La Genesi alla lettera

Indice

Libro VII

15.21 - L'anima è incorporea

La natura dell'anima umana non proviene quindi, per certo, né dalla terra, né dall'acqua, né dall'aria, né da alcuna sorta di fuoco, ma ciononostante governa gli elementi più densi del proprio corpo - cioè questa specie di terra umida che è stata cambiata in carne - mediante gli elementi più sottili del suo corpo, cioè l'aria e la luce. Poiché senza questi due sottilissimi elementi non può esserci né sensazione fisica né movimento fisico spontaneo sotto la direzione dell'anima.

Ora, allo stesso modo che il conoscere deve precedere il fare, così il sentire deve precedere il muovere.

L'anima dunque, essendo una sostanza incorporea, com'è il fuoco o meglio la luce e l'aria, per mezzo di essi agisce allora sugli elementi più densi del corpo, come l'acqua e la terra - con cui si forma la massa solida della carne - che sono più soggetti a patire che adatti ad agire.

16.22 - Senso dell'espressione: "anima vivente"

A me dunque pare [ che la Scrittura ] dice: E l'uomo divenne un essere vivente ( Gen 2,7 ) solo perché l'uomo cominciò ad avere la sensazione del proprio corpo, segno assai chiaro d'una carne animata e vivente.

Anche gli alberi infatti si muovono non solo per una forza esterna che li spinge come quando sono agitati dal vento, ma anche in forza di un moto interno che produce tutto ciò che serve alla crescita di un albero conforme alla sua specie; e mediante questo moto l'umidità è attratta nelle radici e si trasforma negli elementi costitutivi della natura dell'erba o dell'albero: nessuno di questi fenomeni avviene senza un moto interno.

Ma questo moto non è spontaneo come quello connesso alla sensazione per governare il corpo come si trova in ogni specie di animali che la Scrittura chiama esseri viventi. ( Gen 1,21 )

Se non fosse anche in noi il moto interno, i nostri corpi non crescerebbero e non produrrebbero unghie e capelli.

Ma se in noi fosse unicamente questo moto senza la sensazione e senza il moto spontaneo, la Scrittura non direbbe che l'uomo divenne un essere vivente.

17.23 - Il soffio di Dio sul volto dell'uomo

La parte anteriore del cervello, d'onde si dipartono tutti i nervi sensori, è situata vicino alla fronte, e gli organi sensori nella faccia, tranne il sensorio del tatto che è diffuso in tutto il corpo; è dimostrato tuttavia che anche questo senso si diparte dalla stessa zona anteriore del cervello dalla quale torna indietro attraverso la sommità del capo scendendo fino al midollo spinale, di cui ho parlato poc'anzi: per conseguenza ha il senso del tatto anche la faccia, come tutto il corpo eccetto i sensi della vista, dell'udito, dell'odorato e del gusto, situati solo nella faccia.

Ecco perché, a mio avviso, la Scrittura dice che Dio soffiò sul volto dell'uomo un alito vitale quando divenne un essere vivente. ( Gen 2,7 )

Infatti la parte anteriore del cervello è considerata giustamente più eccellente di quella posteriore, non solo perché quella dirige come guida e quest'altra segue, ma anche perché dalla prima deriva la sensazione mentre dall'altra ha origine il movimento, così come il progetto precede l'esecuzione.

18.24 - I tre ventricoli del cervello

E poiché non c'è alcun movimento fisico che tenga dietro alla sensazione senza intervalli di tempo, e d'altra parte non possiamo percorrere questi intervalli di tempo con moto spontaneo senza il soccorso della memoria, gli scrittori [ di medicina ] dimostrano che vi sono tre specie di ventricoli nel cervello: il primo vicino al volto, dal quale si dipartono tutti i nervi sensori; il secondo è quello posteriore situato presso la base del cervello, che regola tutti i movimenti; il terzo è sito tra gli altri due, ove gli scrittori dimostrano che ha sede la memoria, perché non avvenga che, siccome il movimento tiene dietro alla sensazione, l'uomo sia nell'impossibilità di collegare al passato ciò che deve fare, qualora si dimenticasse di quel che ha fatto.

L'esistenza di siffatti ventricoli, al dire di quegli scrittori, è dimostrata da segni sicuri, in casi in cui quelle rispettive zone del cervello sono state affette da una malattia o da un difetto patologico.

Anche quando sono menomate le funzioni della sensazione o il movimento delle membra o il ricordo dei movimenti del corpo, [ i medici ] indicano assai chiaramente la funzione di ciascuno dei ventricoli e, applicando a questi la cura [ opportuna ], hanno appurato a quale delle zone cerebrali ha giovato la cura apprestata.

L'anima tuttavia agisce su queste zone del cervello come su propri strumenti, ma non s'identifica con alcuno di detti organi; al contrario essa li guida tutti e, per mezzo di essi, provvede ai bisogni del corpo e della vita, poiché in virtù di essa l'uomo è divenuto un essere vivente.

19.25 - Superiorità dell'anima su tutto ciò che è corporeo

Quando si cerca quale sia l'origine dell'anima, ossia il materiale - per così dire - con il quale Dio formò il soffio chiamato anima, non deve venirci in mente nulla di materiale.

Poiché allo stesso modo che Dio trascende ogni creatura, così l'anima per l'eccellenza della sua natura, è superiore a ogni specie di creatura corporea.

Essa tuttavia governa il corpo per mezzo della luce e dell'aria che sono anch'essi corpi superiori agli altri corpi di questo mondo in quanto sono più simili allo spirito e hanno più la capacità di agire che non la materialità di patire, come è quella che hanno l'acqua e la terra, mentre quelli sono più simili allo spirito.

La luce fisica, per esempio, fa noto qualcosa ma lo manifesta a un essere di natura diversa dalla propria; lo manifesta cioè all'anima, ma la luce che segnala qualcosa non è l'anima.

Quando poi l'anima soffre con molestia le afflizioni del corpo, è colpita dal dispiacere che la propria attività intenta a governare il corpo è impedita dal turbamento del suo equilibrio, e questo dispiacere si chiama dolore.

Anche l'aria diffusa attraverso i nervi ubbidisce alla volontà così da mettere in moto le membra, ma non è essa la volontà.

Ugualmente la zona centrale del cervello segnala i movimenti delle membra perché se ne serbi memoria, ma non è essa la memoria.

Infine, quando queste funzioni - che sono, per così dire, a servizio dell'anima - a causa di un difetto o turbamento qualunque vengono a cessare completamente poiché non agiscono più i messaggeri delle sensazioni e gli agenti del movimento, si ha l'impressione che l'anima non ha più motivo d'essere presente [ al corpo ] e se ne allontana.

Se invece non cessano [ del tutto ], come suole avvenire nella morte, l'attenzione dell'anima ne viene disturbata, come uno che si sforzasse di riporre in piedi qualcosa che sta cadendo.

Allora, in base alla natura delle turbe che la crucciano, i medici arrivano a conoscere di quale zona delle funzioni si tratta, in modo che, se possibile, vi portino rimedio.

20.26 - L'anima non è ciò che sono gli organi del corpo

Poiché una cosa è l'anima e un'altra gli elementi corporei di cui si serve come di agenti, come di strumenti o di organi o con qualsiasi altro nome più appropriato possono chiamarsi.

La differenza appare evidente dal fatto che spesso, a causa d'una intensa concentrazione del pensiero, l'anima si distoglie da tutte le altre cose fino al punto di non accorgersi di molti oggetti situati davanti agli occhi quando sono spalancati e capaci di guardar bene.

Se poi la concentrazione è maggiore, una persona, anche se cammina, tutto a un tratto si ferma poiché distoglie la volontà dal comandare all'organo motorio, da cui erano mossi i piedi.

Se invece la concentrazione del pensiero non è così intensa da far fermare una persona che cammina e inchiodarla in un punto della strada, ma è tuttavia tale da trattenere l'anima dal fare attenzione ai movimenti del corpo segnalatile dalla zona centrale del cervello, talvolta si dimentica d'onde venga o dove vada e senza avvedersene oltrepassa la casa di campagna verso cui è diretta, pur essendo sano il corpo, ma perché è distolta verso altri oggetti.

Questa specie di particelle corporee del cielo corporeo, quelle cioè della luce e dell'aria, sono le prime a ricevere gli impulsi dell'anima che le vivifica per il fatto che, più dell'acqua e della terra, sono affini alla sostanza incorporea.

L'anima si serve di quegli elementi più vicini allo spirito per governare tutta la massa del corpo.

Se Dio ha mescolato o aggiunto al corpo dell'uomo vivente la luce e l'aria traendole dal cielo che circonda e ricopre la nostra terra, o se le ha create anch'esse dal fango come la carne, è una questione che non rientra nel nostro argomento.

È infatti ammissibile che ogni sostanza corporea può trasformarsi in ogni altra sostanza corporea, ma è assurdo credere che qualunque corpo si possa trasformare in un'anima.

21.27 - Non si deve immaginare un quarto elemento del mondo da cui deriva l'anima

Non si deve perciò dare ascolto nemmeno a coloro i quali hanno pensato che esista un quinto elemento corporeo, da cui sarebbero tratte le anime; questo elemento non sarebbe né la terra né l'aria né il fuoco - tanto quello terrestre soggetto a diversi mutamenti, quanto quello celeste puro e splendente - ma un non so qual altro essere privo di un vocabolo usuale, ma che tuttavia sarebbe un corpo.4

Se infatti coloro, che hanno questa opinione, chiamano corpo quello stesso che chiamiamo corpo anche noi, cioè una sostanza qualsiasi occupante uno spazio in lunghezza, larghezza e altezza, non solo ciò non è l'anima, ma non si deve credere neppure che l'anima sia stata fatta con questo elemento.

Poiché tutto ciò che è di simile natura, per non dir altro, può essere diviso o circoscritto con linee in qualunque sua parte; ora, se l'anima fosse capace di ciò, non potrebbe concepire affatto linee che non possano tagliarsi nel senso della lunghezza, come quelle che tuttavia sa potersi trovare nel mondo dei corpi.

21.28 - L'anima conosce se stessa interamente

L'anima però non pensa di se stessa come se fosse qualcosa di simile, dal momento che non può conoscersi, anche quando cerca di conoscere se stessa.

Quando infatti indaga se stessa, sa di fare ciò, ma non potrebbe saperlo se non si conoscesse, poiché il mezzo per indagarsi non è altro che lei stessa.

Per il fatto dunque che sa di essere alla ricerca di se stessa, certamente si conosce e perciò, quando sa d'indagare se stessa, conosce anche se stessa nell'intero suo essere, poiché a conoscersi tutta intera non è un altro essere ma è lei stessa.

Perché dunque essa s'indaga ancora, se sa che tutto il suo essere è intento a indagarsi?

Se infatti non si conoscesse, non potrebbe sapere d'essere intenta ad indagarsi, ma questo le càpita attualmente; ciò che invece cerca di sapere di sé è ciò ch'era prima o sarà in avvenire.

Dovrebbe quindi smettere ormai d'immaginare di essere un copro poiché, se fosse qualcosa di simile, si conoscerebbe come tale, dato che conosce se stessa meglio di quanto conosca il cielo e la terra, che conosce solo mediante gli occhi del proprio corpo.

21.29 - La facoltà dell'anima con cui ritiene le immagini dei corpi

Non parlo dell'altra facoltà dell'anima che possiedono - come sappiamo - anche le bestie e gli uccelli del cielo quando tornano alle loro stalle o ai loro nidi; grazie a questa facoltà l'anima riceve le immagini di tutte le cose materiali e questa facoltà non è affatto simile ad alcuna sostanza materiale.

Tuttavia proprio questa facoltà, in cui restano impresse le immagini delle cose materiali, dovrebbe essere piuttosto simile a un essere materiale.

Ma se questa facoltà non è corporea, poiché di certo quelle immagini corporee non solo restano impresse nella memoria, ma se ne possono formare ancora innumerevoli altre a volontà, quanto più l'anima non può essere simile a un corpo a causa di qualunque altra sua facoltà!.

21.30 - L'anima è spirito vitale

Se invece, secondo l'opinione di certi scrittori, è un corpo tutto ciò che esiste, cioè ogni sostanza e ogni natura, dovremmo certamente respingere questo modo di esprimerci per evitare di non essere in grado di trovare dei termini per distinguere dai corpi gli esseri che non lo sono.

D'altra parte non dovremmo preoccuparci eccessivamente riguardo a una parola.

Anche noi infatti diciamo che l'anima - qualunque cosa essa possa essere - non è alcuno dei ben noti quattro elementi che sono evidentemente dei corpi, ma non è neppure ciò che è Dio.

Ma cosa sia non lo si vede meglio che chiamandola anima o spirito vitale.

A "spirito" si aggiunge "vitale" perché anche l'aria è chiamata spesso spiritus, cioè "spirito".

D'altronde si è dato il nome di "anima" anche all'aria, sicché è impossibile trovare più un termine per denotare con proprietà questa sostanza, che non è né corpo né Dio, né vita priva di sensazione - quale apparentemente si trova negli alberi - né vita senza intelligenza razionale - come si trova nelle bestie - ma una vita adesso inferiore a quella degli angeli, destinata però a divenire uguale alla loro, se vivrà secondo i comandamenti del suo Creatore.

21. 31 - Conclusioni sulla natura dell'anima

Tra incertezze si ricerca quale sia l'origine dell'anima, cioè con quale materia - diciamo così - è stata fatta o con quale sostanza completa e beata sia stata fatta oppure se è stata fatta completamente dal nulla; ciononostante non si deve mettere affatto in dubbio che, se l'anima era qualcos'altro prima di essere anima, qualunque cosa essa fosse, fu fatta da Dio e che nella sua essenza attuale è stata fatta da Dio per essere anima vivente.

Infatti o non era nulla in precedenza o non era ciò che è adesso.

Ma abbiamo ormai spiegato a sufficienza la parte della questione in cui ci siamo chiesti che cosa potrebbe chiamarsi materia con cui l'anima è stata fatta.

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4 Cicerone, Tuscul. 1, 10, 22. 17, 41. 26, 65. 27, 66