Alla ricerca di Fr. Teodoreto educatore e fondatore |
Come dice bene Armando Riccardi nel libro citato, "la vocazione è un fatto che ha del misterioso.
Il Signore fa sentire la sua voce e chiama attraverso incontri, magari fortuiti e provvidenziali …
La risposta positiva però suppone la favorevole disposizione del soggetto che percepisce la chiamata …"
Tutto questo è vero e la disposizione del soggetto è il punto chiave.
Come nasce, su un piano naturale, la disposizione di Giovanni Andrea Garberoglio?
Abbiamo rilevato che nella sua casa - i genitori e sei figli - "la religione era una realtà vissuta con le preghiere ( il Rosario predicato dalla mamma ogni sera e la S. Messa ogni giorno frequentata da grandi e piccoli ).
Inoltre l'ambiente familiare si manteneva sereno e improntato a grande onestà …"
E il piccolo Giovanni Andrea manifestava la sua inclinazione verso la preghiera e la sua appartenenza al gruppo dei chierichetti …
In sostanza, possiamo dire che la famiglia aveva preparato l'humus favorevole allo sbocciare di una vocazione religiosa.
La famiglia principale educatrice dei figli sia sul piano umano che su quello religioso: vero "seminario" naturale per ogni figlio che viene al mondo.
Non vogliamo essere "laudatores temporis acti", coloro che rimpiangono i tempi passati, quando le famiglie erano proprio dei seminari di formazione umana e religiosa, però la realtà oggi offre una rappresentazione ben diversa, anche se non sono passate tante decine di anni.
Comunque, il Signore anche oggi continua a chiamare e, pur tra le difficoltà di ogni genere, la chiamata arriva …
"Il Seminatore continua a seminare la parola ( Mc 4,14 )".
Oggi cade anche sull'asfalto delle città … Eppure, anche da questo asfalto sorgono delle vocazioni …
Se Gesù vede le folle di oggi, non può non sentire compassione, perché come ai suoi tempi, sono "stanche e sfinite, come pecore senza pastore".
Anche oggi dice: "Le messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe, che mandi operai nella sua messe!" ( Mt 9,36-38 ).
Preghiamo pertanto il Signore che, malgrado tutti gli sbarramenti fumogeni che salgono da ogni parte, possano sorgere nuovi operai per la nuova evangelizzazione.
Giovanni Andrea Garberoglio imparò ad amare il Santo Rosario in famiglia, come già rilevato, sotto la guida della mamma Eleonora, che presiedeva ogni sera la recita in comune di questa preghiera, così cara a Maria.
Da allora, diventando poi Fratello delle Scuole Cristiane, riteniamo che non abbia mai mancato alla recita quotidiana del Rosario: "era la pratica più palese di questo suo grande amore" alla Madonna.
E anche camminando per le strade di Torino la sua mente e il suo cuore erano rivolti a Maria, che pregava fervorosamente con il Rosario, quasi estraniandosi da ciò che lo circondava.
Come rilevato, Giovanni Garberoglio conobbe l'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane tramite il signor Chiorra, il padre del Fratello Candido.
Il Signore nei suoi piani provvidenziali, specie nel chiamare i suoi futuri operai, si serve di tutto e di tutti.
Per chiamare il futuro fondatore dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, che non poteva non essere un Fratello delle Scuole Cristiane, come si evince indirettamente dal Diario di Fra Leopoldo, nello stesso paese nativo si serve di un padre di famiglia, che ha un figlio, Fratel Candido, in tale Istituto.
La Laicità Lasalliana pensiamo abbia colpito il piccolo Giovanni: essere nel mondo, non del mondo, ma con compiti di evangelizzatore.
È uno dei tanti carismi nati nella Chiesa per il bene delle anime.
Raggiungere le anime in uno dei periodi più delicati della formazione che è quello dell'istruzione.
È la motivazione originale della "scuola cattolica", con un riferimento particolare agli allievi meno abbienti, per cui la scuola è gratuita.
Il piccolo Giovanni poteva pensare allora tutto ciò? Forse no, comunque, "c'era latente in lui la vocazione del catechista" confermata dal nipote, il futuro Fr. Bonaventura, "suo primo catecumeno" .
I compagni che egli attirava e che "ospitava nella vasta aia di casa sua", costituendosi, "come per istinto istruttore e maestro dei bei canti e di preghiera", erano i primi allievi di una lunga schiera che l'appassionerà per tutta la vita.
"In fieri" c'era in lui lo spirito di Giovanni Battista La Salle "maestro di educatori" e quindi non poteva non sorgere nel piccolo Giovanni il desiderio di entrare in questo Istituto, appena conosciuto nelle parole del signor Chiorra, padre di Fratel Candido.
Nella vita di ogni giorno sorgono più volte ostacoli per la realizzazione di determinate aspirazioni, tanto più se questi ideali riguardano la vita religiosa: difficoltà all'interno della famiglia ed all'esterno.
Nel caso del nostro Giovanni l'aspetto può sembrare paradossale: la famiglia, come detto, profondamente religiosa, che avrebbe visto come frutto naturale una vocazione consacrata.
E invece, soltanto da parte del padre di Giovanni, la vocazione sacerdotale sarebbe stata accettata, anzi caldeggiata, ma non una vocazione religiosa senza la consacrazione sacerdotale.
Per cui un "no" che Giovanni accettò con serenità, affidandosi alla Provvidenza.
Il padre viene a mancare e Giovanni a 16 anni riprende il cammino verso la sua vocazione religiosa.
Fratel Teodoreto inserito nell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, oltre a perfezionarsi sul piano spirituale, capì subito che doveva specializzarsi nel campo specifico della scuola.
Nel proprio settore di lavoro, oggi come al tempo di Fr. Teodoreto, se si vuole offrire un'autentica testimonianza cristiana, bisogna anche essere preparati professionalmente.
La testimonianza diventa così, più incisiva nel mondo odierno.
A questo scopo, Fr. Teodoreto, oltre alla "patente" per l'insegnamento nelle scuole elementari, consegue l'abilitazione dell'insegnamento del disegno nelle scuole medie e superiori.
Quest'ultimo titolo gli valse, in seguito, l'incarico di maggiori responsabilità, come quella di Direttore didattico e di Ispettore rionale.
"Il lavoro di Fratel Teodoreto dopo la preparazione professionale è stato ben intenso.
Infatti dal 1892 al 1946, per ben 54 anni, nelle scuole di S. Pelagia, esplicò la sua attività alternando l'ufficio di maestro insegnante, di direttore di Comunità, di ispettore delle classi, di direttore didattico, di professore di disegno, e persino d'infermiere …, nonché di presidente dei Ritiri spirituali e di coadiutore delle case di formazione.
Al tutto c'è da aggiungere l'appassionata e premurosa cura dell'Unione Catechisti."
Preparazione professionale prima e lavoro impegnativo poi, sono due cardini, da cui un uomo, qualunque uomo, e a maggior ragione un cristiano, non può prescindere per una realizzazione umana e per una testimonianza cristiana.
E anche qui, su un piano più intellettuale, vale la considerazione fatta per Fra Leopoldo citando la lettera enciclica di Giovanni Paolo II sul lavoro umano: "Il lavoro è un bene dell'uomo, perché mediante il lavoro l'uomo … realizza se stesso come uomo ed anzi, in un certo senso diventa più uomo. Il lavoro è il fondamento su cui si forma la vita familiare … consente la vita ed il mantenimento della famiglia".
A tale riguardo c'è una frase significativa di Fratel Teodoreto: "I doveri del proprio stato rientrano nei comandamenti essendo come una specie di precetti particolari che obbligano i cristiani in virtù della vocazione speciale e degli uffici che Dio loro assegna".
Una sola nota da aggiungere a tutto questo: Fratel Teodoreto non ha mai perso tempo nella sua vita: o si lavorava o si pregava.
Anzi, in un certo senso, data l'offerta giornaliera della propria attività, il che voleva dire offrire tutto come preghiera, la giornata era una continua, incessante preghiera.
Perché tutto ciò, nell'offerta globale della propria vita, era una ricerca costante di personale santificazione, in funzione poi di una testimonianza e di una proposta di santificazione per gli altri.
I disegni del Signore sono imperscrutabili, ma il Signore sa quello che vuole.
Così "nei primi giorni del novembre 1911 si presentò a Fratel Teodoreto una di quelle terziarie francescane che propagavano la Divozione a Gesù Crocifisso", presentando la pratica di pietà molto efficace, scritta da un Frate sotto la guida di Gesù Crocifisso …"
Noi sappiamo il seguito: la pratica di questa Divozione nelle classi dei Fratelli e nelle famiglie, le grazie ottenute e infine la conoscenza diretta di Fra Leopoldo da parte di Fratel Teodoreto.
Da quel momento le strade dei due apostoli si intrecciano, a beneficio reciproco, delle loro opere e di tante anime.
Possiamo quasi dire che non si può parlare dell'uno senza citare l'altro: il loro apostolato di preghiera e di opere, è come una suonata al pianoforte di Dio a quattro mani.
E l'amicizia durò per tutta la vita: i due " servi di Cana", come li ha chiamati P. Vasconi.
"Un frate converso francescano, che ha come servizio di badare alla cucina del convento, diviene lo stimolante motore che muove attraverso Fratel Teodoreto tutto un piano culturale di enorme portata attuale.
È sui giovani che l'obiettivo è puntato perché più facili all'introduzione nel mondo dell'apprendere e soprattutto più capaci di intrecciare il grande tema dell'amicizia".
Così P. Vasconi nelle sue profonde riflessioni su "I servi di Cana - L'itinerario spirituale di Fra Leopoldo Maria Musso" , libro richiesto dal Dott. Domenico Conti, Presidente dell'Unione Catechisti per tanti anni.
I servi di Cana sono stati pronti ad obbedire a Maria e quindi a "fare tutto quello che Gesù dirà loro".
Fra Leopoldo e Fratel Teodoreto, come i servi di Cana, sono stati pronti ad obbedire a quanto Gesù comunicò loro, direttamente al primo e indirettamente al secondo.
E così l'umile frate converso fa da tramite verso progetti culturali che incideranno in senso umano e cristiano, in particolare con le Case di Carità Arti e Mestieri, nel tessuto sociale per tante generazioni.
L'amicizia di Fratel Teodoreto con Fra Leopoldo fu messa a dura prova sul finire della vita di quest'ultimo.
Infatti Fra Leopoldo insiste nell'indicare nella costituenda opera "per salvare le anime, per formare nuove generazioni, per far imparare ai giovani Arti e Mestieri" la denominazione "Casa di Carità".
Lo stesso Fratel Teodoreto sottolinea che Fra Leopoldo "considerava tale nome come programma e mezzo per mantenere all'istituzione il carattere cristiano soprannaturale, dal quale essa non deve allontanarsi mai!".
Nel Comitato promotore dell'opera si creano divisioni, fu avanzata un'inchiesta e Fra Leopoldo fu invitato a non ricevere più nessuno, a troncare ogni rapporto con l'esterno.
Ad uno ad uno, si diradarono tutti.
Anche il miglior amico, anche Fratel Teodoreto sospese le visite per rispettare l'ordine dei superiori francescani e non far avere guai al povero interlocutore del Crocifisso, intorno al quale si fece così, ad un tratto, un lancinante vuoto.
Nel silenzio degli uomini e delle cose, un gemito: fievole, sommesso: " …Tutti mi hanno abbandonato!..." ( 14 dicembre 1921 ).
Ed il Crocifisso: " Fa coraggio! Non siamo due amici? ".
Su quel lamento rincuorato si chiude il Diario.
Era stato incominciato col sogno della Vergine Addolorata che prediceva la prova di Vercelli, sofferta nel 1889 per preservare il candore d'un giovane, e si chiudeva su un'altra prova, sofferta per dare alla gioventù povera del mondo soccorso di vita cristiana con le Case di Carità Arti e Mestieri, in un ordine di giustizia sociale.
Fra Leopoldo muore il 27 gennaio 1922.
Si è voluto citare questo fatto, perché l'amicizia di Fratel Teodoreto con Fra Leopoldo, fu messa effettivamente a dura prova per questo allontanamento forzato.
Fratel Teodoreto voleva bene a Fra Leopoldo, e non poteva non volerne - dati i rapporti non solo umani, ma soprattutto spirituali contrassegnati da un avallo soprannaturale.
Purtroppo le decisioni dei Superiori francescani avevano creato questo isolamento per il povero Fra Leopoldo.
Forse, senza forse, il Signore, quel Gesù che gli parlava quasi ogni giorno, voleva che alla corona bianca della purezza conservata e difesa in ogni giorno della sua vita, si aggiungesse anche la corona rossa del martirio morale, in modo che la sua santità fosse più che mai splendente.
E questi è anche un segno di predilezione mistica da parte di Gesù il quale il 10 settembre 1908 aveva detto: "… ma l'intimità come con te, mio Leopoldo, non l'ho mai avuta con altri!".
E questo spiegherebbe la predilezione della Croce per i campioni di santità, qual era Fra Leopoldo.
Fratel Teodoreto ha avuto la ventura di vivere la sua vita in un periodo eccezionale nella storia di Torino, probabilmente unico nella storia delle città del mondo.
Torino ha avuto una tale concentrazione di santi, che non può essere solo un frutto naturale d'una religiosità intensa praticata in quel periodo, ma, così pensiamo noi, frutto di un aiuto dall'alto per contrastare una negatività che poteva provenire dal suo stesso ambito.
Basta passare in rassegna le figure luminose di quel periodo per rendersi conto di come la figura di Fratel Teodoreto si incastonasse in questi diadema.
La vita di Fratel Teodoreto va dal 9 febbraio 1871 al 13 maggio 1954.
Prima che nascesse erano già scomparsi due giganti San Giuseppe Benedetto Cottolengo ( 1786 - 1842 ), fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza e San Giuseppe Cafasso ( 1811 - 1860 ) patrono del clero e delle carceri d'Italia.
Nei suoi anni figurano, in un breve elenco:
- il Beato Federico Albert ( 1820 - 1876 ), fondatore della Congregazione delle Suore Vincenzine di Maria Immacolata;
- San Giovanni Bosco ( 1815 - 1888 ), fondatore dei Salesiani;
- Santa Maria Domenica Mazzarello ( 1837 - 1881 ), fondatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice;
- la Beata Giovanna Francesca Michelotti della Visitazione ( 1843 - 1888 ), fondatrice della Congregazione delle Piccole Serve del S. Cuore di Gesù;
- il Beato Francesco Faà di Bruno ( 1825 - 1888 ), fondatore della Congregazione delle Suore minime di Nostra Signora del Suffragio;
- le Serve di Dio Teresa Comoglio ( 1843 - 1891 ) e la sorella Giuseppina ( 1847 - 1889 ), terziarie francescane e fondatrici dell'Adorazione Quotidiana Universale Perpetua;
- San Leonardo Murialdo ( 1828 - 1900 ), fondatore dei Giuseppini;
- il Venerabile Paolo Pio Perazzo ( 1846 - 1911 ), terziario francescano, "il ferroviere santo";
- il Beato Giuseppe Allamano ( 1851 - 1926 ), fondatore dei Missionari della Consolata e dell'Istituto delle Suore Missionarie della Consolata;
- il Beato Pier Giorgio Frassati ( 1901 - 1925 );
- San Luigi Giovanni Orione ( 1872 - 1940 ), fondatore dei Figli della Divina Provvidenza e delle Piccole Missionarie della Carità.
L'elenco potrebbe continuare e in tal senso rinviamo a libri specializzati.
Ciò che vogliamo sottolineare è che, approfondendo l'esame dei Santi, Beati, Venerabili, Servi di Dio e personalità distinte che vissero in quel periodo, si rimane fortemente stupiti, al punto che su Torino e sul Piemonte si è proprio riversato un profluvio di grazie.
E Fratel Teodoreto, che è vissuto in quel periodo storico e che la sua vita si è svolta prevalentemente in Torino e dintorni, non può non aver subito questo influsso benefico, determinando lui stesso una corrente di grazie, nel contesto della "comunione dei santi".
Torino, la città del SS. Sacramento, della Sindone, della Consolata di Maria Ausiliatrice e dei tanti Santi è "una lampada sopra il moggio perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa" ( Mt 5,15 ).
E la luce che viene da Torino non è indirizzata solo agli abitanti della città o del Piemonte, ma a tutto il mondo.
Torino negli anni avrà perso il suo ruolo politico ( non è più la Capitale del Regno ), e forse quello industriale, ma il suo ruolo spirituale, che sprigiona dall'attualità dei suoi santi , tra cui il nostro Fratel Teodoreto, è più che mai vivo.
Ed una testimonianza non ultima proviene dal riconoscimento ufficiale della Chiesa verso questi campioni che passano da Servi di Dio a Venerabili ( come nel caso di Fratel Teodoreto per l'eroicità delle virtù ), a Beati, e infine alla Canonizzazione: e di questi luminosi personaggi abbiamo più di un esempio.
Giovanni Paolo II all'Angelus di domenica 17 febbraio 2002, commentando il Vangelo sulle tentazioni di Gesù, ha parlato dell'opera del demonio su ciascuno di noi.
Più precisamente ha detto: "Ogni uomo oltre che dalla propria concupiscenza e dal cattivo esempio degli altri, è tentato anche dal demonio e lo è ancor più quando meno se ne avvede".
È un argomento, come si vede, di strettissima attualità, anche se gli uomini di questo tempo vivono come se non esistesse, e purtroppo anche alcuni Pastori non ne parlano più o ne parlano poco.
A maggior ragione nella vita dei santi, soprattutto nella misura in cui si cresce in santità e tale potenziale di grazia è messo a disposizione degli altri per la loro salvezza, in funzione anche di opere provvidenziali per l'umanità, come per Fra Leopoldo, tutto questo non può non disturbare il demonio che se la prende in vari modi con la persona che è la causa di questo bene.
Fratel Teodoreto come l'amico Fra Leopoldo, non ha fatto appunto eccezione e pertanto ha dovuto subire tali vessazioni.
Il Fr. Giovanni La Salle asserisce che Fratel Teodoreto "ebbe a soffrire delle vere lotte contro il demonio, per cui di notte a volte si flagellava spietatamente".
La stessa cosa asserisce, in una nota, il Fr. Ippolito.
Abbiamo già detto della disavventura relativa alla caduta dall'albero con il nipotino Tamlin, futuro Fr. Bonaventura durante l'adolescenza e il lieto fine con il ringraziamento all'Angelo Custode che l'aveva così ben protetto.
"La mamma, prima che Giovanni andasse nei campi o che uscisse di casa per qualche commissione, si univa a lui nel raccomandarsi all'Angelo Custode."
Da questi episodi già si rileva con quanta delicatezza formativa la mamma ha voluto insegnare a Giovanni la devozione all'Angelo Custode, come se fosse, e così dovrebbe essere, un amico, compagno di viaggio che è sempre al tuo fianco, a cui puoi rivolgerti con tanta confidenza e tanta, tanta fiducia.
"Nell'abitudine della preghiera continua, Fratel Teodoreto invocava spesso gli Angeli dei suoi Fratelli e degli alunni, raccomandando ad essi le loro anime e la loro salute eterna.
Parlava al suo Angelo Custode come se realmente lo vedesse.
Confermava che molte volte aveva superato difficoltà e pericoli per sé e per gli altri, ricorrendo direttamente all'Angelo Custode.
Ma un altro episodio raccontava volentieri lui stesso in spirito di riconoscenza verso il suo Angelo.
Ce lo riferisce Fratel Leone: "Un giorno, durante una gita a Pessinetto non sentendosi molto in forze, si era fermato a leggere, seduto sopra una roccia.
Qualcuno, presa una scorciatoia alle sue spalle, smosse una grossa pietra che rotolò a precipizio verso di lui.
Un confratello, intuì il pericolo e terrorizzato di quel che poteva succedere, invocò l'Angelo Custode di Fr. Teodoreto, stando a vedere la fine col cuore sospeso.
E la fine fu meglio che nelle commedie "a lieto fine".
Il masso, sempre rotolando e balzando con crescente velocità, giunto a poche decine di metri, batté in uno spuntone roccioso sporgente dal terreno, si frantumò in due parti che si fermarono una a destra e l'altra a sinistra del Fr. Teodoreto.
Si può davvero affermare che la fede viva di cui era animato Fratel Teodoreto, lo faceva vivere abitualmente nella società degli spiriti celesti, come viveva sereno in quella degli uomini.
La Divozione a Gesù Crocifisso diventa "sia per la pratica, sia per la propaganda, una delle principali attività dell'Unione Catechisti all'inizio".
Come rilevato, attraverso "determinati mezzi" spirituali si cura la perfezione cristiana dei Catechisti per proiettarsi verso l'animazione spirituale nel mondo.
Tutto questo ha un filo conduttore ed è la Divozione a Gesù Crocifisso, sia agli albori della costituzione dell'Unione, sia attualmente dopo parecchi decenni.
Ci sembra di poter dire che la Divozione è come un distintivo per i Catechisti.
Ed è qualcosa di più: un'armatura per proseguire nella propria specifica missione nel mondo, tenendo a bada tutte le sirene che si propongono di addormentare la fede viva in Gesù Crocifisso.
E con Gesù, sua e nostra Madre, l'Immacolata Santissima.
Fratel Teodoreto aveva capito l'importanza della Divozione da subito e l'aveva messa in pratica sia per sé, come per gli altri, propagandandola con entusiasmo e tenacia.
I risultati sono da affidare alle cifre, che non conoscono i pericoli della retorica: ce la fa conoscere, nella vita di Fra Leopoldo, lo stesso Fratel Teodoreto, riferendosi al 1944 ( non è quindi tenuto conto di quanto continuò a farsi in seguito ): si tratta di circa otto milioni di copie distribuite nelle quattordici principali lingue in cui la "Divozione" fu tradotta!
"Dopo Gesù Crocifisso il grande oggetto del suo amore fu la Vergine Maria, con tutta la sua tenerezza, la sua importanza formativa della sensibilità religiosa e la sua funzione specifica, nella vita spirituale.
È l'amore a Maria insegnato da sua madre, sin da piccolo, che è rimasto nel cuore di Fratel Teodoreto e che ha costituito, unitamente all'amore a Gesù Crocifisso la base per vivere da cristiano, da religioso, da "santo".
Un amore semplice, come quello imparato dalle labbra di mamma Eleonora, un amore vivo, concreto, un amore cui affidarsi con sicurezza, un amore cui affidare i giovani, i novizi, i confratelli, tutte le persone con le quali si incontrava.
Un amore di tutta una vita, cui aggrapparsi in tutte le circostanze, soprattutto in quelle di difficoltà.
Quando poi dalla scena di questo mondo scompaiono uno alla volta le persone più care - e in questo caso ci riferiamo in particolare alla mamma anche se inseriti in una comunità religiosa come per Fratel Teodoreto, la Mamma Celeste supplisce l'affetto umano che manca e tiene sotto il suo manto, con particolare cura, i suoi consacrati.
Dall'alto della Croce Maria riceve l'investitura a madre di tutti gli uomini e Giovanni rappresenta in particolare i consacrati; è chiaro di conseguenza che la Madre di Dio ha un'attenzione speciale per i consacrati.
Se poi questi consacrati - e qui in prima fila mettiamo anche i Sacerdoti - amano Maria, Maria non può non corrispondere con un grande amore agli stessi.
È un circuito d'amore che si stabilisce tra il consacrato e Maria.
E come Giovanni "la prese nella sua casa" ( Gv 19,27 ), così il discepolo consacrato tiene Maria nel suo cuore per tutta la vita.
Che cosa significa tenere Maria nel proprio cuore?
Vuol dire conoscerla meglio nella meditazione delle pagine di Vangelo che la riguardano; ed anche riflettendo su scritti importanti che si riferiscono alla Vergine ( uno per tutti il "Trattato della vera devozione a Maria" di S. Luigi Maria da Montfort ).
Vuol dire, conoscendola meglio, cercare soprattutto di imitare le sue virtù che sono tante, di cui indicheremo le principali:
- L'umiltà e la prontezza ad ubbidire alla chiamata di Dio ( "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" Lc 1,38; "Dio, mio salvatore, ha guardato l'umiltà della sua serva" Lc 1,47-48 ).
- La carità verso gli altri, a cominciare dai parenti, come la visita non facile alla cugina Elisabetta ( Lc 1,39-40 ).
- Il ringraziamento a Dio per tutte le grazie ricevute ( "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore" Lc 1,46-47; "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente" Lc 1,49 ).
- Il seguire la volontà di Dio malgrado tutte le difficoltà, nell'andare a Betlemme per il censimento, nella nascita di Gesù in una povera grotta e nella fuga in Egitto per proteggere il Figlio dalla furia omicida di Erode ( Lc 2,1-7; Mt 2,13-18 ).
- Il seguire la volontà di Dio, specialmente, pur sapendo a priori che la missione sarebbe stata dolorosa, con la previsione della morte in Croce del Figlio ( la profezia di Isaia sull' "uomo dei dolori" Is 53,3-9; la profezia di Simeone Lc 2,34-35; le stesse confidenze di Gesù ).
- Il conservare in sé tutte le indicazioni di Dio, come dopo il ritrovamento di Gesù tra i dottori nel Tempio ( Lc 2,51 )
- Realizzare la propria missione sino in fondo, come l'accompagnamento di Gesù negli ultimi anni della vita pubblica sino al Calvario ( Gv 19 ).
- L'aiuto agli altri, perché realizzino la propria missione, come Maria fece dopo l'ascensione del Figlio sino alla sua assunzione ( At 2 ) presso apostoli e discepoli.
- L'amore di Dio vissuto intensamente nella vita di ogni giorno è alla base di tutte le altre virtù ed è la condizione di vita, quasi ora per ora.
Maria ha respirato questa unione con la Trinità, con il Padre, con lo Spirito Santo suo sposo e con il Figlio, prima nel suo grembo santissimo, poi con la vicinanza fisica, poi con quella spirituale dopo la morte dello stesso: un'unione speciale che fa di Maria una creatura unica, privilegiata sì per certi doni soprannaturali ( l'immacolata concezione, il concepimento di Gesù, la nascita stessa ), ma con tale corrispondenza, soprattutto sul piano del dolore, da qualificarla "Corredentrice" del genere umano.
Fratel Teodoreto teneva Maria nel proprio cuore, imitando le sue virtù, e le vedremo riconosciute ufficialmente dalla Chiesa nel processo istituito appositamente per tale verifica e di cui parleremo in un capitolo specifico; pregandola continuamente, specie con il S. Rosario, affidandosi completamente a Lei, colloquiando come un bambino ad una madre affettuosa.
Forse per essere grandi nella vita dobbiamo essere tanto "piccoli" nel proprio animo ed avere una fiducia illimitata nei riguardi della Mamma Celeste, nel quadro ampio della Provvidenza.
Ma Maria attira a sé non per se stessa, ma per indirizzare le anime verso il Figlio Gesù: è questi l'approdo del "per Mariam ad Jesum".
È il Figlio di Dio il punto finale di convergenza di ogni cammino spirituale e Fratel Teodoreto l'aveva ben capito.
Vivere con Maria per essere completamente di Dio, per essere alla presenza di Dio in ogni momento.
La vita umana così, lungi dall'affievolirsi, si realizza compiutamente; ma al tempo stesso è come se vivesse in noi un'altra persona, che vede le cose di questo mondo con altri occhi.
"Essere nel mondo, ma non del mondo"
Maria porta a Gesù.
Alle nozze di Cana Maria "dice ai servi: "Fate quello che vi dirà" ( Gv 2,5 ), dando così inizio al primo miracolo del Figlio.
È emblematico questo episodio.
È la donna sensibile, misericordiosa che s'accorge di un problema sorto durante le nozze e subito, prima ancora che altri glielo comunicassero, interviene decisamente per risolverlo, chiedendo aiuto al suo Gesù.
In altri casi siamo noi che chiediamo a Maria il suo intervento perché ci aiuti ad affrontare un determinato ostacolo.
E Maria intercede presso il suo Gesù.
E il ringraziamento deve essere fatto a Maria e a Gesù, perché Maria agisce in nome del Figlio.
Da Cana al Calvario.
Qui c'è l'investitura ufficiale di Madre di tutti gli uomini ed in particolare, come già rilevato, dei consacrati.
La maternità di Maria si esercita indirizzando gli uomini a suo Figlio, alla Sua dottrina di amore.
Nelle apparizioni Maria in modo esplicito raccomanda, anche con le lacrime come a La Salette il 19 settembre 1846, il rispetto della legge di Dio.
A Lourdes nel 1858 raccomanda "la penitenza" e di "pregare per la conversione dei peccatori".
A Fatima nel 1917 raccomanda di recitare "la corona ogni giorno, in onore della Madonna del Rosario, per ottenere la pace del mondo".
È un continuo appello agli uomini, che arriva fino ai nostri giorni in un crescendo impressionante ( pensiamo solo alle lacrime di Siracusa nel 1953 e a quelle di Civitavecchia del 1995, addirittura quest'ultime nelle mani del Vescovo Grillo ), perché si pentino dei loro peccati e perché attuino finalmente in loro stessi la legge di Dio, che è amore verso il prossimo e verso Dio stesso.
Maria, quindi, portavoce di Gesù, ponte verso suo Figlio per la salvezza di ciascuno di noi.
E Fratel Teodoreto?
L'abbiamo già rilevato: la corona del Rosario era sempre con lui, anche negli attraversamenti cittadini.
Era uomo concreto, puntava alla "santità", non poteva perdere tempo: il Rosario era la sua compagnia, era la sua immersione nello spirituale.
Da fondatore dell'Unione Catechisti e conseguentemente promotore della Casa di Carità Arti e Mestieri sapeva che le opere di Dio avevano bisogno per nascere, svilupparsi e affrontare tutti i veri ostacoli che si presentano, di una preghiera costante.
E Fratel Teodoreto aveva scelto la Divozione a Gesù Crocifisso e il S. Rosario.
Così si ritrovano i due fattori propulsivi per l'Unione Catechisti:
- La Divozione a Gesù Crocifisso per l'Unione del SS. Crocifisso;
- E il Santo Rosario per l'Unione di Maria SS. Immacolata.
Come per Fratel Teodoreto, anche per i suoi Catechisti i distintivi diventano così due.
Per la Divozione sottolineiamo le parole pronunciate da Gesù a Fra Leopoldo il 2 agosto 1906, festa della Madonna degli Angeli: " Si faccia devotamente l'Adorazione come nel Venerdì Santo e molte grazie e favori concederò a tutti quelli che in grazia di Dio si prostreranno ad adorarmi ".
Per il Santo Rosario valgono le parole pronunciate da Maria a Fatima, il 13 ottobre 1917: " Continuate a recitare il Rosario. Io sono la Vostra Signora del Rosario.
Che si continui a recitare il Rosario tutti i giorni.
È necessario che gli uomini si convertano, che cambino vita e che cessino di offendere Nostro Signore, che è già stato troppo offeso ".
I due distintivi diventano due armature per le battaglie di questo mondo.
Alla testa dei Catechisti di Fratel Teodoreto è davanti a tutti Maria Santissima, nell'indicazione a Fra Leopoldo dell' 8 dicembre 1908, "come capitano avanti all'esercito per combattere e vincere i nemici miei".
Questi due distintivi/armature ci ricordano le due colonne viste in sogno da don Bosco: l'Ostia del SS. Sacramento e Maria Santissima, le due colonne per difendere la Chiesa tra i marosi del mondo.
Gesù Crocifisso con Gesù Eucaristia e Maria i punti di riferimento appunto per Fratel Teodoreto, i Catechisti e le persone di buona volontà.
Con queste armature Fratel Teodoreto, come sappiamo, si avvia a realizzare la missione che il Signore gli ha affidato.
1. L'Unione Catechisti dapprima, nata come "associazione di giovani veramente buoni e zelanti nell'apostolato catechistico come quelle istituite dai suoi Confratelli a Parigi, a Madrid, a Lione".
Si prosegue nella propaganda della Divozione a Gesù Crocifisso e nella formazione di giovani Catechisti: è la perseveranza e lo sviluppo dei frutti della scuola cattolica.
Certo ogni scuola cattolica dovrebbe costituire un humus per una formazione integrale, tale che chi esce da essa possa essere "una personalità forte e responsabile, capace di scelte libere e giuste" nella comprensione dell'importanza e della bellezza di una vita cristiana vissuta al servizio di Dio e del prossimo.
Gli istituti dei Fratelli delle Scuole Cristiane rientrano in questo specifico e dovrebbero mantenere sempre più, come le altre scuole cattoliche, quella caratteristica spirituale che li contraddistingue, opponendosi al deserto spirituale che li circonda.
La genialità di Fratel Teodoreto sta nel voler valorizzare il laicato, tanto più se acquisisce una consacrazione secolare.
Sviluppando il carisma lasalliano della consacrazione e della missionarietà del laicato, è stato uno dei primi precursori degli istituti secolari, "forte e caratteristico segno ecclesiale della nostra epoca", come è stato rilevato.
In questa scia, sotto l'influenza dello Spirito, sorgono negli anni successivi altre istituzioni per valorizzare cristianamente il laicato.
Il 2 ottobre 1928 a Madrid Josemaria Escrivà de Balaguer per divina ispirazione fonda l'Opus Dei, che ha aperto ai fedeli cristiani un nuovo cammino di santificazione in mezzo al mondo, attraverso lo svolgimento del lavoro quotidiano e nel compimento dei doveri personali, familiari e sociali; per questa via ciascuno diviene fermento di intensa vita cristiana in tutti gli ambienti.
San Giovanni Battista de La Salle, il suo discepolo Fratel Teodoreto e San Josemaria Escrivà de Balaguer sono tre figure di fondatori di opere che valorizzano il laicato, puntando alla sua santificazione nel mondo attraverso l'attività di ogni giorno: l'altare dei Fratelli è la cattedra di scuola, l'altare dei Catechisti è il mondo, così come per i fedeli dell'Opus Dei.
L'obiettivo finale è la santità ( "Dobbiamo farci santi! È il programma/invito di Fratel Teodoreto ) e con la nostra santità la santità degli altri.
2. La Casa di Carità Arti e Mestieri
Come asserisce lo stesso Fratel Teodoreto nel libro-biografia su Fra Leopoldo, "elevare nello spirito gli operai, avviarli agli ideali della fede, ponendo con ciò solidi fondamenti alla soluzione del problema sociale, fu sempre una delle premure dei dirigenti cattolici, l'assillante cura della S. Chiesa."
Scuole professionali erano state istituite dai Fratelli delle Scuole Cristiane in Francia e in Belgio e si desiderava stabilirne una anche a Torino.
Le difficoltà non erano poche, a causa del personale insegnante scarsissimo e della carenza dei grandi mezzi finanziari richiesti da tali istituzioni.
Ma la provvidenza interviene il 24 novembre 1919 con la frase di Gesù a Fra Leopoldo: "Per salvare le anime, per formare nuove generazioni, si devono aprire Case di Carità per far imparare ai giovani Arti e Mestieri".
Questa è la scintilla che fa scattare l'operazione: costituzione di un comitato promotore ad opera dei "principali Signori cattolici della Città di Torino", appoggio dei Fratelli delle Scuole Cristiane, tra cui in prima fila Fratel Teodoreto.
L'opera s'avvia pur tra difficoltà ed incomprensioni, come abbiamo relazionato nel capitolo specifico.
"Le opere di Dio hanno il distintivo d'essere contraddette. Sono uomini di poca fede quelli che si rifiutano".
Fratel Teodoreto, sostenuto da Fra Leopoldo, guida il comitato con i Catechisti per la realizzazione dell'opera.
E l'opera finalmente si avvia.
Fratel Teodoreto vigila su di essa, tenendo contatti personali con i Catechisti, tra cui quelli della prima ora, consigliando, spronando e indirizzando tutte le azioni a quel Gesù che ha voluto fortemente il 24 novembre 1919 l'inizio di questa provvidenziale opera.
C'è infatti la promessa di Fra Leopoldo ( 4 luglio 1920 ): "E questa opera di Carità Arti e Mestieri, voluta da Dio nella sua grande Misericordia per la salvezza del mondo, appoggiata unicamente sulla bontà, sulla fede sulla carità di Gesù Cristo, si estenderà nel corso degli anni in tutto l'universo".
E l'attuale sviluppo sta a dimostrare quanto fosse realistica la previsione di Fra Leopoldo.
C'è da rilevare che l'obiettivo "santità" Fratel Teodoreto l'ha voluto perseguire con tutte le sue forze.
Addirittura possiamo dire che, una volta compreso che la santità è un obiettivo/dovere, e che è realizzabile da parte di ogni persona, Fratel Teodoreto non ha perso tempo, a partire dal rispetto rigoroso delle regole della sua Congregazione.
E la strada della virtù, come già rilevato, è stata percorsa, come si dice , in modo "eroico".
Una santità/programma, perseguita con tenacia, quasi con la stessa volontà con la quale un'aspirante manager realizza le sue umane ambizioni, salendo i vari gradini della scala aziendale in vari anni.
Qui l'obiettivo non era il "top-management", ma qualcosa di più, la realizzazione piena della vita, la propria santità.
"Iddio ci vuole santi! Che importerebbe a noi l'aver lasciato il mondo se non ci facciamo santi?".
Per la sua santità personale e per tutte le opere che doveva svolgere, sia nell'Unione Catechisti e attraverso di essa nella Casa di Carità, sia negli incarichi affidatigli nella sua Congregazione, Fratel Teodoreto si rifugiava in una preghiera costante che lo portava ad una intimità con Dio.
Nel non perdere un minuto nell'attività di ogni giorno, occupando questi spazi nella preghiera ( Rosario, Divozione a Gesù Crocifisso ed altre forme di devozione ), così come abbiamo riscontrato addirittura nei trasferimenti da un posto all'altro della città, c'è l'ansia di non staccarsi dall'intimità con il Padre, valorizzando la vita, che passa inesorabilmente e che per questo motivo non può avere "vuoti" di valore.
Ricordiamo Paolo VI a Castel Gandolfo nel pomeriggio della sua scomparsa! ( agosto 1978 ).
"Passa la scena di questo mondo…".
Fratel Teodoreto amava la vita, voleva vivere la vita intensamente nella sua vocazione, senza nessuna, anche se comprensibile, pausa naturale, perché l'intimità con Dio non avesse nessuna interruzione.
Fratel Teodoreto quando arrivava in qualsiasi luogo di culto ( il Crocifisso di S. Dalmazzo , il Crocifisso della Chiesa dello Spirito Santo, la Consolata, l'Ausiliatrice … ), subito si raccoglieva profondamente e godeva palesemente di trattenersi in celesti colloqui: era l'intimità con Dio vissuta con tutto se stesso.
Fr. Teodoreto ebbe anche una particolare attenzione ad aiutare i giovani a scoprire e a seguire lo stato di vita per il quale Dio li ha chiamati all'esistenza.
Con molta discrezione egli sosteneva e incoraggiava quanti si confidavano con lui e quanti chiedevano quali fossero i segni per scoprire la volontà di Dio, in ogni momento della loro vita.
Le vocazioni maturate con il suo consiglio e sostenute dalla sua intensa preghiera, furono almeno un centinaio alla vita religiosa, in prevalenza Fratelli, e sacerdotale; senza contare quelle al matrimonio inteso nella pienezza sacramentale.
In un capitolo successivo "Fratel Teodoreto è ancora attuale? - Fondatore e modello per i Catechisti", daremo un elenco dettagliato fatto dai Catechisti stessi, con l'indicazione degli Ordini e delle Congregazioni che hanno beneficiato di questa fioritura di vocazioni.
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