La storia della Chiesa |
Attraverso i secoli, fino ai giorni nostri, il patriarcato ecumenico di Costantinopoli rappresenta in certo qual ( mutevole ) modo il centro religioso della chiesa ortodossa.
Questo ruolo fu conteso alla « seconda Roma » da Mosca, ma non con pieno successo.
1. La fondazione e l'ascesa della sede ecclesiastica di Costantinopoli era legata, come già sappiamo,291 alla realtà politica e, concretamente, alla chiesa di stato.
Esisteva il concetto, di derivazione pagana, dell'imperatore come summus pontifex.
Negli ampollosi appellativi con cui Eusebio di Cesarea inneggia a Costantino il Grande ( « scelto da Dio » ecc. )292 e che, più tardi, furono attribuiti anche al dominatore della chiesa della terza Roma, si esprime chiaramente la concezione dell'imperatore come legittimo sovrano della Chiesa.
La trasposizione di questo concetto, proprio della chiesa di stato, alla posizione del vescovo di Costantinopoli fu indirettamente espressa nel modo più naturale nella motivazione del canone 28 di Calcedonia, quando a quella sede fu riconosciuta « la stessa venerazione » che a quella di Roma, « cui i Padri diedero il primato, essendo essa la capitale dell'impero ».293
Ciò significava: il rango di un vescovo corrisponde o dipende dal rango politico della sua città.
Tale principio, che abbiamo già fatto rilevare ( v. § 121, II, 4 ), fu più tardi ampliato, in tutte le chiese orientali, in molteplici ripetizioni ( anche come mezzo contro le tendenze di centralizzazione del patriarca di Costantinopoli ), fino al principio, gravido di conseguenze, che nei nostri giorni ha determinato il moltiplicarsi delle chiese orientali: la libertà politica determina l'indipendenza ecclesiastica.
Partendo da Bisanzio la chiesa di stato divenne la forma dominante della vita ecclesiastica in tutte le chiese fondate dalla stessa Bisanzio.
Così anche l'idea dell'imperatore universale, consacrato da Dio, passò ai popoli evangelizzati, i bulgari, i serbi e i russi.
2. Per nessun fenomeno storico è cosa indifferente l'ambito geografico, culturale e territoriale in cui esso si sviluppa.
Per riconoscere all'ortodossia tutto il valore che le spetta e per puntualizzare in essa il ruolo grandioso che vi occupa Costantinopoli, non si può tralasciar di rilevare la singolarità della posizione, esaltata in modo superlativo da tutti i visitatori, e l'atmosfera dominante nella città di una cultura veramente imperiale.
La consapevolezza storica di essere la città di molti importantissimi concili,294 la coscienza molto viva del proprio splendore, della propria potenza e bellezza, il sapere di essere centro incontestato, di essere « la città » per eccellenza, tutto ciò trova espressione anche nella sfera ecclesiastica.
I metropoliti bizantini, sottoposti al patriarca ecumenico, non dimostravano troppo entusiasmo per la residenza in provincia; Costantinopoli li attirava; ivi si dava convegno una grande quantità di dignitari ecclesiastici.
Ne risultò qualcosa che assomigliava un po' alla curia romana, una « corte », dall'atmosfera, per logica immanente ( cfr. vol. I, § 50, IV, 5 c ), non troppo incline all'aspirazione verso la perfezione cristiana.
3. Nelle controversie cristologiche, Bisanzio aveva dato prova di essere un centro della fede ortodossa; con Bisanzio erano la parte non scismatica di Antiochia, di Alessandria, della Geòrgia e il patriarcato di Gerusalemme.
Attraverso la riconquista di una parte della Siria all'impero, nella seconda metà del X secolo ( Antiochia 969 ) la vita e la cultura greca e l'ortodossia furono rafforzate in Antiochia.
Avendo però cercato di imporre la confessione ortodossa adottando misure violente contro gli « eretici », crebbe d'altra parte la antipatia dei giacobiti indigeni nei confronti di Bisanzio.
Le stesse misure di violenza contro i ruteni ( la cui ultima sede fu occupata dai bizantini nel 1045 ) ottennero il risultato di avviare la migrazione in massa di questi cristiani verso l'Occidente.
Durante le crociate, i patriarchi di Antiochia e di Gerusalemme vissero spesso in esilio nella capitale dell'impero.
È ben comprensibile che il rito e il diritto ecclesiastici di queste sedi metropolitane si avvicinassero agli schemi bizantini.
L'ampliamento dell'impero bizantino, a partire dalla riconquista della capitale nel 1261, fino al XIV secolo, aumentò ancora la coscienza di potere del patriarca e questa volta aumentò contemporaneamente il contrasto con Roma.
Quando poi, a causa dell'infelice politica dell'Occidente ( politica di accerchiamento di Carlo d'Angiò, appoggiata dalla Curia, 1281 ) e a causa anche dell'avanzata dei turchi, la situazione di Costantinopoli e dell'impero divenne sempre più insicura e precaria, ci furono i ben noti tentativi di unione degli imperatori, ma il patriarca, i monaci e il popolo mantennero il loro atteggiamento antiromano.
Proprio nell'ultimo mezzo secolo d'indipendenza il contrasto assunse dimensioni maggiori.
Ad eccezione di pochissime personalità ( v. concilio di Ferrara-Firenze, vol. I, § 66, 4 b ) che cercarono di trovare un accordo con Roma, anche la teologia in quel tempo era diretta in forma prevalentemente polemica contro i latini.
La cosa peggiore, infatti, era la scissione interna, profondamente radicata, delle due parti della cristianità.
Lo dimostra il fallimento dei due tentativi di unione di Lione e di Ferrara-Firenze.
Sebbene latini e greci, alla vigilia della caduta di Costantinopoli, avessero celebrato assieme la liturgia, l'opposizione del popolo e dei monaci contro gli odiosi latini era troppo grande.
Anche dopo la caduta dell'impero, le due parti della cristianità mantennero la loro cieca posizione di ostilità.
4. a) Con la conquista di Costantinopoli da parte dei turchi, il 29 maggio 1453, ebbe inizio una nuova epoca nella storia della chiesa orientale.
Dopo tre giorni di orrende carneficine, il sultano Maometto II ordinò la pace nella città conquistata.
I cristiani ancora in vita furono invitati a ritornare.
Fu permessa la pratica della religione cristiana ( come già era successo in altri paesi conquistati e un tempo cristiani ).
I cristiani ( come gli ebrei ) dovevano sottostare a determinate leggi particolari ( esclusione dal servizio militare, divieto di contrarre matrimonio coi musulmani, impossibilità di fungere da testimoni in procedimenti penali contro musulmani, maggiori tasse; il culto pubblico non era permesso ).
b) Per ordine del sultano i vescovi presenti a Costantinopoli elessero un nuovo patriarca, il coltissimo Gennadios Scholaris, un tenace oppositore dell'unione con la chiesa latina.295
Il sultano insediò il patriarca come aveva sempre fatto l'imperatore ( prosternazione del neo-eletto davanti al sultano, che gli consegnava il pastorale ); gli confermò la presidenza su tutti i patriarcati cristiani e l'autorità su tutti i sudditi cristiani del sultano; era anche giudice dei cristiani in tutte le questioni civili relative al matrimonio.296
I patriarchi di Costantinopoli, del resto, seppero abilmente approfittare, in seguito, della loro potenza spirituale: si resero indispensabili.
La diffidenza, anzi l'odio dei cristiani ortodossi, ridotti a dover sopportare una situazione di diaspora, contro gli « infedeli » non subì con ciò alcuna diminuzione ( come del resto più tardi nei confronti dello zar di Russia, divenuto onnipotente ).
Almeno dagli ortodossi greci il patriarca veniva considerato rappresentante del Basilèus, ormai scomparso.
Egli si sentiva, in certo qual modo, tale.
Questa coscienza rimase viva fino ai tempi più recenti.297
Per l'ulteriore sviluppo del prestigio del patriarca ecumenico fu importante il fatto che a lui, in qualità di etnarca a partire dal XVI secolo, riuscì di condurre a termine la suaccennata grecizzazione dei Balcani ( con cui al contempo venne represso il concorrente elemento slavo ).298
5. a) La vita interiore della chiesa ortodossa ebbe molto a soffrire sotto la dominazione turca.
Si inaridì, in qualche misura.
La stragrande maggioranza della popolazione rimase bensì a lungo fedele alla fede tradizionale, sebbene per i cristiani non esistesse alcuna possibilità di ascesa economica o sociale.
Ma la mancanza di una sufficiente formazione pastorale e di ogni possibilità di istruzione teologica si fece sensibilmente sentire anche nella cura delle anime.
Al tempo della Controriforma papa Gregorio XIII ( 1577 ) aveva fondato il Collegio Greco a Roma.
Ma era destinato soltanto a coloro che fossero uniti a Roma.
Solo nel 1626 fu istituita a Venezia, per opera della colonia ivi residente, un'Accademia ortodossa.
Nel XVIII secolo, finalmente, poterono essere fondati seminari e scuole ortodosse nei territori dominati dai turchi fra cui, la più importante, quella di Costantinopoli.
b) Verso la fine del XVI secolo si ebbero le prime infiltrazioni del verbo riformatore nell'ortodossia.
In quel tempo esse furono combattute dal patriarca; ma mezzo secolo più tardi ( fra il 1620 e il 1638 ) uno dei suoi successori, drillo Lukaris, cercò, anche se inutilmente a causa dell'opposizione interna, di stabilire relazioni con il calvinismo, che temporaneamente giunsero fino alla comune celebrazione liturgica.299
Ma i concili di Jassy ( 1642 ) e di Gerusalemme ( 1672 ) condannarono ogni forma di protestantesimo.
La teologia di quel tempo ( a partire dal XVI secolo ) non è degna di rilievo.
Si risolveva essenzialmente in difesa nei confronti della chiesa latina ( contro il concilio di Firenze, contro il papato, contro i « latini » ).
Nel 1722 ebbe luogo un astioso sinodo anticattolico.
Verso la metà del XVIII secolo, il patriarca Cirillo V arrivò a condannare in blocco tutti i sacramenti dei latini.
Il patriarca di Gerusalemme si oppose, ma la condanna non è stata fino ad oggi ritirata.300
6. Dopo un periodo di aspre tensioni tra Fanar e Sublime Porta ( dopo le vittoriose aspirazioni di indipendenza dei popoli balcanici ) le relazioni si fecero nuovamente tollerabili.
Il patriarcato subì in quei frangenti notevoli perdite di potere e di prestigio; alla separazione politica dei Balcani dalla Turchia seguì quella ecclesiastica; nel 1850 il patriarca ecumenico riconobbe l'autocefalia della Grecia, nel 1879 seguì la Serbia, nel 1885 la Romania ( che ebbe un Patriarcato proprio, nel 1925 ), l'Albania nel 1937 ( contrario il patriarca di Costantinopoli ), la Bulgaria nel 1945 ( riconoscimento da parte del patriarca ).
7. Dalla fine del XIX secolo al XX, la sede del patriarca ecumenico ha riacquistato qualcosa del suo antico splendore di vescovo universale ( sebbene egli non possieda alcuna vera e propria giurisdizione su altre chiese all'infuori della sua ).
Questo è merito soprattutto di Gioacchino III ( patriarca dal 1878-84 e dal 1901-12 ), al quale è stato dato l'appellativo di « grande ».
Egli ristabilì strette relazioni fra le singole chiese autocefale e ne creò di nuove con i vecchio-cattolici e gli anglicani.
Di fronte a Roma si mantenne in una posizione negativa.
Anche l'ex patriarca Atenagora I ha notevolmente elevato il prestigio del proto-trono.
8. I tentativi di un riavvicinamento, in seno all'ortodossia, furono intensificati dopo la prima guerra mondiale.
Prova e sollecitazione ne fu la convocazione di un sinodo ortodosso a Costantinopoli; l'elenco dei partecipanti, tuttavia, denunciò anche i limiti dell'attuabile per quel tempo: mancavano il patriarca della Bulgaria che si trovava in stato di « scisma », quelli di Antiochia, Gerusalemme, Alessandria e, naturalmente, quello di Mosca.
Un concilio generale, che era stato convocato sul Monte Athos, nel 1926, fu differito.
La chiesa bizantina aveva da sopportare, al tempo stesso, le gravi atrocità ( perpetrate da ambo le parti ) della guerra greco-turca e inoltre la crudele politica antigreca del governo turco.
Col trattato di Losanna ( 1923 ), che pose fine a questa guerra, al patriarcato fu assicurata l'esistenza.301
Il patriarca, però, fu privato allora per la prima volta in maniera assoluta di tutti i diritti non strettamente religiosi.
Scompariva così l'antichissima concezione orientale ( anche turca ) per cui ogni comunità ecclesiastico-religiosa compatta rappresenta una specie di nazione a sé.
D'altra parte, i vari tentativi di sfruttare il Fanar a vantaggio del nuovo Stato fallirono; la Chiesa non gli si asservì.
Il gruppo armeno, considerevole, almeno fino al XX secolo, subì una crudele decimazione con uccisioni ed emigrazioni in massa, che colpirono anche gli armeni cattolici, e restò religiosamente indebolito da tendenze lassiste.302
Oggigiorno il patriarca ecumenico di Costantinopoli è incontrastatamente considerato come il detentore di una posizione preminente fra le chiese ortodosse ( proto-trono ).
Il patriarca Atenagora I ( 1940-72 ) si adoperò per allacciare relazioni più strette con le chiese-sorelle orientali.303
Il patriarcato, inoltre, fa parte del Consiglio mondiale delle Chiese, compreso il movimento Faifh and Order.
Le relazioni tra il Panar e il Vaticano, dopo lo storico incontro tra il patriarca Atenagora I e papa Paolo VI avvenuto in Terrasanta ( 1964 ) e la reciproca remissione degli anatemi a conclusione del concilio Vaticano II ( 1965 ), sono improntate a intensa carità e a reciproca fraterna comprensione.
9. In una panoramica retrospettiva, possiamo scorgere il ruolo storico e storico-ecclesiastico di Bisanzio: nel 718 e nei secoli che seguirono, oppresso da infinite difficoltà a causa degli arabi, dei russi e dei normanni, non ha salvato dagli arabi soltanto se stesso e l'Europa e la chiesa occidentale, ma sotto gli imperatori macedoni ( 867-1056 ) si è rivolto aggressivamente contro l'Islam; fu opera sua l'evangelizzazione nei paesi balcanici ( anche dell'Italia meridionale ), fondò le missioni in Russia.
Nel X secolo erano subordinati a Bisanzio 600 vescovi nell'Asia Minore, nel Ponto, in Serbia, Bulgaria, Grecia, Albania, Romania, Ungheria.
Chiese di rito bizantino si trovano oggi in Russia, Ucraina, Ungheria, Bulgaria, Slovacchia, Jugoslavia, Albania, Romania, Serbia, Grecia, Turchia, Siria, Libano, Palestina, Giordania, Egitto, ed anche nella diaspora in tutte le parti del mondo ( negli Stati Uniti i fedeli sono circa tre milioni ).
Particolare menzione merita inoltre la chiesa ortodossa del Monastero dì Santa Caterina, costruito da Giustiniano sul Sinai ( con un arcivescovo ).
Oltre i monaci, conta anche parecchi laici.
Nel 1575 e di nuovo nel 1782 fu riconosciuta come autocefala.
Indice |
291 | Cfr. a questo proposito anche il
vol. I, § 18, 6 b e e;
§ 21, 3 a, 7-8. Questa motivazione « politica » del grado gerarchico dei patriarchi - dalla dignità della vecchia e nuova Roma, non dalla successione di Pietro - è viva ancor oggi nella chiesa orientale. Il patriarca Atenagora, nel 1962, disse esplicitamente, in un'intervista da lui concessa, che la chiesa orientale è pronta a riconoscere il « primato d'onore » del vescovo di Roma che risiede nella prima capitale del mondo. |
292 | Cfr. vol. I, § 18. |
293 | A partire dalla fine del V secolo, compare il titolo di patriarca per il vescovo di Costantinopoli, dal 520 viene chiamato patriarca ecumenico = patriarca dei vescovi dell'impero. |
294 | 387, 553, 680, 869; il sinodo degli iconoclasti nell'anno 815, il sinodo della pace ( 820 ), i concili dogmatici durante l'impero dei comneni, l'assemblea che prese posizione contro il concilio di unione di Lione ( 1274 ), i sinodi che, nel XIV secolo, si pronunciarono in favore o contro la dottrina palamitica. A Costantinopoli, inoltre, si tenne, attraverso i secoli, Yendemousa, ossia l'assemblea dei vescovi dell'impero, che risiedevano, o che si trovavano, per qualche tempo, a Costantinopoli, oggi il santo sinodo. Anche il II Concilio di Nicea fu convocato, in un primo tempo, a Costantinopoli. |
295 | L'interesse politico del sultano era contro l'unione dell'ortodossia alla chiesa occidentale, v. nota 286. |
296 | La situazione materiale del patriarca era buona: egli stesso e tutti i vescovi erano esenti da tasse; i monasteri conservarono o rinnovarono il loro ricco patrimonio. |
297 | Egli porta ancor oggi gli emblemi del Basileus ( fino al 1924 egli fu anche etnarca ). In Russia e in Serbia il patriarca era pure equiparato allo zar. Questi, come un tempo il Basilèus, gli reggeva, fra l'altro, la staffa. |
298 | Nei secoli XVII e XVIII il patriarca ecumenico esercitava l'autorità ecclesiastica nei territori di Turchia, Tracia, Macedonia, Albania fino a Scutari, Montenegro, Serbia, Grecia, Bulgaria, Romania, Asia Minore con le isole e la colonia greca di Venezia ( dal 1582 indipendente ). Verso la fine del XVII secolo gli sottostavano 63 sedi metropolitane, nel XVIII secolo esistevano 150 diocesi o eparchie. |
299 | Vedi § 124, 5 a. |
300 | La tesi fu recentemente ripresa da teologi russi, mentre per i teologi greci la cosa non viene più neanche considerata ( Duprey ). Queste tesi, tuttavia, affondano le loro radici nell'antica teologia greca dei sacramenti, in modo speciale quella riguardante il segno indelebile del battesimo, della cresima e dell'ordine sacro. |
301 | Con lo scambio di popolazione, concesso dal trattato pero, esso perdette la maggior parte delle sue comunità in Turchia. Gli sottostanno inoltre Creta, la Grecia orientale ( Athos ), il Dodecanneso e le comunità greche dell'Europa occidentale, degli Stati Uniti e dell'Australia. |
302 | Oggi, in tutta la Turchia, vivono circa 195.000 cristiani, fra cui 29.000 cattolici. |
303 | Espressione insigne di queste aspirazioni e, al tempo stesso, riconoscimento dell'autorità ecclesiastico-morale del patriarca ecumenico, fu la Conferenza panortodossa di Rodi da lui organizzata; fu presieduta dai suoi rappresentanti; i concelebranti, nella commemorazione del patriarca ecumenico, superarono di molto quanto era strettamente prescritto dalla liturgia; il programma preparato fu, in gran parte, accettato; conteneva fra l'altro il progettato pro-sinodo ecumenico ch'egli aveva l'intenzione di convocare in seguito. |