Lettere |
Scritta verso la fine del 408.
Agostino risponde a diversi quesiti postigli da Bonifacio, relativi alla trasmissione del peccato originale e al battesimo ( n. 1-2 ), mettendo in rilievo quanto giovi la fede dei genitori alla rigenerazione spirituale dei figli e quanto li danneggi la loro empietà ( n. 3-6 ).
Spiega quindi come i padrini nel battesimo possono garantire la fede dei piccoli battezzandi ( n. 7-10 ).
Agostino saluta nel Signore il collega d'episcopato Bonifacio
Mi chiedi " se i genitori arrecano danno ai loro bambini battezzati, quando cercano di guarirli con sacrifici offerti ai demoni.
E, se non arrecano danno, in qual modo può giovare loro, nell'atto di essere battezzati, la fede dei genitori, dei quali non può nuocere loro la perfidia?".
Rispondo: È tale l'efficacia di quel sacramento, cioè del Battesimo, fonte di salvezza nella compagine del Corpo di Cristo, che il generato mediante l'altrui voluttà carnale, rigenerato poi mediante l'altrui volontà spirituale, non può più rendersi responsabile di colpe altrui, se non vi acconsenta di propria volontà.
È mia l'anima del padre - dice il Signore - come pure l'anima del figlio.
Morrà solo l'anima che peccherà. ( Ez 18,4 )
Orbene, non è certo l'anima del bimbo a peccare, allorché i genitori o chiunque altro compiono per lui, a sua insaputa, sacrileghi riti diabolici.
Se l'anima s'è macchiata del peccato per la naturale generazione nella linea di Adamo, peccato che sarà poi cancellato dalla grazia di quel sacramento, ciò ha la sua causa nel fatto ch'essa non era un'anima dotata di vita propria, cioè un'altra anima, di cui si potesse dire: È mia l'anima del padre, come pure l'anima del figlio.
Quando però l'uomo è una persona a se stante, diversa da chi lo ha generato, non è più soggetto alla colpa altrui, se non vi acconsente.
Il bambino ha contratto dunque il peccato originale in quanto, allorché lo ereditò, era moralmente tutt'uno con colui dal quale fu commesso.
Il peccato invece non viene trasmesso da uno a un altro quando, vivendo ciascuno di vita propria, si può dire: Morrà l'anima che peccherà.
L'effetto della rigenerazione del bambino che viene presentato dalla volontà altrui al ministro del battesimo per esser consacrato a Cristo, viene prodotto dall'unico Spirito, da cui viene rigenerato quando viene presentato.
Poiché non sta scritto: Se uno non rinascerà per la volontà dei genitori o per la fede dei padrini o dei ministri; ma: Se uno non rinascerà per mezzo dell'acqua e dello Spirito Santo. ( Gv 3,5 )
L'acqua pertanto è il segno esterno del sacramento della grazia, mentre lo Spirito produce l'effetto interno della grazia, scioglie il legame della colpa e riconcilia con Dio la natura creata buona: ecco i due elementi che rigenerano nell'unico Cristo l'uomo discendente dalla progenie dell'unico Adamo.
Lo Spirito dunque che rigenera è identico sia nei padrini adulti sia nel bambino presentato e rinato alla grazia: proprio per questa compartecipazione dell'unico e identico Spirito giova al bambino presentato al battesimo la volontà dei padrini.
Quando invece gli adulti compiono un peccato verso un bambino offrendolo al demonio e cercando di legarlo con sacrileghi riti diabolici, la loro anima non è identica e perciò non possono commettere un'identica colpa.
In realtà non si comunica una colpa mediante la volontà di un altro, come si comunica la grazia mediante l'unità dello Spirito Santo.
Poiché l'unico Spirito Santo può essere in questa o in quella persona anche se non sanno, l'uno riguardo all'altro, da chi derivi la grazia comune ad entrambi.
Ora lo spirito umano non può essere d'una e insieme di un'altra persona, per cui, se pecca l'una ma non l'altra, la colpa sia nondimeno dell'una e dell'altra.
Per questo motivo il bambino, una volta generato dalla carne dei genitori, può venire rigenerato dallo Spirito di Dio e venire sciolto dal legame sacrilego col demonio contratto dalla volontà di essi.
Ma chi è stato una volta rigenerato dallo Spirito di Dio, non può venire rigenerato dalla carne dei genitori in modo che il legame sacrilego, prosciolto dal battesimo, venga di nuovo contratto.
Perciò il bambino, una volta ricevuta la grazia di Cristo, non la perde se non per propria colpa, qualora, col crescere dell'età, diventasse tanto cattivo; poiché allora comincerebbe ad avere peccati personali, che non potrebbero esser cancellati dalla rigenerazione battesimale, ma potrebbero esser guariti solo con un rimedio diverso.
Tuttavia i genitori o gli adulti in genere che si sforzano di legare i propri figli o altri bambini battezzati ai demoni con riti sacrileghi, sono chiamati giustamente omicidi spirituali.
È vero che non compiono l'omicidio, ma per quanto dipende da loro, sono veri assassini.
Quando si cerca di tenerli lontani dal commettere tale delitto, a ragione si dice loro: Non uccidete i vostri bambini.
Infatti l'Apostolo dice: Non spegnete lo Spirito; ( 1 Ts 5,19 ) non perché possa venire spento, ma per quanto dipende da loro, sono chiamati giustamente spegnitori in quanto agiscono in modo da volerlo spegnere.
In tal senso si può giustamente comprendere quanto scrisse il beatissimo Cipriano nell'epistola " sui Rinnegati ", quando, rimproverando quelli che al tempo della persecuzione avevano immolato agl'idoli, disse: " E perché non mancasse nulla al colmo della colpa, anche i bambini in braccio ai genitori, o trascinati sacrilegamente da essi, persero nella più tenera età ciò che avevano acquistato fin dalla loro nascita ".1
La perdettero - disse - per quanto dipendeva dalla malvagità di coloro che volevano indurli a perderla.
La perdettero nell'intenzione e nella volontà di quanti commisero quella grave colpa nel loro riguardi.
Se infatti l'avessero perduta per propria colpa, sarebbero rimasti, senza possibilità di scusa, degni di condanna secondo quel che ha detto il Signore.
Se Cipriano avesse pensato una simile cosa, non avrebbe soggiunto a loro difesa: " Non diranno forse essi, quando sarà giunto il giorno del giudizio: Noi non abbiamo commesso alcuna colpa; non siamo corsi di nostra volontà a partecipare ai riti profani, abbandonando il Corpo e il Sangue del Signore; la nostra rovina è stata voluta dalla perfidia altrui, abbiamo trovato dei parricidi proprio nei nostri genitori: sono stati essi a rinnegare per noi la maternità della Chiesa e la paternità di Dio, rimanendo noi presi al laccio dell'inganno altrui, mentre piccini senza che ce lo aspettassimo e ignari di sì gran delitto, venivamo per opera altrui implicati nella complicità della colpa? "2
Non avrebbe aggiunto una tale difesa, se non l'avesse giudicata giustissima e vantaggiosa ai bambini nel giudizio di Dio.
Poiché se è vera la loro affermazione: " Noi non abbiamo commesso alcuna colpa " e quella della sacra Scrittura: Morrà solo l'anima che peccherà, neppure quei bambini periranno nel giusto giudizio di Dio, sebbene i genitori abbiano cercato di trarli in perdizione, per quanto era in loro potere.
Senti un fatto narrato nella medesima lettera. Una bambina nella confusione della fuga dei genitori era stata abbandonata in mano alla bàlia: questa la fece partecipare per forza ai sacrifici dei demoni; ma la bambina con movimenti strani rigettò poi nella chiesa l'Eucaristia che le avevano amministrata.
Orbene, mi pare che ciò avvenisse per divina disposizione, perché gli adulti non pensassero di non commettere alcun peccato contro i bambini perpetrando un tale misfatto; o piuttosto per far loro capire, attraverso quel gesto fisico, per così dire significativo, di una bambina incapace d'esprimersi a parole, che venivano ammoniti in modo miracoloso di quel che avrebbero dovuto fare essi, che dopo la mostruosità commessa erano corsi ciecamente ai sacramenti della nostra salvezza, dai quali si sarebbero dovuti astenere per far penitenza.
Quando però la divina Provvidenza compie qualcuno di tali atti prodigiosi per mezzo di bimbi, non si deve credere ch'essi agiscano in modo consapevole o ragionevole.
Sicuro; non perché Dio volle impedire la demenza d'un profeta anche facendo parlare un'asina, ( Nm 22,28 ) noi dobbiamo per questo ammirare la sapienza degli asini.
Dunque, come da un animale irragionevole uscì una voce assai simile a quella umana, cosa da attribuirsi a un prodigio divino e non all'intelligenza asinina, così l'Onnipotente poté per mezzo dell'anima d'una bambina, dotata certamente di ragione ( seppure ancora inoperante ), poté - dico - con un gesto del suo corpo mostrare che cosa avrebbero dovuto preoccuparsi di fare coloro i quali avevano peccato contro di sé e contro i loro bambini.
Insomma, non potendo il bimbo, tornare nel seno della madre per essere una sola persona con essa e in essa, ma essendo una persona totalmente distinta, con un proprio corpo e un'anima sua propria, morrà solo l'anima che peccherà.
Non deve farti impressione il fatto che alcuni portano a far battezzare i bambini, non già mossi dalla fede affinché vengano rigenerati alla vita dalla grazia spirituale, ma perché credono che sia un rimedio per conservare o riacquistare la salute temporale.
Anche se i bambini non vengono presentati con la retta intenzione al Battesimo, non per questo non vengono rigenerati.
Nella celebrazione del Battesimo sono necessari i ministri e la formula sacramentale, senza la quale il bambino non può essere battezzato, ma lo Spirito Santo abitante nell'anima dei santi, col fuoco della carità dei quali è formata l'unica colomba coperta d'argento, ( Sal 68,14 ) compie i suoi effetti mediante il ministero di persone non solo ingenuamente ignoranti, ma anche colpevolmente indegne.
I bambini infatti vengono presentati al Battesimo per ricevere la grazia spirituale non tanto da coloro che li portano in braccio ( benché lo siano pure da loro, se anch'essi sono buoni fedeli ) quanto da tutta la società dei santi e dei fedeli.
Mi spiego: vengono presentati con le dovute disposizioni da tutti coloro cui piace l'impegno assunto di presentarli e dalla cui santa e inseparabile carità i bambini vengono aiutati a ricevere la comunicazione dello Spirito Santo.
Quest'azione è propria di tutta la madre Chiesa, formata dai santi, poiché è proprio essa che dà alla luce tutti e singoli i fedeli.
Il sacramento del Battesimo cristiano è unico e identico per tutti e perciò valido pure se amministrato da eretici ed è sufficiente per consacrare il bambino a Cristo, sebbene non sia sufficiente per aver parte alla vita eterna; questa consacrazione a Cristo rende sì colpevole l'eretico che conserva il carattere del Signore fuori del gregge del Signore; e tuttavia la sana dottrina ci esorta bensì di emendarlo ma non di consacrarlo con un nuovo battesimo.
Orbene, con quanto maggior ragione nella Chiesa cattolica viene portato il frumento pure per mezzo della stoppa per esser mondato, affinché sia ricondotto alla massa dei fedeli per mezzo dell'aia?
Non voglio perciò che tu cada in errore credendo che il vincolo della colpa contratta per la discendenza da Adamo non possa spezzarsi se non a patto che i bambini vengano presentati dai genitori a ricevere la grazia di Cristo.
Poiché nella tua lettera così ti esprimi: " Come i genitori sono stati gli autori della loro condanna, così i bambini vengano giustificati dalla fede dei genitori ".
Ora tu vedi che molti vengono presentati non dai genitori, ma da estranei qualsiasi, come talvolta i figli di schiavi sono presentati dai padroni.
Talora poi i genitori muoiono e i loro bambini vengono presentati al battesimo da chi si trova nella possibilità di prestar loro quest'opera di misericordia.
Talora da genitori spietati vengono esposti i bambini per essere allevati da non importa quale specie di persone: ebbene essi vengono raccolti e portati al battesimo da sacre vergini, le quali non hanno certamente mai avuto figli propri né hanno intenzione d'averne.
In questo caso capisci che succede semplicemente quanto sta scritto nel Vangelo: avendo il Signore chiesto chi fosse stato il prossimo per quel poveretto ferito dai briganti e lasciato semivivo sulla strada, gli fu risposto: Chi usò misericordia verso di lui. ( Lc 10,37 )
A causa della solita tua vivissima avversione per la minima bugia, nell'ultimo tuo quesito ti è parso d'aver proposto una questione difficilissima.
" Se - dici - ti presentassi un bambino e ti domandassi se, da adulto, sarà casto e non sarà un ladro, senza dubbio mi risponderesti: "Non lo so".
Così pure se ti domandassi se il bimbo essendo ancora nella medesima tenera età, pensi qualcosa di bene o di male, diresti: "Non lo so".
Se perciò non osi garantire nulla di sicuro riguardo alla sua condotta futura e al suo pensiero attuale, perché mai quando vengono presentati al battesimo, i genitori rispondono invece di essi come garanti e affermano ch'essi fanno ciò che quell'età non può pensare o, se lo può, rimane a noi ignoto?
In realtà, ai padrini che ci offrono un bambino da battezzare, noi domandiamo se crede in Dio ed in nome del piccino, che non sa neppure se Dio esiste, essi rispondono: "Crede".
Con la stessa sicurezza si risponde a tutte le altre singole domande loro rivolte.
Mi stupisco quindi che i genitori rispondano al posto dei bambini con assoluta sicurezza trattandosi di cose tanto serie e impegnative, affermando che il bambino compie azioni sì importanti su cui vertono le domande rivolte dal ministro del battesimo nel momento che quello è battezzato; mentre nello stesso momento se facessi loro quest'altra domanda: "Questo bimbo, che ora viene battezzato, sarà casto o non sarà piuttosto un ladro?", non so se alcuno oserebbe affermare: "Sarà o non sarà tale", come senz'ombra di dubbio mi viene risposto che crede in Dio ".
Alla fine concludi il tuo ragionamento dicendo: " Usa la cortesia di rispondere brevemente a queste mie domande, non allegando la norma della consuetudine ma adducendone il motivo e la spiegazione ".
Dopo aver letto e riletto ed esaminato la tua lettera per quanto me lo consentiva la ristrettezza del tempo, mi sono ricordato del mio amico Nebridio; abituato all'indagine assai diligente e acuta di problemi oscuri attinenti soprattutto alla dottrina religiosa, disdegnava cordialmente risposte brevi a quesiti importanti.
Allorché qualcuno gli chiedeva di rispondere in poche parole, ne provava vivissimo dolore e se verso la persona del richiedente non doveva usare troppi riguardi, la rimproverava con l'espressione del volto e della voce; giudicava infatti indegno di ricevere spiegazioni chi non sapeva quante cose si sarebbero potute e dovute dire su una questione molto importante.
Ma io non voglio andare in collera con te come soleva fare il mio amico: poiché sei come me vescovo e occupato in mille faccende, per cui tu non hai tempo di leggere e io non ho il tempo di scrivere disquisizioni prolisse.
Quel mio amico invece era un giovinetto che non tollerava brevi spiegazioni e rivolgeva continue domande durante la nostra conversazione, essendo sia lui che l'interlocutore liberi da impegni.
Tu invece, pensando ora chi sei e a chi domandi spiegazioni, m'inviti a darti una risposta breve su una questione molto importante.
Ebbene, farò del mio meglio: Dio m'aiuti ad accontentarti in quel che mi chiedi.
Ecco un caso frequente di esprimersi: all'avvicinarsi della Pasqua diciamo: - Domani o dopodomani è la Passione del Signore - sebbene egli abbia patito tanti anni fa e la Passione sia avvenuta senz'altro una volta sola.
Naturalmente la domenica successiva diciamo: - Oggi il Signore è risorto - pur essendo passati tanti anni da quando risorse.
Ora, perché mai non v'è alcuno sì sciocco da accusarci di mentire parlando in questo modo, se non perché denominiamo tali giorni per analogia coi giorni in cui si compirono quei misteri?
In tal modo si chiama Pasqua un giorno che non è quello preciso ma uno simile a quello per l'anniversario che ritorna con il trascorrere del tempo, e si dice che avviene in esso, a causa della celebrazione del mistero liturgico, quel che avvenne non già quel giorno preciso dell'anno ma molto tempo prima.
Cristo non s'è forse immolato da se stesso una sola volta?
Eppure nel mistero liturgico s'immola per i fedeli non solo ogni ricorrenza pasquale, ma ogni giorno.
E non mentisce di certo chi, interrogato se Cristo veramente s'immola, risponde di sì.
Poiché se i sacramenti non avessero alcun rapporto di somiglianza con le realtà sacre di cui sono segni, non sarebbero affatto sacramenti.
Da tale rapporto di somiglianza prendono per lo più anche il nome delle stesse realtà sacre.
Così il sacramento del Corpo di Cristo è in certo qual modo il Corpo di Cristo, il sacramento del Sangue di Cristo è lo stesso Sangue di Cristo e il sacramento della fede è la fede stessa.
Orbene, credere non è altro che aver la fede: quando perciò si risponde che i bambini credono, mentre essi non hanno ancora l'adesione della fede, si risponde che hanno la fede in virtù del sacramento della fede e che si convertono a Dio in virtù del sacramento della conversione, perché la stessa risposta fa parte della celebrazione del sacramento.
Allo stesso modo, a proposito del Battesimo, l'Apostolo dice: Siamo stati sepolti insieme con Cristo nella morte mediante il Battesimo. ( Rm 6,4 )
Non dice: "Abbiamo rappresentato la sepoltura "; ma proprio: Siamo stati sepolti insieme.
Non ha voluto dare al sacramento di sì gran mistero altro nome che quello del mistero stesso.
Il bambino quindi è reso fedele non da un atto volontario della fede simile a quello dei fedeli adulti, ma dal sacramento della stessa fede.
Poiché, allo stesso modo che il padrino risponde ch'egli crede, così pure si chiama fedele non col dare l'assenso personale della sua intelligenza, ma col ricevere il sacramento della stessa fede.
Quando poi egli comincerà a capire, non avrà bisogno di un nuovo battesimo, ma comprenderà il sacramento ricevuto e si conformerà, col consenso della volontà, alla realtà spirituale da esso rappresentata.
Finché non sarà capace di questo atto volontario, a difenderlo contro le potenze avverse basterà il sacramento: gli basterà fino al punto che, se morisse prima dell'uso della ragione, verrebbe sottratto coll'aiuto cristiano alla condanna, entrata nel mondo per causa di un sol uomo, ( Rm 5,12 ) in virtù dello stesso sacramento garantito dalla carità della Chiesa.
Chi non crede questa verità e la giudica impossibile ad effettuarsi, è certamente infedele, anche se avesse il sacramento della fede.
Assai migliore di lui sarebbe un bambino che, quantunque non possieda ancora la convinzione intellettiva della fede, non gli oppone l'ostacolo d'una convinzione contraria, e per questo riceve con disposizioni adatte alla salvezza il sacramento della fede.
Ai tuoi quesiti mi pare d'aver risposto in misura forse non sufficiente per le persone meno capaci e litigiose, ma in misura forse più che sufficiente per le persone che amano la pace e sono dotate d'intelligenza.
A mia giustificazione poi non t'ho addotto solo l'immutata consuetudine della Chiesa ma, per quanto m'è stato possibile, ti ho pure spiegato la ragione di tale saluberrima consuetudine.
Indice |
1 | Cypr., De Lapsis, 9 |
2 | Cypr., De Lapsis, 9 |