Alla ricerca di Fr. Teodoreto educatore e fondatore |
" Elevare nello spirito gli operai, avviarli agli ideali della fede, ponendo con ciò solidi fondamenti alla soluzione del problema sociale, fu sempre una delle premure dei dirigenti cattolici, l'assillante cura della S. Chiesa ".
Così scrive Fratel Teodoreto nel libro citato.
" Si sentiva da tutti i migliori, come si sente ancor oggi, la necessità di educare operai e dirigenti ai principi del Santo Vangelo e alle regole sociali emanate dai Sommi Pontefici ".
In futuro nacquero poi istituzioni cristiane per i lavoratori ( ad es. ACLI, ecc. ) e per i dirigenti ed imprenditori ( ad es. UCID, ecc. ).
Per mezzo della scuola, nell'umiltà della loro missione, i Fratelli portarono a quest'opera per i lavoratori il proprio contributo di non lieve peso, sin dal 1800 in varie località del Piemonte.
Il 13 marzo 1919 venne mandato come Direttore della Comunità e delle scuole di via delle Rosine 14, a Torino, il Fratello Isidoro di Maria, che conosceva l'organizzazione delle Scuole Professionali istituite dai Fratelli delle Scuole Cristiane in Francia e in Belgio, e desiderava stabilirne una anche a Torino.
Incominciò a riorganizzare gli ex-allievi delle scuole aperte novant'anni prima dai Fratelli presso la R.O.M.I. ( Regia Opera Mendicità Istruita ), intendendo per mezzo di loro d'arrivare all'apertura della Scuola Professionale.
I Superiori, pur ammirando la bellezza di tale idea, avevano motivo di ritardarne l'attuazione, trovandosi in quel tempo con personale insegnante scarsissimo e privi dei grandi mezzi finanziari richiesti da tali istituzioni.
Tali motivi avrebbero impedito l'attuazione del disegno, se la Divina Provvidenza non fosse intervenuta per mezzo di Fra Leopoldo.
In quei giorni scriveva nel suo Diario: "Lunedì 24 novembre 1919, sera, ore 9,30. Nella santa Adorazione-Divozione al SS. Crocifisso, quando incominciai l'adorazione alla Piaga della Mano sinistra, Gesù disse: 'Per salvare le anime, per formare nuove generazioni, si devono aprire Case di Carità per far imparare ai giovani Arti e Mestieri.
È proprio un manifesto programmatico comprensivo di tutti gli aspetti:
- formazione professionale ( far imparare ai giovani arti e mestieri ),
- formazione umana ( formare nuove generazioni ),
- formazione cristiana ( salvare anime ).
Questo dovrebbe essere una proposta programmatica per ogni scuola cattolica.
Il giorno 2 dicembre: "Ormai è tempo che si manifesti la mia volontà: voglio una Scuola Casa di Carità Arti e Mestieri".
" Questi scritti furono fatti leggere da Fra Leopoldo all'ing. Rodolfo Sella, uno degli Zelatori della Divozione a Gesù Crocifisso.
L'ing. Sella pensò subito di formare un comitato dei principali Signori cattolici di Torino, tra i quali incluse sé e il proprio figlio, avv. Riccardo ".
Fratel Teodoreto coinvolse il Superiore Fr. Candido che sostenne la proposta e così il 9 gennaio 1920 si tenne la prima adunanza.
Maria SS. lo stesso giorno disse a Fra Leopoldo: "Anch'io voglio essere la Protettrice della grande opera Casa di Carità Arti e Mestieri".
" Vi furono poi degli accenni di contraddizioni e sbagli di presentazione, nel senso che si sarebbe voluto fare dall'inizio un'opera grandiosa con tante specializzazioni.
Effettivamente, come rileva Fratel Teodoreto, si pensò ad "un istituto comprendente tutta una famiglia di scuole, un vero Politecnico" cattolico, diciamo noi, che completasse l'opera di P. Gemelli a Milano, "l'Università Cattolica del Sacro Cuore".
In realtà fu poi stabilito d'incominciare con una linea molto semplice, ossia con due classi 6ª e 7ª elementari, già esistenti: dando alla 7ª carattere e programma di Scuola Professionale e facendo della 6ª una classe preparatoria alla 7ª.
Le scuole si aprirono il 18 ottobre 1920 nei locali con entrata principale in via S. Massimo 21 bis ".
Nel 1925, uno degli anni basilari nella storia della Casa di Carità, i Catechisti aprirono una Scuola Festiva del tipo industriale presso la parrocchia di Nostra Signora della Pace, alla Barriera di Milano.
Ma necessitando più locali, nel mese di maggio 1929 i Catechisti firmarono il compromesso per l'acquisto dello stabile di via Feletto 8, nella stessa zona di Torino, e lì si tennero i corsi sino al 1950.
Il 31 maggio 1940, a dieci giorni dall'entrata in guerra dell'Italia, fu acquistato il terreno di circa 10.000 metri quadrati, ove si costruì l'attuale sede nazionale della Casa di Carità Arti e Mestieri.
E così anche questa Opera partiva con l'avallo celeste e con un manifesto programmatico, chiaro ed esigente.
Nel 1958 la Casa di Carità viene anche citata nel Parlamento italiano come "modello di Istituto Professionale".
Nel 1968 assume una propria autonomia con un nuovo statuto che prevede quali soci fondatori i Fratelli delle Scuole Cristiane e l'Unione Catechisti.
Nel 1974 apre la sede di Grugliasco; nel 1990 quella di Ovada.
In questi ultimi 10 anni si sono aperte 12 sedi, tra le quali una in Sardegna ed una in Veneto.
Fa anche parte della Casa di Carità il Centro di Formazione Professionale Piemontese ( CFPP ) per la formazione professionale in diversi istituti di pena del Piemonte e della Valle d'Aosta.
Quest'opera si innesta nella missione svolta dal de La Salle e dai suoi Fratelli per i giovani con disagi e per carcerati.
Il 13 maggio 2002 si è inaugurata la sede ad Arequipa in Perù, dove l'Unione Catechisti è presente dal 1958, mentre ad Asmara, in Eritrea, è in atto il progetto "Charity Center" di accoglienza e promozione.
Di fronte allo sviluppo notevole della Casa di Carità, specie in quest'ultimo decennio, viene alla mente la visione di Fra Leopoldo nella notte dal 9 al 10 ottobre 1920, sulla passione di Gesù "che portava nobilmente e faticosamente la Croce ... seguivano Gesù una miriade di Vescovi e qualche Papa.
… I Vescovi, a detta dello stesso Gesù, sono tutti quelli che devono impegnarsi a far erigere nelle loro diocesi Scuole di Arti e Mestieri modellate su quelle di Torino, per la riforma del mondo, cominciando dalla gioventù educandola cristianamente ...
Già oggi più Vescovi stanno cooperando alla vita della Casa di Carità nelle loro diocesi e altri verranno come profetizzato da Gesù stesso.
È lecito porsi questa domanda: come si spiega questo sviluppo?
La risposta può venire dallo stesso Gesù, 10 marzo 1921: "Non voglio un'opera umana. Voglio un'opera divina, e un andamento, nella Casa di Carità, secondo il mio Cuore".
Possiamo confermare pertanto che dal 1925 ad oggi le persone, che hanno guidato l'andamento delle Case di Carità cioè i Catechisti con la collaborazione dei Fratelli e del personale laico si sono ispirati agli insegnamenti di Fratel Teodoreto e di Fra Leopoldo.
Ancora oggi alla Casa di Carità, la preghiera di Adorazione viene fatta conoscere a tutti gli allievi ed è considerata fondamento dell'Opera.
Non è mai mancata la celebrazione con gli allievi della S. Messa settimanale, ripresentazione del sacrificio di Gesù sul Calvario.
Maria Immacolata è sempre stata invocata Patrona e Protettrice dell'Opera e in suo onore, tutti gli anni, si è compiuto, e tuttora si compie, un pellegrinaggio da parte degli allievi con la partecipazione alla S. Messa, sia alla chiesa di S. Tommaso "in ricordo dei favori e grazie ricevute, da Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù cooperati in loro vantaggio", sia al Santuario della Consolata, ambedue in Torino.
La fedeltà al carisma originale è mantenuta; si tratta di proseguire nel modo migliore, affidandosi sempre più e meglio alla Provvidenza divina.
Il collocamento degli allievi al lavoro è sempre stato altissimo e con ottimo gradimento da parte delle aziende e delle famiglie, essendo questo requisito essenziale della formazione professionale.
Concludiamo questa rapida rassegna con una citazione del dr. Conti, uno degli artefici dell'Opera, da cui risulta che la Casa di Carità si presenta come realizzazione di catechesi sociale, per l'elevazione della persona tramite il lavoro e nella prospettiva di contribuire all'incontro tra scienza e fede, che è una delle preoccupazioni costanti degli ultimi Pontefici.
" La proposta formativa della Casa di Carità Arti e Mestieri trova il suo fondamento e la sua ispirazione nel messaggio espresso sinteticamente dall'insegna programmatica, essa è il frutto di una continua ricerca, di una costante elaborazione e sperimentazione che, alla luce del messaggio dell'Opera, procede a interpretare e a corrispondere ai bisogni e alle esigenze umane e sociali che emergono dal mondo del lavoro, dei giovani, dei lavoratori.
"L'Opera assume come punto di riferimento, come intento dominante, la professionalità, fattore ed espressione di evangelizzazione e di promozione umana, di libertà e di socialità, di sviluppo integrale e solidale dei giovani e dei lavoratori per la partecipazione e la cooperazione in quanto soggetti del fatto produttivo e lavorativo.
"Su questa base la Casa di Carità opera in riferimento alla dimensione politica, economica, sociale, spirituale e culturale, pedagogica e didattica del fatto formativo ed educativo che nasce dalla assunzione della professionalità come nucleo di una proposta formativa globale".
A conclusione delle ultime tre parti, riteniamo utile riferire ciò che scrive Gaetano De Sales nel suo prezioso libretto: la Divozione a Gesù Crocifisso si esprime secondo tre aspetti: in lettera, in vita, in opera.
Il primo l'abbiamo visto nella preghiera in se stessa e il secondo nella fondazione dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata.
La Divozione e l'Unione affidata per la diffusione ai Fratelli delle Scuole Cristiane costituiscono, due termini che "ricorrono insieme come parti inscindibili di una cosa sola".
Rileviamo un'altra osservazione importante.
"Tutto ciò che ha contenuto universale è patrimonio di tutti e di ciascuno.
Cosi fu ed è e sarà della Via Crucis dei Francescani, del Rosario dei Domenicani, degli Esercizi Spirituali dei Gesuiti, della Medaglia miracolosa dei Vincenziani.
La Divozione a Gesù Crocifisso è rivolta anch'essa al mondo".
Il terzo aspetto della Divozione è come abbiamo visto nella terza parte, la Casa di Carità Arti e Mestieri, nata dall'Unione, come frutto da pianta".
Per quest'Opera piace annotare questa ulteriore osservazione di G. Di Sales: "I due uomini di Dio ( Fra Leopoldo e Fratel Teodoreto ), camminando con i piedi per terra, avevano lo sguardo fisso al cielo.
Avevano rinunciato alla propria vista. Perciò non potevano inciampare.
Poiché per loro guardava - e guardava lontano - Iddio …
L'Opera avrebbe gridato non essere d'uomo, ma di Dio, richiamando sguardi, scuotendo torpori, incitando a moltiplicarla come il mezzo più potente a pacificare la società nell'ordine convinto della giustizia.
Ci permettiamo indicare una nostra osservazione: Se è vero, come si è rilevato, che Divozione e Unione sono "parti inscindibili di una cosa sola", anche la Casa di Carità diventa una cosa inscindibilmente unita alle due precedenti.
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