La Genesi alla lettera |
Il Signore inoltre disse: Non è bene che l'uomo sia solo; facciamogli un aiuto simile a lui.
E Dio formò ancora dalla terra tutte le bestie dei campi e tutti gli uccelli del cielo e li condusse ad Adamo per vedere come li avrebbe chiamati.
E in qualunque modo chiamò ogni essere vivente, quello è il suo nome.
Adamo dunque diede un nome a tutte le bestie domestiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche.
Ma per l'uomo non si trovava un aiuto che fosse simile a lui.
Dio allora fece scendere un sonno profondo in Adamo che si addormentò; Dio gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto.
E il Signore Dio con la costola tolta ad Adamo formò la donna e la condusse ad Adamo.
Adamo allora disse: Questa sì è ora osso delle mie ossa e carne della mia carne; essa si chiamerà "donna", perché è stata tratta dall'uomo.
L'uomo perciò abbandonerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e saranno due in una carne sola. ( Gen 2,18-24 )
Se per il lettore sono di qualche utilità le considerazioni messe per scritto nei libri precedenti, non è necessario intrattenerci più a lungo [ a spiegare ] la frase: Dio formò ancora dalla terra tutte le bestie dei campi e tutti gli uccelli del cielo.
Nei libri precedenti infatti abbiamo già spiegato - per quanto ci è stato possibile - perché la Scrittura usa [ l'avverbio ] ancora, cioè a causa della creazione originaria delle creature, compiuta nei sei giorni, quando tutte le cose furono simultaneamente portate alla perfezione e incominciate nelle loro ragioni causali, di modo che in seguito quelle cause sarebbero state condotte a produrre il loro effetto.
Se però uno crede che questo problema debba avere una soluzione diversa, vorrei solo che considerasse attentamente tutti gli argomenti esaminati da noi per formarci questa opinione.
Se in base alle sue riflessioni potrà esporre chiaramente un'opinione più plausibile, non solo non dovremo opporci ma congratularci con lui.
Qualcuno invece potrà stupirsi che la Scrittura non dica: "Dio formò ancora dalla terra tutte le bestie dei campi e dalle acque tutti gli uccelli del cielo", ma s'esprime come se Dio avesse formato ambedue le specie di animali con la materia della terra, poiché dice: E Dio formò dalla terra tutte le bestie dei campi e tutti gli uccelli del cielo. ( Gen 2,19 )
Costui però dovrebbe notare bene che questa omissione può spiegarsi in due modi; primo: l'autore può aver tralasciato adesso di dire da qual materiale Dio formò gli uccelli del cielo, poiché il lettore potrebbe comprendere che, anche se manca un'esplicita menzione, non si deve intendere che Dio formò dalla terra ambedue le specie di animali ma solo le bestie dei campi; in tal modo, anche se la Scrittura non lo dice, comprendiamo con quale materiale Dio formò gli uccelli del cielo poiché sappiamo che furono prodotti mediante le acque nella creazione originaria delle ragioni causali.
Il secondo modo di spiegare la frase può essere il seguente: si può supporre che il termine "terra" è qui preso nel senso generico per denotare anche le acque, come nel Salmo in cui, dopo aver esortato le creature del cielo a lodare Dio, il Salmista si rivolge alla terra dicendo: Lodate il Signore dalla terra voi, dragoni e voi tutti, abissi ecc., ( Sal 148,7 ) senza poi dire: "Lodate il Signore dalle acque".
È lì infatti che sono gli abissi, i quali lodano il Signore dalla terra.
È lì ugualmente che sono i rettili e i volatili pennuti che tuttavia lodano il Signore dalla terra.
Conforme a questo significato generico del termine "terra" - in cui è usato anche per denotare tutto il mondo nell'espressione [ della Scrittura ]: Dio, che fece il cielo e la terra - qualunque essere creato sia dalla terra asciutta che dalle acque può intendersi giustamente creato dalla terra.
Adesso dobbiamo vedere in che senso si devono intendere le parole di Dio quando disse: Non è bene che l'uomo sia solo; facciamogli un aiuto simile a lui. ( Gen 2,18 )
Forse che Dio disse ciò pronunciando delle parole e delle sillabe per la durata di un certo tempo? o forse l'agiografo accenna qui alla ragione causale che si trovava all'origine nel Verbo di Dio conforme alla quale la donna sarebbe dovuta essere creata così, ragione causale espressa anche dalla Scrittura allorché dice: E Dio disse: Sia fatto ( Gen 1,3 ) [ questo o quello ] quando tutte le cose erano create nel principio?
Oppure disse forse Dio queste parole nella mente dell'uomo stesso, come parla a certi suoi servi nell'intimo loro?
Di servi di tal genere era pure colui che nel Salmo dice: Ascolterò che cosa dirà in me il Signore Iddio. ( Sal 85,9 )
Oppure di questa cosa fu fatta forse una rivelazione all'uomo nel suo intimo per mezzo di un angelo con voci somiglianti a quelle fisiche benché la Scrittura non dica se ciò avvenne in sogno o in estasi - poiché simili rivelazioni sono fatte di solito in questo modo in quegli stati -; oppure ciò avvenne forse in qualche altro modo, come avvengono le rivelazioni fatte ai profeti, delle quali troviamo scritto: E mi disse l'angelo che parlava in me. ( Zc 2,3 )
Oppure una vera voce si fece udire forse mediante una creatura corporea, come la voce proveniente dalla nube: Questi è il Figlio mio? ( Mt 3,17 )
Noi non possiamo sapere con certezza quali di queste forme possibili è quella realmente avveratasi.
Dobbiamo tuttavia ritenere senz'ombra di dubbio non solo che Dio disse quelle parole ma altresì che, se le disse servendosi d'una voce fisica oppure di una apparenza di voce risonante nel tempo, Dio non le disse per mezzo della propria sostanza, ma per mezzo di una creatura soggetta al suo dominio, come abbiamo spiegato nel libro precedente.
Dio infatti apparve anche in seguito a santi personaggi ora con capelli candidi come lana, ora con la parte inferiore del busto brillante come bronzo splendente, ( Ap 1,14-15 ) ora in un modo ora in un altro.
In queste visioni tuttavia Dio non si mostrò agli uomini con la propria sostanza, per cui è ciò che egli è, ma per mezzo di esseri da lui creati e a lui soggetti e si mostrò e parlò come volle mediante sembianze di forme e di voci corporee.
È questa una verità del tutto evidente per tutti coloro che credono fedelmente o capiscono chiaramente che la sostanza eternamente immutabile della Trinità non si muove né attraverso il tempo né attraverso lo spazio, sebbene muova gli esseri attraverso il tempo e lo spazio.
Non dobbiamo dunque cercare più in qual modo Dio pronunciò quelle parole ma piuttosto di capire che cosa disse.
La Verità eterna, per mezzo della quale è stata creata ogni cosa, ci assicura ch'era necessario fosse creato per l'uomo un aiuto simile a lui.
Per mezzo di questa Verità eterna intende quelle parole chi può conoscere in essa la ragione per cui una creatura è stata fatta.
Orbene, se ci chiediamo per quale motivo era necessario quell'aiuto, con ragione ci si presenta alla mente solo quello della procreazione dei figli, così come la terra è d'aiuto al seme per la produzione d'una pianta dall'unione dell'una e dell'altro.
Questo motivo era già stato indicato anche nella creazione originaria delle cose: Dio li creò maschio e femmina e li benedisse dicendo: Crescete e moltiplicatevi, riempite la terra e assoggettatela. ( Gen 1,27-28 )
Questa ragione della creazione e dell'unione del maschio e della femmina, come pure la benedizione, non fu abrogata neppure dopo il peccato dell'uomo e dopo il suo castigo.
Proprio in virtù di quella benedizione la terra è ora piena di uomini che l'assoggettano.
In realtà, sebbene la Scrittura ricordi che [ i nostri progenitori ] ebbero rapporti sessuali e generarono figli solo dopo essere stati cacciati dal paradiso, io tuttavia non vedo che cosa avrebbe potuto impedire che per loro ci fosse un'onorata unione matrimoniale e il talamo intemerato ( Eb 13,4 ) anche nel paradiso.
Dio infatti, se fossero vissuti nella fedeltà e nella giustizia e lo avessero servito nell'ubbidienza e nella santità, avrebbe concesso loro di generare figli con il loro seme senza l'ardore disordinato della concupiscenza, senza la fatica e il dolore del parto.
In tal caso non si sarebbe trattato di raggiungere lo scopo di avere figli che succedessero ai genitori alla loro morte.
Si sarebbe ottenuto piuttosto il risultato che coloro, i quali avessero generato dei figli, sarebbero rimasti nel fiore degli anni e avrebbero mantenuto il loro vigore fisico mangiando i frutti dell'albero della vita piantato nel paradiso e i loro figli sarebbero giunti al medesimo stato fino a quando, raggiunto un determinato numero di persone, se tutti fossero vissuti nella giustizia e nell'ubbidienza, si sarebbe prodotta la trasformazione per cui i corpi naturali si sarebbero cambiati in un'altra qualità, senza passare affatto attraverso la morte per il fatto d'aver ubbidito a ogni cenno dello spirito che li guidava, che da solo dava loro la vita, senza il sostentamento d'un cibo corporeo, e così quei corpi sarebbero divenuti ciò che si chiama "corpo spirituale".
Ciò sarebbe potuto avvenire, se la trasgressione del precetto non avesse meritato il castigo della morte.
Coloro i quali non credono che ciò non sarebbe stato possibile, non considerano se non il corso ordinario della natura qual è dopo il peccato e il castigo dell'uomo; noi però non dobbiamo essere nel numero di coloro che non credono se non ciò che sono abituati a vedere.
Chi potrebbe infatti dubitare che non potesse essere accordato all'uomo il privilegio, di cui abbiamo parlato, se fosse vissuto nell'ubbidienza e nella fedeltà, se non dubita che Dio concesse agli abiti degli Israeliti di conservarsi nello stato primitivo in modo che per lo spazio di quarant'anni non subirono alcun logorìo per l'invecchiamento? ( Dt 29,5 )
Perché dunque [ i nostri progenitori ] ebbero rapporti sessuali solo dopo essere usciti dal paradiso?
Si può rispondere facilmente che la ragione sta nel fatto ch'essi subito dopo la creazione della donna e prima di aver rapporti sessuali commisero la trasgressione, per causa della quale furono destinati alla morte e furono cacciati dal luogo della loro felicità.
La Scrittura in realtà non determina il tempo intercorso tra la loro creazione e la nascita del loro figlio Caino.
Uno potrebbe anche dire che Dio non aveva ancora dato loro l'autorizzazione ad unirsi nell'amplesso coniugale.
Poiché mai infatti non avrebbero dovuto aspettare d'essere autorizzati da Dio per unirsi intimamente nel loro sesso dal momento che non c'era nessuna spinta della concupiscenza proveniente dalla carne ribelle?
Dio poi non aveva dato loro l'autorizzazione per quell'unione poiché disponeva ogni cosa conforme alla sua prescienza con cui prevedeva senza dubbio anche la loro caduta, per effetto della quale si sarebbe dovuto propagare il genere umano come una stirpe destinata ormai alla morte.
Ora, se la donna non fu fatta per esser d'aiuto all'uomo al fine di generare figli, per aiutarlo a fare cos'altro fu creata?
Nell'ipotesi che fosse stata creata per coltivare la terra insieme con lui, non esisteva ancora il lavoro che esigeva l'aiuto d'un altro e, se ce ne fosse stato bisogno, sarebbe stato migliore l'aiuto d'un maschio.
Lo stesso potrebbe dirsi del conforto [ di un altro ], se per caso [ Adamo ] si fosse tediato della solitudine.
Quanto più conveniente sarebbe stato che, per vivere e conversare insieme, abitassero sotto lo stesso tetto due amici anziché un uomo e una donna!
Se invece fosse stato necessario per la convivenza dei due che uno comandasse e l'altro ubbidisse per evitare che un contrasto della volontà turbasse la pace della famiglia e per conservare la concordia, non sarebbe mancata nemmeno la disposizione naturale per il fatto che l'uno era stato creato prima e l'altro dopo, soprattutto se l'altro era stato creato venendo tratto dal primo, come era il caso della donna.
Nessuno certamente dirà che Dio avrebbe potuto creare con la costola dell'uomo soltanto una donna e non anche un uomo, se lo avesse voluto.
Non vedo, per conseguenza, in qual senso la donna fu creata come aiuto per l'uomo, se si toglie il motivo di generare figli.
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