Compendio di Teologia Ascetica e Mistica |
Il poco che abbiamo detto sulla natura, sulle fonti e sul metodo della Teologia ascetica, ce ne lascia già intravedere l'eccellenza e la necessità.
34. L'eccellenza deriva dal suo oggetto che è uno dei più nobili che si possano studiare.
Egli è infatti una partecipazione della vita divina comunicata all'anima e da lei coltivata con infaticabile ardore.
Se analizziamo questo concetto, vedremo quanto questo ramo della teologia sia degno della nostra attenzione.
1° Vi studiamo prima di tutto Dio nelle sue più intime relazioni con l'anima: la SS. Trinità che abita e vive in noi e ci comunica una partecipazione della sua vita, che collabora alle nostre opere buone, aiutandoci così ad aumentare continuamente in noi questa vita soprannaturale, a purificare l'anima nostra, ad abbellirla con la pratica delle virtù, a trasformarla finchè sia matura per la visione beatifica.
Si può forse immaginare cosa più grande e più eccellente di questa azione di Dio che trasforma le anime per unirle a sè e assimilarsele in modo così perfetto?
2° Vi studiamo poi l'anima stessa che, nella sua collaborazione con Dio, si viene a poco a poco liberando dai difetti e dalle imperfezioni, che coltiva le virtù cristiane, che si sforza d'imitare le virtù del suo divino Modello nonostante gli ostacoli interni ed esterni, che coltiva i doni dello Spirito Santo e acquista una mirabile pieghevolezza per obbedire ai minimi tocchi della grazia e che s'avvicina così ogni giorno più al Padre celeste.
Se oggi le questioni che hanno relazione con la vita si considerano come le più degne d'attirare la nostra attenzione, che dobbiamo dire di una scienza che tratta della vita soprannaturale, della partecipazione alla vita stessa di Dio, che ne descrive le origini, i progressi e la piena espansione nel cielo?
Vi è forse oggetto più nobile per i nostri studi? Ve n'è forse di più necessario?
Per essere più precisi in materia così delicata, ne esporremo:
1° la necessità per il sacerdote;
2° la grandissima utilità per i laici;
3° la maniera pratica di studiarla.
35. Il sacerdote deve santificare se stesso e santificare i suoi fratelli, e per questo doppio rispetto è obbligato a studiare la scienza dei santi.
A) Il sacerdote, come dimostreremo più innanzi con S. Tommaso, è obbligato non solamente a tendere alla perfezione ma a possederla in un grado più elevato del semplice religioso.
Ora la conoscenza della vita cristiana e dei mezzi che contribuiscono a perfezionarla, è normalmente necessaria per giungere alla perfezione: nil volitum quin præcognitum.
a) La conoscenza accende e stimola il desiderio.
Sapere che cos'è la santità, la sua eccellenza, l'obbligo di tendervi, i suoi mirabili effetti nell'anima, la sua fecondità, è già un desiderarla.
La conoscenza d'un bene tende a farcelo desiderare; non si può lungamente e attentamente contemplare un frutto delizioso senza che nasca il desiderio di gustarlo.
Ora il desiderio, principalmente quando è ardente e prolungato, è già un principio d'azione: mette in moto la volontà e la spinge verso il conseguimento del bene percepito dall'intelligenza, le dà slancio ed energia per raggiungerlo, e ne sostiene gli sforzi per conquistarlo; il che è tanto più necessario in quanto che molti ostacoli s'oppongono al nostro progresso spirituale.
b) La considerazione particolare delle numerose tappe da percorrere per giungere alla perfezione, gli sforzi perseveranti fatti dai santi per trionfare delle difficoltà e avanzare continuamente verso il fine desiderato, infiamma i cuori, sostiene l'ardore in mezzo alla lotta, impedisce il rilassamento e la tiepidezza, tanto più se si considerano nello stesso tempo gli aiuti e le consolazioni che Dio tiene preparate alle anime di buona volontà.
c) Questo studio è tanto più necessario ai nostri giorni: "Viviamo infatti in un'atmosfera di dissipazione, di razionalismo, di naturalismo, di sensualismo che si insinua, anche a loro insaputa, in una moltitudine di anime cristiane, e che invade financo il santuario ".35-1
I due o tre anni passati in caserma inducono i giovani chierici, specialmente quelli che non ricevettero in famiglia una educazione profondamente cristiana, a partecipare a questo tristo spirito.
Ora qual è il mezzo migliore per reagire contro queste funeste tendenze del nostro tempo, se non il vivere in compagnia di Nostro Signore e dei Santi con lo studio metodico e continuato dei principii di spiritualità, che sono in opposizione diretta con la triplice concupiscenza?
36. B) Per la santificazione delle anime che gli sono affidate.
a) Anche quando si tratta di peccatori, il sacerdote ha bisogno di conoscere l'Ascetica per insegnar loro il modo di evitare le occasioni di peccato, combattere le passioni, resistere alle tentazioni, praticare le virtù contrarie ai vizi che si debbono fuggire.
È vero che la teologia morale suggerisce già brevemente queste cose, ma l'Ascetica le sintetizza e le sviluppa.
b) E poi vi sono in quasi tutte le parocchie delle anime elette che Dio chiama alla perfezione, e che, se sono ben dirette, aiuteranno il sacerdote nell'esercizio dell'apostolato con le loro preghiere, con i loro esempi, e con mille piccole industrie.
In ogni caso se ne possono formare alcune tra i giovinetti del catechismo e del patronato.
Ora per riuscire in quest'opera così importante, è necessario che il sacerdote sia un buon direttore, che possegga le regole tracciate dai santi e contenute nei libri di spiritualità; altrimenti non si ha nè il gusto nè la capacità richiesta per l'arte così difficile di formare le anime.
37. c) A più forte ragione lo studio delle vie spirituali è necessario per la direzione delle anime ferventi chiamate alla santità, e che talora s'incontrano anche nei più piccoli villaggi.
Per guidarle sino all'orazione di semplicità e alla contemplazione ordinaria, bisogna conoscere non solamente l'Ascetica ma anche la Mistica sotto pena di smarrirsi e di ostacolare il progresso di queste persone.
L'osservava già S. Teresa: "Per questo è necessarissimo un direttore, ma è a desiderare che abbia esperienza …
La mia opinione è e sarà sempre che ogni cristiano deve, potendolo, conferire con uomini dotti; e quanto più dotti saranno, tanto meglio.
Coloro che camminano per le vie dell'orazione ne hanno più bisogno degli altri; e ciò tanto più quanto più saranno spirituali …
Ciò di cui io sono persuasissima è che il demonio non riuscirà mai con i suoi artifizi a sedurre una persona d'orazione che consulta i teologi, tranne che non voglia ingannarsi da sè stessa.
Secondo me, il demonio paventa grandemente la scienza umile e virtuosa, perchè sa che ne sarà smascherato e che dovrà ritirarsi sconfitto".37-1
Lo stesso linguaggio tiene S. Giovanni della Croce: "Siffatti maestri spirituali ( che ignorano le vie mistiche ) non comprendono le anime avviate in questa contemplazione quieta e solitaria … le costringono a riprendere il cammino della meditazione e del lavoro della memoria, a fare atti interni in cui queste anime non trovano che aridità e distrazione …
Che si sappia bene: colui che s'inganna per la sua ignoranza, quando il suo ministero gli impone il dovere d'acquistare le cognizioni necessarie, non sfuggirà al castigo, che sarà proporzionato al male prodotto".37-2
Nè si dica: Se io incontrerò di queste anime, le abbandonerò allo Spirito Santo perchè le guidi Lui.
Lo Spirito Santo vi risponderebbe che egli le ha affidate a voi e che voi dovete lavorare con Lui alla loro direzione.
Egli può certamente dirigerle da sè; ma per evitare ogni pericolo d'illusione, vuole che questa direzione sia sottoposta all'approvazione d'un direttore visibile.
38. Diciamo utilità e non necessità; perchè i laici possono lasciarsi guidare da un direttore istruito e sperimentato, e non sono quindi assolutamente obbligati a studiare la Teologia ascetica.
Tuttavia questo studio sarà loro utilissimo per tre ragioni principali:
a) Per stimolare e tener vivo il desiderio della perfezione, come anche per dar loro una certa conoscenza della natura della vita cristiana e dei mezzi che ci aiutano a perfezionarla.
Non si desidera ciò che non si conosce, ignoti nulla cupido, mentre che la lettura dei libri spirituali eccita o aumenta il desiderio sincero di praticare ciò che si è letto.
Quante anime, per esempio, si sono slanciate con ardore verso la perfezione, leggendo l' Imitazione, il Combattimento spirituale, l'Introduzione alla vita devota, la Pratica di amar Gesù Cristo?
b) E anche quando si abbia una guida spirituale, la lettura d'una buona Teologia ascetica facilità e compie la direzione.
Si sa meglio ciò che bisogna dire nella confessione o nella direzione; si capiscono e si ritengono meglio i consigli del direttore, quando si ritrovano in un libro che si può rileggere.
Il direttore, dal canto suo, si vede dispensato dall'entrare in numerosi particolari, e si contenta, dopo alcuni avvisi sostanziali, di far leggere qualche trattato ove il diretto troverà gli schiarimenti e i compimenti necessari.
Così la direzione potrà diventar più breve senza nulla perdere dei suoi vantaggi, perchè il libro continuerà e compirà l'azione del direttore.
c) Finalmente la lettura d'un trattato di vita spirituale potrà supplire, fino a un certo punto, la direzione che non si potesse ricevere per mancanza di guida spirituale o che si ricevesse raramente.
La direzione, come diremo appresso, è certamente il mezzo normale per formarsi alla perfezione; quando però, per una ragione o per un'altra, non si può trovare un buon direttore, il Signore vi supplisce, e uno dei mezzi di cui si serve è appunto qualcuno di quei libri che, in modo preciso e metodico, tracciano la via da tenere per diventar perfetti.
39. Per acquistare la scienza necessaria alla direzione delle anime si richiedono tre condizioni: un Manuale, la lettura dei grandi maestri, la pratica.
A) Lo studio d'un Manuale.
Le letture spirituali che si fanno in un seminario, la pratica della direzione, e specialmente l'acquisto progressivo delle virtù aiutano certamente molto il seminarista a formarsi alla direzione delle anime.
Ma pure ci vuole anche lo studio d'un buon Manuale.
1) Le letture spirituali sono anzitutto un esercizio di pietà, una serie d'istruzioni, di consigli e d'esortazioni sulla vita spirituale, ed è ben raro che vi si trattino in modo metodico e completo tutte le questioni di spiritualità.
2) In ogni caso, se i seminaristi non hanno un Manuale, a cui possano logicamente riferire i vari consigli che lor si danno, e che possano rileggere di quando in quando, presto dimenticheranno ciò che hanno inteso e mancheranno della competente scienza.
Ora questa scienza è una di quelle che il giovane clero deve acquistare in Seminario, come ben disse Pio X: "Scientiam pietatis et officiorum quam asceticam vocant".39-1
40. B) Lo studio approfondito dei Maestri spirituali, specialmente degli autori canonizzati, o di quelli, che senza essere tali, sono vissuti da santi.
a) Al loro contatto, infatti, il cuore si riscalda, l'intelligenza, illuminata dalla fede, percepisce più chiaramente e gusta meglio che in un libro didattico i grandi principii della vita spirituale, e la volontà, sorretta dalla grazia, è stimolata alla pratica delle virtù così vivamente descritte da coloro che vi si sono valorosamente esercitati.
Aggiungendovi la lettura delle vite dei santi, si capirà anche meglio perchè e come si devono imitare, e l'irresistibile efficacia dei loro esempi darà nuova forza ai loro insegnamenti: "Verba movent, exempla trahunt".
b) Questo studio, cominciato in Seminario, dovrà continuare e perfezionarsi nel ministero: la direzione delle anime lo renderà più pratico; come un buon medico non cessa di perfezionare i suoi studi con la pratica dell'arte e l'arte con nuovi studi, così un savio direttore darà compimento alle sue cognizioni teoriche con la direzione delle anime, e all'arte della direzione con nuovi studi riguardanti i bisogni speciali delle anime a lui affidate.
41. C) La pratica delle virtù cristiane e sacerdotali sono sotto il savio stimolo d'un direttore.
Per ben capire la varie tappe della perfezione, non c'è mezzo più efficace che percorrerle da sè stesso; infatti, la miglior guida attraverso le montagne non è forse colui che le ha percorse egli stesso in tutti i sensi?
E quando si è stati ben diretti, si è, a parità di condizioni, più atti a dirigere gli altri, perchè si è visto per esperienza come si applicano le regole nei casi particolari.
Combinando queste tre condizioni, si studierà la Teologia ascetica con molto profitto per sè e per gli altri.
42. Soluzione di alcune difficoltà.
A) Si rimprovera talvolta all'Ascetica di falsare le coscienze, mostrandosi molto più esigente della Morale e chiedendo alle anime una perfezione inattuabile.
Questo rimprovero sarebbe fondato se essa non distinguesse tra precetto e consiglio, tra le anime chiamate ad un'alta perfezione e quelle che non lo sono.
Ora non è così: pur spingendo le anime elette verso altezze inaccessibili ai cristiani ordinari, non dimentica la differenza che passa tra precetto e consiglio, tra le condizioni essenziali per salvarsi e quelle che sono richieste per la perfezione; ma sa pure che, per osservar bene i comandamenti, bisogna osservare pure alcuni consigli.
43. B) Viene accusata di favorire l'egoismo, a tutto anteponendo la propria santificazione.
Ma Nostro Signore stesso c'insegna che la salvezza dell'anima nostra dev'essere il nostro primo pensiero: Quid enim prodest homini si mundum universum lucretur, animæ vero suæ detrimentum patiatur? ( Mt 16,26 )
Nulla v'è d'egoistico in questo; perchè una delle condizioni essenziali per salvarsi è la carità verso il prossimo, la quale si manifesta tanto con le opere corporali quanto con le spirituali; e la perfezione vuole che si ami il prossimo al punto da sacrificarsi per lui, come fece Gesù per noi.
Se questo è egoismo, è un egoismo poco temibile.
C) Si insiste: l'Ascetica spinge le anime alla contemplazione e quindi le distoglie dalla vita attiva.
Bisogna assolutamente ignorare la storia, per affermare che la contemplazione nuoce all'azione: "I veri mistici, dice il signor De Montmorand,43-1 sono persone di pratica e di azione, non di ragionamento e di teoria.
Hanno il senso dell'organizzazione, il dono del comando, e si palesano pieni di ottime doti per gli affari.
Le opere che essi fondano sono vitali e durevoli; nella concezione e nella direzione delle loro imprese, danno prova di prudenza e di arditezza, e di quella giusta stima delle possibilità che costituisce il buon senso.
Difatti sembra appunto che il buon senso sia la loro dote principale: un buon senso che non è turbato da alcuna esaltazione morbosa nè da alcuna immaginazione disordinata, al quale s'aggiunge anzi una rara potenza di discernimento.
" Non abbiamo forse visto, leggendo la storia della Chiesa, che la maggior parte dei santi che hanno scritto intorno alla vita spirituale erano nello stesso tempo uomini di scienza e d'azione?
Ne sono prova: Clemente Alessandrino, S. Basilio, S. Grisostomo, S. Ambrogio, S. Agostino, S . ;Gregorio, S. Anselmo, S. Bernardo, il B. Alberto Magno, San Tommaso, S. Bonaventura, Gersone, S. Teresa, S. Francesco di Sales, S.Vincenzo de Paoli, il Card. di Bérulle, la Signora Acarie, e tanti altri che sarebbe troppo lungo enumerare.
La contemplazione non soltanto non è di ostacolo all'azione, ma la illumina anzi e la dirige.
Nulla dunque è più nobile, più importante, più utile della Teologia ascetica ben compresa.
Dopo di avere indicati i vari disegni da altri adottati, proporremo quello che ci sembra il più adatto al nostro scopo.
Vi sono vari aspetti secondo cui si può tracciare una divisione logica della scienza spirituale.
44. 1° Gli uni, considerandola come scienza pratica, lasciano da parte tutte le verità speculative su cui si fonda, restringendosi a coordinare, quanto più metodicamente è possibile, le regole della perfezione cristiana; tali furono tra i Padri, G. Cassiano nelle sue Conferenze, S. Giovanni Climaco nella sua Scala Mistica; e, nei tempi moderni, il Rodriguez nella "Pratica della Perfezione cristiana".
Il vantaggio di questo metodo è d'entrare immediatamente nello studio dei mezzi pratici che conducono alla perfezione.
L'inconveniente è di non proporre alle anime gli stimoli che ci dà la considerazione di ciò che hanno fatto e fanno per noi Dio e Gesù Cristo, e di non fondare la pratica delle virtù su quelle convinzioni profonde e generali che si trovano nella meditazione delle verità dogmatiche.
45. 2° Quindi è che i più illustri Padri greci e latini, come S. Atanasio e S. Cirillo, S. Agostino e S. Ilario, i grandi teologi del Medio-Evo, come Riccardo da S.Vittore, il B.Alberto Magno, San Tommaso e S.Bonaventura, badano a fondare la loro dottrina spirituale sui dogmi di fede e di riferirvi le virtù di cui espongono la natura e i gradi.
Questo fece specialmente la Scuola francese del secolo XVII, con Bérulle, Condren, Olier, G. Eudes .45-1
Il suo merito sta nell'illuminare la mente e fortificare le convinzioni per far meglio praticare le austere virtù che ci propone.
Le si rimprovera talora di allargarsi un poco troppo nella speculativa e badare troppo poco alla pratica; la perfezione quindi starebbe nell'unire queste due cose, ciò che molti hanno già tentato con buon esito.45-2
46. 3° Tra quelli che si studiano di conciliare questi due elementi essenziali, alcuni seguono l'ordine ontologico delle virtù, mentre altri seguono l'ordine psicologico dello sviluppo delle stesse virtù per le tre vie, purgativa, illuminativa e unitiva.
A) Tra i primi sta S. Tommaso che, nella Somma, tratta per ordine delle virtù teologali e morali e dei doni dello Spirito Santo da lui collegati con ciascuna virtù.
Fu seguito dai principali autori della Scuola francese del secolo XVII e da altri scrittori.46-1
B) Tra i secondi stanno tutti coloro che, volendo formare dei direttori spirituali, ordinatamente descrissero le ascensioni dell'anima per le tre vie, mettendo solamente, in capo ai loro trattati, una breve introduzione sulla natura della vita spirituale; tali sono Tommaso da Vallgornera, O. P. Mystica Theologia Divi Thomae, Filippo della SS. Trinità, C. D. Summa Theologiæ, Scaramelli, S. I. Direttorio Ascetico, e ai nos tri giorni A. Sandreau, Les degrés de la vie spirituelle.
47. 4° Altri infine, come il P. Alvarez de Paz S. I. e il P. Le Gaudier S. I. conciliano insieme i due metodi; pur esponendo in disteso e dogmaticamente ciò che concerne la natura della vita spirituale e i principali mezzi di perfezione, vengono poi ad applicare questi principii generali alle tre vie.
A noi pare che, per raggiungere il fine propostoci, che è di formare dei direttori di anime, questa sia la divisione migliore.
È vero che, seguendo un tal disegno, si cade in qualche ripetizione e si è costretti a spezzettar la materia, ma sono inconvenienti inevitabili in qualsiasi divisione e ai quali del resto si può rimediare con rinvii agli argomenti già trattati o da trattare.
48. Divideremo la nostra teologia ascetica in due parti.
Nella prima, che sarà principalmente dottrinale e che intitoleremo I PRINCIPII, esporremo l'origine e la natura della vita cristiana, la perfezione di questa vita, l'obbligo di tendere a questa perfezione e i mezzi generali per arrivarvi.
Nella seconda, che sarà l'APPLICAZIONE DEI PRINCIPII alle varie categorie di anime, seguiremo le ascensioni progressive di un'anima che, animata dal desiderio della perfezione, percorre ordinatamente le tre vie, purgativa, illuminativa e unitiva.
Questa seconda parte, pur appoggiandosi sulla dottrina, sarà principalmente psicologica.
La prima parte illuminerà il nostro cammino mostrandoci il divino disegno della nostra santificazione, stimolerà i nostri sforzi, ricordandoci la generosità di Dio verso di noi, e ci traccerà le grandi linee da seguire per corrispondere a questa generosità col dono totale di noi stessi.
La seconda guiderà i nostri passi esponendo in particolare le tappe progressive da percorrere, con l'aiuto di Dio, per arrivare al fine.
Così, a nostro avviso, si troveranno riuniti e conciliati i vantaggi delle altre divisioni.
Indice |
35-1 | Giroux, Rapport lu au VIe Congr. de l'Alliance, 1911, p. 156. |
37-1 | Vie par elle-même c. 13, p. 173-177, ediz. dei Carmelitani di Parigi; bisogna leggere tutto il passo, con gli altri sparsi nelle opere della Santa. |
37-2 | La Fiamma d'amor viva, stanza III, v. 3°, § XI. |
39-1 | Motu proprio 9 sett. 1910. A. A. S., t. II, p. 668. -- Il Papa Benedetto XV volle che si fondasse una cattedra di Teologia ascetica nelle due grandi Scuole teologiche di Roma. |
43-1 | Revue Philosophique (Ribot), dic. 1904, pag. 608; M. De Montmorand, Psychologie des Mystiques, 1920, pag. 20-21. |
45-1 | G. Létourneau, L'Ecole française du XVIIe siècle, 1913; H. Brémond, Hist. litt. du sentiment religieux, t. III, L'Ecole française, 1921; quest'ultimo però dà troppo rilievo ai dispareri tra quelle che chiama le due scuole rivali. |
45-2 | È ciò che fecero ottimamente, tra gli altri, il B. Eudes nelle sue missioni e nelle sue opere; e L. Tronson, Examens particuliers, ove, utilizzando i lavori anteriori di G. G. Olier, riuscì a condensare tutte le pratiche dell'ascesi oleriana. |
46-1 | Pei tempi nostri possiamo citare, Mons. Gay, De la vie et des vertus chrétiennes; C. de Smedt, S. J. Notre vie surnaturelle. |