L'anima dell'apostolato |
Inebriato animam sacerdotum pinguedine et populus meus bonis meis adimplebitur.135
Osserviamo come siano legate fra loro le due parti di questo testo: Dio non dice già: Io darò ai miei sacerdoti più di zelo, più d'ingegno, ma dice: Io inebrierò la loro anima.
E questo non vuol dire altro che: Io li riempirò del mio spirito, darò loro grazie elette, e così il mio popolo riceverà la pienezza dei miei beni.
Dio avrebbe potuto distribuire la sua grazia a suo talento, senza tener conto nè della pietà del ministro nè delle disposizioni dei fedeli: così fa nel battesimo dei bambini; ma secondo la legge ordinaria della sua Provvidenza, questi due elementi diventano la misura dei doni celesti.
Sine me nihil potestis facete;136 questo è il principio.
Sul Calvario fu sparso il Sangue redentore: in che modo Dio ne assicurerà la prima efficacia?
Con un miracolo della diffusione della vita interiore.
Non vi era nulla di più limitato, che l'ideale e lo zelo degli Apostoli prima della Pentecoste: lo Spirito Santo li trasforma in uomini interiori, e subito la loro predicazione opera prodigi.
Dio non rinnoverà più ordinariamente il miracolo del Cenacolo; lascerà d'allora in poi le grazie della santificazione alle prese con la libera e faticosa corrispondenza della sua creatura; ma fissando con la Pentecoste la data ufficiale della nascita della Chiesa, Egli ci fa capire che i suoi ministri devono premettere la loro santificazione personale alla loro opera di corredentori.
Perciò tutti i veri operai apostolici molto più si attendono dai loro sacrifici e dalle loro preghiere, che non dallo spiegamento di tutta la loro attività.
Il P. Lacordaire stava per molto tempo in orazione prima di salire in pulpito e, rientrato nella sua cella, si faceva flagellare.
Il P. Monsabré, prima di predicare a Notre-Dame, recitava il Rosario intero, in ginocchio, e ad un amico che gliene domandava il perchè, rispondeva scherzando: « Prendo la mia ultima infusione ».
Questi due religiosi vivevano entrambi di questo principio enunziato da san Bonaventura: I segreti di un apostolato fecondo si attingono assai più ai piedi del Crocifisso, che non nello spiegare belle doti.
Manent tria haec: verbum exemplum et oratio; maiot autem hit est otatio,137 esclama san Bernardo.
Parola grave, ma che commenta soltanto la risoluzione presa dagli Apostoli, di lasciare certe opere per potersi applicare soprattutto alla preghiera: Orationi, e soltanto dopo al ministero della parola: Ministerio verbi.138
Abbiamo noi notato abbastanza, a questo riguardo, l'importanza principale che il Salvatore dà a questo spirito di preghiera?
Gettando uno sguardo sul mondo e sui secoli futuri e vedendo la moltitudine delle anime chiamate a godere dei frutti del Vangelo, Egli esclama con tristezza: La messe è abbondante, ma sono pochi i mietitori!
Messis guidem multa, operarti autem pauci.139
Che cosa propone Egli come mezzo più rapido per propagare la sua dottrina?
Domanderà ai suoi discepoli che frequentino le scuole di Atene o che vadano a studiare presso i Cesari di Roma, in che modo si conquistino e si amministrino gl'imperi?
… O uomini di zelo, ascoltate il Maestro: egli ci rivela un programma, un principio di luce!
Rogate ergo Dominum messis ut mittat operarios in messevi suam.140
Non ricorda le organizzazioni sapienti, non i mezzi da procurarsi, non le chiese da fabbricare, non le scuole da aprire: rogate ergo!
La preghiera, lo spirito di orazione, questa è la verità fondamentale ripetuta dal Maestro; il resto verrà da sè.
Rogate ergo!
Se il timido mormorio della supplica di un'anima santa è più capace di suscitare legioni di apostoli, che non la voce eloquente di chi va in cerca di vocazioni con meno di spirito di Dio, che cosa dobbiamo conchiudere?
Che lo spirito di preghiera, il quale nel vero apostolo è pari allo zelo, è la ragione principale della fecondità del suo lavoro.
Rogate ergo!
Dunque prima di tutto pregate; soltanto dopo, il Signore aggiunge: Euntes docete … praedicate.141
Certamente Dio si gioverà di quest'altro mezzo; ma le benedizioni che danno la fecondità al ministero, sono riservate alla preghiera dell'uomo di orazione: preghiera così potente, da far uscire dal seno di Dio gli effluvi ardenti di un'azione irresistibile sulle anime.
Anche la gran voce di san Pio X mette in rilievo la tesi di questo modesto lavoro: Per restaurare ogni cosa nel Cristo per mezzo dell'apostolato dell'azione, ci vuole la grazia divina, e l'apostolo non la riceve se non è unito a Gesù Cristo.
Soltanto quando avremo formato Gesù Cristo in noi, potremo facilmente restituirlo alla famiglia e alla società.
Dunque tutti quelli che partecipano all'apostolato, devono avere una vera pietà.142
Quello che diciamo della preghiera, si applica pure all'altro elemento della vita interiore, al patimento, cioè a tutto quello che urta la natura, tanto dentro che fuori.
Si può soffrire come un pagano, come un dannato o come un santo; ma per soffrire davvero con Gesù Cristo bisogna cercare di soffrire da santo.
Allora il dolore serve al nostro profitto personale e all'applicazione del mistero della Passione sulle anime: Adimpleo ea quae desunt passionum Christi, in carne mea, prò corpore eius quod est Ecclesia.143
Impletae erant, dice sant'Agostino, commentando questo testo, impletae erant omnes, sed in capite, restabant adhuc passiones Christi in memòrie.144
Praecessit Christus in capite: il Cristo soffri, ma come capo, sequitur in corpore: ora tocca al suo corpo mistico di soffrire.
Ogni sacerdote può dire: Questo corpo sono io; io sono un membro di Gesù Cristo, e quello che manca ai patimenti di Gesù Cristo dev'essere da me completato per il suo corpo che è la Chiesa.
Il dolore, dice il P. Faber, è il più grande dei sacramenti.
Questo profondo teologo ne mostra la necessità e ne deduce le glorie, e tutti i suoi argomenti si possono applicare alla fecondità dell'azione per mezzo dell'unione dei sacrifici dell'operaio evangelico con il Sacrificio del Calvario, cioè con la loro partecipazione all'infinita efficacia del Sangue divino.
Indice |
135 | Impinguerò l'anima dei sacerdoti, e il mio popolo sarà ricolmato dei miei beni (Ger 31,14) |
136 | Senza di me non potete fare nulla ( Gv 15,5 ) |
137 | Restano queste tre cose: la parola, l'esempio e la preghiera; ma la più grande delle tre è la preghiera |
138 | At 6,4 |
139 | Mt 9,37 |
140 | Pregate dunque il padrone della messe, affinchè mandi operai a mietere ( Mt 9,38 ) |
141 | Andate dunque e insegnate … predicate ( Mt 10,7 ) |
142 | Enciclica di Pio X ai Vescovi d'Italia, 11 giugno 1905 |
143 | Quello che manca al patimenti di Gesù Cristo nella mia carne, io lo compio per il suo corpo che è la Chiesa ( Col 1,24 ) |
144 | I patimenti di Gesù Cristo erano completi, ma soltanto nel capo: mancavano ancora i patimenti di Gesù Cristo nelle sue membra mistiche |