La Genesi alla lettera |
Ora, se l'anima non esisteva affatto [ in precedenza ], si deve cercare in qual senso può intendersi quanto si diceva, cioè che la sua ragione causale fu creata tra le prime opere di Dio fatte in sei giorni, quando Dio creò l'uomo a sua immagine; ma questa immagine non può spiegarsi esattamente se non rispetto all'anima.
Quando perciò affermiamo che Dio, nel creare simultaneamente tutte le cose, non creò proprio le nature e le sostanze destinate ad esistere in seguito ma piuttosto certe ragioni causali degli esseri futuri, dobbiamo aver paura di dar l'impressione di dire cose prive di senso.
Quali sono in realtà siffatte ragioni causali secondo le quali potrebbe dirsi che Dio aveva già fatto a sua immagine l'uomo di cui non aveva ancora formato il corpo mediante il fango e nel quale non aveva ancora infuso il soffio creando così l'anima?
E per dire il vero, anche se il corpo umano aveva una ragione causale occulta, in virtù della quale doveva essere formato in futuro, esisteva però anche il materiale con cui doveva essere formato, cioè la terra in cui è facile capire che quella ragione era nascosta come in un seme.
Ma dell'anima che doveva essere creata, cioè del soffio che doveva esser creato per divenire anima umana, quale ragione causale era stata nascosta originariamente nella terra quando Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza ( Gen 1,26 ) - somiglianza che può intendersi rettamente solo rispetto all'anima - se non c'era alcuna sostanza con cui potesse essere creata?
Se infatti quella ragione causale era in Dio e non in una creatura, allora non era stata creata.
In che senso dunque [ la Scrittura ] dice: Dio fece l'uomo a propria immagine? ( Gen 1,27 )
Se invece era già nella creazione, cioè nelle stesse cose già create simultaneamente da Dio, in quale creatura essa era?
In una creatura spirituale o in una materiale? Se era in una creatura spirituale, agiva forse in qualche modo negli esseri corporei del mondo sia celesti che terrestri?
Oppure non vi esercitava alcuna attività prima che l'uomo fosse creato nella sua propria natura, allo stesso modo che nell'uomo già vivente di vita personale esiste occulta e inattiva la potenzialità di generare che non agisce se non nell'amplesso sessuale e nel concepimento?
Oppure anche quella creatura spirituale, in cui era nascosta questa ragione, non produceva nulla della sua opera?
Ma a che scopo era stata creata? Forse per contenere la ragione causale della futura o delle future anime umane, come se non potessero esistere in se stesse ma solo in una creatura vivente di vita propria, come la facoltà di generare non può essere se non nelle nature già esistenti e complete?
Genitrice dell'anima sarebbe stata dunque costituita una creatura spirituale, in cui fosse la ragione causale dell'anima futura, che però non dovrebbe esistere se non quando Dio la crea per infonderla nell'uomo.
Anche nel caso della procreazione umana, a creare e formare il prodotto del seme oppure immediatamente della stessa prole è solo Dio mediante la sua Sapienza che per la sua purezza si diffonde e penetra dappertutto e per questo nulla d'inquinato s'infiltra in essa, ( Sap 7,24-25 ) mentre si estende da un confine all'altro con forza e governa con dolcezza ogni cosa. ( Sap 8,1 )
Ma io non so come si possa comprendere che fu creata per quest'unico scopo una non so quale creatura spirituale che non è ricordata tra le opere create da Dio nel corso di quei giorni, sebbene la Scrittura affermi che Dio creò l'uomo nel sesto giorno, ma allora Dio non lo aveva creato nella sua propria natura, sibbene solo nella sua ragione causale insita nella creatura che non è menzionata [ nella Scrittura ].
C'era infatti un motivo maggiore perché dovesse essere menzionata proprio essa che era stata portata alla perfezione in modo che non si dovesse aspettare più a farla conforme a una ragione causale, che sarebbe stata anteriore a lei.
Se il "giorno" creato da Dio all'origine viene inteso rettamente come un essere spirituale e intellettuale, potrebbe darsi che Dio quando fece l'uomo a sua immagine il sesto giorno, inserì in quella natura spirituale e intellettuale la ragione causale dell'anima che doveva essere creata in seguito?
Avrebbe egli, così, fissato in precedenza la ragione causale e formale, conforme alla quale avrebbe creato l'uomo dopo i sette giorni e in tal modo si potrebbe pensare ch'egli creò la ragione causale del corpo dell'uomo nella sostanza della terra e la ragione causale dell'anima nella natura del primo "giorno"?
Ma dire ciò non equivale forse a dire che lo spirito angelico è in un certo senso padre dell'anima umana, se nella creatura spirituale è precostituita la ragione causale dell'anima umana da creare, allo stesso modo che nell'uomo è la ragione causale della sua prole futura?
Per conseguenza, progenitori dei corpi umani sarebbero gli uomini, e delle anime gli angeli, mentre Dio sarebbe il creatore sia dei corpi che delle anime, ma degli uomini per il tramite degli uomini, delle anime invece per il tramite degli angeli.
O forse possiamo dire che Dio sarebbe creatore del primo corpo umano tratto dalla terra e della prima anima umana tratta dalla natura angelica, nei quali esseri avrebbe fissato precedentemente le ragioni causali dei corpi e delle anime, quando all'origine fece l'uomo tra gli esseri, creati tutti da lui simultaneamente, in seguito avrebbe infine creato gli uomini mediante gli uomini, traendo il corpo dal corpo e l'anima dall'anima?
È un problema spinoso poiché è difficile capire come l'anima potrebbe esser figlia d'un angelo o degli angeli, ma è molto più difficile capire come potrebbe essere figlia del cielo corporeo o, ancor peggio, del mare e della terra!
Se quindi è assurdo pensare che Dio creasse la ragione causale dell'anima nella natura angelica, molto meno si può ammettere che la ragione causale dell'anima fosse creata anteriormente in qualche creatura corporea quando Dio fece l'uomo a propria immagine, prima che al momento voluto infondesse col suo soffio l'anima al corpo formato col fango.
Vediamo dunque se per caso si possa affermare con verità - come a me pare certamente più accettabile per la ragione umana - che Dio, tra le prime opere da lui create tutte simultaneamente, creò anche l'anima umana che a tempo debito avrebbe infusa nelle membra del corpo formato con il fango.
Di questo corpo, tra tutte le opere create simultaneamente, Dio aveva creato la ragione causale, conforme alla quale fece il corpo umano allorché dovette essere fatto.
Ora l'espressione della Scrittura: a propria immagine possiamo intenderla nel suo giusto senso solo in rapporto all'anima, allo stesso modo che l'altra: maschio e femmina solo in rapporto al corpo.
Se dunque non vi si oppone alcuna autorità della sacra Scrittura o un argomento vero della ragione, si deve credere che l'uomo fu creato il sesto giorno nel senso che la ragione causale del corpo umano era già stata creata negli elementi del mondo, ma che l'anima era già stata creata nel suo essere come all'inizio era già stato creato il "giorno" e che, una volta creata, restò nascosta tra le opere di Dio finché, al momento voluto, Dio non l'avrebbe infusa con il soffiare, cioè con l'ispirare l'alito nel corpo formato col fango.
Ma a questo punto dobbiamo considerare un nuovo problema di una certa importanza.
Se infatti l'anima era già stata creata e celata, dove avrebbe potuto stare meglio che dove si trovava?
Che ragione c'era dunque perché l'anima, vivente nell'innocenza, dovesse essere infusa - per darle vita - nella carne, in cui peccando avrebbe offeso il proprio Creatore con il risultato di meritare il castigo della fatica e il tormento della condanna?
È forse necessario dire che l'anima è propensa per sua spontanea volontà verso il corpo per governarlo e che in questa vita con il corpo - in quanto la si può vivere sia nella giustizia che nell'iniquità - avrebbe potuto avere, a seconda di quanto avrebbe scelto, o il premio della sua giustizia o il castigo della sua iniquità?
Siffatta ipotesi non sarebbe forse contraria all'affermazione dell'Apostolo in cui dice che quanti non sono ancora nati non hanno fatto nulla di bene o di male? ( Rm 9,11 )
Infatti la propensione spontanea dell'anima verso il corpo non è ancora un'azione giusta o malvagia di cui si debba rendere conto nel giudizio di Dio, nel quale ciascuno riceverà la ricompensa delle opere compiute mediante il corpo, sia in bene che in male. ( 2 Cor 5,10 )
Perché dunque non avanzare un'ulteriore ipotesi, che cioè l'anima sia venuta nel corpo per ordine di Dio?
In tal modo, se nel corpo essa volesse agire secondo i precetti di Dio, riceverebbe in ricompensa la vita eterna e la compagnia degli angeli; se invece li disprezzasse, subirebbe il castigo più che giusto sia d'una pena di lunga durata sia del fuoco eterno?
Oppure - poiché il fatto stesso di aver ubbidito a Dio è di certo già un'azione buona - potrebbe darsi che questa ipotesi fosse contraria all'affermazione che coloro i quali non sono ancora nati, non hanno fatto nulla né di bene né di male?
Se le cose stanno così, potremo ammettere altresì che l'anima non fu originariamente creata in uno stato tale da avere la prescienza delle proprie azioni futuribili o buone o cattive.
Poiché non è affatto credibile che l'anima potesse avere la tendenza a vivere di propria volontà in un corpo, se avesse preveduto che avrebbe commesso certi peccati per cui sarebbe stata punita giustamente con un castigo eterno.
È di certo giusto lodare in tutte le cose il Creatore che ha fatto assai buone tutte le cose.
Egli poi non dev'essere lodato solo per gli esseri ai quali ha dato la prescienza, dal momento che viene lodato anche per aver creato le bestie, alle quali è superiore la natura umana anche con i peccatori che si trovano in casa.
È infatti la natura umana che deriva da Dio e non l'iniquità nella quale l'uomo s'impaccia da se stesso abusando del libero arbitrio, ma se l'uomo non avesse il libero arbitrio, avrebbe anche minore eccellenza nell'universo.
Poiché dobbiamo immaginare una persona che vive santamente anche se priva della prescienza del futuro e in siffatta condizione bisogna osservare come - per l'eccellenza della buona volontà - non venga impedita di vivere rettamente e piacere a Dio, per il fatto che, pur ignorando il futuro, egli vive in virtù della fede.
Chi dunque negasse l'esistenza d'una creatura di tale specie tra gli esseri del mondo, si opporrebbe alla bontà di Dio.
Chi poi nega che una tale creatura subisce delle pene in castigo dei peccati, è nemico della giustizia di lui.
Ma se l'anima viene creata per esser mandata nel corpo, possiamo domandarci se vi sia costretta contro la sua volontà.
È però preferibile supporre ch'essa abbia questa volontà per sua natura, cioè che la natura in cui viene creata è tale ch'essa lo vuole, come per noi è naturale il desiderio di vivere; vivere male, al contrario, non appartiene di certo alla natura come una sua proprietà, ma alla volontà perversa, meritevole giustamente di castigo.
È dunque inutile chiedersi con quale - diciamo così - quasi - materia è stata fatta l'anima, se possiamo supporre con ragione ch'essa fu creata tra le opere primordiali di Dio, quando fu creato il "giorno" poiché, allo stesso modo che furono creati gli esseri che non esistevano, così fu creata anche l'anima insieme con quelli.
Ma se c'era anche una materia formabile, non solo corporale ma altresì spirituale che, rispetto alla sua formazione, avesse una priorità non di tempo ma di origine, come la voce ha priorità rispetto al canto - anch'essa, tuttavia, creata solo da Dio, dal quale ha l'essere ogni cosa - che cosa è più logico supporre se non che l'anima è stata creata mediante una materia spirituale?
Se uno invece non vuole ammettere che l'anima fu creata solo quando fu infusa nel corpo già formato, veda che cosa può rispondere a chi gli chiede da che cosa fu tratta.
Potrà rispondere che Dio fece o fa qualcosa dopo aver portato a termine tutte le opere della creazione; in questo caso deve riflettere come spiegare che l'uomo fu creato il sesto giorno a immagine di Dio - e ciò non può intendersi nel giusto senso se non rispetto all'anima - ossia deve dire in quale sostanza fu creata la ragione causale dell'anima che ancora non esisteva.
Oppure risponderà che l'anima fu creata non dal nulla ma da qualcosa già esistente; ma in questo caso incontrerà difficoltà nel cercare quale fosse quella sostanza, se fisica o spirituale e rispondere ai quesiti da me considerati più sopra. Resterà sempre, inoltre, la difficoltà d'indagare ancora in quale sostanza degli esseri, creati originariamente nei sei giorni, Dio fece la ragione casuale dell'anima, che ancora non aveva creata dal nulla o tratta da qualche cosa.
Se [ l'eventuale oppositore ] vorrà evitare questa difficoltà dicendo che nel sesto giorno fu anche fatto l'uomo col fango, ma che la Scrittura ricorda ciò in seguito solo per ricapitolare [ le opere di Dio ], deve considerare che cosa rispondere a proposito della donna, poiché la scrittura dice: Dio li creò maschio e femmina e li benedisse. ( Gen 1,27-28 )
Se infatti risponderà che la donna fu creata venendo tratta da una costola dell'uomo, deve tener presente come potrà affermare che nel sesto giorno furono creati gli uccelli, i quali furono condotti ad Adamo, dal momento che la Scrittura insegna che ogni specie di uccelli fu creata il quinto giorno venendo tratta dalle acque; deve parimenti spiegare come al sesto giorno furono create anche le piante nel paradiso, mentre la Scrittura assegna la creazione di quelle piante al terzo giorno.
Deve inoltre considerare che cosa vogliono dire le parole della Scrittura: Il Signore fece germogliare dal suolo ogni sorta d'alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, ( Gen 2,9 ) come se quelli che aveva fatto germogliare dal suolo il terzo giorno non fossero graditi alla vista e buoni per mangiare, pur essendo tra le opere che fece Dio, e le fece tutte assai buone.
Dovrà anche spiegare che cosa vuol dire: Dio formò ancora dal suolo ogni specie delle bestie dei campi e ogni specie d'uccelli del cielo, ( Gen 2,19 ) come se ancora non esistessero tutti quegli esseri ch'erano stati prodotti prima o piuttosto come se nessuno di loro fosse stato prodotto in precedenza.
Poiché la Scrittura non dice: "E Dio formò dalla terra ogni altra specie di uccelli del cielo", come se questi non fossero quelli che non erano stati prodotti dalla terra il sesto giorno o dall'acqua il quinto giorno; [ la Scrittura ] dice invece: ogni specie di bestie e ogni specie d'uccelli. ( Gen 2,4-5 )
Quel tale deve inoltre riflettere come Dio fece tutte le cose in sei giorni: nel primo fece il "giorno", nel secondo il firmamento, nel terzo la materia del mare e della terra e anche l'erba e gli alberi germoglianti dalla terra, nel quarto i luminari [ del cielo ] e le stelle, nel quinto gli animali acquatici, nel sesto quelli terrestri.
Ma come mai in seguito la Scrittura dice: Quando fu creato il giorno, Dio creò il cielo e la terra e ogni sorta di verzura dei campi, ( Gen 2,4-5 ) dal momento che, quando fu creato il giorno, Dio non creò se non il giorno stesso?
In qual modo inoltre Dio creò ogni specie di verzure dei campi prima che fossero sulla terra, e ogni sorta di fieno prima che germogliasse?
Chi infatti non direbbe che il fieno fu creato quando germogliò e non prima che germogliasse, ( Sir 18,1 ) se le parole della Scrittura non glielo impedissero?
Si ricordi inoltre che la Scrittura dice: Colui che vive in eterno ha creato ogni cosa simultaneamente, e veda come si possano dire create simultaneamente cose la cui creazione è separata da spazi temporali non solo di ore ma anche di giorni.
Egli dovrebbe preoccuparsi anche di mostrare come sono vere ambedue le affermazioni che possono sembrare contrarie, cioè che Dio si riposò da tutte le sue opere il settimo giorno, come afferma il libro della Genesi ( Gen 2,2 ) e che Dio agisce senza interruzione, come afferma il Signore. ( Gv 5,17 )
Consideri altresì come la Scrittura dice essere state iniziate le medesime opere che dice essere state portate a compimento.
A motivo di tutte queste affermazioni della sacra Scrittura, di cui nessuno, tranne gli infedeli e gli empi, mette in dubbio la veracità, siamo stati indotti ad affermare che all'origine del mondo Dio creò dapprima tutti gli esseri simultaneamente, alcuni direttamente nella propria natura, altri nelle loro cause preesistenti.
In tal modo l'Onnipotente creò non solo gli esseri presenti ma anche quelli futuri e si riposò dopo averli creati, affinché in seguito, avendone cura e governandoli, creasse anche l'ordine dei tempi e degli esseri temporali, poiché da una parte li aveva portati a compimento nel senso che aveva determinato i limiti di tutte le specie di creature e dall'altra li aveva cominciati in relazione alla loro propagazione attraverso i secoli e così, per il fatto di averli portati a termine, si riposò, e per il fatto di averli cominciati, agisce ancora al presente.
Ma se queste affermazioni [ della Scrittura ] possono essere interpretate in un senso migliore, non solo non mi oppongo, ma lo accetto anche favorevolmente.
Riguardo tuttavia all'anima che Dio infuse all'uomo soffiando col suo alito sul volto di lui, non affermo per ora nulla di definitivo, tranne quanto segue: essa proviene da Dio ma senza essere la sostanza di lui; è incorporea, non è - in altre parole - un corpo ma uno spirito; questo spirito però non è generato né procede dalla sostanza di Dio, ma è stato creato da lui, in modo però che nessuna natura corporea o anima irrazionale fosse trasformata nella sua natura e perciò è tratto dal nulla; l'anima è immortale secondo un certo modo di vita ch'essa non può perdere affatto; tuttavia, a causa d'una certa mutabilità per cui può diventare peggiore o migliore, si potrebbe pensare altresì che è mortale, poiché la vera immortalità la possiede solo Colui del quale la Scrittura dice in senso specifico: Il solo che possiede l'immortalità. ( 1 Tm 6,16 )
Le altre spiegazioni da me esposte e dibattute in questo libro dovrebbero riuscire utili al lettore nel senso che o può sapere come siano da indagare, senza affermare nulla di avventato, le cose che la Scrittura non esprime con chiarezza, oppure, se questo mio modo di ricercare non gli piace, sa qual è il metodo da me usato nella ricerca in modo che se può insegnarmene [ uno migliore ], non me lo rifiuti, e se invece non lo può, ricerchi insieme con me qualcuno dal quale possiamo imparare ambedue.
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