Lettere |
Scritta verso il 426.
Agostino e altri vescovi africani esortano i vescovi della Gallia Proculo e Cilinnio, i quali avevano espulso il monaco Leporio per la sua dottrina eretica sul Verbo incarnato ( n. 1 ), a riceverlo nella loro Chiesa essendosi già pentito e corretto ( n. 2-3 ).
Aurelio, Agostino, Fiorenzo e Secondino inviano cristiani saluti ai dilettissimi e onorandi fratelli e colleghi di episcopato Proculo e Cilinnio
Il nostro figlio Leporio, essendo stato giustamente e opportunamente castigato dalle Santità vostre e perciò espulso dal vostro paese per l'arroganza del suo errore, è venuto da noi e noi l'abbiamo accolto, salutarmente turbato nell'animo, per farlo tornare nella retta via e per ridargli la sanità della mente.
Infatti, allo stesso modo che voi avete ottemperato al precetto dell'Apostolo di castigare gl'indisciplinati, così anche noi abbiamo messo in pratica l'altro di far coraggio ai pusillanimi, di sostenere i deboli. ( 1 Ts 5,14 )
S'era infatti lasciato sorprendere a commettere come uomo un fallo ( Gal 6,1 ) e per di più non piccolo: non la pensava secondo la norma della fede e aveva convinzioni del tutto errate su certe verità, come appunto sull'unigenito Figlio di Dio il quale in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio, ( Gv 1,1 ) ma quando giunse la pienezza dei tempi, ( Gal 4,4 ) il Verbo si fece carne e abitò tra noi; ( Gv 1,14 ) negava che Dio si fosse fatto uomo temendo, per quanto si può capire, che ne derivasse un mutamento o una corruzione, ( Fil 2,6 ) indegni della natura divina in virtù della quale il Figlio è uguale al Padre, ( Gv 5,18 ) senz'accorgersi d'introdurre nella Trinità una quarta persona, cosa questa del tutto contraria alla purezza della fede e alla verità del Credo cattolico.
Con l'aiuto di Dio e per quanto abbiamo potuto, lo abbiamo istruito con mitezza ( Gal 6,1 ), soprattutto perché l'Apostolo, strumento eletto ( da Dio ), ( At 9,15 ) considerando ciò, soggiunse: Badando a te stesso, perché anche tu non cada in tentazione; ( Gal 6,1 ) e ciò per ammonire certi individui che non si rallegrassero d'esser giunti a un tal grado di spiritualità da pensare di non poter essere più tentati come uomini.
L'Apostolo aggiunge inoltre un'altra frase salutare e feconda di pace, dicendoci: Cerchiamo di sopportare i pesi gli uni degli altri poiché in tal modo adempiamo la legge di Cristo.
Se uno infatti si crede d'essere qualcosa, mentre non è nulla, inganna se stesso, ( Gal 6,2-3 ) carissimi e onorandi fratelli.
Noi però non avremmo potuto compiere la correzione di Leporio, se voi non aveste prima condannato i suoi errori.
A colpire quindi per mezzo di voi lui enfiato d'orgoglio e a guarirlo per mezzo di noi, dopo essersi umiliato nel cordoglio, è stato il medesimo nostro Signore, ch'è pure il nostro medico, usando come strumenti i suoi ministri, poiché è lui che ha detto: Sono io che colpisco e sono io che guarisco. ( Dt 32,39 )
È stato il medesimo amministratore e provveditore della sua casa a distruggere, per mezzo di voi, ciò ch'era costruito male e a restaurare, per mezzo nostro, ciò ch'era disposto bene.
È stato il medesimo diligente agricoltore del suo podere a sradicare, per mezzo di voi, i rovi inutili e nocivi e a piantare invece per mezzo di noi alberi utili e fecondi.
Diamo quindi il vanto non già a noi ma alla bontà di Colui nelle cui mani siamo noi e i nostri discorsi. ( Dt 33,3 )
E, come a proposito del suddetto nostro figlio le nostre insignificanti persone hanno lodato il vostro ministero, così anche le Santità vostre si rallegrino del nostro.
Accogliete con paterno affetto colui che è stato emendato da noi con misericordiosa soavità, come noi lo abbiamo accolto castigato da voi con misericordiosa severità.
Sebbene infatti noi abbiamo compiuto azioni diverse, tuttavia l'una e l'altra furono necessarie alla salvezza del nostro fratello, ispirateci dalla medesima carità. L'una e l'altra sono dunque opera dell'unico Dio, poiché Dio è carità. ( 1 Gv 4,8.16 )
Perciò, come noi abbiamo accolto Leporio in grazia del suo pentimento, così voi accoglietelo in grazia della sua lettera che abbiamo creduto doveroso sottoscrivere anche di nostro pugno per attestarne l'autenticità.
[ Egli infatti, dopo che fu ammonito, comprese facilmente che Dio si fece uomo per il fatto che il Verbo si fece carne e il Verbo era Dio; ( Gv 1,14 ) l'Apostolo inoltre gli fece capire che il Verbo divenne uomo non perdendo la sua natura, ma assumendo la natura che non gli era propria; infatti spogliò se stesso non perdendo la natura di Dio, ma prendendo la natura di schiavo. ( Fil 2,6-7 )
Quando infatti costui non voleva riconoscere un Dio nato da una donna, un Dio crocifisso che inoltre aveva patito altre sofferenze della natura, aveva timore si venisse a credere che la divinità fosse stata mutata nell'uomo o corrotta dalla mescolanza con l'uomo: era bensì un religioso timore, ma anche un incauto errore.
Con sentimento di religione aveva compreso che la divinità non si può mutare, ma con imprudenza aveva creduto, erroneamente, che il Figlio dell'uomo possa separarsi dal Figlio di Dio, di modo che l'uno sia diverso dall'altro e che uno di essi non sia il Cristo oppure siano due Cristi.
In seguito però, avendo riconosciuto che il Verbo di Dio, cioè l'unigenito Figlio di Dio, è divenuto figlio dell'uomo in modo che nessuno dei due si sia mutato nell'altro ma, rimanendo ognuno nella propria natura, Dio patisse in quanto uomo le sofferenze umane sì però da conservare in se stesso integre le proprietà della natura divina; costui allora - ripeto - senza alcun timore riconobbe Gesù Cristo Uomo-Dio e temette piuttosto l'aumento d'una quarta persona nella Trinità che non il detrimento della natura nella divinità ].
Non dubitiamo affatto che la vostra Dilezione accolga con gioia il suo ravvedimento e lo faccia conoscere a tutti coloro per i quali il suo errore fu occasione di rovina spirituale, poiché anche quelli, ch'erano venuti da noi con lui, si sono ravveduti e sono guariti con lui, com'è chiaramente indicato dalle loro firme che sono state apposte alla nostra presenza.
Una volta che avrete provato la gioia per il ravvedimento del vostro fratello, non vi resta che usarci la cortesia di darci a vostra volta la gioia con una risposta delle Santità vostre.
A voi, perché vi ricordiate di noi, dilettissimi e onoratissimi fratelli, auguriamo ogni bene nel Signore.
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