Maria Marta Chambon la vita

Indice

Le stigmate, la santa comunione unico alimento di suor Maria-Marta

« Nessuno mi inquieti; imperocché io porto le stimmate del Signore Gesù nel mio corpo ».

( Gal 6,17 ).

Ci deve forse recare meraviglia che, a questa vittima scelta per una missione redentrice e associata in modo così speciale a l'opera di N. S. Gesù Cristo, il Divin Maestro abbia voluto imprimere i segni esteriori dell'amor crocifisso?

« Tu sei martire di Gesù Cristo - Egli le aveva dichiarato un giorno - Disponiti a ricevere le mie Piaghe una dopo l'altra ».

Il 12 giugno 1874 all'alba della festa del Sacro Cuore Suor M. Marta era stesa a terra.

Mentre si offriva all'Eterno Padre in unione sì intima col suo Divin Figlio che le sembrava di essere trasformata in Lui, ecco che apparve N. S. Gesù Cristo …

Subitamente essa sentì l'impressione che un ferro rovente le trapassasse il piede sinistro.

Le nostre due antiche Madri, Maria Alessia Blanc e Teresa Eugenia Revel, esaminarono la ferita: era assai profonda, della larghezza di una moneta di cinquanta centesimi, e dolorosissima.

Passati quindici giorni, l'eletta del Signore fu ferita parimenti al piede destro e, questa volta, il dolore fu cosi forte che la Serva di Dio stentava a camminare.

La povera Sorella fu presa allora da un gran timore che qualcuno si accorgesse del nuovo favore di cui era l'oggetto, e supplicò Gesù a ritirarglielo o, almeno, a renderlo tutto interiore.

Passarono diversi mesi senza che potesse ottenerlo.

« Ogni mercoledì il sangue cominciava a scorrere da queste piaghe e cessava solo il venerdì sera.

Le prime volte scorreva in tale abbondanza da empirne le scarpe ».

( Deposizione della On.ma Madre Eugenia Teresa Revel ).

Nel mese di Novembre, Gesù cedendo infine alle istanze della Sua Sposa, lasciò sussistere, di queste piaghe, soltanto una piccola ferita che sanguinava leggermente ogni venerdì.

Nel Maggio dell'anno seguente, le stimmate ricominciarono a gettare sangue in abbondanza tre volte la settimana; ma con nuove e più vive istanze, Suor M. Marta ottenne che il Salvatore le cangiasse questo patimento, in altro meno visibile. ( Agosto 1875 )

Le piaghe si chiusero, e scomparvero persino le cicatrici, ma il sangue affluì con violenza alla testa, facendole soffrire atroci spasimi.

Questi dolori fisici però, erano nulla in paragone delle torture morali che soffri allora la Serva di Dio, cosicché poté sperimentare le verità della parola, che le aveva detto un giorno la nostra S. Sorella Margherita Maria: « Avere in cuore Gesù Crocifisso e una grazia più grande che le stimmate ed è più nascosta ».

Sotto quest'ultima forma Suor M. Marta fu stimmatizzata in modo, come a pochissime anime fu mai concesso.

* * *

« Signore, io so che Voi potete tutto, e che, a Voi nulla è impossibile »

( Gb 42,2 )

In modo non meno efficace, Nostro Signore, in questo stesso periodo di tempo, affermava il suo impero assoluto sull'anima della Sua Sposa.

Per dimostrarle che Egli voleva « essere il suo tutto » volle per quattro anni di seguito, che il suo unico cibo fosse la SS. Eucaristia.

Però fu solo a poco a poco, che la introdusse in questo stato soprannaturale.

Potremmo seguire la nostra Sorella di giorno in giorno, durante questi mesi di preparazione; ma ci limitiamo agli ultimi appunti dei già citati manoscritti:

« Il 25 Gennaio 1869 la Serva di Dio non prese assolutamente nulla, nemmeno una goccia d'acqua!

Il 26 e il 27, divorata dalla sete, bevve un po' d'acqua fresca.

Il 28, dopo mezzogiorno, le facemmo prendere una tazzina d'acqua e zucchero, che le cagionò forti dolori di stomaco.

« I giorni seguenti prese solo un po' d'acqua, ad eccezione di un giorno, in cui ottenne il permesso da N. Signore di andare al refettorio per tranquillizzare la Comunità che stava in pena per lei.

« Il martedì grasso, 9 Febbraio 1869, essa venne ancora con le Sorelle nella sala di Comunità, a prendere parte alla ricreazione e bevve una tazza di caffè e latte …

Non prese di poi più nulla fino alla prima domenica di Quaresima in cui fece colazione con un po' di brodo, che le fece male.

« Al principio di questa Quaresima, la compassione ci spingeva a portarle una volta o due alla settimana un po' di vino indolcito o qualche altro corroborante; ma bisognò rinunziarvi.

La cara Sorella dovette accontentarsi di bere ogni tanto qualche goccia d'acqua pura e, ben presto il Padrone assoluto delle anime e dei corpi, le tolse anche questo leggero sollievo.

D'allora, per lo spazio di quattro anni e mezzo, la Santa Comunione divenne assolutamente l'unico suo nutrimento.

Ora la nostra giovane Sorella, scrive la Superiora, gode di una robusta salute e sta meglio di quando prendeva i suoi pasti, come tutte le altre.

Essa lava, strofina i pavimenti, è meravigliosa! … e alla fine dice, tutta contenta: « Non sento affatto la debolezza; oggi ho lavorato con tanta facilità! … mi sento più in forze del solito ».

E nonostante le fatiche della giornata la si vede sacrificare ancora il suo sonno nel silenzio delle notti ai piedi di Gesù Sacramentato.

Non di meno però - leggiamo nel manoscritto - Suor M. Marta sente talvolta mancarsi le forze.

Gesù lo permette e si compiace del suo ingenuo e confidente ricorso alla Sua bontà, nonché nel vederla prostrala davanti la grata del Coro, lamentandosi, con amorosa umiltà: « Vedi, Gesù mio, sono ridotta senza forze, come un pugno di polvere ».

Gesù non sa resistere oltre all'umiltà di tale preghiera, e le apre il suo Cuore tutto sfavillante di celesti splendori: « Ecco la tua forza … Vieni a ricevermi.

Io sarò come olio sparso che fortificherà le tue membra ».

Un sangue nuovo sembra allora rifluire nelle sue vene, comunicandole un meraviglioso vigore.

La Sorella si affretta a riprendere le sue fatiche e affronta, senza sgomentarsi, gl'imprevisti, col soccorso del suo Diletto.

Altre volte la vittima di Gesù prova il « martirio della fame ».

Quando N. Signore giudica bene nei suoi misteriosi disegni, di sottometterla a questa tortura, le indica però il modo di ottenere un soccorso efficace: « Quando hai fame prega con le labbra appoggiate sul mio Cuore ».

Poi quando essa ha così lungamente sofferto, contento della fedeltà dell'anima sua, Gesù le mostra le Sue Piaghe e inonda di Sé la sua umile Serva, l'attira sul Suo Cuore: « Vieni, mia Diletta, a nutrirti nelle mie Piaghe! …

Prendi … tu potrai nutrirtene ma avrai sempre fame, non ne sarai mai sazia.

« Figlia mia, fa come l'uccellino, nessuno gli prepara niente ma Io lo nutro.

Vieni a « beccare » qua dentro; nutriti delle mie Piaghe ».

« Sembra allora alla Serva di Dio di bere a lunghi sorsi al Costato Sacratissimo di Gesù …

Tutte le gioie della terra sono men che nulla in paragone alle delizie che ella gusta in quei felici momenti.

Non è però in suo potere di goderne quando vuole, ne distorgliersene quando Iddio gliele concede …

Questa gioia la segue ovunque e ricolma tutto il suo essere ». ( Manoscritto )

Tuttavia era per Suor M. Marta, una pena sensibilissima il vedersi esclusa dalla via comune, e se ne sfogò col Santo Fondatore: « Padre mio, non permettete che mi perda facendo altra cosa di ciò che ci avete prescritto ».

Questo tenero Padre la tranquillizzò: « Figliola, segui la strada che Gesù ti ha tracciata: questa è la tua Regola ».

Non ancora soddisfatta, Suor M. Marta seguitò i suoi umili lamenti: « Mio Dio, soffro tanto di non poter andare al refettorio con le altre ».

« Sappi Figliuola, le rispose il Salvatore, che ho i tempi prestabiliti per accordare le mie grazie; quando andavi al refettorio te le concedevo per l'adempimento della Regola: ora te le dò in un'altra maniera.

In una Comunità ognuno deve seguire il proprio sentiero, senza occuparsi di quello degli altri ».

Dopo più di quattro anni, che Suor M. Marta viveva in modo cosi miracoloso, il Signore arrendendosi alle sue continue preghiere, le permise di riprendere a poco a poco i suoi pasti ordinari e alla fine del Settembre 1873 le fu concesso di riprendere posto al refettorio.

« Già da diversi mesi essa ci aveva fatto questa domanda - racconta la fedele narratrice della sua vita.

Ci occorre la prova che Gesù lo vuole, le rispondemmo, vi daremo per otto giorni un po' di nutrimento, se non vi fa male riconosceremo la volontà del Signore.

Ma la semplice minestrina che essa prese la fece si orribilmente soffrire, che dovemmo desistere.

Il 20 Settembre 1873, per assicurarci ancora della volontà Divina ricominciammo la prova e il cibo non le fece più male, cosicché pochi giorni dopo poté riprendere posto al refettorio.

Essa ci va a tutti i pasti, con inesprimibile consolazione di poter seguire in questo la Comunità; ma del suo « regime Eucaristico » le restò un distacco totale da tutto ciò che non è Dio.

Essa non appartiene più a se stessa: è di Gesù.

Con Lui essa è delle anime: in loro favore compie la sua « missione ».

Indice