Filocalia |
1. La Fede: l'inquietudine di Dio libera da passionalità.
2. La Speranza: l'amoroso peregrinare della mente verso le realtà sperate.
3. La Pazienza: l'attendere instancabile e perseverante del compimento delle realtà invisibili, contemplate con l'occhio interiore come già presenti.
4. Il distacco dall'avidità del possesso: volere il non possesso con l'intensità di uno che brama il possesso.
5. La Sapienza: il dimenticare se stesso nel rapimento che ci trasporta in Dio.
6. L'umile sentire di sè: l'ignorare sempre i propri meriti.
7. L'imperturbabilità: la brama ardente di non agitarsi.
8. La purità del cuore: la sensibilità costantemente aderente a Dio.
9. L'amore: l'accrescimento dell'amicizia verso chi ci reca oltraggio.
10. Il perfetto cambiamento interiore: immersi nel godimento di Dio, reputare gioia l'orrore della morte.
4. Ogni uomo è creato secondo l'immagine di Dio; il raggiungere la somiglianza divina è concesso a chi sottomette la sua libertà a Dio per mezzo di un grande amore.
Non apparteniamo più a noi stessi, quando siamo somiglianti a Colui che, mediante l'amore, ci ha riconciliati con Dio.
Ciò sarà possibile quando saremo persuasi che non dobbiamo lasciar commuovere la nostra anima per la facile gloria mondana.
5. L'autodeterminazione è la volontà propria dell'anima ragionevole, atta a muoversi verso l'oggetto della sua scelta; orientiamola solo verso il bene, perchè con i pensieri retti consumi il ricordo del male.
7. … È giusta l'attesa insonne della luce che porta alla parola, nella fede resa attiva dall'amore; niente è più squallido di una mente che, separata dalla vitale comunione con Dio, costruisce sistemi filosofici sul mistero divino.
8. Non è lecito a chi è privo di luce interiore d'occuparsi delle verità spirituali, e neppure è concesso di parlare a chi, per la benignità dello Spirito Santo, è stata elargita una luce abbondante.
La penuria di luce porta con sè l'ignoranza; la ricchezza di luce è impedimento al parlare.
Ebbra dell'amore divino l'anima sigilla le labbra nel silenzio e s'immerge nel gaudio della gloriosa luce di Dio.
Bisogna seguire una via di mezzo nell'attività concernente la comunicazione delle parole divine.
Questa misura è dotata, da una parte, di una misteriosa bellezza di forma, dall'altra, della luce interiore, che nutre la fede di colui che parla in virtù della fede.
Cosicchè colui che insegna è il primo a gustare i frutti della conoscenza che nasce dall'amore.
9. … La conoscenza è il frutto della preghiera e di una abituale pace dei pensieri, raggiunta con il completo distacco dall'esteriorità.
La sapienza nasce dalla meditazione, libera da ogni forma di vanità, delle parole di Dio; ma prima di tutto è figlia della grazia gratuita di Dio.
28. Solo lo Spirito Santo opera la purificazione della mente … con ogni mezzo, soprattutto con la pace dell'anima; bisogna far riposare in noi lo Spirito Santo.
In tal modo la lucerna della conoscenza sarà sempre accesa in noi.
Risplendendo questa luce, nelle riserve dell'anima, manifesta alla mente tutti gli aspri e tenebrosi attacchi demoniaci, e, investendoli con il suo santo e luminoso chiarore li rende più fiacchi …
30. La facoltà percettiva della mente è un gusto preciso delle cose da discernere.
Come mediante il senso corporale del gusto, quando siamo sani, discerniamo il buono dal cattivo con sicurezza, così la mente, quando comincia a muoversi nella piena salute e nel distaccamento perfetto, è atta a sentire il divino conforto e a non lasciarsi depredare da ciò che le è contrario …
33. Quando l'anima, per una spinta non equivocabile e non immaginaria, si accende dell'amore divino, e quasi trascina il corpo stesso nelle profondità di questo amore ineffabile … e quando non comprende null'altro se non la mèta del suo cammino, sappiamo con certezza che essa è mossa dall'azione dello Spirito Santo.
Immersa in questa dolcezza indicibile, non riesce a pensare ad altro, trasportata com'è da un'indefettibile gioia.
Ma se la mente, durante questo rapimento, viene penetrata da un qualsiasi dubbio o da un pensiero non giusto, se invoca il nome santo per respingere il male e non per la ricerca del solo amore di Dio, è necessario pensare che la consolazione avuta sotto forma di gioia venga dal seduttore.
Questa gioia è deforme e disordinata, volendo il nemico rendere adultera l'anima.
Quando infatti, vede la mente fiduciosa dell'esperienza delle sue facoltà percettive, provoca l'anima con quelle consolazioni apparentemente buone, e dividendola con questa vana e morbosa dolcezza, non le permette di conoscere la sua unione con lui, il maligno …
Non è possibile gustare sensibilmente la bontà divina o sentire in modo evidente l'amarezza demoniaca, se non si è persuasi veramente che la grazia ha fissato la sua dimora nelle profondità dell'anima, e che gli spiriti del male soggiornano nelle regioni attorno al cuore.
I dèmoni non vogliono che ciò sia ritenuto vero dagli uomini, temendo che la mente si armi contro di loro nella sua invocazione di Dio.
34. Differente è l'amore naturale dell'anima da quello che in lei porta lo Spirito Santo.
L'uno, infatti, può essere risvegliato, in una certa misura, dalla nostra volontà.
Per questo con facilità, se non rimaniamo con forza attaccati al nostro intento, gli spiriti del male ce lo possono rapire.
L'altro infiamma l'anima dell'amore di Dio in modo che tutte le regioni dell'anima aderiscono ineffabilmente alla dolcezza del desiderio di Dio, in una semplicità senza limiti di orientamento.
La mente è resa fertile dall'opera dello Spirito che fa erompere in lei una sorgente di amore e di gioia.
35. Il mare in tempesta è solito placarsi quando vi si versa dell'olio, la cui azione vince la sua agitazione.
Così, quando l'anima nostra è toccata dalla dolcezza dello Spirito Santo con piacere s'acqueta.
Con gioia infatti si lascia vincere da quella dolcezza senza passionalità o ineffabile che tutta come ombra l'avvolge.
Sotto gli assalti gravi e senza tregua dei demoni rimane immune da ira e sazia di tutta la gioia …
40. Non c'è dubbio che quando la mente è sotto l'azione della luce divina diventi del tutto chiara cosicchè, essa stessa, possa vedere l'abbondanza della sua luce.
Questo avviene quando il potere dell'anima domina sulle passioni.
Tutto ciò che appare all'anima sotto forma d'immagine, o di luce, o di fuoco proviene dall'astuta abilità del nemico, che, come insegna S. Paolo, si traveste in Angelo di luce ( 2 Cor 11,14 ).
La via dell'ascesi non deve essere intrapresa con la speranza di avere tali visioni, un'anima che ha queste intenzioni diventa facile preda di Satana.
Dobbiamo riuscire ad amare Dio con tutte le nostre facoltà percettive e con latitudine di cuore, cioè con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente ( Lc 10,27 ).
Chi è mosso dalla grazia di Dio a far questo, pur rimanendo nel mondo, è esule dal mondo.
42. Tutte le virtù concordano nel distacco da qualcosa di male; chi è impegnato nel distacco bisogna che lo sia di fronte a tutto il male.
Se amputi un membro, sia pure il più piccolo, all'uomo, ne rendi deforme tutta la figura.
Egualmente il trascurare una sola virtù, distrugge, in un modo che l'uomo non sa, tutta l'armoniosa bellezza del perfetto distacco dal male.
Perciò ci è richiesto non solo di lavorare amorosamente le buone qualità della nostra parte fisica, ma anche quelle che conducono alla purificazione l'uomo interiore …
43. … Riguardo al distacco dai cibi, la vigilanza deve esser tale da non permetterci di considerarne alcuno come inquinante.
Ciò sarebbe esecrabile e un ritrovato diabolico.
Non dobbiamo esser distaccati dai cibi come da qualcosa di male in se stessi; ma dobbiamo, astenendoci dal troppo abbondante e delicato mangiare, frenare con moderazione le parti vulnerabili alla fiamma della passione carnale.
Tale vigilanza ci permette di dare a sufficienza ai poveri, e questo è un segno d'un sincero amore.
44. Il mangiare e il bere tutto ciò che vien messo davanti, con rendimento di grazie a Dio, non è in contrasto con le direttive della conoscenza spirituale; tutto infatti e veramente buono ( Gen 1,31 ).
Segno di grande discrezione e di avanzamento nella conoscenza spirituale è l'astenersi dal cibo abbondante e raffinato.
Quando avremo gustato con ogni facoltà percettiva e con tutta la latitudine del cuore la dolcezza di Dio, con naturale spontaneità ci asterremo dai piaceri del mondo esteriore.
45. Il corpo, da troppo cibo gravato, rende pigra e torbida la mente; l'eccessiva astinenza rende la parte contemplativa dell'anima triste e infastidita della parola divina.
È necessario proporzionare il cibo all'attività del corpo; cioè: frenato quando è in buono stato, nutrito quando è debole.
Chi affronta la pugna spirituale non deve avere un fisico debilitato, ma gli occorrono le forze necessarie alla lotta; così, attraverso il travaglio dell'impegno fisico, l'anima è convenientemente purificata.
54. Quando sopportiamo con irritazione le malattie del corpo, dobbiamo capire che ancora la nostra anima è sottomessa ai desideri della carne.
Rimpiangendo il benessere fisico, essa non vuol rinunciare ai beni della vita, anzi ritiene una grande tristezza il non poter, a causa delle malattie, gioire del loro incanto.
Se riesce ad accettare con rendimento di grazie il patire fisico, può avere la certezza di essere sulla soglia della liberazione dalle passionalità, ed è pronta ad accogliere con gioia la stessa morte, sentita come introduzione a più vera vita.
55. Giammai l'anima bramerà il distacco dal corpo, se il suo costante sentimento non è l'indifferenza totale perfino per l'aria che respiriamo.
Tutti i sensi fisici sono opposti alla fede: essi aderiscono alle apparenze presenti, essa annunzia l'opulenza dei beni futuri.
L'atleta spirituale non deve interessarsi ai bei rami degli alberi; alle riposanti ombre; alle amene scaturigini dell'acqua; ai variopinti prati; alle case confortevoli; alle conversazioni familiari.
Neppure deve perseguire i pubblici onori, anzi non deve fermarci il pensiero se si presentano alla memoria.
Con rendimento di grazie si serva solo dell'essenziale; consideri la vita come via straniera e spoglia di ogni riposo per la carne.
Solo così potremo spingere la nostra mente a percorrere la strada stretta e a impegnarla nel pellegrinaggio verso l'eterno.
56. Eva, la nostra antica madre, c'insegna che la vista, il gusto e gli altri sensi distolgono l'orientamento del cuore, quando facciamo un uso non giusto di essi.
Finchè, infatti, Eva non fermò con piacere lo sguardo sull'albero della proibizione, conservò intatto nel cuore il comando di Dio.
Eva, come ricoperta dalle ali dell'amore divino, ignorava la sua nudità.
Ma dopo che guardò con piacere l'albero e lo tocco con desiderio ardente, e con piacere intenso gustò il suo frutto, fu subito attratta all'amplesso fisico, consegnandosi indifesa alla passione.
Tutto il suo desiderio fece convergere nel godimento delle realtà presenti ai sensi coinvolgendo Adamo nella sua colpa mediante l'attraente apparenza del frutto.
Da allora la mente umana con fatica ricorda Dio e i suoi comandamenti.
Tenendo fisso lo sguardo nelle profondità del cuore, col ricordo incessante di Dio, viviamo come ciechi in questa vita ingannevole.
La sapienza dell'amore spirituale, taglia le ali all'amore delle realtà sensibili.
Giobbe, l'uomo dalle molte esperienze, ciò insegna dicendo: "Se il mio cuore ha seguito i miei occhi" ( Gb 31,7 ).
La pratica esposta è segno di perfetta continenza.
57. Chi costantemente dimora nel recinto del proprio cuore, è straniero alle gioie della vita.
Chi percorre le vie dello spirito, ignora il pungolo del desiderio carnale.
Egli infatti si muove liberamente nella cittadella delle virtù.
Le virtù sono le vigili sentinelle della fortezza della castità, per questo le armi demoniache non possono più nulla contro di lui, anche se lo fanno bersaglio dei dardi dell'amore volgare.
58. Quando l'anima nostra principia a non desiderar più le cose piacevoli della terra, allora, quasi sempre, è occupata da uno scoramento mentale che non le permette più di compiere gioiosamente il servizio della parola, nè le lascia il desiderio pungente dei beni futuri.
Inoltre svaluta talmente la presente vita effimera, da fargliela considerare inetta ad ogni azione degna della virtù; diminuisce il valore della stessa saggezza dicendo che è stata concessa a molti altri, oppure che non ci promette una conoscenza perfetta.
Sfuggiremo questa sofferenza di tiepidezza e di smarrimento, stabilendo dei ben definiti limiti alla nostra facoltà mentale, in modo che il nostro sguardo interiore sia fisso unicamente in Dio.
Solo così la mente tornerà presto al suo fervore e potrà liberarsi da questa non ragionevole dissipazione.
59. Quando avremo col pensiero di Dio chiuse tutte le possibilità di divagazione alla nostra mente, allora essa ci richiede, in modo assoluto, un impegno che soddisfi le sue esigenze di azione.
Bisogna, a questo punto, darle l'invocazione del "Signore Gesù" come l'attività che sola soddisfa del tutto il suo proposito.
È scritto: "Nessuno può dire 'Signore Gesù' se non in virtù dello Spirito Santo".
Contempli questa parola, perla preziosa nei suoi scrigni, e non segua altra immaginazione.
Chiunque fissa senza tregua, negli intimi recessi del cuore, questo nome glorioso, può riuscire a contemplare la luce della sua mente.
Tenendo saldo nella mente, con ferma sollecitudine, questo nome consuma, in un sentimento intenso, ogni inquinamento dell'anima.
Il nostro Dio è fuoco che consuma ( Dt 4,24 ).
In seguito a questo, il Signore spinge l'anima verso l'amore della sua luminosa natura.
Quel nome glorioso e desiderato dimorando a lungo, mediante l'evocazione mentale, nel fervore del cuore, fa sorgere in noi la costante tendenza ad amarne la bontà, senza che niente vi si opponga ormai più.
E questa la perla preziosa che dobbiamo acquistare vendendo i propri beni per avere, trovandola, una gioia ineffabile.
60. Una è la gioia iniziale, altra quella del termine raggiunto.
La prima è ancora accompagnata da raffigurazioni immaginifiche, l'altra ha il potere dell'umiltà.
Tra l'una e l'altra si incontra la tristezza benedetta da Dio e le lacrime senza dolore.
È scritto infatti: "La grande sapienza è accompagnata da molta conoscenza; e chi accresce conoscenza accresce anche il patire " ( Qo 1,18 ).
Per questo è necessario che l'anima prima sia invitata al combattimento spirituale da una gioia iniziale, quindi che venga corretta e provata dalla verità dello Spirito Santo, sul male fatto e sulle cose vane che ancora compie …
Quando la correzione divina l'avrà provata come in un'ardente fornace, allora l'anima avrà in suo possesso, nella fervida evocazione di Dio, l'operazione di una gioia libera da rappresentazioni immaginifiche.
61. L'anima turbata dall'ira, od oscurata dalla crapula, o gravata da pesante avvilimento non può con la mente, per quanta violenza si faccia, conservare costantemente l'invocazione al Signore Gesù.
Ottenebrata dalla vigoria delle passioni, diventa del tutto remota alle sue potenze recettive … essendo la superficie dell'anima indurita dall'asprezza delle passioni.
Quando l'anima è libera da turbamenti, anche se l'oblio toglie, per breve tempo, l'oggetto del suo ardente amore, ben presto la mente riprende la sua operazione e con fervore torna al possesso della sua ambita e salutare preda.
Allora veramente l'anima possiede quel dono di grazia che la fa meditare ed invocare l'implorazione: "Signore Gesù! …".
Davanti alla perfezione della virtù della preghiera siamo come fanciulli bisognosi dell'aiuto dello Spirito, perchè tutto il nostro pensare sia penetrato e maturato dalla sua ineffabile dolcezza …
63. Chi ha avuto il dono della conoscenza vera ed ha gustato la soavità di Dio, non deve più ricorrere alla giustizia umana, nè chiamare in giudizio nessuno, anche se gli fossero stati portati via gli abiti di dosso.
La giustizia delle autorità di questo mondo, è del tutto inferiore alla giustizia di Dio; anzi è nulla al suo confronto.
Se operiamo in maniera differente, che diversità c'è tra i discepoli di Dio e quelli del secolo presente, se il diritto di questi ultimi non fosse imperfetto di fronte a quello dei primi?
Infatti in un caso si parla di diritto degli uomini, nell'altro di giustizia divina.
Nostro Signore Gesù così ha operato: " Maledetto non rispose con maledizioni; sottoposto a maltrattamenti, non rispose con minacce " ( 1 Pt 2,23 ).
Patì senza dir parola, tollerando che Gli togliessero le vesti, e giunse a chieder al Padre la salvezza dei carnefici …
64. Alcuni uomini devoti dicono: "Non bisogna che il primo venuto possa toglierci ciò che abbiamo per il nostro sostentamento e per l'aiuto ai poveri, … sarebbe diventare, con la nostra rassegnazione, occasione di peccato per chi ci fa torto".
Questo ragionamento indica che costoro preferiscono i loro beni al loro bene essenziale.
Lasciare la preghiera e la vigilanza del cuore, per iniziare delle contenzioni con chi mi vuol molestare e perdere il tempo nelle aule dei tribunali, è porre chiaramente i beni terreni al di sopra della mia salvezza, per non dire del comandamento salutare che dice: "Se qualcuno ti prende i beni, non reclamare" ( Mt 5,40 ).
Dopo aver discusso e recuperato la refurtiva, è forse liberato il ladro dal suo peccato?
… È bene sopportare la violenza di chi ci vuol fare torto e pregare per lui, affinchè sia liberato dal debito del furto con il pentimento, non con la restituzione.
La giustizia di Dio vuol questo da noi: che ritroviamo non i beni rubati, ma il ladro liberato dal suo peccato per il pentimento.
65. Cosa perfettamente esatta e del tutto utile è, una volta conosciuta la via del culto perfetto a Dio, il vendere i nostri beni e distribuirne il ricavato, seguendo il comandamento del Signore ( Mt 19,21 ); invece di trascurare, sotto il pretesto d'obbedire ai comandamenti, questa salutare ingiunzione.
I frutti di questo gesto saranno: la povertà invulnerabile ad ogni assalto, sdegnosa di ogni ingiustizia e di qualunque lite, poichè nulla più avremo che attiri la fiamma dell'altrui cupidigia.
Allora proveremo il calore confortante dell'umiltà, che ci prenderà nudi nel suo seno e ci scalderà come madre che ha in braccio il figlio che, nella sua innocenza, si è liberato del vestito, felice della sua nudità più che di variopinta veste …
66. … Bella cosa è, in pieno accordo con la vera saggezza, rinunciare, con un atto di culto perfetto, alla irragionevole vanagloria delle ricchezze per non amare i propri naturali desideri, e per liberarci una volta per sempre dalla gioia di rinunciare ai nostri beni e annientare virilmente la nostra anima con la persuasione di non esser più in grado di fare della beneficenza …
Quando abbiamo dato fondo a tutte le nostre possibilità, una tristezza indefinita e un'umiliazione ci occupano col pensiero di non esser più capaci di compiere qualcosa di degno per la giustizia.
L'anima si ripiega in se stessa umiliata grandemente, ciò che non può più fare giorno per giorno con l'elemosina, cerca di compierlo con la preghiera, la pazienza e l'umiltà …
Il dono di ricevere ed annunciare la parola di Dio è dato solo a chi spoglia se stesso di tutti i beni … per annunciare nella povertà amante di Dio la ricchezza del regno di Dio …
67. Tutti i doni del nostro Iddio sono perfetti e elargiscono tutta la bontà, nessuno infiamma e muove il nostro cuore verso l'amore della bontà divina quanto il dono della parola divina.
Pollone primaverile della grazia, rende la anima partecipe delle primizie dei doni divini.
Ci prepara gioiosamente a non apprezzare l'amore verso la vita, facendoci pensare che abbiamo, di fronte alle corruttibili bramosie, la ineffabile ricchezza della parola di Dio.
Quindi accende nella nostra mente un fuoco rinnovatore che la rende partecipe degli spiriti che servono il Signore.
68. La nostra mente, il più delle volte, è insofferente dell'orazione, perchè la virtù della preghiera, con la sua immobile concentrazione sul pensiero di Dio, non le permette la latitudine spaziosa che esso domanda.
Quando però si offre a ricevere, nel più completo abbandono di sè, la parola divina, allora trova la gioia per la vastità libera della contemplazione di Dio.
A questo punto è necessario di non lasciarle le briglie sciolte per assecondare il suo desiderio di comunicare, nella gioia, le parole accolte durante la contemplazione.
Tal modo di agire sarebbe un sorpassare i limiti del giusto.
Dobbiamo contenere l'esuberanza della mente contemplante, con la preghiera vocale, il canto dei salmi, la lettura della Sacra Scrittura, e lo studio delle speculazioni dei sapienti, la cui fede è la forza segreta delle loro parole.
Così facendo, non mescoleremo le parole della nostra mente con quelle della Grazia; e saremo salvi dalla vanagloria e dalla dissipazione che l'abbondanza della gioia e delle parole può produrre.
A l'ora della contemplazione la nostra mente sarà incontaminata da ogni forma di rappresentazione fantastica, e sarà occupata da pensieri che portano con sè il dono delle lacrime.
Al momento del silenzioso raccoglimento, la mente, compenetrata dalla dolcezza della preghiera, non solo sfugge alla dissipazione su accennata, ma sempre più diventa nuova per immergersi con gaudio e senza resistenza nella contemplazione divina; e insieme con grande umiltà progredisce nella acquisizione del discernimento.
Non bisogna dimenticare che esiste una preghiera al di sopra di tutta la vastità della contemplazione dei misteri divini; essa è concessa a quelli che con tutte le capacità percettive e con un senso d'illimitata plenitudine comunicano alla Grazia divina.
70. Tenendo aperte di continuo le porte del bagno si perde il calore dell'ambiente interno; così, quando l'anima cede al desiderio del troppo parlare, anche se è bene ciò che dice, disperde l'intima presenza a se stessa per la porta della voce.
Priva dei pensieri giusti, manifesta in modo tumultuoso a chiunque le capiti il susseguirsi dei suoi pensieri, perchè non possiede più lo Spirito Santo che la preservi dalla dissipazione, con pensieri privi di immagini sensibili.
Il bene rifugge sempre dalla loquacità, alieno com'è dal tumultuoso fantasticare.
Grande cosa è il silenzio opportuno, è il padre del pensiero penetrante.
71. Il dono della conoscenza di Dio, mediante l'amore, ci insegna che numerose passioni molestano i primi passi dell'anima contemplativa, soprattutto la collera e la malevolenza; e ciò accade non tanto a causa degli spiriti del male, quanto dall'avanzare dell'anima nella via dell'illuminazione.
Finchè l'anima si lascia guidare dalla prudenza mondana, per quanto veda conculcato ciò che è giusto dalla gente, non ne è nè commossa nè turbata; preoccupata com'è dai suoi personali desideri, non ha uno sguardo per ciò che è giusto davanti a Dio.
Ma quando comincia ad ascendere al di sopra delle sue passioni, non tollera, per il distacco dai beni terreni e per l'amore che possiede, neppure nel sogno, che venga conculcato ciò che è giusto.
Per questo non tollera i peccatori e si agita finchè non veda i trasgressori della giustizia fare, religiosamente, onorevole ammenda.
Così odia i cattivi ed ama i giusti; l'occhio dell'anima prende difficilmente abbagli quando, per la prolungata continenza, riduce a tenuissimo velo il corpo che la copre.
Tuttavia è miglior cosa piangere sull'insensibilità dei peccatori che odiarli; anche ammettendo che essi siano degni di odio, la ragione non vuole che l'anima che possiede l'amore di Dio sia turbata dalla malevolenza; finchè l'odio dimora in un'anima il dono della conoscenza di Dio mediante l'amore rimane sterile.
72. Il teologo la cui anima è fecondata e infiammata dalle stesse parole di Dio, approda, dopo varie vicissitudini, nel largo spazio della invulnerabilità dalle passioni …
L'uomo che ha il dono del discernimento degli spiriti, reso forte dall'esperienza attiva, raggiunge la liberazione dalle passioni.
L'uomo, invece, che ha ricevuto il dono della parola di Dio, purchè rimanga nell'umiltà, raggiunge l'esperienza del discernimento degli spiriti.
Il primo, se mantiene immune da errore il discernimento della sua anima, raggiunge lentamente la virtù della contemplazione.
Questi due doni non sono concessi insieme e per intero allo stesso soggetto perchè chi possiede l'uno, ammirando chi ha ricevuto l'altro, possegga l'umiltà e l'amore ardente della giustizia …
73. Quando l'anima naviga nell'abbondanza dei frutti a lei connaturali: immunità da passioni, virtù conformi alla sua natura, canta i salmi con voce più sonora del solito e desidera accrescere la preghiera vocale.
Ma quando lo Spirito Santo in lei opera, dice i salmi e le preghiere, abbandonandosi all'intima dolcezza, nel segreto del suo cuore.
Il primo modo è accompagnato da una gioia attivata della fantasia; il secondo è accompagnato da lacrime spirituali e da una avida ricerca di silenzio.
L'intima presenza di Dio, resa ardente dal tacere della voce, prepara il cuore ad avere pensieri di comprensione e di dolcezza.
Così ci è dato di vedere i servi della preghiera prostrati con lagrime nella terra del cuore, con la speranza di raccogliere bracciate di gioia.
Ma quando siamo oppressi da un grande avvilimento, è bene alzare un po' più alta la voce nel canto dei salmi, per accordare la melodia dell'anima con la gioia della speranza, finchè la pesante nube non sia dissipata dal soffio del ritmo melodioso.
74. Appena l'anima giunge alla conoscenza di se stessa, nasce in lei un movimento fervido avido di Dio; non più agitata dalle sollecitudini della vita partorisce un desiderio di pace orientato in modo insufficiente verso il Dio della pace.
Però essa troppo presto vien distratta da questa ricerca, tradita dal richiamo dei sensi e dalla sua natura stessa tanto manchevole che consuma presto il bene ricevuto.
È questo il motivo per cui i filosofi greci non giunsero a possedere ciò che speravano raggiungere con la sola austerità di vita, mentre le loro forze mentali non erano alimentate dalla sapienza eterna e vera.
Quando, invece, lo Spirito Santo dona al cuore il fuoco sacro, la mente diventa del tutto pacificata e salda, invita tutte le parti dell'anima alla ricerca di Dio e non è attratta da nulla di esteriore il fuoco sacro inebria l'uomo intero di un amore senza limiti e di una gioia senza fine.
Il cammino spirituale passando dalla prima esperienza deve terminare nella seconda; l'amore naturale è segno di una certa sanità della natura impegnata nell'austerità della vita, ma non può mai render la mente così sana da rimaner salda nell'invulnerabilità dalle passioni, questo spetta all'amore spirituale.
78. Noi siamo ad immagine di Dio per la attività mentale dell'anima, della quale il corpo è come la casa.
A causa del peccato di Adamo non solo le linee delle forme impresse nell'anima furono profanate, ma anche il corpo decadde verso la corruzione, a motivo di ciò il santo Verbo di Dio è disceso nella carne, facendoci il dono, essendo Dio, dell'acqua della salvezza nel battesimo rigeneratore.
Siamo dunque rigenerati dall'operazione dello Spirito Santo vivificatore, comunicata attraverso il battesimo.
Per questo, almeno quelli che vanno a Dio con tutte le forze interiori, sono subito, nell'anima e nel corpo, purificati dalla presenza dello Spirito Santo che prende in noi dimora e mette in fuga il peccato.
Non è infatti possibile che nell'anima, la cui forza è una e semplice, vengano ad abitare due presenze contrarie.
Quando la grazia di Dio, mediante il battesimo, con amore infinito riprende a tracciare le linee dell'immagine divina per condurre nell'uomo l'immagine alla perfetta somiglianza futura, dove può rifugiarsi la figura del demonio quando sappiamo che "Nulla c'è di comune tra la luce e le tenebre?" ( 2 Cor 6,14 ).
Noi atleti della santa gara, crediamo che, per il lavacro dell'incorruzione, il serpente dai molti volti è stato allontanato dalla abitazione segreta della mente.
Però noi siamo sorpresi se dopo il battesimo i nostri pensieri giusti sono ancora frammisti a pensieri malvagi, il santo lavacro toglie l'inquinamento del peccato, ma lascia intatto il dualismo della nostra volontà e non impedisce gli assalti degli spiriti maligni, nè le loro ingannevoli insinuazioni, affinchè l'immagine che non riuscimmo a salvare nello stato di pura natura, nel Paradiso Terrestre, la salviamo con le armi della giustizia dateci dalla potenza divina.
81. La conoscenza spirituale insegna che esistono due specie di spiriti maligni: gli uni sono più sottili, gli altri più densi.
I primi muovono guerra all'anima, gli altri son soliti tenere schiava la carne con sordide soddisfazioni.
Opposta è la tattica degli uni e degli altri, concordano però nell'intento di nuocere agli uomini.
Quando la grazia dimora nell'uomo, si insinuano, come serpi, nel profondo del cuore e impediscono all'anima di volgere lo sguardo verso il desiderio del bene.
Quando la grazia ha stabilito la sua dimora nella mente, si aggirano come oscure nubi nelle regioni del cuore, assumendo l'aspetto delle passioni peccaminose e delle molteplici dissipazioni, allo scopo di turbare l'intimo raccoglimento in Dio della mente e staccarla dalla familiare conversazione con la grazia.
Accendono, questi spiriti maligni, le passioni dell'anima, in particolare la presunzione, madre di ogni vizio; riflettendo sulla dissoluzione che attende il nostro corpo, possiamo riuscire a vergognarci dell'alterigia della nostra meschina vanagloria.
La stessa operazione dobbiamo fare quando gli spiriti maligni, che muovono guerra al nostro fisico, si adoprano a sollevare nel nostro cuore il ribollio dei desideri turpi, il pensiero della dissoluzione del corpo, unito all'interiore invocazione di Dio, può dominare tutta la varietà degli spiriti avversi.
Se, stimolati da questa considerazione, detti spiriti ci suggeriscono un disprezzo illimitato per la natura umana, come non avesse valore perchè legata alla carne, ricordiamo l'onore e lo splendore del Regno dei Cieli, senza perder di vista la cruda amarezza del giudizio, affinchè siano armoniosamente contemperati e il pensiero che ci solleva dallo scoramento e il pensiero che deve liberarci dalla frivolezza del cuore.
83. Il cuore produce da se stesso pensieri buoni e non buoni; non che i pensieri non buoni siano il suo naturale frutto, a motivo dell'inganno primordiale conserva come una abitudine l'impronta di ciò che non è buono.
Nel maggior numero dei casi però concepisce pensieri non giusti per l'amara attività dei dèmoni.
Li sentiamo crescere in noi, come se nascessero dal cuore …
La ragione di questa sensazione è che la mente, possedendo una sottilissima capacità di percezione, si appropria, attraverso la mediazione della carne, di quei pensieri che le vengono suggeriti dagli spiriti maligni.
Inoltre la propensione della carne a seguire i pensieri non giusti s'inserisce, in un modo che ignoriamo, nell'attività dell'anima la quale viene a trovarsi così più disposta verso di essi …
Chi prova piacere ai pensieri suggeriti dalla malizia di Satana e imprime, per così dire, il loro ricordo nel cuore, certamente lo ritrova in seguito come frutto della sua attività mentale.
85. Se uno, dal fatto di scoprire in sè pensieri giusti e non giusti, concluda che lo Spirito Santo e il diavolo abitano insieme nella sua mente, sappia che ancora non ha gustato e veduto quanto è soave il Signore.
La grazia nasconde la sua presenza nell'anima di chi è battezzato, perchè è in attesa di vederne l'orientamento.
Quando tutto l'uomo, nel fisico e nello spirito, si orienta verso il Signore, allora la grazia, con un'ineffabile sensazione, rivela la sua presenza nel cuore.
Poi, torna ad osservarne il movimento e permette che i dardi del demonio giungano ai più profondi sensi del cuore, perchè l'anima cerchi Dio con più fervente proposito ed umile disposizione.
Appena l'uomo comincia a progredire nell'osservanza dei comandamenti e nell'invocazione instancabile del nome di Gesù, il fuoco della santa grazia alimenta anche le potenze percettive esteriori del cuore, consumando tutta la zizzania che cresce sulla terra umana …
Quando l'atleta avrà unito in un solo nodo tutte le virtù e soprattutto la perfetta povertà, allora la grazia illumina la sua più intima natura con una sensibilità più profonda che lo conduce ad un più grande e ardente amore di Dio.
Da questo momento le frecce demoniache si spezzano al di fuori della sensibilità corporea.
La brezza dello Spirito Santo, che innalza il cuore verso aure di pace, estingue i dardi incendiari del dèmone …
88. Se uno, durante la stagione invernale, si mette all'alba all'aperto e si espone tutto al sole che sorge, le parti anteriori del suo corpo vengono riscaldate, mentre il dorso resta freddo, perchè il sole non è sopra la testa.
Così chi principia il cammino della vita spirituale, ha il cuore parzialmente riscaldato dalla santa grazia.
La mente comincia a produrre frutti di pensieri spirituali, le regioni esterne del cuore continuano ad aver pensieri carnali, non essendo ancora tutte le parti del cuore illuminate, nella loro intima sensibilità, dalla luce della santa grazia.
Non avendo compreso questo fatto, alcuni hanno pensato che nella mente degli atleti dello spirito esistano due presenze antagoniste.
Invece accade che, nello stesso istante, l'anima abbia pensieri buoni ed altri non buoni, come nell'esempio portato sotto l'identico contatto del sole, l'uomo aveva freddo e caldo.
Da quando la nostra mente è deviata verso uno stato di doppia conoscenza, è costretta, anche contro il suo volere, a portare pensieri buoni e cattivi, soprattutto in coloro che hanno raggiunto la finezza del discernimento.
Appena si affretta, la mente, a pensare a qualcosa di buono, subito si presenta il ricordo del male; a motivo della disobbedienza di Adamo la memoria dell'uomo è come scissa in una doppia forma di pensare.
Cominciando a praticare, con fervore, i comandamenti di Dio, tutte le nostre facoltà di percezione verranno a trovarsi illuminate dalla Grazia con una sensibilità profonda, la quale, consumando il nostro modo di pensare, penetra di dolcezza il cuore con la pace di una inalterabile capacità d'amare, e ci allena a pensare conformemente allo spirito, e non più alla carne.
Questo accade continuamente a chi si accosta alla vita perfetta ed ha sempre presente l'invocazione del Signore Gesù.
Se fervorosamente amiamo la virtù che conduce a Dio, lo Spirito Santo farà gustare, fin dai primi passi del cammino spirituale, all'anima, in un sentimento di plenitudine compiuta, la dolcezza divina, perchè la mente conosca con esattezza la ricompensa che corona il travaglio per giungere ad amare Dio.
In seguito, lo stesso Spirito, nasconde ordinariamente la magnificenza di questo dono vivificante, affinchè, dalla constatazione di non aver raggiunto ancora come costante abitudine l'amore, possiamo conoscere il nostro assoluto non valore …
L'anima, a questo punto, soffre conservando il ricordo dell'amore spirituale, non riesce a riceverne il sentimento perchè non è giunta al compimento delle operazioni immuni da difetto.
Nell'attesa, deve far violenza a se stessa per praticarle e giungere, attraverso il loro compimento, a gioire della dolcezza divina in un sentimento di plenitudine compiuta …
92. … Il dono della conoscenza spirituale che unisce l'anima con Dio, essendo in sè realtà d'amore, non permette al pensiero di dilatarsi nella contemplazione divina se prima non abbiamo ricomposto nell'amore anche colui che per leggerezza non è in pace con noi.
Se costui non vorrà riconciliarsi e sarà andato, per sfuggirci, ad abitar lontano, la conoscenza spirituale ci urge a collocare accanto agli altri sentimenti, le linee del suo volto in uno spazio non angusto dell'anima, per osservare in tal modo, nel profondo del cuore, la legge dell'amore …
94. Come la cera se non viene scaldata e resa molle, non può ricevere l'impronta del sigillo; così l'uomo, non provato da travagli e infermità, non può contenere l'impronta della virtù divina …
97. … Chi vuole portare il cuore a perfetta purificazione, lo infiammi costantemente con l'invocazione del Signore Gesù, facendo di essa l'unica sua preoccupazione e la sua pratica costante.
Quando ci si vuole liberare dalla corruzione non basta pregare ogni tanto, è necessario essere sempre impegnati nella preghiera, mediante la vigilanza cosciente sulle proprie forze mentali, anche quando siamo lontani dalla casa riservata all'orazione …
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