Lettere |
Scritta tra il 414 e il 415.
Agostino scrive ad Evodio rispondendo al quesito sull'anima sciolta dal corpo ( n. 1 ) e sulle portentose apparizioni dei defunti, rimandando al I. XII del suo De Genesi ad litteram ( n. 2 ) e riferendo due visioni avute dal medico Gennadio nelle quali fu istruito ch'egli allora non vedeva con occhi corporei ( n. 3-4 ); conclude che le apparizioni, pur sembrando inspiegabili, non avvengono tramite la sostanza corporea ( n. 5 ).
Agostino e i suoi fratelli inviano cristiani saluti a Evodio, beatissimo signore, venerato e teneramente amato fratello, mio collega ed episcopato, e ai suoi fratelli
Il fratello che recapita la lettera si chiama Barbaro, è un servo di Dio già da tempo stabilito ad Ippona e ascolta la parola di Dio con passione e con zelo; egli ha desiderato portare alla Santità tua questa lettera in cui te lo raccomando nel Signore e per mezzo di lui ti mando il mio doveroso saluto.
Rispondere alla lettera della tua Santità, nella quale proponi problemi complicati, sarebbe impresa molto laboriosa anche per chi fosse libero da occupazioni, più capace di ragionare e dotato di acutezza d'intelligenza di gran lunga superiore alla mia.
Delle due lettere in cui esponi numerosi e difficili quesiti, una, non so come, è andata smarrita e, malgrado tutte le mie ricerche, non sono riuscito a trovarla.
L'altra, che è stata trovata, contiene il dolcissimo ricordo d'un giovane buono e casto.
Vi si racconta come è passato da questa vita e come, attraverso le testimonianze avute da alcuni confratelli, vi siete potuti convincere dell'eccellenza dei suoi meriti.
Tu poi prendi da ciò occasione per propormi, ripresentandola in modi diversi, una questione molto oscura sull'anima, cioè se esce dal corpo fornita di qualche altro corpo, con cui possa recarsi in luoghi dello spazio o esservi contenuta.
La spiegazione di questo problema, seppure potesse essere risolto in modo inequivocabile dalle mie deboli forze, richiederebbe un'attenzione e una fatica intensissima e per questo una mente completamente libera dalle occupazioni che mi assillano.
Se ti piace udire in breve la mia opinione, penso che in nessun modo l'anima esca dal corpo con un altro corpo.
Come avvengano le visioni e le predizioni del futuro potrebbe tentare di spiegarle chi sa per quale forza si producano fenomeni tanto numerosi nella mente di ognuno quando pensa.
Vediamo infatti e osserviamo chiaramente che in essa si formano innumerevoli immagini di oggetti visibili, intimamente connesse anche con gli altri sensi corporei.
Non importa con quanto ordine o disordine esse si formino, ma solo che si formano e ciò è evidente, in quanto si verificano tutti i giorni e in continuazione; avanzare però qualche congettura e stabilire in maniera definitiva qualcosa in merito anche a quelle rarissime apparizioni potrà osarlo solo chi riuscirà a spiegare in virtù di quale potenza e in qual modo esse si formano.
Tanto meno oso farlo io, quanto meno sono in grado di spiegare il fenomeno, che proviamo anche noi di continuo nella vita sia vegliando, che dormendo.
Mentre detto per te questa lettera, ti contemplo nella mente, benché tu sia assente e lo ignori, e mi figuro, secondo la conoscenza che ho di te, l'impressione che produrranno in te le mie parole, senza, riuscire tuttavia a comprendere né a trovare la ragione del perché nella mia mente avvenga una simile cosa; so con certezza solo che ciò non avviene mediante masse corporee né mediante proprietà dei corpi, pur essendo le immagini somiglianti ai corpi.
Nel dodicesimo libro dell'opera da me scritta sulla Genesi la questione è affrontata con molto impegno e la discussione è fitta di molti esempi ricavati da fatti sperimentati da me stesso e uditi da testimoni degni di fede.
Quando lo leggerai, giudicherai delle mie possibilità o delle effettive capacità a risolvere quel problema.
Il Signore si degnerà forse di concedermi che riesca a pubblicare quei libri dopo averli corretti quanto più convenientemente potrò, per non tenere sospesa l'aspettazione di molti fratelli con una discussione ormai prolissa.
Ti narrerò in breve un fatto che dovrebbe farti pensare.
Il nostro fratello Gennadio, notissimo quasi a tutti e medico a noi carissimo, che vive ora a Cartagine, sera distinto assai nell'esercizio della sua professione a Roma.
Tu lo conosci come persona timorata di Dio, animata da sollecita comprensione nel sovvenire i poveri e piena di bontà e servizievole con tutti.
Con tutto ciò, come non molto tempo fa mi raccontava, quando era ancor giovane, pur essendo assai fervente nel fare elemosine, dubitava dell'esistenza di un'altra vita dopo la morte.
Ordunque, non volendo Iddio deludere affatto la sua retta intenzione e le opere di misericordia, gli fece apparire in sogno un giovane distinto e di bell'aspetto che gli disse: " Seguimi ".
Andandogli dietro, Gennadio giunse a una città, dove cominciò a udire, alla sua destra, la melodia d'un canto d'una dolcezza straordinaria, superiore a quella che di solito noi proviamo.
A Gennadio, attento per capire che cosa succedesse, il giovane spiegò ch'erano gli inni dei beati e dei santi.
Che cosa mi dicesse di aver visto alla sua sinistra, non ricordo bene.
Si svegliò, svanì il sogno, vi prestò quel tanto di attenzione che merita un sogno.
Ma ecco che la notte seguente lo stesso giovane gli apparve la seconda volta e gli chiese se lo riconoscesse.
Gennadio gli rispose che lo riconosceva benissimo.
L'altro allora gli domandò dove lo avesse conosciuto.
Gennadio, che aveva fisso nella memoria che cosa doveva rispondergli di volta in volta, gli narrò, con la facilità dovuta al ricordo recentissimo, tutta la visione e gli inni dei santi, che, guidato da lui, era venuto ad ascoltare.
Il giovane lo interrogò se avesse veduto in sogno o da sveglio quanto aveva narrato e Gennadio rispose d'averlo visto in sogno.
" Ricordi bene, assentì il giovane, è vero, lo hai visto in sogno; ma sappi che anche ora tu vedi in sogno ".
All'udire queste parole, Gennadio vi prestò fede e rispose confermandole.
Allora il giovane, che lo informava, gli domandò ancora: " Dov'è ora il tuo corpo? "
" Nella mia camera da letto " fu la risposta di Gennadio.
" Sai tu - proseguì l'altro - che i tuoi occhi stanno serrati, chiusi e inoperosi nel tuo corpo e che con essi non vedi nulla? "
" Lo so ", rispose.
" Quali occhi sono dunque questi, coi quali mi vedi? " gli chiese il giovane.
Non sapendo che cosa rispondere, Gennadio tacque.
Ma, come lo vide esitare, quel giovane, che si sforzava con queste interrogazioni di istruirlo, gli spiegò subito: " Gli occhi, del tuo corpo, mentre ora tu dormi e giaci a letto, stanno inoperosi e non compiono alcuna operazione; hai tuttavia altri occhi, coi quali mi contempli e godi della presente visione.
Allo stesso modo, quando avrai compiuta la vita terrena, gli occhi del tuo corpo saranno inoperosi ma sarai dotato d'una vita, che ti permetterà di vivere, e di sensi, con cui potrai percepire le sensazioni.
Bada di non dubitare più in seguito della persistenza della vita dopo la morte ".
Quell'uomo veridico afferma che in questo modo gli si dissipò il dubbio sulla questione.
E chi glielo insegnò, se non la misericordiosa Provvidenza divina?
Si potrebbe obiettare che con questo racconto non ho risolta la questione, ma piuttosto l'ho complicata.
Nondimeno ognuno, anche se è libero di credere o non credere a queste parole, ha la propria coscienza nella quale si può ritirare e considerare questo profondissimo problema.
Ogni giorno vegliamo, dormiamo, pensiamo.
Donde nascano queste immagini, che assomigliano alle forme, alle qualità, ai movimenti dei corpi e che tuttavia non sono costituite di materia corporea, lo dica chi è bravo.
Se non vi riesce, perché mai si precipita a pronunciare un'opinione per così dire decisiva intorno a fenomeni rarissimi e non provati per esperienza, dal momento che non è in grado di risolvere cose che accadono di continuo, ogni giorno?
Io non potrei spiegare affatto a parole come abbiano luogo queste immagini quasi corporee, che Sono però prive di corpo.
So di certo che non prendono forma corporea.
Oh, se potessi egualmente sapere in che modo si offrono alla vista, quegli oggetti che a volte si vedono con l'immaginazione e che si ha l'impressione di vedere con gli occhi corporei, o in qual modo si distinguono le visioni di chi è tratto in inganno dall'errore e dall'empietà dal momento che si raccontano parecchie visioni simili a quelle avute da pie e sante persone!
Se volessi ricordarne tutti gli esempi, mi mancherebbe il tempo più che la materia.
Possa tu fortificarti nella misericordia di Dio, beatissimo signore, fratello venerando e desiderato.
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