Lettere |
Scritta verso la fine del 408.
Il destinatario è lo stesso della lettera precedente. Agostino lo ringrazia per la risposta ottenuta ( n. 1 ) e lo prega di far applicare in Africa le leggi imperiali contro gli idolatri e gli eretici promulgate da Stilicone ( n. 2-3 ), mentre i Donatisti pretendono ch'esse non avrebbero più alcun vigore dopo la morte di lui ( n. 4 ).
Agostino saluta nel Signore l'esimio e meritatamente eccellentissimo signore Olimpio, figlio molto onorando nella carità di Cristo
Appena sentimmo dire che eri stato elevato all'alta carica dovuta ai tuoi meriti, sebbene la notizia non ci risultasse del tutto sicura; nondimeno circa le tue disposizioni verso la Chiesa di Dio ( di cui godo saperti vero figlio ) non abbiamo avuto alcun dubbio che non fossero corrispondenti a quelle da te stesso manifestate in seguito, nella tua lettera di risposta.
In essa ti sei degnato di esortarci con estrema benevolenza perché la nostra pochezza ti facesse sapere in qual modo il Signore, alla cui grazia devi quello che sei, potesse servirsi della tua religiosa obbedienza per venire in aiuto finalmente alla sua Chiesa.
Appena dunque letta la tua risposta, sebbene restii ed esitanti, ti scriviamo con maggior fiducia, esimio signore e meritatamente eccellentissimo, e figlio molto onorando nella carità di Cristo.
Molti miei santi colleghi, in seguito a gravi turbamenti della Chiesa, si sono recati, come dei fuggiaschi, presso la gloriosissima corte imperiale: forse hai già potuto vederli o avrai avuto occasione di ricevere qualche loro lettera inviata da Roma.
Io non ho potuto prendere alcuna deliberazione in comune con loro, ma non ho potuto trascurare l'occasione della venuta di questo mio fratello e collega di sacerdozio, il quale, nel cuore dell'inverno e con mezzi di fortuna, è stato costretto a recarsi alla corte per l'urgente necessità di mettere in salvo un suo concittadino.
Per mezzo suo voglio salutare la carità che tu possiedi in Cristo Gesù, Signore nostro, e ammonirti di portare presto a compimento con la maggiore diligenza e sollecitudine possibile la tua buona opera: di far sapere cioè ai nemici della Chiesa che le leggi inviate in Africa per la distruzione degli idoli e la correzione degli eretici, essendo ancor vivo Stilicone, sono state promulgate per volontà del piissimo e fedelissimo imperatore; essi invece vanno dicendo con inganno o preferiscono pensare che la promulgazione è avvenuta a sua insaputa o contro la sua volontà, e così eccitano l'animo già assai turbolento degli ignoranti e provocano contro di noi la loro pericolosa e accesa rivalità.
Rivolgendo questa preghiera e questi suggerimenti all'Eccellenza tua, non dubito di farmi interprete della volontà di tutti i miei colleghi d'Africa.
Sono poi d'avviso, che alla prima occasione che si presenterà si possa assai facilmente, e si debba sollecitamente, come ho già detto, portare a conoscenza di queste persone stolte ( di cui, per quanto avversarie, cerchiamo la salvezza ), che a promulgare in Africa le leggi favorevoli alla Chiesa di Cristo fu preoccupazione non tanto di Stilicone quanto del figlio di Teodosio.
Per questo motivo il suddetto prete, latore della presente, essendo della regione di Milevi, è passato per Ippona, dove risiedo io, per ordine del suo vescovo, il venerando mio fratello Severo, che invia insieme con me molti saluti alla tua sincerissima Carità.
Poiché, trovandoci per caso insieme in mezzo a gravi tribolazioni e turbamenti della Chiesa, cercavamo un'occasione di scrivere all'Eccellenza tua e non ci era possibile trovarla.
Ti avevo bensì inviato precedentemente una lettera riguardante una faccenda del santo mio fratello e collega Bonifacio, vescovo di Catacqua, ma non ci erano ancora giunte notizie di fatti più gravi che dovevano turbarci in modo più forte ancora.
Occorre reprimere o correggere i turbolenti con le misure più efficaci conformi alle norme cristiane: di ciò tratteranno con più agio insieme alla gran bontà del tuo cuore i Vescovi che a questo scopo hanno intrapreso il viaggio per mare; ti proporranno un piano che hanno potuto formulare di comune accordo e discusso con molta diligenza per quanto lo consentiva la ristrettezza del tempo.
Non si deve però in nessun modo differire di far conoscere alla provincia d'Africa la disposizione del clementissimo e piissimo imperatore verso la Chiesa: ti suggerisco però, ti supplico, ti prego e ti scongiuro di farlo quanto prima lo potrà la tua eccellentissima vigilanza a favore dei membri di Cristo che si trovano nella più penosa tribolazione.
Non è infatti piccolo il sollievo offertoci dal Signore in mezzo a tanti guai mentre ha voluto che tu avessi poteri molto maggiori, allorché già godevamo dei tuoi molti e grandi favori.
Ci rallegriamo naturalmente della ferma e stabile fede di non poche persone convertitesi alla religione cristiana o all'unità cattolica in occasione di quelle stesse leggi; pur di procurare loro la salvezza eterna proviamo gioia perfino nell'andare incontro ai pericoli di questa vita temporale.
Ecco perché adesso sopportiamo i più furiosi assalti da parte dei nostri nemici assai crudeli e perversi; li sopportano con noi molto pazientemente pure alcuni dei convertiti, ma temiamo assai per la loro debolezza, non essendo ancora arrivati - come ci auguriamo arrivino presto coll'aiuto della grazia e dell'immensa misericordia del Signore - a disprezzare questo mondo e la vita umana con maggior fortezza di spirito.
Ho inviato un promemoria ai miei fratelli nell'episcopato.
Prego l'Eccellenza tua di consegnarla ad essi appena giungeranno costà, se - come penso - non sono ancora arrivati.
Ho molta fiducia nel tuo sincerissimo cuore; desidero quindi, coll'aiuto di Dio nostro Signore, che tu non solo ci arrechi aiuto ma prenda pure parte alle nostre deliberazioni.
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