Compendio di Teologia Ascetica e Mistica |
Esporremo:
1° Le nazioni generali sulla meditazione;
2° i vantaggi e la necessità;
3° i caratteri distintivi della meditazione degl'incipienti;
4° i metodi principali.
664. 1° Nozione ed elementi costitutivi.
Abbiamo detto, n. 510, che vi sono due specie di preghiera: la preghiera vocale, che si esprime con parole o con gesti, e la preghiera mentale, che si fa nell'interno dell'anima.
Questa si definisce: un'elevazione e una applicazione dell'anima a Dio, porgergli i nostri doveri e diventar migliori alla sua gloria.
Abbraccia cinque elementi principali:
1) i doveri di religione che si rendono a Dio o a Nostro Signor Gesù Cristo o ai Santi;
2) considerazioni su Dio e sulle nostre relazioni con lui per alimentare e rinvigorire le nostre convinzioni sulle virtù cristiane;
3) riflessioni sopra noi stessi per vedere a che punto siamo nella pratica delle virtù;
4) Preghiere propriamente dette per chiedere la grazia necessaria a praticar meglio questa o quella virtù;
5) risoluzioni per far meglio nell'avvenire.
Non è necessario che questi atti seguano nell'ordine indicato né che si facciano tutti nella stessa meditazione; ma perché la preghiera meriti il nome di meditazione è necessario che duri un certo tempo, distinguendosi così dalle giaculatorie.
Quando le anime crescono in perfezione e hanno gia convinzioni che basta rapidamente rinnovare, la meditazione si semplifica e consiste talvolta in un semplice sguardo affettuoso, come spiegheremo più tardi.664-1
665. 2° Origine.
Bisogna distinguere bene tra meditazione in sé stessa e metodi di meditazione.
A) La meditazione, sotto una forma o sotto un'altra, ci fu in ogni tempo: i libri dei profeti, i Salmi, i libri Sapienziali, sono pieni di meditazioni che alimentavano la pietà degli Israeliti; e Nostro Signore, coll'insistere sul culto in spirito e verità, col passar le notti in preghiera, col far nell'orto degli Olivi e sul Calvario lunga orazione, preparava la via a quelle anime interiori che dovevano nel corso dei secoli ritirarsi nella cella del cuore a pregarvi Dio in segreto.
I libri di Cassiano e di S. Giovanni Climaco, senza parlare delle opere dei Padri, trattano esplicitamente della meditazione o dell'orazione, anche nelle sue forme più alte come la contemplazione.
Si può dire che il trattato di S. Bernardo De Consideratione è in sostanza un trattato sulla necessità della riflessione e della meditazione.
La Scuola di S. Vittore insiste molto sulla pratica della meditazione per giungere alla contemplazione.665-1
E si sa quanto S. Tommaso raccomandi la meditazione come mezzo di crescere nell'amor di Dio e di darsi a lui.665-2
666. B) La meditazione poi od orazione melodica data dal quindicesimo secolo;
si trova esposta nel Rosetum di Giovanni Mauburnus e negli autori benedettini della stessa epoca.666-1
S. Ignazio, negli Esercizi Spirituali, dà parecchi metodi di meditazione molto precisi e molto vari;
S. Teresa descrive meglio d'ogni altro i vari generi di orazione; e i suoi discepoli espongono le regole della meditazione metodica.
S. Francesco di Sales traccia egli pure un metodo di orazione alla sua Filotea,
e la Scuola Francese del secolo XVII avrà presto il suo, che l'Olier e il Tronson perfezioneranno e che oggi vien detto il metodo di S. Sulpizio.666-2
667. Differenza tra la meditazione e l'orazione.
I due vocaboli meditazione ed orazione si prendono spesso l'un per l'altro; volendoli distinguere, il primo è riservato a quella forma di preghiera mentale in cui domina la considerazione o il ragionamento e che è perciò detta meditazione discorsiva; il secondo si applica principalmente quelle forme di preghiera mentale in cui dominano gli affetti pii e gli atti della volontà.
Ma la meditazione discorsiva contiene già anch'essa degli affetti, e l'orazione affettiva e generalmente preceduta o accompagnata da alcune considerazioni, tranne quando l'anima viene colta dalla luce della contemplazione.
668. Il genere di orazione che conviene generalmente agl'incipienti è quello della meditazione discorsiva, che è necessaria per acquistare o fortificarne le convinzioni.
Vi sono però anime affettive che, quasi fin da principio, fanno larga parte agli affetti; tutti poi devono essere avvertiti che la parte migliore dell'orazione consiste negli atti della volontà.
669. La meditazione, quale fu da noi descritta, è utilissima all'eterna salute e alla perfezione.
1° Ci distacca dal peccato e dalle sue cause.
Se pecchiamo, avviene infatti per irriflessione e fiacchezza di volontà.
Ora la meditazione corregge questo doppio difetto.
a) Ci illumina sulla malizia del peccato e sui terribili suoi effetti, mostrandoceli alla luce di Dio, della eternità e di ciò che fece Gesù per espiare il peccato.
"È lei, dice il P. Crasset, che ci conduce ( col pensiero ) in quei sacri deserti ove si trova Dio solo nella pace, nella quiete, nel silenzio e nel raccoglimento; lei che ci conduce spiritualmente nell'inferno a vedervi il nostro posto; al cimitero a vedervi la nostra dimora; in cielo a vedervi il nostro trono; nella valle di Giosafat a vedervi il nostro giudice; a Betlemme a vedervi il nostro Salvatore; sul Tabor a vedervi il nostro amore; sul Calvario a vedervi il nostro esempio".669-1
Ci distacca pure dal mondo e dai falsi suoi diletti; ci ricorda la fragilità dei beni temporali, gli affanni che ci procurano, il vuoto e il disgusto che lasciano nell'anima; ci rinfranca contro la perfidia e la corruzione del mondo e ci fa comprendere che Dio solo può formar la nostra felicità.
Ci distacca specialmente da noi stessi, dalla nostra superbia, dalla nostra sensualità, mettendoci in faccia a Dio che è la pienezza dell'essere, e in faccia al nostro nulla, e mostrandoci che i sensuali diletti ci abbassano al di sotto dei bruti, mentre le gioie divine ci nobilitano e ci innalzano a Dio.
b) Ci invigorisce la volontà non solo dandoci convinzioni, come fu detto, ma guarendo a poco a poco la nostra inerzia, la nostra codardia e la nostra incostanza; infatti solo la grazia di Dio, aiutata dalla cooperazione nostra, può guarire queste debolezze.
Ora la meditazione ci fa sollecitare questa grazia con tanto maggior ardore, quanto più abbiamo con la riflessione sentito la nostra impotenza; e gli atti di dolore, di contrizione e di fermo proponimento che facciamo durante la meditazione, con le risoluzioni che vi prendiamo, sono già una attiva cooperazione alla grazia.
670. 2° Ci fa pure praticar tutte le grandi virtù cristiane:
1) illumina la nostra fede, mettendoci sotto gli occhi le verità eterne; regge la nostra speranza, aprendoci l'adito a Dio per ottenerne l'aiuto; stimola la nostra carità, manifestandoci la bellezza e la bontà di Dio:
2) ci rende prudenti con le considerazioni che ci suggerisce prima di operare; giusti conformandoci la volontà a quella di Dio; forti, facendoci partecipare alla divina potenza; temperanti calmandoci l'ardore dei desideri e delle passioni.
Non vi sono dunque virtù cristiane che con la meditazione non si possano da noi acquistare: aderiamo per mezzo di lei alla verità e la verità, liberandoci dai vizi, ci fa praticare la virtù: "[cognoscetis veritatem, et veritas liberabit vos] deve conoscere la verità, e la verità vi farà liberi". ( Gv 8,32 ).
671. 3° Prepara così la nostra unione e anche la nostra trasformazione in Dio.
È infatti una conversazione con Dio, che diventa ogni giorno più intima, più affettuosa e più lunga, perché continua poi nel corso della giornata anche in mezzo al lavoro, n. 522.
Ora, a forza di frequentare l'autore di ogni perfezione, l'anima se ne imbeve, se ne compenetra, come la spugna che si riempie del liquido in cui viene immersa, come il ferro che, posto nella fornace, s'arroventa, si ammollisce e prende le qualità del fuoco.
672. 1° Per i semplici cristiani.
A) La meditazione metodica è efficacissimo mezzo di santificazione, ma non è peraltro necessaria all'eterna salute pei cristiani in generale.
Necessario è il pregare per porgere a Dio i nostri doveri e riceverne grazie: il che, com'è chiaro, non può farsi senza una certa attenzione della mente e un qualche desiderio del cuore.
Alla preghiera bisogna pure aggiungere riflessioni sulle grandi verità e sui principali doveri cristiani con applicazione a se stessi; ma tutto questo può farsi senza meditazione metodica, ascoltando le istruzioni parrocchiali, facendo buone letture, esaminando la propria coscienza.
673. B) É però molto utile e salutare a tutti coloro che vogliono progredire e salvarsi l'anima, tanto agl'incipienti come alle anime più avanzate; si può anzi dire che è il mezzo più efficace per assicurarsi l'eterna salute, n. 669.
Tale è l'insegnamento di S. Alfonso che ne dà questa ragione: con gli altri esercizi di pietà, come il Rosario, l'ufficiolo della Madonna, il digiuno, si può purtroppo continuare a vivere in peccato mortale; ma con la meditazione non si può rimanere a lungo nel peccato grave: o si lascerà la meditazione o si rinunzierà al peccato;673-1 come può infatti uno presentarsi ogni giorno davanti a Dio, autore d'ogni santità, con la chiara coscienza di essere in istato di peccato mortale, senza prendere, con l'aiuto della grazia, la ferma risoluzione di detestare il peccato e andare a gettarsi ai piedi d'un confessore per ottenere il perdono di cui vede l'assoluta necessità?
Se invece non si ha un momento fisso e un sicuro metodo per riflettere sulle grandi verità, uno si lascia trascinare dalla dissipazione e dagli, esempi del mondo e sdrucciola insensibilmente nel peccato.
674. 2° Morale necessità della meditazione per i sacerdoti addetti al ministero.
Non parliamo qui di quei sacerdoti che, essendo religiosi e recitando il divino ufficio lentamente e piamente, possono trovare in questa recita e nelle letture e preghiere che fanno, un equivalente della meditazione.
Si noti però che, anche negli Ordini in cui si recita l'ufficio in coro, la regola prescrive almeno mezz'ora di meditazione, appunto perché si è persuasi che la preghiera mentale è l'anima delle preghiere vocali e ne assicura la fervorosa recitazione.
E, aggiungiamo che le Congregazioni fondate dopo il secolo XVI, insistono anche di più sulla meditazione, e che il Codice di Diritto Canonico prescrive ai superiori di vigilare perché tutti i religiosi, non legittimamente impediti, consacrino ogni giorno un certo tempo all'orazione mentale.674-1
Ma parliamo qui dei sacerdoti di ministero, immersi nelle fatiche apostoliche, e diciamo che la pratica abituale della meditazione, ad ora determinata, è moralmente necessaria alla loro perseveranza e alla loro santificazione.
Hanno infatti numerosi e importanti doveri da adempiere sotto pena di colpa grave, e d'altra parte sono talvolta soggetti a insistenti tentazioni nell'esercizio stesso del loro ministero.
675. A) Ora, per resistere a queste tentazioni adempiere fedelmente e soprannaturalmente tutti i loro doveri, è necessario che abbiano profonde convinzioni e grazie particolari che ne reggano la vacillante volontà; e nella meditazione quotidiana soltanto, come tutti convengono, le une e le altre si acquistano.
Né si dica che possono anch'essi trovare nella santa messa e nel divino ufficio equivalenti alla meditazione.
La messa e il breviario, detti con attenzione e devozione, sono certamente mezzi efficaci di perseveranza e di progresso; ma l'esperienza insegna che un sacerdote, tutto occupato nelle fatiche del ministero, non compie bene questi due così importanti doveri se non attinga nell'abituale meditazione lo spirito di raccoglimento e di preghiera.
Se trascura questo santo esercizio, come troverà, fra le occupazioni e l'affario onde è assediato, il tempo di seriamente raccogliersi e ritemprarsi nello spirito soprannaturale?
E se questo non fa, viene presto assalito da numerose distrazioni anche in mezzo alle occupazioni più sante, le convinzioni gli si affievoliscono, scema l'energia, le negligenze e le debolezze aumentano, sopravviene la tiepidezza; e quando sorga tentazione grave, persistente, rabbiosa, non avendo più presenti alla mente le forti convinzioni necessarie a respingere il nemico, è esposto a soccombere.675-1
" Se fo meditazione, dice Don Chautard,675-2 sono come rivestito d'un'armatura d'acciaio e invulnerabile ai dardi del nemico.
Ma senza la meditazione essi mi coglieranno certamente …
O meditazione o grandissimo rischio di dannazione per il sacerdote che è a contatto col mondo, dichiarava senza esitare il pio, dotto e prudente P. Desurmont, uno dei più esperimentati predicatori di esercizi spirituali agli ecclesiastici.
Per l'apostolo non c'è via di mezzo tra la santità, se non acquistata almeno desiderata e cercata ( soprattutto con la meditazione quotidiana ), e la progressiva perversione, diceva a sua volta il Card. Lavigerie".
676. B) Ma poi non gli basta schivare il peccato: per compiere bene i suoi doveri di religioso di Dio e di salvatore di anime, è necessario che sia abitualmente unito a Gesù, Sommo Sacerdote, che solo glorifica Dio e salva le anime.
Ora come potrà stare abitualmente unito a lui fra le occupazioni e i pensieri del ministero se non ha un tempo fisso e abbastanza lungo per ritemprarsi in quest'unione, per lungamente e affettuosamente pensare a questo divino Modello e con la preghiera attirarsene lo spirito, le disposizioni, la grazia?
Con quest'unione le sue energie sono centuplicate, la sua fiducia è considerevolmente accresciuta, e assicurata la fecondità del suo ministero non è lui che parla ma Gesù che parla per sua bocca, "[ tamquam Deo exhortante per nos] se Dio esortasse per mezzo nostro"; non è lui che opera, egli non è che strumento nelle mani di Dio; e perché si studia d'imitare le virtù di Nostro Signore, muove le, anime ancor più con l'esempio che con le parole.
Ma se cessa di far la meditazione, perderà l'abitudine del raccoglimento e della preghiera e non sarà più che un bronzo sonoro e un cembalo squillante.
677. Quindi il Papa Pio X, di santa memoria, proclamò nettamente la necessità della meditazione pel sacerdote;677-1 e il Codice di Diritto Canonico prescrive ai Vescovi di vigilare affinché i sacerdoti consacrino ogni giorno un pò di tempo all'orazione mentale "[ ut iidem quotidie orationi mentali per aliquod tempus incumbant] che dovrebbero cominciare a dedicarsi per qualche tempo in preghiera mentale ogni giorno" ( can. 125, 2° ); e che lo stesso facciano gli alunni del Seminario: "[ut alumni Seminarii singulis diebus… per aliquod tempus mentali orationi vacent] che gli studenti di un seminario per qualche tempo ogni giorno alla preghiera mentale, di impegnarsi …" ( can. 1367, 1° ).
Non è questo un dichiarare in termini equivalenti la necessità morale della meditazione per gli ecclesiastici?
È dunque un non intendersi di psicologia il consigliare agli ecclesiastici, occupati nella vita parrocchiale, di mettere da parte la meditazione per dire più devotamente la messa e il breviario.
L'esperienza dimostra che, quando non si fa più meditazione, la recita devota dell'ufficio riesce quasi impossibile; si dice quando si può, con molte interruzioni, con la mente piena di ciò che si è sentito e di ciò che si dovrà sentire.
In verità è la meditazione del mattino quella che assicura la devota celebrazione della messa e fa che uno si raccolga un tantino prima di cominciare il breviario.
678. Ciò che diciamo dei sacerdoti, non si può forse dire, fino a un certo punto, anche di quei generosi laici che consacrano parte del loro tempo all'apostolato?
Se vogliono che quest'apostolato riesca fecondo, è necessario che sia ravvivato dallo spirito interiore e dalla meditazione.
Né si dica che il tempo dato a questo esercizio è rubato alle opere di zelo.
Sarebbe rasentare l'errore pelagiano il pensare che l'azione sia più necessaria della grazia e della preghiera, mentre poi l'apostolato è tanto più fecondo quanto più è animato da profonda vita interiore, alimentata a sua volta dalla meditazione.
Abbiamo gia detto che la meditazione degl'incipienti è principalmente discorsiva e che vi domina il ragionamento, pur lasciando un certo posto agli affetti della volontà.
Ci resta da esporre:
1° su quali argomenti debbono ordinariamente meditare
2° quali difficoltà v'incontrano.
679. In generale debbono meditare su tutto ciò che può ispirare loro un crescente orrore del peccato, sulle cause delle loro colpe, sulla mortificazione che ne è il rimedio, sui principali doveri del loro stato, sul buon uso e sull'abuso della grazia, su Gesù modello dei penitenti.
680. 1° A concepire un orrore sempre crescente del peccato, mediteranno:
a) sul fine dell'uomo e del cristiano, quindi sulla creazione e sull'elevazione dell'uomo allo stato soprannaturale, sulla caduta e sulla redenzione ( n. 59-87 ); sui diritti di Dio, creatore, santificatore e redentore; su certi attributi divini che possono allontanarli dal peccato, come la sua immensità che lo rende presente a ogni creatura e soprattutto all'anima che è in istato di grazia; la sua santità che l'obbliga a odiare il peccato; la sua giustizia che lo castiga; la sua misericordia che l'inclina a perdonare.
Tutte queste verità infatti tendono a farci fuggire il peccato, che è il solo ostacolo al nostro fine, il nemico di Dio, il distruttore della vita soprannaturale largitaci da Dio come il grande segno dei suo amore e dal Redentore restituitaci a prezzo del suo sangue.
b) Sul peccato: la sua origine, il suo castigo, la sua malizia, i suoi terribili effetti, ( n. 711-735 ); sulle cause che conducono al peccato, la concupiscenza, il mondo e il demonio, n. 193-227.
c) Sui mezzi di espiare e di prevenire il peccato, la penitenza, n. 705, e la mortificazione delle varie nostre facoltà, delle nostre tendenze viziose e soprattutto dei sette peccati capitali, traendone questa conclusione pratica che non si può stare sicuri fino a che queste viziose inclinazioni non siano, state estirpate o almeno padroneggiate: tratteremo presto di tutte queste questioni.
681. 2° Bisogna pure meditare a mano a mano su tutti i doveri positivi del cristiano:
1) doveri generali di religione verso Dio, di carità verso il prossimo, di giusta diffidenza di noi stessi per ragione della nostra impotenza e delle nostre miserie: un incipiente rimarrà specialmente impressionato da ciò che è esterno in queste virtù; il che peraltro servirà di preparazione alle virtù più sode che praticherà poi nella via illuminativa;
2) doveri particolari riguardanti l'età, la condizione, il sesso, lo stato di vita: fare pratica di questi doveri è infatti la migliore delle penitenze.
682. 3° Essendo capitale nella vita cristiana la parte della grazia, sarà necessario iniziare a poco a poco gl'incipienti a ciò che nella vita cristiana è fondamentale, adattando ad essi ciò che dicemmo dell'abitazione dello Spirito Santo nell'anima, della nostra incorporazione a Cristo, della grazia abituale, delle virtù e dei doni.
Da principio non capiranno certamente che i primi elementi di queste grandi verità, ma il poco che ne intenderanno avrà grandissima efficacia sulla loro formazione e sul loro progresso spirituale; solo quando si medita su ciò che Dio ha fatto e non cessa di fare per noi, uno si sente portato ad essere più generoso nel divino servizio.
Non dimentichiamo che S. Paolo e S. Giovanni predicavano queste verità al pagani convertiti, i quali erano anch'essi incipienti nella vita spirituale.
683. 4° Si potrà allora più facilmente proporre loro Gesù come modello dei veri penitenti; Gesù che spontaneamente abbraccia la povertà, l'obbedienza, il lavoro per darci l'esempio di queste virtù; Gesù che fa penitenza per noi nel deserto, nel giardino degli Ulivi, nella dolorosa sua passione; Gesù che muore per noi sulla croce.
Questa serie di meditazioni, che la Chiesa ci offre ogni anno nella sua liturgia, avrà il vantaggio di far praticare la penitenza in unione con Gesù Cristo con più generosità ed amore e quindi con maggior efficacia.
Le difficoltà speciali che gl'incipienti trovano nella meditazione vengono dalla loro inesperienza, dal difetto di generosità e principalmente dalle numerose distrazioni a cui vanno soggetti.
684. A) L'inesperienza li espone a convertire la meditazione in una specie di tesi filosofica o teologica, o in una specie di predica che fanno a se stessi.
Anche così non è tempo perduto, perchè, in fin dei conti, questo modo di meditare li fa riflettere sulle grandi verità e ne rinsalda le convinzioni.
Tuttavia ne caverebbero maggior profitto procedendo in modo più pratico e più soprannaturale.
È quanto dovrà insegnare un buon direttore.
Farà notare:
a) che queste considerazioni, a riuscire pratiche, devono essere più personali, applicarsi a loro stessi, ed essere seguite da un esame per vedere a che punto sono nella pratica di queste verità, e ciò che possono fare per attuarle nella giornata;
b) che la cosa più importante nella meditazione sono gli atti della volontà, atti di adorazione, di riconoscenza e d'amore verso Dio; atti di umiliazione, di contrizione e di santi proponimenti riguardo ai loro peccati; atti di domanda per ottenere la grazia di emendarsi, risoluzioni sode e frequentemente rinnovate di far meglio nella giornata.
685. B) Il difetto di generosità li espone a disanimarsi quando non sono sorretti dalle consolazioni sensibili che Dio aveva graziosamente concesso da principio per attirarli a sè; le difficoltà e le prime aridità li abbattono, e credendosi abbandonati da Dio, piegano al rilassamento.
Bisogna persuaderli che Dio chiede non la buona riuscita ma lo sforzo, che il merito della preghiera è tanto maggiore quanto più vi si persevera a dispetto delle difficoltà che vi si provano, e che, attesa la tanta generosità di Dio verso di noi, è viltà indietreggiare davanti allo sforzo.
Questo linguaggio sarà temperato da grande dolcezza nel modo di rammentare queste verità e accompagnato da molti paterni incoraggiamenti.
686. C) Ma l'ostacolo più grande viene dalle distrazioni: non essendo ancora l'immaginazione, la sensibilità e gli affetti sul principio ben padroneggiati, le immagini profane e talora pericolose, i pensieri inutili e i diversi movimenti del cuore invadono l'anima nel momento della meditazione.
Anche qui è di somma importanza l'ufficio del direttore.
a) Richiamerà fin da principio la distinzione tra distrazioni volontarie 686-1 e involontarie e inviterà il suo diretto a non occuparsi che delle prime per diminuirne il numero.
Per riuscirvi:
1) bisogna cacciare prontamente, energicamente e costantemente le distrazioni, appena se ne ha coscienza; per numerose o pericolose che siano, sono colpevoli solo quando uno ci si trattiene volontariamente; chi si sforza di cacciarle fa atto grandemente meritorio: se tornano venti volte all'assalto e venti volte le respingiamo, avremo fatto ottima meditazione, assai più meritoria di quella in cui, sorretti dalla grazia di Dio, ne abbiamo avuto molto poche.
687. 2) Per cacciarle meglio, è bene confessare umilmente la propria impotenza, unirsi positivamente a Nostro Signore offrendone a Dio le adorazioni e le preghiere.
Occorrendo, si potrà far uso di qualche libro per fissare meglio l'attenzione.
b) Ma non basta cacciare le distrazioni per diminuirne il numero, bisogna prendere di mira le cause.
Ora molte distrazioni provengono da mancanza di preparazione o da abituale dissipazione.
1) Si inviteranno quindi a preparare meglio la meditazione fin dalla sera precedente, non contentandosi d'una semplice lettura ma addentrandovisi e vedendo in che modo l'argomento può diventar pratico per loro in cambio di abbandonarsi a fantasticherie inutili o pericolose.
2) Ma soprattutto si indicheranno loro quei mezzi di disciplinare la fantasia e la memoria di cui presto diremo.
Infatti quanto più l'anima progredisce nella pratica del raccoglimento e dell'abituale distacco, tanto più diminuiscono le distrazioni.
Il che del resto vedremo anche meglio studiando i metodi di meditazione.
Indice |
664-1 | Giov. Mauburnus, Rosetum exercitiorum spiritualium et sacrarum meditationum; Garcia de Cisneros, Exercitatorio de la vida espiritual; S. Ignazio, Exercitia spiritualia, con i vari suoi commentatori e la Bibliothèque des Exercises de S. Ignace pubblicata sotto la direzione del P. Watrigant; Rodriguez Pratica della perfezione cristiana, Tr. V, Dell'orazione; L. di Granata, Trattato dell'orazione e della meditazione; A. Massoulié, Tr. de la véritable oraison; S. Pietro d'Alcantara, La oracion y meditacion; S. Fr. di Sales, La Filotea, P. I., c. I-IX; Brancati de Laurea, De oratione christiana; Crasset, Instructions familières sur l'oraison mentale; Scaramelli, op. cit., tr. I, a. 5; Courbon, Instruc. famil. sur l'oraison mentale; V. Libermann, Ecrits spirit., p. 89-147; Faber, I Progressi dell'anima, c. XV; R. de Maumigny, Pratique de l'oraison mentale, t. I; Dom Vital Lehodey, Le vie dell'orazione mentale, P. I e II (Marietti, Torino); G. Letourneau, La méthode d'oraison mentale de S. Sulpice. |
665-1 | Cfr. Ugo da S. Vittore, De modo dicendi et meditandi; De meditando seu meditandi artificio, P. L. CLXXVI, 877-880; 993-998. |
665-2 | Sum. theol. IIª IIæ, q. 82, a. 3. |
666-1 | H. Watrigant, La méditation méthodique, nella Rev. d'Ascétique et de Mystique, Gen. 1923, p. 13-29. |
666-2 | V. P. Giov. di Gesù Maria, Instructions des novices, P. 3ª, c. II, § 2. |
669-1 | Instructions sur l'oraison, Méthode d'oraison, c. 1, p. 253-254. |
673-1 | "[Cum reliquis pietatis operibus potest peccatum consistere, sed non possunt cohabitare oratio et peccatum: anima aut relinquet orationem aut peccatum… Aiebat quidam servus Dei quod multi recitant rosarium, officium Virginis Mariæ, jejunant et in peccatis vivere pergunt; sed qui orationem non intermittit, impossibile est ut in Dei offensa vitam prosequatur ducere…] Per opere di pietà consistere nel peccato con il resto di esso può essere, ma non sono in grado di convivere preghiera e il peccato: e il peccato … Ha detto che alcuni l'anima del servo di Dio, o che molti lascerà lo stile o recitare il rosario, l'ufficio della Vergine Maria, di vivere veloce e nel peccato sono andati via; ma che la preghiera non è un vuoto, è impossibile continuare la vita del comportamento illecito " (Praxis confessarii, n. 122 et 217). |
674-1 | Can. 595: "[Curent superiores ut omnes religiosi… legitime non impediti quotidie Sacro intersint, orationi mentali vacent.] Legittimamente ogni giorno … non ostacolata dai loro superiori a prendersi cura Tutti coloro che adorano la Sacra partecipare, di darsi alla preghiera mentale" |
675-1 | Si meditino bene queste parole d'un sacerdote, riferite da Don Chautard, l'Anima dell'Apostolato, p. 73: "Nel dedicarmi agli altri, trovai la mia rovina. Le mie disposizioni naturali mi facevano provar gioia nel darmi altrui, felicità nel rendere servizi. Aiutato dall'apparente buona riuscita delle mie imprese, Satana per lunghi anni mise tutto in opera per illudermi, per eccitare in me il delirio dell'azione, per disgustarmi di ogni lavoro interiore e trascinarmi finalmente nel precipizio". Quanto quest'ottimo autore dice della necessità della vita interiore, s'applica perfettamente all'orazione, che è uno dei mezzi più efficaci per coltivar questa vita. |
675-2 | Ibid. p. 178-179. |
677-1 | Exhortatio ad clerum catholicum, 4 Agosto 1908. |
686-1 | Le distrazioni sono volontarie in sè quando si vogliono deliberatamente, -- o quando, accorgendosi che la fantasia divaga, non si fa nulla per reprimerne i traviamenti; volontarie nella loro causa quando si prevede che la tal lettura od occupazione appassionante, del resto inutile, diventerà fonte di distrazioni, eppure uno ci si abbandona lo stesso. |