La storia della Chiesa

Indice

§ 119. Missioni e nuove chiese nei paesi d'oltremare

1. La storia della Chiesa è storia missionaria; è l'adempimento del mandato di Gesù « Andate nel mondo universo » ( Mt 28,19 ), un tentativo multiforme che abbastanza spesso è stato condotto in maniera insufficiente, nel quale però la forza del mandato appare anche grande e grandiosa, attraverso i secoli.

Come il lievito, la fede dei primi cristiani aveva penetrato un numero sempre maggiore di infedeli.

Dopo il declino degli Ebrei come unità etnica compatta, la diffusione del cristianesimo si trasformò in una conversione dei pagani, soprattutto entro i confini dell'impero romano.

Questo volgersi all'Occidente rivestì, come già vedemmo, una importanza per la storia della salvezza.

L'influenza esercitata nell'ambiente occidentale fu, spiritualmente e politicamente, del tutto diversa da quella che poteva essere l'influenza esercitata in Oriente.

Uno degli elementi più importanti, come vedemmo, fu l'adeguamento della Chiesa all'impero romano, cosa che favorì il formarsi di stabili ordinamenti e di istituzioni giuridiche.

Quando poi la cristianizzazione dell'Occidente fu compiuta, andarono delineandosi il compito e la problematica delle missioni extraeuropee.

Con le crociate e a cominciare da esse, la loro attività si rivolse soprattutto alla conversione degli « infedeli », ossia dei musulmani, sia in Oriente sia nella penisola iberica ( da cui le puntate verso l'Africa ).

I missionari erano francescani e domenicani.

2. Con le nuove scoperte, a partire dalla fine del XV secolo, si sviluppò la missione tipicamente moderna fra i pagani,263 che ebbe inizio nel 1491 nel Congo, da poco scoperto, e che funse da esempio ricco di insegnamenti e di moniti.

I missionari francescani, domenicani e agostiniani ebbero un tale successo che lo stesso rè si fece battezzare e già nel 1534 si poté erigere un vescovado.

Ma quando, nel XVII secolo, il rè rinnegò il cristianesimo, l'opera dei cappuccini ( dal 1645 ) non fu in grado di arrestare l'annientamento della missione ( un parallelo con le missioni fra i germani ).

Il lavoro missionario rappresenta, nell'età moderna, un titolo onorifico della chiesa cattolica; e questo già nel XVI secolo, quando la Riforma le infliggeva gravi perdite in Occidente.

Anche esso è una emanazione della rinascita cattolica interna nei paesi d'Europa rimasti cattolici; così alimentato esso portò anche nei paesi d'oltremare prove sorprendenti di fede inconcussa.

Considerata nel suo complesso, l'evangelizzazione dei pagani e l'interessamento per essa divenne un elemento essenziale della pietà cattolica nell'età moderna.

In che misura crescesse la sua partecipazione all'intera vita della Chiesa l'abbiamo già visto, trattando le attività missionarie nell'India occidentale, nel Nord e Sud America, nell'Africa settentrionale ma specialmente in Asia; nell'India e in Giappone, con la fioritura religiosa che si ebbe in Cina ( dal 1572 ), ad opera di Matteo Ricci e dei suoi successori, fra i quali lavorarono concretamente anche francescani e domenicani.

Le energie religiose che si affermano in questo campo, come del resto in tutti gli altri, sono guidate e incrementate, più di prima, dal centro.

Roma; abbiamo già ricordato che nel 1622 Gregorio XV aveva istituito un'apposita Congregazione per la propagazione della Fede ( Propaganda Fide ).

3. Tuttavia le immense possibilità, quasi impensabili al giorno d'oggi, di cristianizzazione del mondo, che per un certo periodo sembrarono essere tanto prossime specialmente in Asia, non furono realizzate ( e non lo furono per una seconda volta, se pensiamo alle possibilità che, un tempo, sembrarono offerte al nestorianesimo fin nelle remote province settentrionali della Cina ) ( § 27, II ).

Già la controversia sui riti e la prassi missionaria dei gesuiti, nel XVII secolo ( § 94,6 ), pregiudicò il radicarsi del cristianesimo cattolico.

S'aggiunse poi la concorrenza delle varie confessioni.

Una rinascente e più intensa diffusione delle antiche concezioni religiose indigene - spesso come protesta nazionale contro i tentativi di europeizzazione - dettero luogo, ben presto, in India e in Cina, a disastrose persecuzioni.

Nonostante alcune nuove scoperte ( Caroline e Corea ), a partire dal XVIII secolo, il processo è caratterizzato, in generale, da sintomi di decadenza.

Per l'America centrale e meridionale, la raggiunta indipendenza delle colonie prima appartenenti alla penisola Iberica spezzò, insieme con la dipendenza dalla madre patria, anche la base sulla quale poggiava il lavoro missionario, essenzialmente legato, come importazione, all'importazione stessa.

Ma il crollo generale al quale, fatte poche eccezioni, soggiacquero anche le missioni africane, aveva cause più profonde: l'indebolimento della vita religiosa, nel XVIII secolo, fece inaridire le fonti da cui era nato e si nutriva l'impulso missionario.

Il numero delle vocazioni missionarie diminuì.

Fra le cause particolari conosciamo già la soppressione della Compagnia di Gesù nel 1775, la soppressione delle congregazioni religiose durante la rivoluzione francese, il predominio politico di grandi potenze protestanti ( Olanda, Inghilterra ) in un periodo in cui le chiese evangeliche si curavano poco, o non si curavano ancora, del lavoro missionario ( XVII secolo ) e più tardi le loro iniziative ( promosse ad opera di insigni pietisti nell'ambito dell'impegno mondiale britannico ) che pregiudicarono le missioni cattoliche.

4. Nel XIX secolo, la vita religioso-ecclesiastica ricominciò a fiorire; aumentò così anche l'impulso missionario, il che vale, in egual misura, per il protestantesimo.

Certo, non vanno ignorate qui, come del resto in ogni avvenimento della storia della Chiesa, quelle realtà di fatto che favorirono tale incremento: la diffusione e lo sfruttamento dei possedimenti coloniali da parte delle grandi potenze europee; il traffico mondiale che nello stesso tempo andava sempre più sviluppandosi; i numerosi viaggi di esplorazione, che a loro volta permisero di spingersi oltre: tutto ciò aprì delle strade verso quei popoli che fino allora non avevano ancora sentito nulla della Buona Novella o ne avevano soltanto sentito parlare piuttosto superficialmente.

La causa principale però fu - come nel protestantesimo attraverso il movimento di risveglio - l'ardore religioso, la nuova forza che scaturiva dall'intimo della Chiesa.

Essa si manifestò soprattutto negli ordini religiosi, i quali, a loro volta, nel corso del secolo sperimentarono una nuova fioritura: negli antichi Ordini, nella ricostituita Compagnia di Gesù e nelle molte nuove Congregazioni, molte delle quali consacrarono le forze migliori al lavoro missionario.

Abbiamo, ad esempio,

la fondazione del cardinal Lavigerie ( + 1892 ) « Società dei padri bianchi » ( campo di azione fu l'Africa );

in precedenza era sorta la « Società delle Missioni estere » di Parigi ( 1651 ),

poi la « Missione di Lione per la diffusione della fede », fondata nel 1822;

i « Padri dello Spirito Santo », fondati nel 1803 da Poullart des Places ( Africa );

i « Maristi », fondati nel 1824 da J. Ch. Colin ( Oceania, Polinesia, Nuova Zelanda );

la Compagnia di Picpus ( così denominata dalla sua prima sede nella rue de Picpus, a Parigi, il vero nome è « Congregazione dei SS. Cuori di Gesù e Maria » ) fondata nel 1805 ( parte meridionale dell'Oceano Pacifico );

i « Missionari di san Francesco di Sales », fondati nel 1838 ( India, Brasile );

la « Società del Verbo Divino », fondata da Arnold Janssen nel 1875 ( Asia orientale );

la Congregazione benedettina di « santa Ottilia », fondata nel 1884 da Andreas Amrhein O.S.B. ( Corea ).

In Italia fioriscono quattro Istituti missionari:

il Pontificio Istituto delle Missioni Estere di Milano, fondato da Mons. Angelo Ramazzotti, vescovo di Pavia ( 1850 ),

i Missionari figli del S. Cuore, fondati da Mons. Daniele Comboni, Vicario Apostolico dell'Africa Centrale ( + 1881 ),

la Pia Società di san Francesco Saverio, fondata da Mons. Guido Mario Conforti, vescovo di Parma ( + 1931 ),

e l'Istituto dei missionari della Consolata, fondato a Torino da Giuseppe Allamano ( + 1926 ).

Quasi tutte queste Congregazioni hanno pure i rispettivi rami femminili.

Nel corso dei secoli poi, parecchie altre Congregazioni, sia maschili sia femminili, hanno dedicato le loro energie a quest'opera di dimensioni mondiali; strutturando in maniera sempre più sistematica il loro lavoro, istituendo scuole apostoliche, per la formazione dei missionari, hanno garantito e preparato meglio le necessarie schiere di rincalzo.

Come si può dedurre dall'elenco sopra riportato, fu la Francia a fornire il contributo più rilevante; seguono l'Italia, il Belgio, l'Olanda; infine anche la Germania e l'America settentrionale offrirono in gran misura la loro collaborazione.

Campo di missione divenne tutto il mondo non cristiano.

Dall'Europa sud-orientale, dall'Africa settentrionale e dall'Asia anteriore fino all'Estremo Oriente, al Pacifico meridionale e dall'interno del Continente nero e fino agli Indiani d'America, la lieta novella fu portata ai popoli in innumerevoli lingue e in molteplici condizioni di lavoro.

Non mancarono gli insuccessi e le disfatte ( come, per esempio, nel 1908 e ancora oggi in Cina, ad opera del comunismo ).

In alcune regioni si poté costruire sul lavoro missionario compiuto precedentemente, come nel Congo, nelle Filippine e nel Giappone dove furono scoperti antichi cristiani che, pur senza sacerdoti, avevano conservato, con talune deformazioni, la fede cristiana per lunghissimo tempo e malgrado gravissime repressioni.

Grande importanza ebbe il fatto che Roma, specialmente a partire dal XIX secolo, incominciò ad istituire la gerarchia nelle chiese di missione; una base che si cercò di coronare finalmente creando il clero indigeno.

5. È un elemento nuovo e significativo che gli Ordini e le Congregazioni di recente fondazione, sotto la guida e con la collaborazione della curia papale, siano riusciti a rendere familiare al popolo cristiano l'idea delle missioni, servendosi di diverse società missionarie e della propaganda letteraria: la base religiosa e materiale di sostegno si ampliò più che mai.

I cattolici si fecero più coscienti della loro responsabilità per la propagazione del regno di Dio fra i popoli lontani: un importante inserimento del popolo nel moto di crescita della Chiesa, un'ulteriore tappa nel risvegliarsi della coscienza cattolica.

Sorsero, per esempio, l'« Opera della Propagazione della fede cattolica »; ( Gruppi tedeschi: Lega missionaria di san Lodovico, Monaco 1832; Lega di san Francesco Saverio, Aquisgrana 1843: entrambe annesse nel 1922 all'« Opera pontificia della Propagazione della fede »;264 la rivista iniziata a pubblicare nel 1917: « Die Weltmission der katholischen Kirche » ); altre Opere missionarie; il Sodalizio di san Pietro Claver, Parigi 1894 ( oggi con sede in Roma; che pubblicò Bibbia e Catechismi in più di 100 lingue africane ); l'Apostolato della Preghiera ( fondato nel 1844 nello studentato dei gesuiti a Vais presso Le Puy/Francia, oggi con sede a Roma; rivista: « Messaggero del Sacro Cuore » ).

Attraverso conferenze e associazioni di singoli ceti ( per esempio, la « Lega missionaria dei laureati, degli studenti » ), mediante l'unione di tutti gli Ordini missionari, con settimane missionarie e soprattutto con l'« Unione Missionaria del clero » fondata da Paolo Manna ( 1916 ), la coscienza dei cattolici viene sempre più impegnata dall'idea missionaria.

Nuovi seminari speciali per i futuri missionari furono aperti a Lione, Parigi e Wùrzburg.

In questa città fu pure organizzato il primo Istituto Medico Missionario ( 1922; per medici, non per sacerdoti ).

6. A dare incremento a questo generale sforzo missionario, come già si è detto, ebbero parte, accanto al movente religioso, anche interessi economici e politici delle varie nazioni, nonché di organizzazioni private.

L'idea delle missioni rivestì grande importanza nell'affermarsi degli stati nazionali di recente creazione, nella formazione della loro « grandezza » e della loro autorità nel mondo, nell'acquisizione di una conveniente partecipazione alle « sfere di interessi » e finalmente nell'utilizzazione delle colonie265 ( che spesso si risolse purtroppo in uno sfruttamento ).

Questo fatto aveva pure i suoi aspetti positivi, in quanto lo zelo dei cristiani e il loro spirito di sacrificio sovvenzionavano volentieri le « proprie » missioni piuttosto che quelle straniere; e in secondo luogo perché le potenze nazionali ( anche quelle ostili alla Chiesa ) concedevano alle missioni considerevoli sussidi.

Però, un siffatto legame agli interessi nazionali causò, con l'andar del tempo, delle sgradite conseguenze soprattutto in campo ecclesiastico e religioso: quell'entusiasmo per la « propria » missione si allontanava facilmente dallo zelo disinteressato e proveniente dalla fede, per il regno universale di Cristo; già in se stesso è da collocare alcuni gradini più in basso; diede vita facilmente a un cattolicesimo culturale ( o protestantesimo culturale ) il quale, per la sua marcata assimilazione alla civiltà nazionale-europea e ai relativi interessi politici, celava in sé il pericolo di una svalutazione religiosa e poteva preparare la strada a una reazione da parte dei pagani nei confronti del cristianesimo.

Sotto altra forma si ripresentava così l'eterno pericolo di una « confusione tra religione e politica ».

In realtà nell'opera di penetrazione della civiltà occidentale, nelle terre pagane, ci troviamo di fronte a una grave colpa della « civiltà », la quale, troppo spesso, privò i « pagani » o addirittura i « selvaggi » della tradizione loro propria portando ad essi generi voluttuari, vizi e malattie e traendone, in compenso, fonti di guadagno.

In modo esemplare ha avvertito ciò ed ha assunto personalmente su di sé l'onere di riscattare la civiltà, Albert Schweitzer, teologo protestante ( adogmatico ), studioso e musicista, concertista e costruttore di organi ( § 120, I, 3 a ) che rinunciò a una brillante carriera, per portare, come medico, lenimento ai dolori dei negri dell'Ogovè superiore ( Lambaréné - Africa ).

7. Era inevitabile che le missioni nazionali, nella loro qualità di missioni avanzate di una determinata cultura nazionale, fossero senz'altro coinvolte nel conflitto e gravemente danneggiate ogni qualvolta fosse scoppiato un conflitto armato.

Questo, per esempio, avvenne per le missioni tedesche nella prima e nella seconda guerra mondiale.

A nulla valse la proposta che i dirigenti delle missioni tedesche presentarono contro un'estensione della guerra nelle terre d'Africa; le opere missionarie furono danneggiate senza alcun riguardo.

Il trattato di Versailles, del 1919, cerca di giustificare tutto ciò in modo abbastanza chiaro ( art. 122 e 438 ).

Le colonie inglesi furono chiuse, fino al 1926, a missionari « nemici ».

Superiori a questi gretti atteggiamenti si elevano le direttive per il lavoro missionario con l'enciclica: Maximum illud di Benedetto XV del 30 novembre 1919; le missioni hanno un solo scopo: annunciare Cristo; la nazionalità dell'annunciatore non ha nessuna importanza; l'unico profitto loro permesso è la conquista delle anime.

Purtroppo quest'ideale non riuscì più ad eliminare il dissidio esistente nella concreta situazione.

La seconda guerra mondiale finì col compiere funestamente l'opera della prima.

In conseguenza della partecipazione dei popoli di colore ai due conflitti mondiali, il nazionalismo indigeno si sollevò in maniera così violenta, che l'impronta nazionale delle opere missionarie, e anche il semplice fatto di esser condotte da europei, fu loro di grande svantaggio, anzi costituì addirittura un pericolo.

8. Nel 1893 Leone XIII lamentava gli scarsi progressi fatti dalle missioni cattoliche in India.

Più volte, dopo d'allora, è stata ripetuta la stessa lamentela per altri territori di missione.

Si insiste in modo speciale sulle difficoltà che i missionari incontrano nel far penetrare il Vangelo

a) negli ambienti colti delle antichissime civiltà dell'India, della Cina e del Giappone e

b) fra i musulmani.

In realtà, i risultati finora ottenuti sono ben lungi dal corrispondere ai sacrifici di vite, di salute, di denaro sostenuti per l'evangelizzazione di quei paesi.

A tale riguardo vanno ricordate due cose:

a) Sarebbe la fine dell'ideale missionario se l'evangelizzazione si basasse sulla considerazione dell'entità delle conversioni.

L'impulso missionario è una profonda espressione del comandamento dell'amore, e l'amore è per sua natura volontaria donazione di sé; esso non calcola.

Tanto più nella comunione dei Santi nel corpo mistico di Cristo, dove nessun'azione di amore va perduta.

Se noi poi prendiamo veramente sul serio la concezione religiosa della Chiesa, sappiamo già che sia lo spirito di penitenza, sia il sangue dei martiri, che ancor oggi non cessa di scorrere, come pure il servizio senza un visibile risultato appartengono all'alimento essenziale della sua vita.

b) Frattanto, sintesi è anche qui l'essenza del Vangelo e della Chiesa.

Non sarebbe conforme all'intimo spirito del mandato missionario, se non s'impegnasse tutto per rendere fecondi, in maniera adeguata, in una vita cristiana i sacrifici sofferti.

Queste aspirazioni urtano contro le difficoltà suaccennate.

Esse sussistono e sono radicate nella struttura psico-intellettuale dei missionari europei e nella loro opera, la quale da secoli ha un'impronta occidentale: il problema del contesto culturale, vale a dire delle condizioni reali in cui la parola di Dio può agire, affiora in tutta la sua importanza culminando, ora più che mai, nei problemi inerenti alla dottrina e alla teologia e nel problema relativo alla distinzione tra annuncio e dottrina ( e teologia ).

Anche l'autonomia episcopale fa sentire la voce dei suoi diritti istituzionali in seno alla grande unità della Chiesa universale.

c) Il cristianesimo fu indirizzato da san Paolo verso Occidente ( v. Vol. I, § 8,1,1 ).

Tanto la sua struttura essenziale, quanto quella non essenziale, specialmente quella della sua dottrina, e più ancora della sua teologia, fino ad oggi sono state determinate quasi esclusivamente dall'Occidente, cioè dallo spirito greco e romano dunque, è quindi lo spirito europeo, radicalmente estraneo a quello indiano e cinese e alle peculiarità psichiche e intellettuali dei popoli primitivi.

Già i grandi missionari gesuiti si erano preoccupati di questi ostacoli e avevano cercato di superarli con un notevole adattamento.

Ora, a partire dalla fine del XIX secolo e in modo sempre più intenso nel XX secolo, è divenuto di sempre maggior attualità il problema di un adeguamento moderato, ma audace.

« Audace » significa qui soprattutto che la piena autonomia e la singolare fisionomia congeniale ai paesi di missione debbano rappresentare il fine dell'opera educativa - naturalmente ancora indispensabile - condotta dall'Occidente.

d) In seguito a non pochi errori, per cui, in contrasto con lo spirito di adeguamento tracciato dalla storia della Chiesa, si presunse di indurre anche il clero indigeno alla convinzione che soltanto l'indirizzo teologico romano-occidentale e il modo di vivere dei popoli occidentali potessero garantire, anche nei paesi di missione, la cattolicità allo stesso livello dell'antica gerarchia europea e l'unità col papa, nel XX secolo si risentì - come pure nel protestantesimo - l'urgenza di annunciare in maniera più feconda il Vangelo al mondo spirituale dei popoli di colore.

Si comprese che l'evangelizzazione può essere pienamente attuata soltanto con la collaborazione del clero indigeno, sia esso cinese, giapponese, indiano o africano; solo un po' alla volta ciò fu compreso in tutta la sua portata; si riconobbe che il fine ultimo doveva essere, non quello di dare ai missionari europei, quali aiuti in sottordine, dei chierici indigeni, bensì di formare un clero indigeno in seminari indigeni, sotto la giurisdizione di vescovi indigeni, i quali, sulla base della Tradizione nell'unione con la Santa Sede e assieme ai nuovi convertiti, un po' alla volta organizzassero la vita ecclesiastica indigena autonoma nel rispetto delle avite, antichissime tradizioni culturali.

e) Benedetto XV è il papa che dettò le prime disposizioni in questo senso; a partire dal 1926, Pio XI fu il primo a consacrare parecchi vescovi di colore: un gesto che, apparentemente, non ha nulla di straordinario e che invece inaugura un'epoca nuova.

Esso viene completato e assume un significato ancora più vasto, sia ad opera del medesimo papa sia di Pio XII, attraverso la promulgazione di tre decreti pontifici audacemente confermanti l'uso dell'adeguamento alle istituzioni locali nelle missioni in Giappone, nell'impero della Manciuria e in Cina.

Infatti, quando i governi di questi popoli dichiarano che certi atti di culto tributati agli avi, all'imperatore, allo Stato e ai suoi organismi, un tempo di carattere pagano-religioso, non sono più che l'espressione di una tradizione nazionale priva di ogni significato religioso, viene concessa la facoltà ai cattolici di parteciparvi.

Forse così è finalmente aperta al cristianesimo la strada per penetrare nel cuore di quei popoli dell'Asia orientale ed è resa possibile in quei paesi una nuova fioritura tipicamente orientale.

Infine Pio XII, elevando per la prima volta, nel 1946, alla porpora cardinalizia un vescovo cinese e creando una gerarchia indigena che, accanto agli europei comprende ormai un terzo di cinesi, ha notevolmente lavorato in questa direzione.

9. a) Ancora nel 1950 si potevano considerare e interpretare in questo modo la situazione reale e le possibilità di sviluppo.

Da allora, sia Pio XII sia il suo successore hanno incrementato sempre più la gerarchia indigena nei paesi d'oltremare ( oggi sono parecchi i cardinali asiatici, inoltre - dopo Giovanni XXIII - ci sono diversi cardinali africani ).

Ma il comunismo che sta avanzando, con forza insospettata e che unisce in un sol blocco i 700 milioni di cinesi ha cambiato completamente la situazione, annientando brutalmente la, prospettiva di una non lontana cristianizzazione.

Il sovvertimento, addirittura immane, delle forze e delle possibilità si manifesta anche nel fatto che oggi può accadere che taluni religiosi, espulsi dai propri paesi d'origine, trovino un nuovo campo d'azione in Europa, che perciò pagani « recentemente » convertiti, attraverso l'azione e la parola riportino la lieta novella ai cristiani occidentali intiepiditi o addirittura decaduti dal loro cristianesimo ( troviamo un monastero di monache cinesi nell'Assia, sacerdoti cinesi in parrocchie austriache ).

Indipendentemente da ciò, dobbiamo pensare che il clero indigeno, nei paesi di missione, e in modo particolare la gerarchia indigena devono radicarsi nel suolo patrio - ovunque esso sia - e devono formare una tradizione.

Fino a quel momento il sostegno della gerarchia europeo-occidentale rappresenta per essi una indispensabile protezione - naturalmente oltre al vincolo essenziale che li unisce al vescovo di Roma.

D'altra parte: all'Europa, insieme con la civiltà e la potenza dell'America, che in fondo derivano da essa, rimane una certa posizione di guida nel mondo.

Ma essa non è minacciata soltanto dal comunismo russo o cinese; anche l'India, il Giappone, l'Australia e l'Africa si risvegliano, con intensità diversa e in forme differenti, all'indipendenza, e quasi ovunque questo risvegliarsi è frammisto in modo elevato a diffidenza ed ostilità, anzi perfino ad odio ( che più o meno inconsciamente è andato accumulandosi nel corso di parecchi secoli ) verso la civiltà - e la religione - dei dominatori e degli sfruttatori di un tempo.266

Si aggiunge poi il fatto che l'Europa è in gran parte un continente apostata.

Molto di ciò che in essa si chiama ancora cristiano, è in realtà vuoto di contenuto.

Un siffatto cristianesimo, di conseguenza, si presenta come non credibile per esempio per molti milioni di indiani e, tanto da essi quanto da numerosi musulmani, viene rifiutato perché ritenuto inferiore alla loro religione.

b) Si pone il problema se il cristianesimo europeo avrà la forza di rigenerare se stesso e di attuare una nuova fecondazione religiosa.

Decisiva sarà, in ogni caso, questa posizione di fondo: si tratta soltanto di dare e di servire, lasciando che i soggetti in questione si formino e sviluppino nella libertà.

Il prestigio dell'Europa « cristiana » e della sua dottrina cristiana è talmente scaduto nei popoli di colore, a causa delle profonde esperienze delle due suicide e fratricide guerre mondiali, che la predicazione diretta del messaggio evangelico viene in parte avvertita da essi come arroganza.

Al posto della predicazione evangelizzatrice dovrà probabilmente subentrare, e in misura sempre crescente, il tentativo di dare semplicemente una testimonianza attraverso una vita cristianamente vissuta.267

Quando e in che modo l'evangelizzazione sarà nuovamente possibile nelle regioni asiatiche ora sotto regimi comunisti e nelle quali ora il cristianesimo vive appena, gravissimamente oppresso e perseguitato, è nelle mani di Dio.

Ma l'adeguamento non presenterà, allora, più alcun problema.

Con la civiltà latina non si potranno conquistare al cristianesimo le evolute culture dell'Oriente e, probabilmente, nemmeno le culture primitive dell'Africa.

10. È molto importante il fatto che, a partire dagli inizi del XIX secolo, anche il protestantesimo abbia avviato una intensa attività missionaria; e fino ad oggi ha aumentato in modo imponente questa sua attività in tutto il mondo.

È sorta così la gara delle confessioni cristiane nella diffusione del Vangelo: da una parte ciò rappresenta un eloquente spettacolo di carità cristiana, che si mette a servizio degli altri e dell'attuazione del mandato missionario del Signore nelle chiese separate; dall'altra però significa la diffusione della micidiale scissione della cristianità in tutto il mondo con due gravi conseguenze:

a) la forza di propulsione del cristianesimo missionario è stata minata nel suo punto più delicato; in favore di quale cristianesimo i pagani debbono deporre le loro tradizionali convinzioni religiose?

Dove è l'unica verità con la quale il cristianesimo identifica se stesso?268

b) la realtà di parecchie confessioni concresce in maniera tanto profonda con le molteplici situazioni delle zone e delle razze più disparate che il problema della riunificazione si fa sempre più inestricabile: si tratta sempre meno dell'esistenza di sole due o più confessioni, bensì di diversi modi di vivere, di pensare, di agire con il peso di tutte quelle tante tradizioni che un po' alla volta si associano alla vita.

11. L'attività missionaria oggi è posta dinanzi a problemi di tutt'altro genere rispetto a quelli di alcuni decenni, o anche solo di un decennio fa.

Attraverso l'importazione dei mezzi di massa, i paesi di missione oggi sono in parte europeizzati fin nel cuore della foresta.

I missionari, di conseguenza, devono occuparsi in misura sempre crescente di problemi « europei », per esempio del proletariato sradicato e della grande città, e anche di positivisti superficiali e boriosi, che in certe scuole hanno imparato qualcosa dell'Europa del XIX secolo.

Devono tener conto delle forze indigene e della mentalità dei cristiani rinnegati.

Quelli che un tempo furono gli allievi delle scuole delle missioni sono oggi, come capi di stato e ministri, in notevole quantità arbitri dell'esistenza della missione « straniera » e delle sue scuole.

E le loro decisioni non sempre sono prese nello spirito dei loro educatori di un tempo.

Questa realtà pone il problema di una formazione diversa e più profonda dei missionari: come già abbiamo detto, una piena apertura per l'ambiente culturale e il tener conto di esso sono ormai presupposti indispensabili; d'altra parte, l'annuncio del messaggio deve svincolarsi da astratte formule occidentali e vivere in maniera immediata della predicazione della Scrittura e della liturgia.

Quali strade concrete possano venir battute a tale scopo, può chiaramente desumersi dal nuovo Catechismo tedesco, elaborato secondo questo principio, e tradotto in quasi tutte le lingue, fra le quali anche l'arabo.

Quale testimonianza per una comprensione e rappresentazione autonoma dei contenuti di fede nei paesi extraeuropei, è molto importante, accanto al clero indigeno, al monachesimo autoctono e alle famiglie che vivono nello spirito cristiano, quell'esiguo gruppo di artisti che esprimono contenuti cristiani nelle forme artistiche delle singole culture ( cfr. le tavole fuori testo ).

12. Lo sguardo panoramico sulla situazione politico-ecclesiastica dei singoli paesi ( § 108 ) ha già presentato la storia moderna dei più importanti paesi di missione.

Si presentano quindi e soltanto alcuni dati generali per stabilirne l'ordine di grandezza.

Nel 1932 in Africa c'erano 4.500.000 cattolici, nel 1939 erano già 10 milioni, nel 1967 poi ( regioni dipendenti da Propaganda Fide e altri ) 28.879.000.

Per altro, anche le missioni evangeliche in Africa possono vantare grandi successi.

La divisione confessionale rappresenta - forse più ancora che nei paesi europei - una calamità permanente anche della missione.

Perciò nell'area protestante si fa sempre più impellente la tendenza alla riunificazione di tutti i cristiani evangelici: nel 1947, per es., si è formata la « Chiesa dell'India meridionale ».

D'altra parte aumentano, come abbiamo già accennato, le difficoltà di natura politica.

Fra il 1950 e il 1960 quasi tutti i paesi africani si sono resi indipendenti dalla madrepatria europea.

Il positivismo e il materialismo divengono, in misura sempre crescente, gli antagonisti delle missioni.

Gli indigeni, pertanto, devono assumersi delle responsabilità sempre maggiori.

Se il numero dei sacerdoti indigeni, nei paesi delle missioni cattoliche, nel 1927 non ammontava ancora a un quarto del clero straniero, nel 1961 superava già la metà!

Nei territori di Propaganda Fide nel 1921 c'era un solo vescovo indigeno, nel 1941 erano 16 ( 14 in Asia; 2 in Africa ), nel 1961 invece erano 113 ( 75 in Asia e 38 in Africa ).

Anche il numero dei catechisti è aumentato notevolmente; dal 1940 si è quasi raddoppiato.

Ma nonostante i 44.000 missionari e i 108.000 catechisti laici ( questa cifra si riferisce soltanto ai territori di Propaganda Fide ) il rapporto numerico sacerdote-fedeli e catechista-catecumeni si è considerevolmente ridotto negli ultimi decenni.

La giovane chiesa in terra di missione diventa sempre più adulta e autonoma; nella stessa misura però deve affrontare quei problemi, di fronte ai quali la Chiesa, nei paesi europei, si è già trovata da molto tempo.

La situazione per molti aspetti è livellata: l'Europa e i paesi d'oltremare si assimilano molto, anche sul piano ecclesiale.

13. La presentazione delle missioni, fino ai nostri giorni, offre un esempio di riscontro che i tempi trascorsi avrebbero considerato assurdo: il tentativo di affermarsi, in Occidente, delle grandi religioni orientali non-cristiane.

La mescolanza delle culture si va intensificando.

Per il momento però sono molti gli europei e gli americani che partecipano a questa azione di conquista.

Basti ricordare che a Parigi, a Londra e a Berlino esistono già da tempo moschee musulmane; basti accennare al successo in Europa delle opere di Rabindranath Tagore ( 1861-1941 ).

A partire dallo scorcio del secolo, sempre maggiore importanza ha assunto la teosofia ( fondatrice Ann Besant all'inizio del secolo ) e la antroposofia da essa derivata ( Rudolf Steiner, 1861-1925 ).

Le idee dello Steiner hanno avuto vastissima risonanza in Germania, specialmente nelle sfere intellettuali lontane dalla fede.

Il pensiero dello Steiner viene diffuso soprattutto attraverso le cosiddette scuole-Waldorf.

Quanto vi si insegna è un buddismo adattato al pensiero europeo.

Va ricordata, per completare questo quadro, la frequenza di numerosi giapponesi, cinesi, indiani, persiani e arabi nelle università europee; la loro presenza e partecipazione a discussioni promosse dalle università, a conferenze che essi organizzano con persone colte della loro patria, la loro partecipazione alle organizzazioni autonome studentesche e la loro attività di esercitazione e di assistenti nei laboratori e nelle cliniche danno un'impronta particolare all'atmosfera intellettuale.

Tutto ciò esercita un'azione tanto più vigorosa in quanto, ai nostri giorni, ogni destino umano è diventato globale.

Anche il problema storico-ecclesiastico subisce un gigantesco mutamento: non più lotta contro a) l'incredulità europea, o b) contro le confessioni europee non cattoliche, bensì contro le culture extra europee vigorose, straordinariamente ricche, sia dal punto di vista culturale che religioso, antiche e tuttavia recenti, di carattere popolare ( o anche mediante il contatto con l'Europa di persone sradicate dai paesi d'oltremare ).

È ben vero che tali culture non posseggono la forza dello spirito occidentale, nel loro complesso tuttavia non sono così inficiate, come quest'ultimo, di scetticismo e di stanchezza.

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263 L'espressione « missione fra i pagani » è in uso già da moltissimo tempo e pertanto non è facilmente ne adeguatamente sostituibile.
Per lungo tempo però essa portò con sé un sapore in parte compassionevole di degnazione, e in parte di dispregio.
Oggi è scomparsa questa specie di autogiustificazione cristiana.
I popoli non-cristiani, anche quelli in via di sviluppo, si sono resi consapevoli dei valori religiosi, insiti nelle loro tradizioni.
Da parte della Chiesa cattolica lo sguardo oggi si apre in maniera molto più sensibile a un rapporto veramente ( e non solo enunciato in teoria ) fraterno verso tutti i popoli.
264 Quest'opera missionaria conta oggi, in ogni paese del mondo, milioni di iscritti.
265 Talvolta l'opera missionaria fu il primo passo verso l'espansione coloniale.
Il protettorato tedesco sud-occidentale, per esempio, fu in origine una fondazione dell'associazione missionaria protestante della Renania-Westfalia.
266 Non è invece odiata, ma anzi accolta con avidità, nel mondo, la civilizzazione euro-americana della scienza e della tecnica occidentale.
267 È quello che cerca di fare, per esempio, un monastero benedettino a Toumiline nel Marocco, in mezzo alla popolazione di religione musulmana.
268 Poteva e può succedere così che la superficialità e l'avidità di guadagno degli indigeni spingano a piacere a tutti per trarre da tutti dei vantaggi: assistere al mattino alla messa cattolica e al pomeriggio alla predica del missionario protestante - e questi non sono, invero, casi sporadici, nella storia delle missioni moderne.