quella specie, ossia i frutti degli alberi, potessero essere già necessari a corpi immortali e spirituali?
Se, tuttavia, non si può trovare un'altra soluzione, noi preferiamo intendere il paradiso [ terrestre ] in senso spirituale anziché pensare che l'uomo non si rinnovi, poiché il suo rinnovamento è ricordato tante volte dalla Scrittura, o credere che riceverà uno stato che non si può dimostrare essere stato perduto da lui.
Oltre a ciò vi è la realtà della morte: i molti passi della Scrittura sono concordi nell'affermare che Adamo si meritò la morte a causa del peccato, dimostrando così che l'uomo non sarebbe stato soggetto alla morte se non avesse peccato.
In qual modo dunque sarebbe potuto essere mortale, se non doveva morire?
O in qual modo non sarebbe potuto essere mortale, se il corpo era naturale?
Ecco perché alcuni interpreti [ della Scrittura ] pensano che l'uomo meritò, per causa del peccato, non la morte del corpo ma quella dell'anima, procurata dal suo peccato.
Costoro infatti credono che l'uomo, poiché aveva un corpo naturale, sarebbe uscito da questo corpo per giungere alla pace che adesso godono i fedeli servi di Dio già morti e, alla fine del mondo, avrebbe riavuto le medesime membra rivestite d'immortalità.
In tal modo la morte del corpo sembrerebbe non un effetto del peccato, ma un fatto naturale come la morte degli altri animali.
A costoro però si oppone un'altra affermazione dell'Apostolo che dice: Il corpo è, sì, una cosa morta a causa del peccato, ma lo Spirito è vita a causa della giustificazione.
E se lo Spirito di Colui, che ha risuscitato Cristo dai morti, abita in voi, Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. ( Rm 8,10-11 )
Per conseguenza anche la morte del corpo deriva dal peccato.
Se dunque Adamo non avesse peccato, non sarebbe stato soggetto neppure alla morte del corpo e perciò avrebbe avuto anche un corpo immortale.
Come dunque quel corpo sarebbe potuto essere immortale se era un corpo naturale?
D'altra parte coloro i quali pensano che il corpo di Adamo fu cambiato da naturale in spirituale quand'era nel paradiso, non s'avvedono che non ci sarebbe stato nulla in contrario a che Adamo, qualora non avesse peccato, dopo aver vissuto nel paradiso una vita in santità e obbedienza, ricevesse la medesima trasformazione nella vita eterna, dove non avrebbe avuto più bisogno d'alimenti corporali.
Quale mai necessità dunque ci obbligherebbe ormai a intendere il paradiso in senso figurato anziché in senso proprio per sostenere che il corpo non sarebbe potuto morire se non a causa del peccato?
La verità è che l'uomo non sarebbe morto neppure quanto al corpo, se non avesse peccato.
Lo afferma chiaramente l'Apostolo: Il corpo è morto a causa del peccato; ( 1 Cor 15,45 ) ciononostante prima del peccato il corpo poteva essere un corpo naturale e dopo una vita santa poteva diventare un corpo spirituale quando l'avesse voluto Dio.
Come mai - obiettano [ quei commentatori] - si dice che noi veniamo rinnovati, se non riceviamo ciò che perse il primo uomo nel quale tutti muoiono?
Noi lo riceviamo senza dubbio in un certo senso e non lo riceviamo in un altro senso.
Sì, noi non riceviamo l'immortalità di un corpo spirituale che l'uomo non aveva ancora, ma riceviamo la giustizia da cui l'uomo è decaduto per il peccato.
Noi perciò saremo rinnovati allontanandoci dalla vecchiezza del peccato e non trasformati nel corpo naturale in cui fu fatto Adamo all'origine, ma in uno migliore, cioè in un corpo spirituale, quando diverremo simili agli angeli di Dio, ( Mt 22,30 ) quando saremo adatti ad abitare nella nostra casa celeste, ove non avremo più bisogno d'un cibo che si corrompe.
Noi dunque siamo rinnovati nello spirito della nostra mente ( Ef 4,23 ) conforme all'immagine di Colui che ci ha creati e che Adamo perse peccando.
Ma noi saremo rinnovati anche nella carne quando questo corpo corruttibile si vestirà dell'incorruttibilità ( 1 Cor 15,53-54 ) in modo da diventare un corpo spirituale in cui Adamo non era stato ancora trasformato ma era destinato ad esserlo se, a causa del suo peccato, non avesse meritato anche la morte del suo corpo materiale.
24.36 L'Apostolo dunque non dice: "Il corpo, veramente, è mortale a causa del peccato", ma: Il corpo è morto a causa del peccato. ( Rm 8,10 )
Il corpo di Adamo infatti, prima che peccasse, poteva chiamarsi mortale per un verso e immortale per un altro: cioè mortale perché poteva morire, immortale invece perché poteva non morire.
Una cosa è infatti non poter morire, come è il caso di certe nature create immortali da Dio; un'altra cosa è invece poter non morire, nel senso in cui fu creato immortale il primo uomo; questa immortalità gli era data non dalla costituzione della sua natura ma dall'albero della vita.
Dopo ch'ebbe peccato, Adamo fu allontanato dall'albero della vita con la conseguenza di poter morire, mentre, se non avesse peccato, avrebbe potuto non morire.
Mortale era dunque Adamo per la costituzione del suo corpo naturale, immortale per un dono concessogli dal Creatore.
Se infatti il corpo era naturale, era certamente mortale poiché poteva anche morire, sebbene fosse nello stesso tempo immortale poiché poteva anche non morire.
In realtà solo un essere spirituale è immortale per il fatto che non potrà assolutamente morire, e questa qualità ci è promessa solo per il futuro, vale a dire nella risurrezione.
Per conseguenza il corpo naturale, e perciò mortale di Adamo - che in virtù della giustizia sarebbe divenuto spirituale e perciò del tutto immortale - non divenne mortale a causa del peccato essendo tale anche prima, ma una cosa morta; ciò sarebbe potuto non accadere, se l'uomo non avesse peccato.
Come mai dunque l'Apostolo afferma che il nostro corpo è morto parlando di persone ancora viventi, se non perché ormai la condizione di dover morire a causa del peccato dei progenitori è inerente nei loro discendenti?
Poiché è naturale anche il nostro corpo come quello del primo uomo, ma anche nella sua condizione di corpo naturale il nostro è molto inferiore a quello di Adamo in quanto non può evitare la morte, mentre quello poteva evitarla.
Infatti, sebbene il corpo di Adamo dovesse aspettare ancora la trasformazione per divenire spirituale e ricevere la piena e perfetta immortalità in cui non avrebbe avuto bisogno di un nutrimento corruttibile, se tuttavia fosse vissuto santamente, il suo corpo sarebbe stato trasformato nello stato di corpo spirituale, non sarebbe andato incontro alla morte.
Quanto a noi, invece, anche se viviamo santamente, il nostro corpo è destinato a morire.
A causa di questa ineluttabilità, proveniente dal peccato del primo uomo, l'Apostolo non dice che il nostro corpo è mortale ma che esso è morto poiché tutti noi moriamo in quanto siamo tutti solidali con Adamo. ( Rm 5,12; 1 Cor 15,22 )
L'Apostolo dice anche: Come esige la verità che è in Gesù, voi dovete spogliarvi dell'uomo vecchio vivente secondo la condotta precedente, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici, ( Ef 4,21-22 ) vale a dire [ dovete spogliarvi ] di ciò che divenne Adamo a causa del peccato.
Osserva quindi ciò che segue: Dovete inoltre rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestirvi dell'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella verità della santità. ( Ef 4,23-24 )
Ecco ciò che Adamo perse a causa del peccato.
Noi dunque ci rinnoviamo rispetto a ciò che perse Adamo, cioè rispetto allo spirito della nostra mente; per quanto invece riguarda il corpo che viene sepolto come un corpo naturale non risorgerà spirituale, saremo rinnovati in uno stato migliore che Adamo non poté ancora raggiungere.
27.38 L'Apostolo dice ancora: Spogliandovi dell'uomo vecchio con le sue azioni rivestitevi di quello nuovo, che si rinnova nella conoscenza di Dio secondo l'immagine del suo Creatore. ( Col 3,9-10 )
Questa immagine, impressa nello spirito dell'anima nostra e perduta da Adamo a causa del suo peccato, noi la riceviamo per la grazia della giustificazione; riceviamo non un corpo spirituale e immortale, come non era ancora quello di Adamo ma come sarà quello di tutti i fedeli servi di Dio quando risorgeranno dai morti.
Questo corpo spirituale sarà il compenso per il merito perduto da Adamo.
Per conseguenza la veste migliore ( Lc 15,22 ) è la giustizia dalla quale decadde Adamo oppure, se significa la veste dell'immortalità corporale, Adamo perse anche questa quando, a causa del peccato, non poté arrivare a possederla.
Si suole dire infatti che uno ha perduto sua moglie, ma anche che uno ha perduto una carica onorifica da lui sperata avendo offeso colui dal quale sperava di riceverla.
Adamo dunque, secondo la suddetta interpretazione, aveva un corpo naturale non solo prima che fosse nel paradiso, ma anche dopo che fu messo nel paradiso, sebbene rispetto all'uomo interiore fosse spirituale conforme all'immagine del suo Creatore.
Questa qualità però la perse a causa del peccato, per cui meritò anche la morte del corpo, mentre, se non avesse peccato, avrebbe meritato anche la trasformazione in corpo spirituale.
Se infatti egli visse una vita naturale anche quanto all'anima non si può dire che veniamo rinnovati nello stato in cui era lui.
Poiché coloro ai quali è detto: Rinnovatevi nello spirito della vostra mente, ( Ef 4,23 ) sono esortati a divenire spirituali; se invece Adamo non era spirituale neppure nella sua mente, in qual modo veniamo rinnovati nello stato in cui l'uomo non fu mai?
Gli Apostoli, invece, e tutti i giusti avevano ancora - è vero - un corpo naturale ma tuttavia nell'anima vivevano spiritualmente, erano cioè rinnovati nella conoscenza di Dio, simili a lui che li aveva creati; ma non per questo essi erano immuni dal peccare qualora avessero acconsentito al male.
L'Apostolo infatti mostra che anche gli spirituali possono soccombere alla tentazione di peccare, nel passo ove dice: Fratelli, anche se per caso uno venisse sorpreso in qualche colpa, voi che siete spirituali correggetelo con spirito di dolcezza; tu però vigila su te stesso per non soccombere tu pure alla tentazione. ( Gal 6,1 )
Ho detto ciò per evitare che uno pensi sia impossibile che Adamo peccò se era spirituale riguardo alla mente, quantunque fosse naturale riguardo al corpo.
Sebbene le cose stiano così, non voglio tuttavia fare alcuna affermazione troppo frettolosa, ma preferisco aspettare per vedere se gli altri successivi passi della Scrittura non si oppongano a questa mia interpretazione.
Ora poi dobbiamo trattare una questione assai difficile relativa all'anima, per risolvere la quale si sono affaticati molti esegeti e hanno lasciato anche a noi materia in cui affaticarci.
A questo proposito non mi è stato possibile leggere tutti gli scritti di tutti coloro che su questo argomento sono potuti arrivare a una conclusione chiara e del tutto sicura, conforme alla verità delle nostre Scritture; la questione inoltre è così difficile che neanche gli scrittori, che ne dànno una soluzione esatta, sono facilmente capiti da persone come me; confesso perciò che finora nessuno mi ha convinto di pensare che non sia necessario di fare ulteriori ricerche sul problema dell'anima.
Se però adesso riuscirò a trovare e affermare qualcosa di preciso al riguardo, io non lo so; cercherò comunque di spiegare nel libro seguente ciò che mi sarà possibile se Dio aiuterà i miei sforzi.
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