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Lettera 250

Scritta tra il 415 e il 420.

Agostino già vecchio al giovane vescovo Ausilio che aveva scomunicato Classiciano con tutti i suoi familiari ( n. 1 ) pregandolo di togliere la scomunica o d'insegnargli perché reputi possa venire scomunicata un'intera famiglia per il peccato d'un solo suo membro ( n. 2-3 ).

Agostino invia cristiani saluti ad Ausilio, suo amatissimo signore, venerabile fratello e collega d'episcopato

1 - A chi può irrogarsi la scomunica

L'eccellentissimo nostro figlio Classiciano s'è vivamente risentito con me, per lettera, d'essere stato scomunicato dalla Santità tua; mi ha raccontato ch'era venuto in chiesa accompagnato da un sèguito di poche persone, quale si addice alla sua carica, e che ti aveva pregato di non opporti al suo bene accordando la tua protezione a individui i quali, giurando il falso sui Vangeli, erano venuti a cercare, proprio nella casa della fede, un aiuto per violare la fede data.

Egli afferma che tuttavia quei tali, riflettendo al male commesso, uscirono dalla chiesa di loro spontanea volontà e non già trascinati via con la violenza; la tua Dignità inoltre rimase talmente sdegnata contro di lui, per quel fatto, ch'egli venne colpito insieme a tutta la sua famiglia da sentenza di scomunica e se ne compilarono i processi verbali.

Dopo aver letta la sua lettera, essendo io fortemente agitato, mentre i miei pensieri erano sconvolti dalla burrasca abbattutasi sul mio cuore, non ho potuto tacere presso la Carità tua, allo scopo di chiederti quanto segue: se tu su un tale problema hai un parere fondato su argomenti sicuri di ragione o su testi delle Scritture, dègnati d'insegnare anche a noi in qual modo possa venire scomunicato, a giusto titolo, il figlio per il peccato del padre o la moglie per quello del marito, il servo per quello del padrone o chiunque altro non è ancora nato nella famiglia, qualora venisse alla luce durante il tempo in cui sull'intera famiglia grava la scomunica e non gli si potesse recare aiuto col lavacro del battesimo in pericolo di morte.

Questo castigo infatti non colpisce il corpo, come la pena di morte con cui Dio, come leggiamo nella Sacra Scrittura, colpì alcuni individui per aver disprezzato i suoi precetti e fece perire insieme tutti i membri della loro famiglia, sebbene non fossero colpevoli della stessa empietà.

In quel caso venivano bensì tolti di mezzo dei corpi, destinati certamente un giorno a morire, per incutere terrore ai viventi, mentre il castigo spirituale a proposito del quale avviene ciò che sta scritto: Ciò che legherai sulla terra, sarà legato anche in cielo, ( Mt 18,18; Mt 16,19 ) grava sulle anime delle quali sta scritto: Tanto l'anima del padre quanto quella del figlio appartengono a me; l'anima che pecca, è essa quella che morrà. ( Ez 18,4 )

2 - È illecito scomunicare degli innocenti

Forse hai sentito dire che vescovi di grande rinomanza hanno scomunicato qualche peccatore con la sua famiglia.

Ma se per caso venisse chiesta loro una spiegazione ragionevole, si dimostrerebbero capaci di darla.

Quanto a me, poiché non saprei cosa rispondere qualora mi fosse chiesto se una tale azione sia giusta, non ho mai osato fare alcunché di simile, anche quando rimanevo fortemente turbato per delitti perpetrati brutalmente contro la Chiesa.

Ma se per caso il Signore ti ha rivelato quanto sia giusto un tal modo d'agire, non disprezzo affatto né la tua giovane età né la tua dignità episcopale ancora nel suo noviziato: eccomi pronto, io vecchio, a imparare da un giovane, io vescovo già da tanti anni, da un collega che non ha ancora un anno di carica, a imparare come possiamo dare una spiegazione plausibile a Dio e agli uomini, qualora con un castigo spirituale puniamo delle anime innocenti a causa d'una colpa altrui, dalla quale non traggono il peccato originale come lo traggono da Adamo nel quale tutti hanno peccato. ( Rm 5,12 )

Infatti, sebbene il figlio di Classiciano abbia contratto dal padre il peccato del primo uomo, che dev'essere espiato nel sacro fonte del battesimo, tuttavia chi può dubitare che qualsiasi altro peccato, commesso dal padre dopo averlo generato e nel quale egli non ha avuto parte personalmente, non appartenga a lui?

Che dire della moglie? Che dire di tante anime in tutta la famiglia?

Perciò se un'anima sola, uscendo dal corpo senza il battesimo, si perdesse a causa d'una tale severità, per cui tutta cotesta famiglia è stata colpita dalla scomunica, a questa perdita non potrebbe paragonarsi la morte d'innumerevoli corpi, qualora delle persone innocenti venissero trascinate a forza fuori della chiesa e venissero uccise.

Se dunque sei capace di dare una spiegazione ragionevole della tua azione, magari la facessi conoscere anche a noi, per lettera, affinché possiamo darla anche noi!

Se invece non ne sei capace, quale motivo hai di fare, spinto da una reazione irriflessiva, un'azione circa la quale, se tu venissi interrogato, non sapresti dare una risposta plausibile?

3 - Sia tolta la scomunica comminata con animo sconvolto

Ho detto poi ciò anche se il nostro figlio Classiciano ha commesso una colpa che avresti potuto reputare, con ogni ragione, degna d'esser punita con l'anatema.

Ora, al contrario, se è vero quanto egli mi riferisce nella sua lettera, non doveva essere punito con un tale castigo neppure lui solo della sua famiglia.

A questo proposito tuttavia non voglio dire nient'altro alla Santità tua, ma ti chiedo solo di concedere il perdono a Classiciano, che te lo domanda, qualora tu lo abbia riconosciuto colpevole; se invece tu saggiamente riconosci che non ha commesso alcuna colpa, per il fatto ch'egli giustamente esigeva che la fede data si doveva mantenere nella casa della fede, perché non venisse violata dove la s'insegna, fa' quello che deve fare un uomo consacrato a Dio; e ciò affinché, se t'è capitato, in quanto uomo, ciò che l'uomo di Dio dice nel Salmo: Il mio occhio è turbato per la collera, tu possa rivolgerti al Signore gridando: Abbi pietà di me, Signore, perché sono privo di forze, ( Sal 6,8 ) perché ti porga la sua destra, freni la tua collera e rassereni la tua mente, e tu possa vedere e mettere in pratica ciò ch'è giusto.

Poiché sta scritto: La collera dell'uomo non pratica la giustizia di Dio. ( Gc 1,20 )

Non devi neppure pensare che, per il fatto che noi siamo vescovi, non possiamo essere sorpresi da moti di reazione ingiusti, ma pensiamo piuttosto che, per il fatto d'essere uomini, noi viviamo assai pericolosamente fra i tranelli delle tentazioni.

Strappa quindi i processi verbali ecclesiastici, che hai redatti forse in preda a un turbamento un po' troppo vivo, e torni tra voi la carità con cui eri unito a lui fin da catecumeno.

Lascia star la lite e fa' tornare la pace per non perdere un uomo tuo amico e non far rallegrare per causa vostra il diavolo vostro nemico.

La misericordia poi del nostro Dio è capace non solo d'esaudire la mia preghiera, così che non aumenti la tristezza che provo per causa vostra ma piuttosto venga guarita quella ch'è sorta, ma anche di confortarti con la sua grazia e d'allietare la tua giovinezza, che non manca di riguardo alla mia vecchiezza.

Sta bene.

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