Lettere |
Scritta ai primi di settembre del 408.
Agostino si congratula con Olimpio per essere stato promosso ad un grado superiore ( n. 1 ) raccomandandogli di appoggiare la petizione di Bonifacio, intesa ad ottenere una sanatoria per una frode commessa contro il fisco imperiale dal suo predecessore Paolo ( n. 2-3 ).
Agostino all'amatissimo signore e figlio Olimpio, degno della più grande considerazione ed onore tra i membri di Cristo
Per quanto elevata sia la tua dignità nella carriera mondana, tuttavia scriviamo con tutta fiducia al nostro carissimo e sincerissimo Olimpio, fratello nel servizio di Cristo.
Questo titolo, infatti, sappiamo che è per te più glorioso d'ogni titolo di gloria e più sublime di ogni più alta dignità.
Diciamo ciò, perché abbiamo saputo che hai raggiunto una carica più eminente; al momento in cui scriviamo la presente non abbiamo avuto ancora conferma se la notizia sia vera.
Noi però sappiamo che hai imparato dal Signore a non aspirare alle grandezze ma ad accontentarti delle cose umili; ( Rm 12,16; Rm 11,20 ) quindi, per quanto eccelsa sia la carica a cui sei stato promosso, immaginiamo che riceverai la nostra lettera con la tua solita disposizione d'animo, amatissimo signore e figlio degno della più grande considerazione tra i membri di Cristo.
Non dubitiamo affatto che ti servirai saggiamente della felicità temporale per meritare il premio eterno; siamo sicuri che quanto maggiore è il tuo potere nello Stato terreno, tanto più lo impiegherai per la città celeste che ti ha rigenerato in Cristo.
In tal modo riceverai la più abbondante ricompensa nella regione dei viventi, ( Sal 115,9; Sal 26,12 ) della pace vera senza timore e dei gaudi senza fine.
Raccomando nuovamente alla tua carità l'istanza del fratello e del collega d'episcopato Bonifacio nella speranza che possa farsi adesso quanto prima non si è potuto.
Potrebbe forse continuare a possedere senza alcuna inchiesta giudiziaria e in piena regola il campo che il suo predecessore aveva comprato, sebbene a nome di un altro, e aveva già cominciato a possedere in nome della Chiesa; siccome però quello era debitore verso il fisco, non voglio avere tale scrupolo nella coscienza, poiché la frode non cessa di esser tale anche se compiuta nei riguardi del fisco.
Il suddetto Paolo, dopo essere stato eletto vescovo, aveva intenzione di rinunciare a tutti i suoi beni a causa d'ingenti debiti contratti col fisco; riscosse tuttavia una somma di danaro in base a una cedola di sicurtà che gli era dovuta e comprò, come se fossero destinati alla Chiesa, quei campicelli, per avere di che vivere.
Egli però li comprò a nome di una famiglia allora potentissima per non pagare, secondo il suo costume, le tasse dovute al fisco per quei campi e per non aver molestie dagli esattori delle tasse.
Orbene, Bonifacio, ordinato vescovo della stessa chiesa alla morte di Paolo, non ha osato prendere possesso di quei campi.
Avrebbe potuto chiedere all'imperatore un condono dei soli debiti fiscali contratti nell'acquisto dei suddetti piccoli poderi, ma ha preferito confessare tutta la faccenda: che cioè Paolo li aveva comprati all'asta sborsando di propria tasca, pur essendo già in debito col fisco.
Bonifacio agì così perché la Chiesa, se fosse stato possibile, continuasse a possedere quei poderi non in forza di una nascosta iniquità del vescovo, ma della manifesta liberalità dell'imperatore cristiano.
Se però ciò non è possibile, è meglio che i servi di Dio sopportino il disagio della povertà anziché possedere, i mezzi necessari a vivere col rimorso della frode.
Ti prego di appoggiare cortesemente la supplica.
Bonifacio non ha voluto allegare il favore ottenuto nella prima petizione per non togliersi la possibilità di una seconda supplica; infatti la risposta ottenuta precedentemente non era conforme ai suoi desideri.
Adesso invece siccome la tua bontà è sempre uguale ma il tuo potere è maggiore, noi speriamo, con l'aiuto di Dio e grazie ai tuoi servizi, che facilmente gli sia accordata la grazia.
Anche se tu chiedessi quei poderi a nome tuo personale e ne facessi dono alla suddetta Chiesa, chi potrebbe criticare la tua istanza, chi anzi non la loderebbe dal momento che non è diretta a soddisfare una brama terrena, ma a rendere servizio alla pietà cristiana?
La misericordia di Dio nostro Signore ti conservi, o mio signore e figlio, sempre più felice in Cristo.
Indice |