La musica

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Considerazioni sulle strofe

17.35 - Strofe differenti per tempi e per piedi …

Per quanto attiene alla strofe metrica, basta tener presente per ora che in essa si possono congiungere metri differenti purché convengano nella percussione, cioè nell'arsi e nella tesi.

E i metri possono esser differenti per lunghezza, se metri lunghi si congiungono con metri più corti, come in questo esempio:

Iam satis terris nivis atque dirae

Grandinis misit Pater et rubente

Dextera sacras iaculatus arces

Terruit ur/bem.9

Puoi vedere infatti quanto l'ultimo di questi, conchiuso da un coriambo e da una sillaba lunga finale, sia più corto dei tre precedenti eguali fra loro.

Inoltre i metri sono differenti per i piedi, come questi:

Grato/ Pyrrha sub an/tro,

Cui fla/vam religas/ comam.10

Puoi osservare che il primo di questi due versi è formato da uno spondeo e un coriambo, ed una sillaba lunga in fine che è richiesta dallo spondeo per completare i sei tempi.

Il secondo invece si compone di uno spondeo e un coriambo e le due ultime brevi che con lo spondeo iniziale completano i sei tempi.

Sono dunque eguali nei tempi ma nei piedi hanno qualche cosa di diverso.

17.36 - … e per la presenza o assenza della pausa

Esiste un'altra differenza delle strofe metriche.

Alcuni metri sono messi insieme in modo da non richiedere fra l'uno e l'altro la pausa, come negli ultimi due, altri invece richiedono che fra l'uno e l'altro si faccia una determinata pausa, come questo:

Vides ut alta stet nive candidum

Soracte, nec iam sustineant onus

Silvae laborantes, geluque

Flumina constiterint acuto.11

Infatti se si ripetono ad uno ad uno, i primi due metri richiedono la pausa finale di un tempo, il terzo di due, il quarto di tre; ma se sono recitati l'uno dopo l'altro obbligano alla pausa di un tempo nel passare dal primo al secondo, di due dal secondo al terzo, di tre dal terzo al quarto.

Se si torna dal quarto al primo, si farà la pausa di un tempo.

Ma la norma che vale nel tornare al primo vale anche nel passare ad altra strofa.

Giustamente noi latini chiamiamo questa forma di unione dei metri circuito che in greco si dice περίοδος.

Il circuito non può essere più piccolo di due membri, cioè due metri, ed hanno convenuto che non sia maggiore di quello che giunge fino a quattro membri.

Si può dunque chiamare bimembre il più piccolo, trimembre quello di mezzo e quadrimembre l'ultimo.

I greci li chiamano appunto δίχωλος, τρίχωλος, τετραάχωλος.

Giacché tratteremo, come ho detto, il problema più accuratamente nel discorso che terremo sui versi, per ora basta.

17.37 - Infinita possibilità di metri

Comprendi certamente, penso, che si hanno innumerevoli forme di metri.

Noi ne abbiamo trovate cinquecento sessantotto.

Però sono stati presentati modelli con le sole pause finali e non sono state considerate la commischianza dei piedi e la scomposizione delle lunghe in due brevi che prolunga il piede oltre le quattro sillabe.

Ma se si volesse, usando tutte le possibili interposizioni di pausa, ogni possibile commischianza di piedi e scomposizione delle lunghe, calcolare il numero dei metri, esso risulta così grande da non potersi forse trovare il nome.

E sebbene il poeta usandoli e l'universale facoltà estetica ascoltandoli rendano validi i modelli da noi presentati e tutti gli altri che è possibile comporre, tuttavia se non li affidasse all'udito la recitazione di un individuo colto ed esercitato e se il sentimento estetico di chi ascolta fosse più ottuso di quanto richiede la cultura letteraria, non è possibile considerare come vere le nozioni che abbiamo trattato.

Ma ora riposiamoci per un po' di tempo e del verso trattiamo in seguito.

D. - Sì.

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9 Orazio, Odi 1, 2, 1-4
10 Orazio, Odi 1, 5, 3-4
11 Orazio, Odi 1, 9, 1-4