Protreptico ai Greci |
Amfione tebano e Arione di Metimna furono, tutti e due, abili nel canto, e, tutti e due, mito e ancora questo loro canto è… argomento di canto per il coro degli Elleni - a causa dell'arte musicale per la quale l'uno adescò un pesce, l'altro cinse di mura Tebe.
Un altro cantore, un trace ( altro mito ellenico, questo ), ammansiva le fiere col semplice canto e trapiantava da un posto all'altro gli alberi, i faggi, per mezzo della musica.
Potrei narrarti anche un altro mito, fratello di questi, e parlarti di un altro cantore, Eunomo Locrese, e della cicala Pitica.
Era raccolta a Pito una solenne adunanza di Elleni, per celebrare la morte del serpente, ed era Eunomo che cantava il canto funebre del rettile; se questo canto fosse un inno o un lamento funebre sul serpente non saprei dire: quello che è certo è che vi era una gara, ed Eunomo suonava la cetra nell'ora della calura, quando le cicale, scaldate dal sole, cantavano sotto le foglie, su per i monti.
Esse cantavano certamente, non in onore del serpente morto, del Pitico, ma del Dio sapientissimo un canto sciolto da ogni legge, migliore dei canti di Eunomo, regolati da leggi.
Ed ecco si spezza una corda al Locrese, la cicala vola sul giogo della cetra, trillava sopra lo strumento musicale come su di un ramo: e il cantore, adattato il suo al canto della cicala, supplì in tal modo la corda mancante.
Non fu dunque la cicala a essere attirata dal canto di Eunomo, come vuole il mito, che innalzò a Pito una statua di bronzo raffigurante Eunomo con la sua cetra, e la alleata del Locrese nella gara: ma spontaneamente essa vola sulla cetra, e canta spontaneamente, mentre agli Elleni, invece, sembra che essa non abbia fatto che rispondere alla musica di quello.
Come dunque avete potuto prestar fede a vane favole, fino a supporre che gli animali siano affascinati dalla musica?
Invece, solo il volto luminoso della verità ( a quanto pare ) vi sembra imbellettato, ed è guardato da voi con diffidenza.
E cosi, il Citerone e l'Elicona e i monti degli Odrisi e dei Traci, luoghi di iniziazione all'errore, a causa dei misteri sono stati consacrati e celebrati con inni.
Io, sebbene non si tratti che di favole, mi commuovo alle tante sventure, che sogliono essere argomento di tragedie: per voi invece le storie luttuose sono diventate drammi, e gli attori dei drammi spettacolo di gioia.
Ma i drammi, e i poeti concorrenti alle Lenee, e già completamente ebbri, recingiamoli magari di edera, mentre essi delirano stranamente nel celebrare il bacchico rito, ma… rinchiudiamoli, insieme coi satiri e il tiaso furente e col restante coro di demoni, nei già invecchiati Elicona e Citerone.
E facciamo scendere, invece, dall'alto, dal cielo, la Verità, insieme con la splendidissima Sapienza, verso il monte sacro di Dio e il coro sacro dei profeti.
Ed essa, brillando di una luce che splende quanto più lontano è possibile, illumini dappertutto coloro che si rotolano nelle tenebre, e liberi gli uomini dall'errore, tendendo la sua altissima mano, cioè l'intelligenza, verso la salvezza.
Ed essi, rialzate le loro teste, e levati gli occhi verso l'alto, lascino il Citerone e l'Elicona ed abitino Sion: "Da Sion infatti uscirà la Legge e il Verbo del Signore da Gerusalemme", cioè il Verbo celeste, il genuino competitore, incoronato nel teatro di tutto il mondo.
E il mio Eunomo canta, non sul modo di Terpandro né su quello di Capione, e neppure su quello frigio o lidio o dorico, ma sull'eterno modo della nuova armonia, che ha nome da Dio, "il canto nuovo", il canto levitico: che duolo ed ira lenisce e dà l'oblio d'ogni male.
Dolce e verace farmaco contro il dolore è stato infuso in questo canto.
Mi sembra perciò che quel Trace e il Tebano e il Metimneo siano stati una sorta di uomini che non sono uomini, degli impostori, e che col pretesto della musica avendo corrotto la vita umana, per mezzo di qualche abile incantesimo essendo invasati dal demone, per condurre gli uomini alla rovina, celebrando delle efferatezze nei riti dei misteri e facendo dei lutti l'oggetto di onori divini, per primi abbiano tratto gli uomini al culto degli idoli: e con pietre e con tavole, cioè con statue e pitture, abbiano posto le fondamenta alla balordaggine della consuetudine, aggiogando alla estrema schiavitù, coi loro canti e i loro incantamenti, quella libertà veramente bella, di coloro che sono liberi cittadini sotto il cielo.
Ma non tale è il mio cantore, né è giunto per sciogliere in lungo tempo l'amara schiavitù dei demoni che ci tiranneggiano: ma facendoci passare dal giogo dei demoni al giogo mite e filantropico della pietà, di nuovo richiama verso il cielo quelli che sono stati scagliati sulla terra.
Solo lui infatti, fra quanti mai furono, mansuefaceva le fiere più selvagge di tutte, cioè gli uomini: mansuefaceva volatili, cioè gli uomini leggeri, rettili, cioè gli ingannatori, leoni, cioè gli iracondi, porci, cioè gli uomini dediti ai piaceri, lupi, cioè gli uomini rapaci.
Pietre e legno sono gli inintelligenti, ma anche più insensibile delle pietre è l'uomo immerso nell'ignoranza.
Testimone venga a noi la voce profetica, che s'accorda col canto della verità, voce che compiange coloro che si sono consumati nell'ignoranza e nella follia: "Dio è capace di far sorgere da queste pietre dei figli ad Abramo ": Dio, il quale, avendo commiserato la grande stupidità e la durezza di cuore di quelli che sono diventati pietre rispetto alla verità, destò il seme della pietà, dotato del sentimento della virtù, da quelle pietre, cioè, dalle genti che hanno creduto nelle pietre.
Un'altra volta, in un certo punto ha chiamato "prole di vipere" certi ipocriti velenosi e versipelle, che tendono insidie alla giustizia.
Ma anche di questi serpenti, se qualcuno di sua volontà si penta, seguendo il Verbo, diventa "uomo di Dio ".
Altri chiama allegoricamente "lupi", vestiti di pelli di pecore, intendendo significare i rapaci in forme di uomini.
E tutte queste selvaggissime fiere, e le consimili pietre, lo stesso canto celeste le trasformò in uomini mansueti.
"Eravamo infatti, eravamo una volta anche noi dissennati, disobbedienti, erranti, schiavi di piaceri e desideri vani, viventi nella malizia e nell'invidia, odiosi e odiantici l'un l'altro", come dice la Scrittura Apostolica, "ma quando apparve la bontà e la filantropia di Dio, nostro Salvatore, essa ci salvò, non per effetto delle opere che noi compiemmo in giustizia, ma secondo la sua misericordia".
Vedi quanto poté il nuovo canto! Esso ha fatto uomini dalle pietre e uomini dalle fiere.
Quelli che erano altrimenti morti, perché non erano partecipi di quella che è veramente vita, solo ch'ebbero ascoltato il canto, rivissero.
Questo canto anche ordinò armoniosamente l'universo, e accordò la dissonanza degli elementi in un ordine di consonanza, affinché l'intero cosmo si armonizzasse con esso: e lasciò andare libero il mare, ma gli impedì di invadere la terra, e rese ferma, al contrario, la terra, che prima era mobile, e la fissò come confine del mare.
E calmò l'impeto del fuoco con l'aria, quasi che temperasse l'armonia dorica con la lidia; e mitigò il rigido freddo dell'aria con la mescolanza del fuoco, temperando armonicamente queste estreme note dell'universo.
E questo canto incorrotto - sostegno del tutto e armonia dell'universo - che si estese dal centro alle estremità e dai vertici al centro, armonizzò questo tutto, non secondo la musica tracia, che è simile a quella di Iubal, ma secondo la paterna volontà di Dio, che David emulò.
Il Verbo di Dio, nato da David ed esistente prima di lui, disprezzò la lira e la cetra, strumenti inanimati, e, avendo armonizzato collo Spirito Santo questo mondo, ed il piccolo mondo, cioè l'uomo, la sua anima come il suo corpo, suona a Dio per mezzo di questo strumento di molte voci, e canta con questo strumento che è l'uomo: " Giacché tu sei per me cetra e flauto e tempio ": cetra, per l'armonia, flauto, per lo spirito, tempio, per il Verbo, affinché l'una risuoni, l'altro spiri, e l'altro comprenda il Signore.
Appunto David, il re, il citarista, di cui poco fa abbiamo fatto menzione, esortava alla verità, distoglieva dagli idoli, e molto era lontano dal celebrare i demoni, i quali anzi erano scacciati da lui con la musica verace, con la quale egli col solo canto guarì Saul, quando questi era posseduto da essi.
Il Signore fece l'uomo bello, spirante strumento, fatto a sua immagine: e certamente Egli stesso è uno strumento di Dio: strumento in tutto armonico, ben accordato e santo, sapienza che è sopra questo mondo, Verbo celeste.
Che cosa vuole dunque questo strumento, il Verbo di Dio, il Signore, e il Nuovo Canto?
Schiudere gli occhi dei ciechi e aprire le orecchie dei sordi e guidare verso il cammino della giustizia quelli che zoppicano o errano, mostrare Dio agli uomini dissennati, far cessare la corruzione, vincere la morte, riconciliare col Padre i figli disobbedienti.
Lo strumento di Dio è filantropico: il Signore compassiona, castiga, esorta, ammonisce, salva, custodisce, e, per di più, come ricompensa della nostra istruzione, promette il regno dei cieli, questo solo guadagno traendo di noi, cioè la nostra salvezza.
Il vizio infatti si nutre della rovina degli uomini, la verità, invece, come l'ape, senza guastare nessuna delle cose esistenti, non si allieta che della salvezza degli uomini.
Tu hai dunque la promessa di Dio, hai la sua filantropia: partecipa della grazia.
E il mio canto salutare non crederlo nuovo nello stesso senso in cui si dice nuovo un utensile o una casa: giacché esso era "prima della stella del mattino" e "nel principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo ".
Ma antico l'errore, e cosa nuova la verità sembra essere.
Sia dunque che l'antichità dei Frigi sia dimostrata da mitiche capre, o, al contrario, che quella degli Arcadi sia dimostrata dai poeti che li dichiarano anteriori alla luna, o ancora, che quella degli Egiziani sia dimostrata da coloro che sognano che la terra di costoro sia stata la prima a produrre dei ed uomini: ma nessuno di costoro è anteriore a questo mondo, noi, invece, siamo anteriori alla fondazione del cosmo, in quanto a che, per il fatto di essere destinati ad essere in Lui, siamo stati generati anteriormente da Dio, noi, le creature razionali del Verbo di Dio, per il quale esistiamo dal principio, perché il "Verbo era nel principio".
Ma in quanto il Verbo era dall'origine, era ed è principio divino di ogni cosa, ma in quanto ora prese il nome - anticamente santificato, e degno della potenza: Cristo - il Verbo è stato da me chiamato Nuovo Canto.
Il Verbo dunque, cioè Cristo, è la causa, e del nostro essere anticamente ( era infatti in Dio ) e del nostro esser bene, ed ora è apparso personalmente agli uomini questo Verbo, il solo che è tutte e due le cose, Dio e uomo, causa per noi di tutti i beni, dal quale imparando il vivere rettamente, siamo avviati verso la vita eterna.
Infatti, secondo quel divino Apostolo del Signore, "la grazia salutare di Dio apparve a tutti gli uomini istruendoci, affinché, rifiutata l'empietà e i desideri mondani, vivessimo sobriamente e giustamente e piamente nel mondo di ora, aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del grande Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo ".
Questo è il Canto Nuovo, cioè l'apparizione, che fra di noi ha brillato soltanto ora, del Verbo che era nel principio, e perciò preesisteva: apparve sulla terra da poco il preesistente Salvatore, apparve Colui che esiste in Colui che esiste ( perché " il Verbo era presso Dio " ), come Maestro; apparve il Verbo dal quale sono state create tutte le cose, e dopo averci dato nel principio il vivere, mediante la creazione, come Demiurgo, ci insegnò il ben vivere, apparsoci come Maestro; per poterci procurare dopo, come Dio, il vivere eternamente.
Egli però non ora per la prima volta ebbe compassione di noi, per il nostro errore, ma già prima, dal principio, ne aveva avuto compassione, ed ora Egli, essendo apparso, ci ha salvati mentre eravamo già sul punto di perire.
Giacché ancora la maligna e strisciante fiera, con le sue arti magiche rende schiavi gli uomini e li supplizia, vendicandosi su di essi, come a me pare, al modo dei barbari, che si dice leghino gli schiavi di guerra ai cadaveri, finché insieme putrefacciano.
Questo maligno tiranno, infatti, questo serpente, avvinti a pietre e tavole e statue e altrettali idoli, mediante l'infelice vincolo della superstizione, quegli uomini che riesce a far suoi finì dalla nascita, li porta, proprio secondo il detto, a seppellire vivi insieme con quelli, finché insieme con quelli periscano.
Perciò ( Poiché uno solo è l'ingannatore, che nel principio trasse Eva verso la morte, e ora vi trae anche gli altri uomini ), uno anche è il soccorritore e ausiliatore nostro, il Signore, che dal principio preannunziava profeticamente e ora già anche chiaramente ci invita alla salvezza.
Fuggiamo dunque, ubbidendo al precetto dell'Apostolo, "il principe della potestà dell'aria, dello spirito che ora opera nei figli della disobbedienza ", e accorriamo presso il Salvatore, il Signore, che ora e sempre esortava gli uomini alla salvezza, per mezzo dei prodigi e dei segni in Egitto, e nel deserto per mezzo del rovo e della nuvola che in grazia della Sua filantropia seguiva, come una ancella, gli Ebrei.
Col timore destato da queste cose egli incitava gli uomini dal cuore indurito, ma in seguito anche per mezzo del sapientissimo Mosè e dell'amante della verità, Isaia, e di tutto il coro profetico, Egli converte al Verbo in modo più razionale quelli che hanno orecchie per udire; e qualche volta insulta, qualche volta anche minaccia, su alcuni degli uomini anche piange, per altri canta: e fa come un buon medico, che cura i corpi ammalati, applicando ad alcuni cataplasmi, per altri ricorrendo a frizioni, e per altri a lavaggi, e alcuni aprendo col ferro, altri bruciando, qualche volta anche amputando, se mai sia possibile che l'uomo, anche a costo di perdere qualche parte o membro, ricuperi la salute.
Di molte voci è il Salvatore, e di molti modi, per ottenere la salvezza degli uomini: minacciando ammonisce, insultando converte, lamentando compassiona, suonando esorta, per mezzo del rogo parla ( perché quelli avevano bisogno di segni e di prodigi ) e col fuoco spaventa gli uomini, facendo suscitare in cima a una colonna la fiamma, segno insieme di grazia e di terrore: per gli obbedienti, luce, per i disobbedienti, fuoco.
Ma Poiché la carne è più pregevole della colonna e del rovo, dopo quelle cose parlano i profeti, il Signore stesso che parla in Isaia, Egli stesso in Elia, Egli stesso nella bocca dei profeti.
Ma se tu non credi nei profeti e ritieni una favola così gli uomini come il fuoco, ti parlerà il Signore stesso, " il quale, essendo nella forma di Dio, non fece sua proprietà della sua uguaglianza con Dio: ma vuotò se stesso ", il Dio misericordioso che desidera salvare l'uomo.
E lo stesso Verbo ormai ti parla chiaramente, riempiendo di vergogna la vostra incredulità, sì, dico, il Verbo di Dio diventato uomo, affinché anche tu da un uomo possa imparare come un uomo diventi Dio.
Quindi non è assurdo, o amici, che, mentre Dio sempre ci esorta alla virtù, noi, invece, rifiutiamo l'aiuto e rimandiamo la salvezza?
Non ci esorta dunque alla salvezza anche Giovanni e non è egli interamente una voce esortatrice?
Interroghiamo dunque lui stesso: " Chi sei? di quale paese?"
Non dirà di essere Elia, negherà di essere Cristo, ma confesserà di essere voce gridante nel deserto.
Chi è dunque Giovanni? Per abbracciarlo in una immagine, sia lecito dirlo "una voce del Verbo esortatrice, gridante nel deserto".
Che cosa gridi, o voce? " Dillo anche a noi". " Fate diritte le vie del Signore ".
Precursore è Giovanni e la sua voce è precorritrice del Verbo, voce incitatrice, che prepara alla salvezza, voce esortatrice alla eredità dei cieli, voce per la quale la terra sterile e deserta finisce di essere infeconda.
Questa fertilità secondo me la predisse la voce dell'Angelo; precorritrice del Signore era anche quella, la quale dava la buona novella alla donna sterile, come Giovanni al deserto.
Per questa voce del Verbo, dunque, la donna sterile diventa feconda di figli e la terra deserta produce frutti.
Le due voci precorritrici del Signore, quella dell'Angelo e quella di Giovanni, vogliono significare, secondo me, la salvezza riposta in serbo per noi, cosicché, dopo l'apparizione di questo Verbo, noi riportiamo il frutto della fecondità, cioè la vita eterna.
La Scrittura, infatti, col mettere insieme le due voci, chiarisce il tutto: " Ascolti, colei che non partorisce; parli, colei che non ha i dolori del parto, poiché più numerosi saranno i figli della derelitta, che di colei che ha il marito " .
E a noi che l'Angelo recava la buona novella, noi che Giovanni esortava a conoscere l'agricoltore, a cercare l'uomo.
Il marito della sterile e il coltivatore della terra deserta sono infatti una stessa persona, la quale riempì della divina potenza così la donna sterile come la terra deserta.
Poiché molti erano i figli della donna di nobile nascita, ma era in seguito senza figli a causa della sua incredulità ( cioè, la donna ebrea, che in origine aveva avuto molti figli ), la donna sterile riceve il marito, la terra deserta l'agricoltore; quindi ambedue diventarono madri l'una di frutti, l'altra di figli credenti, in virtù del Verbo; ma ancora per gli increduli rimane sterile e deserta.
Giovanni, l'araldo del Verbo, in questo modo esortava ad essere preparati per la venuta di Dio, cioè di Cristo: e questo era ciò che voleva significare il silenzio di Zacharia: silenzio, che aspettava il frutto precursore di Cristo, affinché la luce della verità, cioè il Verbo, rompesse, divenuto buona novella, il mistico silenziò dei profetici enigmi.
Ma tu, se desideri vedere veramente Dio, ricorri a purificazioni, che si addicono a Dio, non a foglie di alloro e a bende adornate di lana e di porpora, ma incoronato di giustizia e cinto delle foglie della temperanza, cerca con ogni cura Cristo.
"Giacché io sono la porta", dice in un luogo, la quale bisogna che imparino coloro che vogliono conoscere Dio, affinché egli ci apra tutte le porte dei cieli; giacché sono razionali le porte del Verbo, e non le apre che la chiave della fede.
" Nessuno conobbe Dio se non il Figlio e colui al quale l'abbia rivelato il Figlio ".
Io so bene che Colui che apre questa porta, sinora chiusa, dopo rivela le cose che sono dentro e ci mostra quelle cose che non era possibile prima conoscere, se non da coloro che siano entrati per mezzo di Cristo, ch'è il solo per mezzo del quale si possa contemplare Dio.
Indice |