Lettere |
Scritta tra il 405 e il 411.
Agostino domanda ad Emerito d'indicare il motivo della loro separazione ( n. 1-3 ) e di non lamentarsi delle persecuzioni ma piuttosto di ricordare i delitti della sua setta ( n. 4-10 ).
Agostino saluta l'amatissimo e diletto fratello Emerito
Quando sento dire che uno, dotato d'ingegno e di cultura nelle scienze liberali ( per quanto non risieda in ciò la salvezza dell'anima ), in merito ad una questione facilissima la pensa contrariamente a quel che esige la verità, quanto più mi stupisco, tanto più ardo dal desiderio di conoscere questa persona e trattenermi in conversazione con essa.
Se però ciò non mi è possibile, desidero raggiungere la sua mente ed essere raggiunto a mia volta per mezzo di lettere che volano lontanissime.
Siccome sento dire che tu sei una persona siffatta, mi duole saperti staccato dalla Chiesa Cattolica, ch'è sparsa su tutta la terra come fu preannunciato dallo Spirito Santo.
Ora è certo che a una gran parte dell'impero romano, per non dire anche ai popoli barbari, verso i quali pure si dichiarava debitore l'apostolo Paolo ( Rm 1,14 ) e coi quali siamo strettamente uniti nella nostra comunione della fede cristiana, è del tutto sconosciuta la setta di Donato, come pure è certo che non sanno affatto quando e per quale causa è nato questo scisma.
Se non dichiari che tutti questi Cristiani sono certamente innocenti delle colpe che voi rinfacciate agli Africani, sei costretto a riconoscere che tutti voi siete macchiati dalle male azioni di tutti gli altri, dal momento che presso di voi i perversi, per usare l'espressione più benevola, restano ignoti.
Voi infatti non allontanate alcuno dalla vostra comunione o lo allontanate solo quando ha commesso, una colpa per cui deve essere allontanato.
Non lo condannate forse solo dopo essere rimasto per un certo tempo nascosto e solo dopo essere stato scoperto e condannato?
Vi domando quindi s'egli vi ha contaminato durante il tempo che era nascosto.
Tu mi risponderai: In nessun modo!
Se dunque rimanesse sempre nascosto, non vi contaminerebbe mai, poiché spesso vengono scoperte colpe di persone ormai morte, ma ciò non arreca alcun danno ai Cristiani, che erano in comunione con esse quando erano vive.
E allora perché vi siete separati, con uno scisma così temerario e sacrilego, dalla comunione delle innumerevoli Chiese dell'Oriente, alle quali è rimasto sempre ed è tuttora ignoto ciò che dite o inventate sia avvenuto nell'Africa?
Ma si tratta di un'altra questione, sapere cioè se sono vere le colpe da voi denunciate come realmente commesse, che noi invece con argomenti assai probabili dimostriamo false; dichiariamo anzi che fu provato che le colpe rinfacciateci da voi furono commesse proprio dai vostri!
Questa però, come ho detto, è un'altra questione da affrontare e discutere quando sarà necessario.
Per ora la tua mente oculata consideri che nessuno può venire contaminato da colpe di ignoti, e per di più ignote.
È quindi chiaro che voi vi siete separati con uno scisma sacrilego dalla comunione del resto del mondo [ cristiano ], al quale sono e furono sempre ignote le colpe, vere o false, che voi rinfacciate agli Africani.
Non si deve tuttavia passare sotto silenzio il fatto che i malvagi, anche se conosciuti, non possono nuocere ai buoni nella Chiesa, qualora non si abbia il potere di scomunicarli o ciò sia impedito dal motivo di conservare l'unità ecclesiale.
Chi erano infatti coloro che sotto gli occhi del profeta Ezechiele meritarono d'essere segnati prima dello sterminio degli scellerati e d'uscire illesi mentre quelli venivano sterminati, ( Ez 9,4-6 ) se non quelli che ( come è mostrato con tutta evidenza in quel passo ) si rattristano e gemono per i peccati e per le iniquità del popolo di Dio commessi in mezzo a loro?
Orbene, chi mai può gemere e rattristarsi d'una cosa a lui ignota?
Per la stessa ragione anche l'apostolo Paolo tollera i falsi fratelli.
Egli infatti non parla già di ignoti quando dice: Poiché tutti cercano i propri interessi e non quelli di Cristo; ( Fil 2,21 ) malgrado poi il biasimo che loro rivolge, fa vedere chiaramente che vivono presso di lui.
Di qual altra specie sono coloro i quali, piuttosto che affrontare la morte, preferiscono bruciare incenso agli idoli o consegnare [ ai pagani ] i Codici divini, se non della specie di coloro che cercano i propri interessi e non quelli di Cristo?
Tralascio molti altri passi delle Scritture, per non dilungarmi a scrivere più del necessario e lascio alla tua erudizione di esaminarne molti di più da te stesso.
Ti scongiuro però di capire che è sufficiente all'assunto questa considerazione: se cioè tanti malvagi nel solo popolo di Dio non resero simili a se stessi coloro che li ammonivano, se quella moltitudine di falsi fratelli ( Gal 2,4; 2 Cor 11,26 ) non riuscì a far sì che Paolo, il quale viveva con loro nella stessa Chiesa, diventasse uno che cerca i propri interessi e non già quelli di Cristo, è chiaro che non si diviene cattivi come lo è un altro, col quale ci si accosta all'altare di Cristo, anche se non è ignoto, purché non lo si approvi e lo si tenga lontano dalla coscienza col dolore che si prova per lui.
È chiaro quindi che per essere complice di un ladro ( Sal 50,18 ) bisogna rubare con lui o accettare la refurtiva col consenso della volontà.
Diciamo ciò per eliminare questioni infinite e superflue concernenti le azioni particolari di terzi che non impediscono affatto i nostri rapporti con loro.
Se però voi pure non la pensate così, sarete tutti com'era Ottato nella vostra comunione, e certo non a vostra insaputa.
Dio mi guardi dal pensare che sia uguale a quella di Ottato la condotta di Emerito e di altri che gli rassomigliano, come se ne trovano tra voi, e che sono del tutto estranei ai crimini d'un Ottato.
Per tale motivo noi non vi rimproveriamo altro che la colpa dello scisma da voi trasformato in eresia con la vostra ostinazione in esso.
Quanto poi questo delitto sia stimato detestabile al giudizio di Dio, leggi con maggiore attenzione ciò che non dubito tu abbia già letto.
Troverai infatti che Datan ed Abiron furono inghiottiti dalla terra spalancatasi sotto i loro piedi, e tutti gli altri conniventi con essi rimasero divorati dalle fiamme divampate in mezzo a loro. ( Nm 16,31-35 )
Dio nostro Signore li colpì dunque con un castigo immediato, non solo per dare una lezione capace di far evitare quella scelleratezza, ma anche per mostrare quale giudizio riserva nell'ultimo giudizio a coloro che adesso risparmia con estrema pazienza.
Noi non condanniamo i vostri rapporti con Ottato al tempo in cui egli si vantava di infuriare con la sua forsennata prepotenza, pur essendo accusato dai gemiti di tutta l'Africa e da quelli di voi stessi, seppure sei quale ti proclama la fama e come - Dio mi è testimone - lo credo e lo desidero anch'io.
Noi non vi rimproveriamo - dicevo - se in quel tempo non lo voleste scomunicare per paura che trascinasse con sé molti altri scomunicati e non spezzasse la vostra comunione col forsennato furore dello scisma.
Vi condanna però, fratello Emerito, davanti al giudizio di Dio, il fatto che, mentre capivate quanto gran male fosse il provocare uno scisma nella setta di Donato, per cui giudicaste più doveroso tollerare Ottato nella vostra comunione anziché provocare quella scissione, proprio voi ora vi ostinate nel male perpetrato dai vostri antenati nel dividere la Chiesa di Cristo.
A questo punto forse, a corto di argomenti da opporre ai miei, cercherai di difendere Ottato.
Non lo fare, fratello, non lo fare, te ne scongiuro, non ti conviene; anche se ciò potesse convenire a qualcun altro ( dato e non concesso che qualcosa possa essere conveniente per i cattivi ), non conviene affatto ad Emerito prendere le difese di Ottato, ma forse non gli conviene neppure accusarlo! Ammettiamolo!
Senza sbilanciarti tra i due atteggiamenti, segui una via di mezzo e di': Ciascuno porta il proprio fardello [ di difetti ]. ( Gal 6,5 )
Chi sei tu che vorresti giudicare il servo di un altro? ( Rm 14,4 )
Se dunque per testimonianza di tutta l'Africa, anzi di tutte le regioni in cui scottava perfino il nome del famigerato Gildone - e dove era noto costui, lo era pure Ottato - non avete avuto il coraggio di pronunciare un giudizio su di lui, nel timore di giudicare temerariamente azioni a voi ignote; potremmo e dovremmo noi pronunciare, in base alla vostra sola testimonianza, una sentenza avventata su persone vissute assai prima di noi e su azioni a noi ignote?
Non è sufficiente che abbiate voi condannato azioni che non conoscete, e volete che anche noi giudichiamo azioni che non conosciamo?
In realtà dicendo: " Non so che specie d'individuo egli fosse ", tu non difendi Ottato, quand'anche per caso corresse il rischio d'essere giudicato per odio e a torto, ma difendi te stesso!
Orbene, tanto più l'Oriente ignora che sorta di persone fossero gli Africani, che tu accusi senza conoscerli meglio.
Eppure tu rimani separato con uno scisma scellerato dalle Chiese orientali, i cui nomi tu conosci e leggi nell'assemblea ecclesiale.
Se quel vostro vescovo di Thamugadi, arcinoto per la sua pessima fama, era ignoto non dico al vescovo di Cesarea, ma perfino al vescovo di Sitifi suo contemporaneo e collega, in qual modo le Chiese di Corinto, Efeso, Colossi, Filippi, Tessalonica, Antiochia, della costa asiatica del Mar Nero, della Galazia, della Cappadocia e le Chiese di tutte le altre regioni della terra, fondate dagli Apostoli sul fondamento di Cristo, avrebbero potuto conoscere i " traditori " Africani, chiunque essi fossero, o avrebbero potuto meritare d'essere condannate da voi per il fatto che non avevano potuto conoscerli?
Eppure voi non comunicate con tali Chiese e dite che i loro fedeli non sono Cristiani e vi date da fare per ribattezzarli!
Cosa dovrei dire io, di che lamentarmi, che cosa gridare ad alta voce?
Se parlo ad una persona assennata, trovo in te uno che condivide questa amara indignazione.
Poiché capisci di certo che cosa direi, se volessi dirlo!
Forse che i vostri padri tennero un Concilio tra di loro e condannarono tutto il mondo cristiano tranne se stessi?
Forse il vostro modo di considerare le cose è arrivato al punto che il concilio dei Massimianisti, scismatici staccatisi dal vostro scisma, non avrebbe alcun valore contro di voi, poiché sono un numero irrilevante a paragone di voi, mentre il vostro concilio avrebbe valore contro i popoli che sono l'eredità di Cristo e suo possesso fino ai confini della terra? ( Sal 2,8 )
Mi stupisco che possa avere sangue nelle vene chi non arrossisce di questa pretesa!
Rispondi per favore a queste domande.
Da certuni, ai quali non ho potuto non prestar fede, ho inteso dire che tu mi avresti risposto, se io t'avessi scritto.
T'ho inviato già da tempo una lettera; non so se l'hai ricevuta né se hai inviato la risposta che forse io non ho ricevuta.
Per il momento ti chiedo che non ti dispiaccia di rispondere come meglio ti parrà a questi miei quesiti.
Non divagare però in altre questioni: il punto principale da cui si deve partire nella nostra discussione condotta secondo le regole, è domandarsi perché è sorto lo scisma.
Quando le autorità civili puniscono gli scismatici, giustificano il loro operato appellandosi alla norma dettata dall'Apostolo che dice: Chi si ribella all'autorità, si ribella all'ordinamento di Dio; quelli poi che si ribellano, si tireranno addosso la condanna.
I magistrati non sono istituiti per incutere paura dal fare il bene, ma dal fare il male.
Vuoi tu non aver paura dell'autorità?
Fa il bene e sarai da essa lodato, poiché è al servizio di Dio per aiutarti a fare il bene.
Se però farai il male, abbi paura!
Non senza ragione essa porta la spada, ma a servizio di Dio deve punire severamente chi opera il male. ( Rm 13,2-4 )
Tutta la questione si riduce a vedere se lo scisma non è nulla di male e se non lo avete provocato: a vedere cioè se vi ribellate alle autorità per una causa buona e non per una causa cattiva, per la quale potreste meritare d'essere condannati.
Il Signore, nella sua infinita sapienza, non disse soltanto: Beati quelli che soffrono la persecuzione, ma aggiunse: a causa della giustizia. ( Mt 5,10 )
È insomma la giustizia quella che avete compiuta nel fare lo scisma nel quale ancora perdurate?
Desidero saperlo da te alle condizioni da me esposte più sopra.
Non è invece un'iniquità condannare tutta la Chiesa di Cristo senza ascoltarla o perché non ha sentito parlare di colpe da voi udite, o perché non le è stato dimostrato il torto da voi creduto temerariamente?
Non è un'iniquità voler ribattezzare i fedeli di tante Chiese fondate dalla predicazione e dalle fatiche dello stesso Signore quando ancora viveva sulla terra e degli Apostoli?
E perché mai a voi è lecito ignorare i vostri colleghi africani disonesti che vivono con voi e con voi amministrano i Sacramenti?
Oppure perché mai a voi è lecito perfino conoscerli ma tollerarli per evitare che nella setta di Donato non avvengano divisioni, mentre agli abitanti delle regioni più remote della terra non è lecito ignorare ciò che voi sapete o credete, che avete udito o inventate sul conto degli Africani?
Ebbene, quale assurdità è questa di difendere la propria iniquità ed accusare la severità dei pubblici poteri?
Mi risponderete: " Si, certo, ma ai Cristiani non è lecito perseguitare i cattivi ".
Ammettiamo pure che non sia lecito: ma è forse lecito rinfacciare ciò alle autorità istituite proprio per questo scopo?
Vorremmo forse cancellare l'insegnamento dell'Apostolo?
Non riportano forse i vostri testi sacri quel che ricordavo poco prima?
" Ma voi, dirai, non dovete comunicare con certi pessimi soggetti! "
E perché mai? Non siete forse voi rimasti in comunione con Flaviano, appartenente alla vostra setta, un tempo Vicario dell'Africa, il quale applicando le leggi faceva uccidere tutti quelli che trovava colpevoli?
" Ma, risponderai, siete voi ad aizzare contro di noi gl'imperatori Romani! ".
Tutt'altro. Siete proprio voi, al contrario, ad aizzarli contro di voi, dal momento che avete dilaniato col vostro scisma la Chiesa, della quale essi sono già membri, come fu predetto tanto tempo prima - a proposito di Cristo infatti è detto: E lo adoreranno tutti i re della terra ( Sal 72,11 ) - siete proprio voi che insistete testardi a ripetere il battesimo!
I nostri non fanno altro che chiedere ai poteri costituiti la protezione contro gli atti di violenza illeciti e privati dei vostri ( li deplorate con gemiti anche voi, che non li commettete ); e la chiedono non per farvi perseguitare, ma per difendere se stessi.
Così pure fece Paolo, anche prima che l'impero romano diventasse Cristiano: si procurò con ogni mezzo la protezione di guardie armate per sventare le trame dei Giudei, che avevano ordito una congiura per ucciderlo. ( At 23,12-24 )
Ora poi gli imperatori, tutte le volte che l'occasione permette loro di conoscere le nefandezze del vostro scisma, emanano contro di voi disposizioni conformi alla loro sollecitudine e a quanto pensano sia più opportuno.
Non senza una ragione portano la spada essendo al servizio di Dio, devono punire severamente chi fa il male. ( Rm 13,4 )
Infine, anche se alcuni dei nostri, nell'applicare le leggi, non agiscono con la dovuta moderazione cristiana, ne siamo dispiacenti, ma non abbandoniamo per causa loro la Chiesa Cattolica, non potendo purificarla dalla pula prima del tempo in cui sarà vagliata, ( Mt 3,12 ) dal momento che voi pure non avete abbandonato la setta di Donato per causa di Ottato, che non osavate espellere da essa.
" Va bene, ma perché volete la nostra unione con voi se siamo dei criminali? "
Perché siete ancora vivi e potete correggervi, se lo volete.
Unendovi a noi, ossia alla Chiesa di Dio, cioè all'eredità di Cristo, il cui possesso si estende fino ai confini della terra, ( Sal 2,8 ) voi vi correggete e vi inserite nella radice per aver l'alimento vitale.
L'Apostolo così si esprime a proposito dei rami spezzati: Dio è potente per innestarli di nuovo. ( Rm 11,23 )
Cambiatevi dunque riguardo a ciò in cui voi dissentivate da noi, sebbene i sacramenti che già avevate siano santi, essendo i medesimi per tutti.
Ecco perché vogliamo che abbandoniate l'errore; desideriamo cioè che torniate ad essere innestati, dopo esservi staccati.
I sacramenti che voi non avete cambiato, noi li riconosciamo validi così come li possedete ora: vogliamo con ciò evitare un eventuale pericolo: che cioè, mentre vogliamo correggere la vostra perversione scismatica, rechiamo sacrilega offesa ai misteri di Cristo, non pervertiti nella vostra perversione scismatica.
Neppure Saul poté alterare l'unzione sacra che aveva ricevuto, unzione alla quale il santo re David prestò sì grande onore.
Noi quindi non vi ribattezziamo, perché desideriamo reinserirvi nella radice come un tralcio staccato, ma riconosciamo valida la forma del sarmento staccato, purché non sia stata alterata.
D'altra parte però essa, anche nel caso che sia rimasta inalterata, non dà alcun frutto se non è unita alla radice.
Altra è la questione relativa alle persecuzioni, di cui vi andate lamentando d'essere vittime, nonostante la gran mansuetudine e mitezza dei nostri fedeli, mentre i vostri seguaci compiono prepotenze illecite e private assai più gravi; altra è la questione concernente il battesimo; non discutiamo dove esso si trovi, ma dove giovi.
Dovunque esso si trovi è sempre lo stesso, mentre chi lo riceve muta col variare dei luoghi.
Noi perciò detestiamo l'empietà delle persone coinvolte nello scisma, mentre il battesimo di Cristo lo veneriamo in chiunque lo ha ricevuto.
Le insegne dell'imperatore anche se trafugate dai disertori, si possono ricuperare e portare in salvo, purché siano rimaste intatte, quando quelli vengono condannati come colpevoli o vengono ripresi con indulgenza.
Se quindi c'è da discutere più accuratamente su questo punto, questa, come ho detto, è un'altra questione.
In questa materia bisogna osservare quel che osserva la Chiesa di Cristo.
Si tratta invece di sapere se la Chiesa di Dio sia la vostra o la nostra.
Per risolvere la questione bisogna esaminare da principio quale è stato il motivo per cui avete compiuto lo scisma.
Se non mi risponderai in proposito io avrò - almeno lo penso - una facile giustificazione presso Dio, in quanto ho inviato lettere d'invito all'unione a una persona come te che, a prescindere dal fatto d'essere scismatico, mi si dice e credo, essere una persona bene istruita nelle arti liberali.
Te la vedrai da te cosa rispondere a Colui, del quale adesso si deve lodare la pazienza, ma del quale si deve temere la sentenza nel giudizio finale.
Se invece risponderai con la premura con la quale tu vedi che ti ho scritto io, allora la misericordia di Dio ci aiuterà a far sì che l'errore che ora ci divide sia dissipato una buona volta dall'amore della pace e dagli argomenti della verità.
Tieni a mente che non ho mai fatto menzione dei seguaci di Rogato che, a quanto si dice, vi chiamano seguaci di Fermo, come voi ci chiamate seguaci di Macario.
Non ho neppure fatto menzione del vostro vescovo di Rusicazi, di cui si racconta che sia venuto a patti con Fermo per l'incolumità dei suoi, perché gli aprissero le porte della città e gli fosse data mano libera per sterminare i Cattolici, e innumerevoli altri delitti.
Cessa quindi di ricorrere ai luoghi comuni per esagerare fatti che hai sentito o conosciuto come compiuti da persone singole.
Tu vedi bene quali misfatti compiuti dai vostri io taccio, volendomi limitare a trattare dell'origine dello scisma, su cui verte tutta la questione.
Il Signore Iddio t'ispiri pensieri di pace, amabile e diletto fratello.
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