La storia della Chiesa |
1. a) La libertà della Chiesa, il suo crescente influsso nello Stato e nella vita pubblica, la crescente importanza anche sociale dei vescovi, rendevano ora possibile un'organizzazione migliore dell'attività caritativa ( § 19 ) e la sua esplicazione in forme più regolari.
I beni della Chiesa erano in parte beni dei poveri.
Laici e clero dovevano offrire per i poveri quanto non era necessario per vivere.
Anche ora centro dell'attività caritativa restava sempre il vescovo il quale, come ci informa Basilio di Cesarea,103 dirigeva molteplici attività assistenziali.
La disuguaglianza economica veniva considerata come ovvia, ma approfondita nel suo significato: era sopportata come conseguenza del peccato ( Agostino ); si aspirava in vari modi ad attenuarne le asprezze.
b) Seguendo questa linea di condotta, la Chiesa non abolì tutto d'un tratto la schiavitù.
La predicazione di Gesù non aveva mirato affatto ad un comunismo economico; tuttavia gli schiavi cessarono di essere considerati come cose.
La loro anima immortale, redenta da Gesù, aveva lo stesso valore di quella del loro padrone, e la legge dell'amore, della giustizia e della mansuetudine imponeva al padrone dei doveri di fronte a chi gli era sottomesso.
Il lavoro e la professione in genere vennero nobilitati e sorretti dalla fede, erano considerati un mezzo per raggiungere la perfezione cristiana.
c) Come la carità della Chiesa di Roma era famosa già nel primo periodo cristiano, così, coerentemente allo spirito latino, l'assistenza ai bisognosi venne sistematicamente organizzata prima che altrove ( liste dei poveri ).
Al tempo di san Giovanni Crisostomo, la Chiesa di Antiochia doveva provvedere a circa 10.000 poveri, quella di Costantinopoli a 7.700.
Accanto alla cura dei poveri si instaurò quella dei trovatelli, dei moralmente pericolanti, dei perseguitati ( diritto di asilo nelle chiese ), dei prigionieri ( anche riscatto, specialmente durante le invasioni barbariche ).
Furono fondati ( dapprima in Oriente ) ospizi per stranieri e ospedali ( per i quali i pagani invidiavano i cristiani: imperatore Giuliano ).
In tal modo ( e con la costruzione di chiese ) a poco a poco prese forma il volto della città cristiana.
d) Il rigoglio della vita religiosa si manifestò nella sua pienezza nei grandi santi teologi del IV secolo, nei martiri sotto Giuliano e in Persia ( dove Shahpur II nell'anno 342 iniziò una cruenta persecuzione nella quale caddero 16.000 martiri, fra i quali quasi tutti i vescovi ), e nel fiorire del monachesimo ( § 32 ).
2. Questi accenni troppo brevi esigono una meditazione valida per tutti.
Come sempre accade fra gli uomini, anche allora l'ideale cristiano ( che neppure il Cristianesimo primitivo aveva realizzato completamente ) non fu raggiunto da tutti e in tutto.
A causa del rapido aumento numerico dei cristiani, era inevitabile che si effettuasse una cristianizzazione spesso troppo superficiale al posto della conversione sincera.
Troviamo numerose deplorazioni di questo Cristianesimo di vernice ( molto insistentemente Origene, aspramente Gerolamo ); ma la vita e gli esempi di Gesù e i modelli di vita eroicamente cristiana dei tempi precedenti ( martiri, confessori ) come le entusiastiche forme nuove ( eremiti, monaci ) facevano sì che l'ideale si offrisse sempre di nuovo, efficacemente, alla coscienza.
È un fenomeno questo che incontreremo attraverso tutti i secoli della storia della Chiesa: la miseria morale dell'uomo riappare sempre e nuovamente, ma anche il fatto decisamente nuovo: la legge dell'amore e della perfezione, imposta dalla Rivelazione, costituisce una forza indistruttibile ed inesauribile di edificazione.
3. a) Anche il culto divino cristiano, dopo che la Chiesa divenne libera, e come Chiesa dell'Impero, come Chiesa dell'augusto imperatore acquistò prestigio nella società, poté svilupparsi con solennità sempre maggiore.
La celebrazione esteriore aumentò, prendendo a modello il cerimoniale di corte.
Ciò accadde soprattutto nella celebrazione della Messa.
Alla preghiera eucaristica del primo Cristianesimo s'aggiunsero sempre più letture tolte dall'Antico e dal Nuovo Testamento e sacre azioni, tanto che ne risultò una liturgia imponente.
Le letture scritturali venivano intercalate con il canto dei salmi, introdotto in Occidente da Ambrogio, il quale compose egli stesso parecchi inni, 12 dei quali sono rimasti fino ai nostri giorni ( § 30, I, 5 ).
Il testo della Messa in questo periodo non è ancora stabilmente fissato; viene ancora formulato liberamente, nei limiti di un dato schema, dal vescovo ( o sacerdote ) celebrante.
Anche questo è uno dei motivi per cui le preghiere ( specialmente nel loro ordine ) cambiavano da una Chiesa all'altra.
Lo sviluppo perciò non è da intendere nel senso di una guida centrale, ma come conservazione di una tradizione cristiana, sorprendentemente unitaria in Occidente o di una crescita unitaria.
b) L'aumento delle comunità e dei locali per le assemblee, portò insensibilmente alla necessità di stabilire sia l'ordine che i testi.
Le norme relative, naturalmente, furono emanate nelle sedi di maggior importanza, le sedi patriarcali.
Nell'ambito della liturgia greca, così variamente differenziata ( Alessandria, Antiochia, Bisanzio ), si svilupparono, nella propria lingua nazionale ( e talora con infiltrazioni ereticali ), liturgie proprie in Egitto e in Siria.
Quando a Roma e nel Nord Africa prevalse il latino, si formò un proprio ambito liturgico territoriale nel quale, a loro volta, si svilupparono alcune forme caratteristiche ( rito romano-cittadino, gallico, spagnolo-antico, più tardi iro-celtico, gallicano, ambrosiano ).
Più tardi ancora la forma romano-africana si affermò come normativa per l'Occidente ( dalI'VIII e IX secolo in poi subì forti influssi germanici ).
Molto a lungo si mantenne l'antica abitudine ebraica, per cui gli oranti stavano in piedi, come oggi ancora ci documenta il canone della Messa nel quale si prega per « coloro che stanno attorno in piedi » ( i « circumstantes » ).
c) Oltre al servizio divino domenicale, dal 350 circa, ve ne sono anche per i giorni feriali.104
Essi sorgono in occasione dei giorni stazionali e delle feste dei martiri, in un primo tempo però non vengono celebrati dalla intera comunità.
A quanto pare, questa usanza sorse dapprima nel Nord Africa: Agostino per esempio la raccomanda nei tempi pericolosi.
Però la regola benedettina, per esempio, dimostra ( cap. 35 ) che ancora nel VI secolo neppure nei monasteri si usava celebrare la Messa ogni giorno.
4. a) Originariamente ogni chiesa aveva soltanto un altare ( come presso i greci, i quali ancor oggi non conoscono la Messa privata ).
Fino al VI secolo non ci furono paramenti liturgici particolari.
Nel V secolo cominciò la tonsura.
Sempre più urgente diventò allora il problema di regolare sistematicamente sia l'istruzione dei giovani candidati agli ordini sacri che tutto il genere di vita sacerdotale.
Il dovere del lavoro manuale, per il proprio sostentamento che, con altro significato, doveva assumere tanta importanza nel monachesimo benedettino, viene talvolta sottolineato con particolare insistenza.
C'erano anche però, come già nella Chiesa primitiva ( 1 Cor 9,13: « I ministri dell'altare partecipano ai beni dell'altare » ), offerte libere ed elemosine in denaro ( sia durante le funzioni che fuori di esse ) che servivano al sostentamento del clero.
Dove annesse alle singole chiese ( cosa che si riscontra spesso già nel IV secolo, vedi Agostino ) c'erano scuole catechetiche, era data anche la possibilità di una istruzione un po' regolata dei futuri sacerdoti.
Di particolare solennità veniva circondata la consacrazione dei vescovi e dei sacerdoti; ce lo documentano le Costituzioni Apostoliche ( 380 circa ) e i decreti di un concilio di Cartagine ( 398 ).
b) Alla forma esteriore della predicazione si attribuì maggior valore.
Maestri della predicazione cristiana sono i tre Cappadoci, Crisostomo, Ambrogio, Agostino e anche Leone I.
Nelle loro prediche è evidente il retaggio della cultura antica.
Esso ha reso capaci questi uomini di attingere dalla Rivelazione un tesoro, finora non esaurito, di pensieri cristiani, di sentimenti, di preghiere e consigli di svariato genere e di dargli una valida formulazione.
Anche se qualcosa nella interpretazione singola e nel metodo ci è oggi lontano, quei luminari della Chiesa, tuttavia, nel complesso, come annunciatori del lieto messaggio, restano ancora di gran lunga insuperati.
c) È importante osservare questa crescita che differenzia il culto cristiano- antico ( I, II e ancora III secolo ) da quello dell'epoca postcostantiniana, e chiedersene ragione.
Nel primo periodo urgeva la necessità di distanziarsi da un mondo pagano.
Per quanto nel lavoro ecclesiastico di quel tempo, oltre l'esigenza di diffondere il lieto messaggio, si possa ravvisare una qualche pianificazione, si può dire: fu proprio innanzi tutto concentrandosi nel suo intimo che la Chiesa superò con la sua forza d'irradiazione il paganesimo.
Nell'impero pagano essa poté se mai battezzare in qualche modo alcune idee centrali universali, come vedemmo nella dottrina del Logos Spermatikós.
Verso la fine del III secolo, nel lungo periodo di pace, i cristiani si fecero più aperti al mondo.
Quando poi fu conquistata la libertà esteriore di confessione e di riunione, e l'influsso della Chiesa aumentò enormemente, si rese possibile, nonché pedagogicamente consigliabile prendere in considerazione concezioni e costumi popolari e anche diffusi simboli religiosi e appropriarsene, dando loro un significato cristiano: all'adattamento ( § 5 ) si offrivano nuove possibilità e s'imponevano più vasti compiti.
Emersero però anche nuovi motivi di pericolo, soprattutto quello di un relativismo religioso e specialmente della superstizione.
E non furono sempre evitati.
5. Le feste del Signore furono accresciute con la festa dell'Ascensione ( menzionata per la prima volta nel 325 ) e soprattutto con il Natale ( per il 25 dicembre questa festa è documentata a Roma verso il 330 ).
a) Il culto dei martiri poté ora svilupparsi liberamente e conobbe la massima fioritura.
Già al tempo delle persecuzioni i vescovi avevano compilato delle liste di martiri e confessori, verso la fine del IV secolo incomincia a formarsi il calendario dei Santi.
Più tardi si aggiunse la venerazione di altre persone ritenute sante, specialmente di vescovi.
In Occidente il primo santo riconosciuto è Martino, vescovo di Tours, morto nel 397.
b) Grande incremento ebbe il culto della Vergine Maria, Madre di Dio.
A questo contribuì il crescente movimento ascetico che esaltava la verginità, e il solenne decreto di Efeso ( contro Nestorio ).
La Madre di Dio viene celebrata negli scritti, nelle prediche e negli inni.
La prima chiesa dedicata a Maria fu quella di Efeso, dove nel 431 ebbe luogo il concilio; poco tempo dopo fu consacrata in Roma l'odierna Basilica di Santa Maria Maggiore; in seguito, le chiese a lei dedicate crebbero rapidamente, sia in Oriente, sia in Occidente.
c) Una particolare manifestazione di pietà divennero i pellegrinaggi alle tombe dei martiri ( specialmente a Roma, anche in Egitto ) e in Palestina ( l'imperatrice Elena fu la prima pellegrina; una celebre descrizione di una simile peregrinatio fu fatta da Eteria [ Egeria ] di Aquitania nel 383 ).
Il motivo del pio pellegrinaggio nella storia del Cristianesimo assume un ruolo non indifferente per le sue conseguenze.
Gesù e gli Apostoli ne avevano dato l'esempio nella forma della predicazione itinerante; essi portarono nel mondo il lieto messaggio e cercarono gli uomini.
Dopo la liberazione e nel Medioevo accanto a questo itinerare ascetico e missionario ( missione iro-scozzese e anglosassone; missione d'oltremare ) sorse qualcosa di completamente nuovo, che si era annunciato già nei viaggi sopra menzionati ( Elena, Eteria ): si cercava il santo in determinati luoghi; si sviluppò il pellegrinaggio in senso medievale.
6. a) Con la liberazione della Chiesa anche l'arte figurativa cristiane ebbe possibilità di libera espressione.
Si resero necessario grandi chiese.
Rapidamente ne sorse un grande numero ( mecenatismo degli imperatori; chiese dedicate ai martiri, santuari, più tardi fondazione di nuovi monasteri ).
In esse la forza creativa del Cristianesimo poté esplicarsi nelle più svariate forme d'arte: architettura ( costruzioni a croce greca, specialmente in Oriente e Basiliche a croce latina ), arte musiva, intaglio in avorio e legno.
Il tema centrale degli ornamenti interni delle chiese era: il paradiso con le quattro correnti ( della vita ), il buon Pastore e l'Agnello, la risurrezione di Lazzaro.
Anche le tombe posero fruttuosi compiti che hanno portato a notevoli risultati.
b) Lo sviluppo dell'arte cristiana è strettamente connesso all'atteggiamento assunto dalla Chiesa nei confronti della cultura in genere.
Tendenze rigoristiche vengono ora respinte, prevale l'affermazione della concezione base antica, purificata dall'elemento sensuale pagano.
Che valore rivesta l'elemento puramente artistico in prospettiva genuinamente ecclesiale ( come problema concernente l'espansione del regno di Dio ), è un problema complesso che non può essere risolto in poche righe.
Prescindendo da singole rappresentazioni, c'è questo d'importante da dire: che la Chiesa annunciatrice del Vangelo diede, talvolta più, talvolta meno, una nuova impronta anche all'ordine, illuminato dalla bellezza, e ne fece una cornice del lieto messaggio.
c) Nella basilica cristiana, lo spazio riservato al clero è separato da quello assegnato ai fedeli mediante cancellate le quali però non dividono l'ambiente e rendono, naturalmente, possibile a tutti la piena concelebrazione dell'unico sacrificio.
Per la lettura dell'Epistola e del Vangelo si hanno appositi pulpiti: amboni.
Indice |
103 | Costruì alle porte della sua città episcopale un ospedale nel quale egli stesso curava i malati. |
104 | Uno sviluppo che in Occidente cominciò prima che in Oriente. |