Imitazione di Cristo |
Figliuolo, io devo essere il tuo supremo e ultimo fine, se desideri veramente di essere felice.
Questa intenzione purificherà ogni tuo affetto, che tanto spesso è malamente inclinato verso di sé o verso le creature.
Se infatti in alcuna cosa cerchi te stesso, immediatamente divieni languido e inaridisci.
Riferisci dunque tutto a me come al tuo principio, perché sono io che tutto ti ho dato.
Considera le singole cose un dono del sommo Bene; ne viene di conseguenza che tutte si devono riportare a me come alla loro origine.
Da me il piccolo e il grande, il povero e il ricco, come da sorgiva fontana, attingono l'acqua viva; e quelli che spontaneamente e liberamente mi servono riceveranno « grazia su grazia » ( Gv 1,16 ).
Chi poi vorrà gloriarsi all'infuori di me o compiacersi in qualche bene personale, non sarà stabile nel vero gaudio, non avrà un largo respiro nel suo cuore, ma in mille modi sarà impacciato e angustiato.
Nulla di bene devi dunque attribuirti, e nemmeno riferire a un uomo la sua virtù, quasi che Dio non ne avesse il merito principale; ma tutto da a Dio, senza il quale l'uomo non possiede nulla.
Io tutto ti ho dato, io tutto voglio riavere e con grande rigore esigo il ricambio.
Questa è la verità che fuga la vanità della gloria.
E se la grazia celeste e la vera carità ti entreranno nell'anima, non vi sarà nessuna invidia ne rodimento di cuore, ne avrà luogo l'amor proprio.
La divina carità tutto vince e dilata tutte quante le forze dell'anima.
Se ragioni rettamente, in me solo ti allieterai, spererai soltanto in me, perché « nessuno è buono se non uno solo Dio » ( Lc 18,19 ), il quale deve essere lodato sopra tutte "le cose e in tutto deve essere benedetto".
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