Alla ricerca di Fr. Teodoreto educatore e fondatore |
Fratel Teodoreto nel 1913 viene invitato da Fr. Candido suo diretto superiore, a dirigere gli Esercizi dei Confratelli.
Sentendosi inadeguato a tale compito, chiede con forza di essere dispensato.
Tra i motivi che spingono il religioso a non accettare quest'incarico, c'è il timore di non possedere una cultura teologica adeguata ed anche, verosimilmente, la carenza di vita interiore che affliggeva molti suoi Confratelli, portati ad un attivismo fine a se stesso, e che lo avrebbe costretto ad un rigore "didattico" in contrasto con la sua radicale umiltà.
Fr. Candido comunque gli ordina espressamente di obbedire.
Fratel Teodoreto supera quindi questo suo eccesso di prudenza e, dopo qualche tempo, avendo maturato una esperienza non piccola nel campo della direzione spirituale, che dal 1913 rivolge anche alla neonata Unione Catechisti, redige alcuni manoscritti, poi raccolti dal Catechista Claudio Brusa sotto la guida di Domenico Conti in un apposito Quaderno ( n. 2 ).
La responsabilità di guidare gli Esercizi dei confratelli offre così a Fratel Teodoreto l'occasione per chiarire a se stesso, ai suoi esercitanti e, in ultimo, ai suoi lettori i punti nevralgici di una pedagogia spirituale ( p. 86 ) grazie alla quale "la nostra mente è illuminata" e "la volontà è fortificata per vincere le cattive tendenze" ( p. 90 ).
Sant'Ignazio di Loyola ( 1491-1556 ), autore di questa pedagogia spirituale che il fondatore dell'Unione recupera con tanto impegno, non fornisce una dottrina particolare sui fenomeni mistici, ma insegna a disfarsi delle affezioni disordinate per discernere la volontà di Dio.
Vuole piuttosto formare dei "contemplativi dell'azione", secondo il modello di vita che, fatte le debite distinzioni, Fratel Teodoreto ripropone ai suoi Catechisti.
Come, la metafora è ignaziana, chi si allena a correre deve sottoporsi ad una adeguata preparazione atletica, così chi si appresta a ricevere i doni del Signore deve praticare una serie di esercizi che pongono la volontà nella giusta disposizione.
Qui interviene il metodo ignaziano fondato sull'abnegazione e l'indifferenza, premesse di un lucido discernimento.
Visti anche i 35 anni di relazioni epistolari che legheranno il fondatore dell'Unione alle carmelitane di Torino, non si può negare che nel codice genetico dell'Istituto, accanto alla matrice ignaziana filtrata dalla tradizione lasalliana, sussistano le influenze di Giovanni della Croce e Teresa d'Avila.
Fratel Teodoreto in tutto quello che faceva, educatore, catechista, superiore, fondatore dell'Unione di Gesù Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, nutriva una fiducia illimitata in Dio, derivante dalla sua diuturna intimità con Dio stesso.
Come si è espresso a suo tempo, quando fu nominato nel 1910 Direttore delle scuole di S. Pelagia, "egli sentiva senza dubbio di dover fronteggiare" difficoltà e fatiche non indifferenti, ma "… il peso impostomi dall'obbedienza non è piccolo, ma vedo che non sono solo a portarlo, anzi Gesù lo porta tutto lui"
È questo "peso" portato in due che gli dà forza a intraprendere tutte le sue iniziative, a portarle avanti malgrado incomprensioni e difficoltà, senza soste, offrendo tutto se stesso per il bene degli altri, per la loro salvezza e per la loro santità.
L'abbandono totale nelle mani della Provvidenza ricorda tanto la figura di San Giuseppe Benedetto Cottolengo.
Questi "non preordinò mai le varie attività assistenziali in base a un preciso programma, ma si propose di rispondere a seconda dei casi, alle esigenze specifiche che si trovava ad affrontare".
E di conseguenza il "Santo si affidava totalmente alla Provvidenza, mettendo in atto ciò che la sua mente e il suo cuore suggerivano."
In tal senso "non esistevano contrasti tra azione e meditazione, risultando entrambe fattori inscindibili di un'unica ricerca di santità".
Così Fratel Teodoreto di fronte alle difficoltà delle opere, si affidava totalmente alla Provvidenza.
Le grandi opere richiedono ingenti sacrifici, una penitenza per chi possiede solo una fede granitica, l'incontrollabile speranza dell'intervento divino, l'insostituibile fiducia nel soprannaturale.
Una volta l'economo si lamenta.
Fratel Teodoreto lo conforta: "È verità di fede che Gesù sta nel tuo cuore.
Tu devi domandare a lui quello che devi fare. Da oggi in avanti tu non ci sei più, c'è solo Gesù.
Si pela una gatta per volta, perché vi occorrono tutte e due le mani …
Prendiamola anche ridendo. Gesù è onnipotente; vuol fare Lui. Non sostituirti a Lui.
Qualora tu lo potessi fare, quale sarebbe il risultato? Superiore al Suo? Quindi sempre con Lui, Gesù fa tutto Lui.
Chiedi sempre aiuto alla Madonna".
Altra volta ancora all'economo che si chiama Giovanni: " Siamo tutti e due Giovanni e dobbiamo confidare che il Signore guiderà Lui le cose. I fondi tarderanno, ma arriveranno ".
I fondi sono sempre arrivati. In tanta crisi in mezzo alla disorganizzazione mondiale economica, a improvvise ristrettezze finanziarie, l'Unione Catechisti riceve aiuti che giungono all'improvviso, quando più si moltiplicano le necessità.
I Catechisti seguono l'esempio di Fratel Teodoreto, si radunano in cappella, pregano insieme e ottengono lo scopo prefisso.
L'Unione Catechisti dimostra che il suo svilupparsi è voluto da Dio.
Fratel Teodoreto aveva un grande aiuto in Fra Leopoldo, che, interpellato per chiedere consiglio sul da farsi, riferiva ciò che Gesù e Maria gli comunicavano.
Ecco alcune delle risposte.
"Io debellerò tutti gli artifizi diabolici e di gente malvagia che le faranno contro": 10 gennaio 1920.
"Parlerai ai ricchi della mia Misericordia, del mio amore e della mia potenza.
Parlo dei ricchi: ascoltino i miei consigli, si ricordino che hanno avuto da me ricchezze per aiutare l'opera della Casa di Carità": 20 gennaio 1920.
"Per l'opera nessuno deve rifiutarsi, a costo di fare un sacrificio; il sacrificio che faranno sarà sempre poco a confronto del bene che ne verrà": 30 gennaio 1920.
Fratel Teodoreto ha dimostrato per S. Giuseppe una sua particolare tenerezza, come un vero figlio del de La Salle, il quale amava ripetere le parole di S. Teresa: "Conoscendo per lunga esperienza il meraviglioso potere che S. Giuseppe ha presso Dio,vorrei persuadere tutti d'invocarlo con culto particolare e di amarlo con filiale dolcezza".
Nella sua meditazione e nelle sue riflessioni le virtù del Santo Patrono della Chiesa universale e della Congregazione lasalliana divennero frequente argomento.
Consacrò i suoi alunni e i Catechisti e tutti gli interessi dell'apostolato cristiano alla protezione di S. Giuseppe.
Ai giovani dell'Unione parlava spesso del Santo Patrono degli operai e li animava a confidare in lui nelle necessità economiche e familiari ( Fr. Anastasio ).
E S. Giuseppe fu generoso con Fratel Teodoreto e divenne la sua Provvidenza.
S. Giuseppe è stato il padre putativo di Gesù e il consorte di Maria Santissima.
Tutta la sua vita terrena fu una testimonianza di affetto, protezione e di grande lavoro per le due creature preziose a lui affidate.
Basti solo pensare alla fuga in Egitto, incalzato dagli sgherri di Erode.
Veramente una vita di grandi sacrifici, sostenuta per la realizzazione dei piani provvidenziali di Dio.
Così, da modello di protezione per la Santa famiglia, diventa modello di protezione per le opere di Fratel Teodoreto con tutti i suoi giovani e i suoi Catechisti.
C'è una bellissima pagina del libro di Elio D'Aurora " la santità è un'utopia?" ( Città Armoniosa, Reggio Emilia, 1983 ) che propone un paragone tra Fratel Teodoreto e San Francesco d'Assisi.
"Durante gli 83 anni che sigillano il tratto dalla nascita alla liberazione dalle scorie dell'involucro, Fratel Teodoreto percorre la strada della felicità arricchendola con le malattie, gli affanni, le menomazioni, una parziale paralisi.
Quindici stazioni di una patita Via Crucis, anche in questo somigliante al figlio di Bernardone.
Francesco considera la malattia e la sventura come esperimento della umana fede: vede in essa quasi un mezzo dato all'uomo di partecipare alla Passione dell'Uomo Dio, all'opera superumana della Redenzione, al trionfo di Cristo.
Fratel Teodoreto fa delle sue ricadute nelle infermità un'accettazione di perfetta letizia subendo spesso umiliazioni e tribolazioni.
Francesco cura i lebbrosi; Fratel Teodoreto cura i malati ponendosi come infermiere al loro servizio.
Francesco ama i poveri e va verso di loro sentendosi uno di loro; Fratel Teodoreto vede nella Messa del povero la sfolgorante bellezza dello spirito tra la scarsezza dolorante.
Francesco cerca il silenzio e l'oblio nella preghiera meditativa; Fratel Teodoreto s'immerge nella meditazione ogni momento alla ricerca di una costante purificazione.
Francesco fa del nascondimento e dell'umiltà una ragione di vita; Fratel Teodoreto non appare mai in prima persona, ma dietro il velario dei suoi catechisti."
Elio d'Aurora tratteggia nel libro citato un paragone anche con San Paolo.
"La forza maggiore di Fratel Teodoreto è stata la carità.
Il Servo di Dio deve aver addirittura consumato i polpastrelli per voltare le pagine delle "Lettere" e fra queste la Prima ai Corinzi, dove l'apostolo si sofferma sulla carità raggiungendo il vertice del più puro lirismo.
"Qualora" egli dice "parlassi le lingue del mondo e degli angeli, se non ho la carità sono un bronzo risonante e un cembalo squillante.
Qualora io avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, se avessi tutta la fede al punto da trasportare le montagne, se non ho la carità, nulla io sono.
Se distribuissi, per sfamare i poveri, tutti i miei beni, anzi se donassi il mio corpo al fuoco, se non ho la carità, a nulla mi serve.
La carità è paziente, la carità è benigna, non porta invidia; la carità non si vanta, non si gonfia di orgoglio, nulla fa di sconveniente, non cerca il suo interesse, non si irrita, non serba rancore per il male, non gode dell'ingiustizia, ma si rallegra del trionfo della verità, tollera tutto, tutto sopporta".
E ancora: "Al presente rimangono tre cose: la fede, la speranza, la carità. Ma tra queste la più grande è la carità".
Paolo di Tarso parla del supremo dono dello Spirito Santo ai convertiti di Corinto, provincia romana, governata dal proconsole Gallione, fratello di Seneca.
Due terzi della città sono schiavi. San Paolo effettua un primo viaggio, poi durante un viaggio successivo fonda la Chiesa locale e si ferma 18 mesi.
Fratel Teodoreto è tutto racchiuso nel canto dell'Apostolo.
Vive di carità, si nutre di carità, della carità si fa scudo e dovere, obbligo e indirizzo di vita."
Dall'uomo di carità citato nel paragone con San Paolo discende una "cultura d'amore".
Infatti "Fratel Teodoreto ha prodotto una cultura d'amore. Il suo modo d'amare Dio è istintivo, fatto di volontà ( cioè oblativo: non importa se si sente antipatia o rancore o freddezza ), gratuito e fedele ( non si commisura alla risposta o al gusto ), creatore ( tanto più forte quando più c'è un vuoto, una mancanza, un difetto da riempire ), crocifisso ( non sempre compreso ), autentico ( non amore del comodo), porta alla gioia vera, trova la gioia ( Gesù: c'è più gioia nel dare che nel ricevere ).
Se il Cristianesimo è una verità di vita e la cultura non è che il pensiero che informa la vita umana tutta intera o quella vita che diventa cosciente mediante tutti i mezzi di meditazione e di riflessione che sono alla portata dell'uomo, allora Fratel Teodoreto precorrendo i tempi ne ha fornito ampia dimostrazione. "
Nei capitoli precedenti s'è parlato dei collegamenti tra Fratel Teodoreto ed alcuni Santi, non solo per la devozione verso gli stessi e le richieste di protezione per sé e per le sue opere, ma anche per le virtù degli stessi e per i modelli di vita spirituale da imitare.
Così brevemente, possiamo dire che Fratel Teodoreto si è ispirato a :
- S. Ignazio per la pedagogia spirituale nel guidare gli Esercizi Spirituali dei Confratelli, per il quale compito si sentiva inadeguato;
- S. Giuseppe Benetto Cottolengo per la fiducia incrollabile nella Divina Provvidenza;
- S. Giuseppe quale testimone di grande lavoro, con una vita di grandi sacrifici per la realizzazione dei piani voluti da Dio e per la protezione delle sue opere;
- S. Francesco per l'accettazione delle sue infermità come un mezzo dato all'uomo di partecipare alla Passione dell'uomo-Dio, per l'amore ai poveri, per la ricerca del silenzio ai fini di una preghiera meditativa, e per il nascondimento;
- S. Paolo per l'amore alla carità e per una cultura d'amore.
A questi collegamenti potrebbero aggiungersene altri, ma non possiamo dimenticare ciò che il Servo di Dio Fra Leopoldo Maria Musso ha rappresentato in tema di vita spirituale per Fratel Teodoreto.
Ricordiamo il primo incontro, con le sue stesse parole.
"Fra Leopoldo mi parlò di cose straordinarie, ma con vera umiltà e confidenza, e la sua conversazione, in quel colloquio e in altri che lo seguirono, ebbe sempre un'unzione speciale e un'efficacia soprannaturale da potersi paragonare a quella prodotta da un corso di esercizi spirituali ben fatti".
È l'umiltà evangelica, come già rilevato, che mutua da Fra Leopoldo e che " lo porta dapprima ad affidarsi alle rivelazioni private del religioso e quindi ad abbandonarsi come "corpo morto" nelle mani di Dio ".
In conclusione Fratel Teodoreto si è ispirato a tante santità, a tante virtù ed è diventato un fiore di santità di vari colori e diversi profumi.
Ci sembra opportuno qui richiamare le diverse santità elencate da Gesù stesso a Fra Leopoldo il 14 settembre 1908: "'Tutti i Santi io ho scelto come tanti fiori di grato odore, ma di diversi profumi:
- a uno ho concesso grande penitenza,
- all'altro grande amore e dolore della mia Passione,
- ad altri gran pentimento dei loro peccati e d'essere penitenti ( bella virtù da imitare ),
- ad altri il dono della preghiera continua, tanto da diventare grandi Santi,
- ad altri il dono di avvicinare anime al mio Cuore e trarle salve colla mia grazia,
- e per te, mio Leopoldo, ho scelto di darti il mio immenso amore, sofferenze e lavoro, questa è la via che hai da seguire per arrivare nella terra dei viventi là dove il tuo Gesù amorosamente ti aspetta".
Certo che l'appoggio di Fra Leopoldo a Fratel Teodoreto, sia per la sua vita spirituale sia per l'avvio delle sue opere, è stato determinante.
Non per nulla nel capitolo sull'Unione Catechisti abbiamo scritto che "riteniamo giustamente Fra Leopoldo il cofondatore dell'Unione Catechisti per tutto quanto ha fatto dalla conferma, come tramite privilegiato, della bontà dell'opera di Fratel Teodoreto alla preghiera fervorosa a Gesù Crocifisso e a Maria SS. Immacolata per la riuscita dell'opera stessa, comunicando tutti i messaggi che a questo fine gli venivano inviati".
E analogamente per la Casa di Carità.
Fra Leopoldo è stato scelto da Gesù per rivelare il Vangelo, perché era un "piccolo", non un "sapiente" e un "intelligente", come dice S. Matteo ( Mt 11,25 ) e straordinariamente per rivelare Gesù stesso e Maria con apparizioni, visioni e locuzioni interne.
Così Fra Leopoldo si aggiunge alla schiera dei "piccoli" del passato, per es. Melania e Massimino di La Salette, Bernadetta di Lourdes e precede la schiera successiva, Giacinta, Francesco e Lucia di Fatima e tanti altri.
Avere una persona carismatica, come amico, confidente, consigliere, addirittura una persona che, a fronte di qualsiasi dubbio, intenzione, proposta, è pronto a verificarle con l'aiuto misericordioso di Gesù e di Maria, pone Fratel Teodoreto in una posizione delicata, di grande privilegio ma anche di essere criticato per questa sua incrollabile fiducia nel religioso.
Come attesteranno i testimoni nel processo per l'eroicità delle virtù, per le grandi scelte nelle sue opere Fratel Teodoreto sottoporrà le sue decisioni, maturate con Fra Leopoldo, alla verifica dei Superiori.
Possiamo però dire che, senza l'appoggio esplicito di Fra Leopoldo, Fratel Teodoreto avrebbe potuto realizzare ciò che ha fatto, oltre a beneficiare di un influsso spirituale straordinario?
Rispondiamo così: il piano di Dio prevedeva per le opere che sarebbero sorte che i due religiosi si conoscessero, si stimassero si comprendessero e vivessero in sintonia i carismi spirituali che Gesù e Maria elargivano abbondantemente a loro, direttamente a l'uno e indirettamente all'altro.
Passeranno ben 32 anni dalla scomparsa di Fra Leopoldo ( 27 gennaio 1922 ), alla conclusione della vita di Fratel Teodoreto ( 13 maggio 1954 ) e tanti avvenimenti si succederanno in questo non breve periodo.
Ma ciò che ha rappresentato il religioso francescano per Fratel Teodoreto rimarrà come luce nel profondo del suo cuore.
La stesura della biografia dal titolo "Nella intimità del Crocifisso" sta a dimostrare l'affetto e la riconoscenza che Fratel Teodoreto nutriva verso questo converso francescano e il desiderio di far conoscere le pagine del suo Diario intimo, vero tesoro spirituale, con i vari messaggi soprannaturali e le riflessioni di Fra Leopoldo.
Fratel Teodoreto scrive a questo proposito, rivolgendosi al lettore: L'uomo di Dio vive in queste testimonianze e parla amorosamente in questi suoi scritti, con la parola a un tempo dolce e persuasiva, e specialmente con l'autorità dell'esempio ti dirà che la vera gioia sta nella pratica della virtù e nello zelo per la salvezza delle anime, ricercate con amore disinteressato, nascosto, rivestito di vera umiltà.
Tu leggerai queste pagine con piacere e profitto, ne ho fede, perché vedrai delinearsi a poco a poco e ingigantire ad opera della grazia, dall'umiltà di una vita senza storia né scosse, la figura interiore d'un Servo di Dio.
Per sottolineare ulteriormente l'appoggio di Fra Leopoldo per Fratel Teodoreto, citiamo di quest'ultimo questa frase: "Guidata dagli scritti e circondata dalle ferventi preghiere del Servo di Dio, l'Unione metteva 'robuste radici' secondo alcune parole da lui udite e fattemi pervenire come spinta al lavoro".
Rileviamo ora che è lo stesso Fratel Teodoreto che qualifica come "Cofondatore dell'Unione Catechisti" Fra Leopoldo.
Infatti nella testimonianza giurata di Fratel Teodoreto nel processo informativo diocesano tenutosi a Torino così dichiara: "In relazione a quanto esposto nell'interrogatorio sulla fede ( n. 21 ) riguardo alla grande parte avuta dal Servo di Dio nella fondazione e nello sviluppo dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, e riconoscendo che senza di lui i Fratelli delle Scuole Cristiane non l'avrebbero fondata e sviluppata nel mondo in cui essa esiste attualmente, ritengo dovere di giustizia riconoscere a Fra Leopoldo Maria Musso il titolo di Cofondatore della Unione Catechisti".
Il dott. Carlo Tessitore, Presidente dell'Unione per più di 30 anni, in una lettera del 27 marzo 1958 al Cardinale Maurilio Fossati, Arcivescovo di Torino, in cui si chiede di autorizzare l'Unione "ad accettare la donazione della casa paterna del Servo di Dio Fra Leopoldo Maria Musso, sita in Terruggia Monferrato", qualifica Fra Leopoldo con il titolo di Cofondatore della Unione stessa.
Questo titolo di fatto è sempre stato riconosciuto dai Catechisti e nella fattispecie dai Presidenti dell'Istituto secolare che si sono avvicendati nella guida dello stesso, tra cui il dott. Domenico Conti.
È tale l'unità spirituale e operativa che si era stabilita tra i due religiosi che non si poteva non riconoscere nelle opere derivate la matrice comune degli stessi.
Abbiamo ritenuto opportuno citare quei due documenti per avvalorare ulteriormente quanto scritto nel capitolo sull'Unione, frutto di pura logica umana, con una base ben più solida di testimonianze qualificate.
Che il Servo di Dio Fra Leopoldo e il Venerabile Fratel Teodoreto continuino in cielo la loro protezione per le opere nate ai piedi del SS. Crocifisso, che è la massima espressione della carità verso gli uomini!
Fratel Teodoreto, quattro anni prima della morte ha ulteriormente incrementato il suo amore verso Dio "giungendo a vette umanamente irraggiungibili".
Suor Maria Eletta Sommariva, testimone nel Congresso Speciale della Congregazione delle Cause dei Santi per discutere sull'eroicità delle virtù di Fratel Teodoreto, riferisce che "da tempo avvertiva in lui un'attrattiva della grazia che lo spingeva all'offerta di se stesso all'amore misericordioso di Dio nello spirito di S. Teresa del Bambino Gesù".
Il 1° novembre del 1950, giorno della proclamazione del dogma dell'Assunta, procedette all'offerta dopo l'intero mese di ottobre consacrato alla preparazione con preghiere, mortificazioni e sofferenze.
"Da quel giorno, prosegue la religiosa, si avvertì in lui un cambiamento nella sua pietà: si manifestò una dolcezza e soavità interiore nuova …
Gli ultimi anni furono caratterizzati da una quasi miracolosa innocenza che prendeva fuoco.
Era l'ultima consumazione di una santità seria e robusta, che quasi di sorpresa dava una fioritura di primavera.
Quello spirito solido e forte si era soavizzato sotto quell'ultima ondata di potente amore".
Fratel Teodoreto, ha offerto la sua vita in un atto di amore continuo fatto di obbedienza, di umiltà, di carità verso Dio, verso i suoi Confratelli, verso i giovani e verso ogni persona con cui ha a che fare.
Tutto questo a lui non basta.
Sente di dare di più, come i grandi Santi hanno capito nella loro vita d'intimità con Dio.
"Si rammarica di non amare abbastanza il Signore e di non soffrire abbastanza per Lui".
Per questo chiede al suo Direttore spirituale, Padre Arturo Maria Piombino, barnabita, "il permesso di offrire a Dio la sua vita e di poter emettere il voto di vittima per la migliore riuscita di qualche persona consacrata al Signore e che gli sta molto a cuore, e per i peccati del mondo".
P. Piombino non glielo permette, "assicurandolo che tale voto era implicito nella sua vita tutta abbandonata nella santa volontà del Signore …
Questa lettera non l'abbandonò più e fu trovata nel suo portafoglio dopo la sua santa morte.
Anche se non gli permisi di emettere un voto particolare di vittima, Gesù accettò il suo ardente desiderio di sacrificio: e lo esaudì due mesi dopo".
Nel suo desiderio di offrire tutto se stesso, Fratel Teodoreto ha in mente anche la sua Unione.
Si rammarica con Padre Piombino perché non riesce a far di più a favore dell'Unione.
"L'Unione dei Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS.ma Immacolata è stata eretta a Istituto secolare, secondo la Costituzione Provida Mater Ecclesia, ma è ferma da parecchi anni su 17 membri ed ha un solo postulante; la causa non sarà la mancanza in me dello spirito di sacrificio? dell'umiltà? della penitenza?".
E il Padre risponde: "Gesù non vuole oggi di più da Lei. Lei fa già molto oggi a starsene con Gesù!
Chi resta in me, fa gran frutto! Ecco il Suo apostolato".
Fratel Teodoreto si tranquillizza e, come detto, le lettere di Padre Piombino sono la voce di Dio.
Come riportato nella parte sull'Unione Catechisti, è vero che "si verificò una contrazione dello slancio iniziale per varie vicissitudini", ma l'Unione oggi è viva in Italia e all'estero.
Nel complesso vi è stata pertanto una regressione come numero di sedi, ma non nel numero dei consacrati che è rimasto costante, a parte l'età avanzata di alcuni di essi.
Vi è stata viceversa una promettente articolazione in altri continenti, anche questa su iniziativa dei Fratelli.
Che la nuova fioritura venga da un Paese lontano, come il Perù, e il sorriso dei Catechisti e delle Catechiste di quella regione rappresenti la nuova primavera dell'Istituto?
L'importante è la fedeltà ai carismi dell'origine, la vivezza della testimonianza personale: il resto verrà.
Lo sviluppo dell'Unione è voluto da Dio.
Dalla descrizione accurata di Armando Riccardi nella sua biografia su Fratel Teodoreto ( "Maestro di vita oltre la scuola" Città Armoniosa, Reggio Emilia, 1983 ) ricaviamo queste note.
"Fr. Teodoreto, oltre la nefrite e altre infermità, ebbe a sopportare, negli ultimi anni, un nuovo genere di male.
Nell'agosto del 1949 fu colpito da un'emorragia celebrale.
Ne guarì, rimanendo tuttavia per sempre offeso nella parola.
Quattro anni dopo, precisamente nel gennaio 1954, un nuovo attacco emorragico lo costrinse a letto nella infermeria del Collegio S. Giuseppe.
Dopo un mese di cure, il malanno anche questa volta parve scongiurato, e Fr. Teodoreto poté ripresentarsi in comunità con grande soddisfazione di tutti.
Ai primi di maggio però, il terribile male si annunciò di bel nuovo, con qualche deliquio e smarrimento.
Confratelli e Catechisti stavano in ansia, specialmente questi ultimi che si ripromettevano di averlo presente, il giorno 9 maggio, durante la celebrazione del quarantesimo di fondazione dell'Unione.
Ci fu infatti una piccola ripresa. Però, proprio in quel sabato ( 9 maggio ), verso mezzodì, mentre col permesso del medico, si era levato dal letto e si era vestito per il pranzo, l'emorragia lo riprese paralizzandogli completamente tutto il lato destro.
Da quel momento non poté più parlare.
Gli occhi aveva aperti, e quantunque immoti, pareva che ti seguissero e ti conoscessero.
Vedeva succedersi intorno al letto, ansiosi, i suoi Fratelli; afflitti i suoi discepoli; smarriti gli alunni della Casa di Carità, i quali rompendo una debole consegna s'affacciavano a veder morire un santo".
Egli taceva, solo guardandoti in fondo all'anima, con gli occhi immoti, le labbra socchiuse, il volto ancora acceso, ma già incavato d'ombre.
Si notò, che nei brevi momenti in cui cessava la preghiera vocale degli astanti, pareva accrescersi la sua sofferenza, lenirsi invece, e quasi scomparire, durante la recita del Rosario, fatta ad alta voce, e soprattutto durante la recita collettiva della Divozione a Gesù Crocifisso.
Un raggio di consolazione arreca, il 12 maggio, l'implorata particolare Benedizione del Santo Padre.
Poco prima dell'alba del 13, ( erano le tre del mattino ) il respiro, che nella notte s'era fatto sempre più debole, cessò.
La mano diafana e bianca, è ormai fredda. Le palpebre non si apriranno più. Fratello Teodoreto ha lasciato la terra."
È singolare, ma non troppo, che il termine della vita di Fratel Teodoreto coincida con una data mariana: il 13 maggio.
Questa data ricorda la prima apparizione di Maria a Fatima nel 1917, la "Nostra Signora del Rosario", come Lei stessa si è definita.
L'amore di Fratel Teodoreto verso Maria, la bussola della sua vita che lo guidava verso Gesù, non poteva non chiudersi nello scenario di questo mondo in un giorno caro a Maria stessa.
Un grande concorso di popolo attorno alla sua salma nella Cappella del Collegio S. Giuseppe: più di una persona volle far toccare alle sue spoglie una Divozione, un Crocifisso, una Corona, "come avesse il potere di trasmettere ancora un po' della fede e della santità che lo aveva animato".
E in questo concorso di popolo molte personalità, dal Cardinale Arcivescovo alle Autorità civili, unitamente alle persone di ogni ceto sociale.
I funerali si svolgono a spese del Comune, perché Fratel Teodoreto viene considerato insigne benefattore di Torino, per il lungo servizio prestato alla R.O.M.I. e per il bene che continua a fare alla gioventù operaia mediante la Casa di Carità Arti e Mestieri.
"La Messa funebre fu solenne e devota; e poi l'accompagnamento al Cimitero Generale con una lunga teoria di macchine e di pullman, sotto un'acqua uggiosa e fredda".
Ma Fratel Teodoreto non poteva rimanere per tanto tempo al Cimitero. I suoi Catechisti lo reclamavano.
E infatti il 27 febbraio 1959 la sua spoglia poté essere traslata nella Cappella della Casa di Carità in corso Benedetto Brin.
La sua collocazione nella Cappella, ove è presente Gesù Eucaristia, vuol dire tante cose:
- il padre dell'Unione Catechisti riposa tra i suoi discepoli e non li abbandona, per sempre;
- la vicinanza a Gesù, il cui sacrificio incruento viene offerto ogni volta che lì si celebra una S. Messa, è la vicinanza al sacrificio sulla Croce, ricordato quotidianamente con la Divozione a Gesù Crocifisso dai suoi Catechisti e da tanti altri devoti.
- Fratel Teodoreto è nel cuore della Casa di Carità e vigila sulla stessa, Casa Madre e su tutti gli altri Centri, con lo stesso criterio e con lo stesso amore con cui l'aveva avviata.
Annotiamo alcuni fatti straordinari nella vita di Fratel Teodoreto.
"In una promettente bella giornata di maggio, s'era combinato, con i maestri e i catechisti, di condurre i ragazzi che frequentavano gli oratori, al santuario di Pianezza.
La lieta brigata, dopo aver percorso sul trenino il corso Francia fino a Collegno, stava dirigendosi a piedi, verso la méta prestabilita.
Quand'ecco il cielo, che da poco aveva cominciato a imbronciarsi, minacciava ora un solenne acquazzone.
Ci si era intanto fermati nell'antica Cappella di S. Massimo per un breve atto d'adorazione, quando al di fuori, cominciò un forte scrosciar di pioggia.
Fr. Teodoreto fa recitare alcune preghiere ma il temporale infuria. Raccomanda maggior fede e fervore.
Tutti aderiscono; ed ecco, dopo appena una decina di Corona, il sole entrare dalle finestre della chiesetta.
Un brusio misto a pezzetti di Ave Maria, sottolineano il bel cambiamento.
Fr. Teodoreto dà ordine che il Rosario venga continuato lungo la strada tra il pilone di Collegno e Pianezza.
Un largo sorriso, una contentezza invano contenuta dimostrano la gioia dell'uomo di Dio, che ha impetrato per la sua giovane tribù.
Quando, al levar delle mense, in quel di S. Pancrazio, dopo le pagnotte, risotto, ciliegie …, Fr. Teodoreto ottenne un po' di silenzio, ricordò ai catechisti e ai ragazzi il dovere della riconoscenza: "Avete pregato grosso come il braccio, perché cessasse di piovere; avete avuto fede e avete ottenuto".
Quelle conclusioni fresche e generose sono rimaste in fondo a tutti i cuori con una sicurezza tranquilla circa l'efficacia della preghiera. "
Fratel Teodoreto ha un grave attacco di nefrite nell'anno 1918. viene ricoverato nell'infermeria di Grugliasco, perché bisognoso di cure speciali.
"Il dottore dava poca speranza circa una sollecita e sicura guarigione" riferisce l'infermiere Fratel Anastasio Spalla.
"Il malato però aveva una rassegnazione da angelo. La sua voce era solo di preghiera.
Un giorno ricevette da Fra Leopoldo, questo biglietto: Carissimo Fratel Teodoreto, Gesù Crocifisso mi disse che appena riceverà questo scritto, torni alla sua S. Pelagia.
Infatti il male cessò d'un tratto e il malato obbediente agli ordini divini, tornò a Torino a riprendere il suo usato lavoro".
C'è da fare una semplice osservazione.
L'amicizia tra Fratel Teodoreto e Fra Leopoldo è talmente forte sia sul piano umano che su quello spirituale, che uno scritto del secondo, tanto più se è avallato dal carisma soprannaturale fa scattare l'obbedienza del primo, senza esitazione, con la verifica immediata della validità dello scritto stesso.
E questa sintonia soprannaturale persuade tutta la vita dei due religiosi.
E lo stesso Fratel Teodoreto che racconta.
"Quel giorno mi ero alzato come al solito, al suono della campana alle quattro e mezza, e avevo partecipato alla meditazione e alla S. Messa con la Comunità.
Dopo, avendo una mezz'oretta libera e sentendomi stanco e un po' indisposto, mi adagiai sul letto e mi addormentai.
Fu allora, che mi comparve Maria SS. e mi invitò ad alzarmi, indicandomi il molto lavoro che dovevo fare per l'Unione e raccomandandomi di vincere la pigrizia".
Da notare che questa fosse una vera visione, lo conferma l'amico Fra Leopoldo che rileva in data 14 febbraio 1918 sul Diario: "Durante il Santo Rosario Gesù mi fece scrivere così: "Ho permesso che il Fratello Teodoreto avesse questa visione, affinché chi prenderà il suo posto, non stia inerte, ma lavori incessantemente.
Ho scelto voi due per mostrare la via del Signore".
La "via del Signore" che Gesù e Maria volevano mostrare, nella fattispecie per Fratel Teodoreto, forse era quella dell'impegno costante nelle opere di Dio.
Non era ovviamente rivolta all'impegno personale di Fratel Teodoreto, il quale addirittura "durante la prima guerra mondiale, per sopperire all'assenza di parecchi fratelli richiamati sotto le armi si strapazzò talmente da essere minato anche per tutti gli anni successivi".
Il destinatario del messaggio, esplicitato dallo stesso Gesù, è colui "che prenderà il posto di Fratel Teodoreto, perché non stia inerte, ma lavori incessantemente."
Questo è un messaggio di sprone per tutti coloro che avranno ruoli di responsabilità nella conduzione dell'Unione Catechisti che è "opera di Dio" e del frutto dell'Unione, cioè la Casa di Carità.
E quest'ultima, secondo la comunicazione di Gesù Crocifisso a Fra Leopoldo, "non deve essere un'opera umana, ma un'opera divina; e un andamento nella Casa di Carità, secondo il mio cuore".
Vi sono anche guarigioni straordinarie ad opera di Fratel Teodoreto.
Siamo nel 1943, Fratel Teodoreto visita a Mathi Vittorio Bosso, ammalato gravemente di tifo, fratello del Canonico Giovanni Battista, e del Fratello Teologo Cesare, allora Parroco a Mathi.
Si attende un consulto da Torino.
Fratel Teodoreto prega brevissimamente presso il fratello infermo, poi discende in chiesa senza voler accettare neppure un po' di caffè. Ripartì con il primo treno.
Alla sera quando vengono i Dottori, si stupiscono di essere stati chiamati per un consulto presso un' ammalato che non presenta alcun fatto particolare.
Il 29 settembre 1946 il Maresciallo Maggiore Luigi De Paoli incontra al Collegio S. Giuseppe Fratel Teodoreto e gli espone la sua difficile situazione ed in particolare il fatto che la sua bambina ha una grave ernia inguinale riscontrata dal medico; per cui questi ha ordinato un cinto in attesa dell'operazione.
Fratel Teodoreto gli dà un suo Rosario, e gli dice di andare tranquillo, perché la bambina sta bene.
La sera stessa il Maresciallo prende il treno e rientra a casa sua a Casalnoceto.
Fa per mettere il cinto acquistato a Torino alla bambina, quando si accorge che il gonfiore, prima evidente non esiste più.
La porta subito dal medico, il quale non trova più nulla e la dichiara di fatto guarita completamente dopo la visita del giorno dopo.
"Una persona si raccomandò alle preghiere di Fratel Teodoreto per la guarigione di un proprio parente, ed egli raccoltosi un momento, disse: "il suo parente farà una malattia lunga; ma guarirà".
Così accadde, e la persona andò poi a ringraziarlo della recuperata sanità" ( Fr. Giovanni La Salle )
Altri fatti si sono aggiunti negli anni successivi, di cui vi è una precisa documentazione.
A questo proposito l'Unione Catechisti pubblica periodicamente delle "Relazioni delle grazie attribuite all'intercessione di Fratel Teodoreto".
La successione di queste relazioni - i primi resoconti riguardano il periodo successivo alla scomparsa del religioso e gli altri per un arco di trent'anni - sta a dimostrare che la devozione a Fratel Teodoreto è più viva che mai e tocca le varie regioni d'Italia ed anche all'estero, nella fattispecie gli Stati Uniti.
La preziosità di questi libretti riportanti le "grazie" è duplice e cioè non solo come documentazione di guarigioni a volte clamorose per la loro istantaneità, ma anche come stimolo per chiedere l'aiuto di Fratel Teodoreto in necessità analoghe - di questi ultimi esistono vari episodi, tra cui uno del 1974 testimoniato da un Vescovo.
Un Fratello si trova a Roma per il secondo noviziato. Fisicamente e moralmente si sente piuttosto debilitato e scoraggiato.
"… stavo già per prendere una risoluzione piuttosto incresciosa, quando - senza che io l'avessi in alcun modo provocata - mi giunse una lettera di Fratel Teodoreto, che mi tracciava per filo e per segno le linee somme del mio stato d'animo e mi invitava alla tranquillità, perché quello che soffrivo lo volevano Gesù Crocifisso e Maria SS.ma Immacolata.
Meraviglia, confusione, gioia da parte mia! Ripresi animo e durai saldo sino alla fine".
"In un momento criticissimo della mia vita, ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia via il caro Fratel Teodoreto.
In un breve colloquio, mi intrattenne sulle cose che mi agitavano e lo fece con tanta bontà e sicurezza, come se mi avesse letto in fondo all'anima. Mi trasformò completamente!..." ( Fr. E. )
Fratel Teodoreto legge nelle anime sino a conoscere le cose più segrete e, illuminato da Dio, prevede anche le cose future.
Siamo nel 1926-27: un giovane, membro dell'Unione del SS. mo Crocifisso sta facendo il Noviziato alla Villa Nicolas superiore.
"Una domenica, Fratel Teodoreto venne a trovarci e a tenere una conferenza formativa.
Finito, chiamò tutti i novizi per un colloquio individuale"
Fratel Teodoreto parla con il giovane e "porta il discorso sopra alcune cose, delle quali nessuno conosceva l'esistenza; non solo, ma, con fermezza che non ammetteva replica, mi impose di parlare al mio confessore circa un voto che io avevo fatto senza alcun permesso, e di chiederne o la dispensa o la commutazione in uno più semplice.
Durante il medesimo incontro, lamentandomi di aver già atteso sei anni per realizzare la mia vocazione di "Fratello", così mi rispose: " io ti assicuro che a 21 anni sarai Fratello, e io sarò tuo padrino ". Difatti così avvenne" ( Fr. G. ).
"Nel 1934, mi trovavo a Grugliasco allo Studentato; venne fra noi il Fratel Teodoreto.
In quei giorni si parlava del conflitto Italo-Etiopico. Durante la ricreazione si accennò alla guerra.
Fratel Teodoreto sorprese un po' tutti quando affermò che la vera grande guerra si sarebbe scatenata nel 1940 e sarebbe intervenuta anche l'Italia". ( Fr. Mattia )
Per illuminare meglio la figura di Fratel Teodoreto, soprattutto per quanto riguarda la sua spiritualità, che è stata la fonte del suo operare, riteniamo utile riportare il ritratto, propriamente spirituale, fatto dal suo Direttore Spirituale.
Infatti Padre Arturo Maria Piombino, barnabita, fu per molti anni, sino alla morte, il Direttore Spirituale di Fratel Teodoreto.
Il 27 maggio 1954, pochi giorni dopo la scomparsa, P. Piombino tenne una conferenza ai Catechisti, di cui diamo una sintesi, quale vero ritratto della spiritualità di Fratel Teodoreto, che denota il grande amore a Gesù e Maria, la fiducia illimitata verso loro, "riposandosi" in loro, in modo da avere "quella calma, quella serenità per continuare a rimanere a capo delle sue opere …": e questo è stato un segreto operativo per Fratel Teodoreto.
" Fratel Teodoreto ascoltò il "seguimi" di Gesù e davvero seguì Gesù con cuore semplice e fiducioso, si aggrappò al Divino Maestro, Autore principale della santificazione delle anime, perché il Crocifisso gli ricordava che l'incarnazione e la Redenzione stabiliscono Gesù sorgente e sorgente unica della vita divina alla cui partecipazione sono chiamati tutti gli uomini.
Fratel Teodoreto aveva compreso che l'appagamento di ogni brama sta nel vivere in intimità con Gesù e Maria, Mediatrice di tutte le grazie; e si era donato completamente a Loro.
Amar Gesù ed avere la certezza di amarlo, ecco il grande conforto che veniva a Fratel Teodoreto dalla direzione spirituale; credere all'Amore infinito di Gesù, che Egli si sarebbe preso cura di lui, anche della sua salute fisica, purché si fosse preoccupato unicamente di amarlo: ecco la felicità di Fratel Teodoreto.
Riposarsi solo tra i Cuori Amabilissimi di Gesù e di Maria perché Essi solo ci aiutano a farci santi.
La santità è una competenza di Gesù, perché Egli solo conosce profondamente le anime. Il falegname lavora il legno, il medico sana il corpo, il genio compie l'opera d'arte, ma solo Gesù fa il santo. Perciò l'anima nostra diventa certamente santa, ma a contatto con Gesù.
La santità è il capolavoro di Gesù. Abbiamo bisogno di Gesù per l'anima come del cibo e dell'aria per il corpo.
Abbiamo bisogno della preghiera e dei Sacramenti, i grandi mezzi di cui il Signore si serve per donarci la vita divina.
Fratel Teodoreto che credeva a questa azione prodigiosa di Gesù nelle anime, che avvertiva l'azione della grazia divina nella propria, sentiva il suo cuore traboccare di riconoscenza verso il Signore.
" Lei deve unicamente e sempre amare Gesù, riposarsi in Lui".
Fu la mia costante raccomandazione al caro Fratello, ch'Egli seguì fedelmente.
La pratica del riposo in Gesù e Maria, tolse al Fratel Teodoreto ogni ansietà e Gli procurò quella calma, quella serenità e anche quel vero riposo spirituale necessari per continuare a rimanere a capo delle sue opere, che non abbandonò, come era stato tentato di fare, e anche la sua salute fisica migliorò ".
Il Processo Ordinario Diocesano è iniziato nella Curia di Torino a soli sette anni dalla morte di Fratel Teodoreto, in data 11 gennaio 1961, e condotto a termine il 31 gennaio 1977.
Nel corso del Processo sono stati interrogati 34 testi; tra questi si notano: 1 Vescovo, 5 sacerdoti, tra gli 8 confratelli un direttore e un preside, tra i 18 laici un accademico pontificio, un avvocato …
Fratel Teodoreto è dichiarato Servo di Dio.
Il 27 giugno 1989 si è riunito il Congresso Speciale della Congregazione delle Cause dei Santi, costituito dal Promotore Generale della Fede, che funge da Presidente, e da 8 Consultori Teologi per discutere sulla eroicità delle Virtù del Servo di Dio Fratel Teodoreto.
Ha preso ugualmente parte alla seduta in qualità di esperto P. Ambrogio Eszer, O. P., Relatore della Causa.
Al termine della discussione il Relatore ha preso atto con compiacimento delle positive valutazioni e dell'unanime voto affermativo dei Consultori Teologi, riconoscendo così l'eroicità delle Virtù.
Fratel Teodoreto diventa Venerabile.
Avendo così scalato questo secondo grado nella scala delle santità, si attende adesso un miracolo, riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa, per approdare alla beatificazione.
La successione delle grazie attribuite alla intercessione di Fratel Teodoreto costituiscono via via la piattaforma del riconoscimento della sua santità.
La santità, come insegna Benedetto XIV, Maestro delle Cause dei Santi, è la perfezione della vita soprannaturale che si incarna nell'uomo mediante l'esercizio delle virtù.
Essa è un dono dello Spirito ed è una realtà interiore ed invisibile: è Dio che comunica se stesso all'uomo mediante la Grazia santificante …
Si manifesta però all'esterno nelle opere buone compiute, mediante l'aiuto di Dio, con generosità e perseveranza per la gloria di Dio stesso e per la salvezza dei fratelli.
Fratel Teodoreto non improvvisò la perfezione delle virtù nel più alto grado, ma la maturò via via fin dall'infanzia e dalla adolescenza.
Fin dal suo primo ingresso in religione Fratel Teodoreto godette di fama di santità ed essa andò sempre più estendendosi in tutti gli ambienti che egli ebbe modo di frequentare.
Tale fama trova appunto la sua origine e si solidifica nel fondamento della diuturna pratica di tutte le virtù cristiane.
Come attesta il dott. Carlo Tessitore, che fu per tanti anni Presidente Generale della Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, "in seno alla Chiesa egli scelse indubbiamente lo stato di perfezione e lavorò sul serio a realizzarne il programma.
Tale atteggiamento venne subito notato dai suoi confratelli e anche dagli allievi che lo ribattezzarono presto cosi: "il Fratello che prega sempre" …
In tutto era ammirabile il suo equilibrio, il buon senso, il buono spirito, la semplicità e modestia, la naturalezza, tutti quei valori naturali, cioè, che la grazia non annulla, ma sublima, nonché la costante serenità e spesso anche il buon umore".
Essa è stata per Fratel Teodoreto la molla che lo spingeva ad agire, e nello stesso tempo il fine cui indirizzare le diverse iniziative apostoliche intraprese, vissute nella sua autenticità e profondità, alimentate da una pietà profonda e da una costante applicazione alla preghiera, sentita come dono ricevuto e da trasmettere attraverso l'esempio, l'incitamento, le particolari devozioni.
Ancora il dott. Tessitore nella sua deposizione annota: "Quantunque la sua vita di fondatore esteriormente non manifestava grandi difficoltà tuttavia in realtà fu travagliata da molte e gravi contraddizioni e difficoltà che non avrebbe potuto superare se non fosse stato animato da un profondissimo spirito di fede.
Fratel Teodoreto, animato da zelo per la conservazione e la propagazione della fede si prodigò in tutti i modi per coltivare la vita cristiana nelle anime e soprattutto nei giovani di cui curava con molto impegno e competenza, anche personalmente, l'istruzione catechistica".
Il dott. Domenico Conti, che succedette al dott. Tessitore nella carica di Presidente Generale della Unione Catechisti e ricoprì anch'egli quest'importante ruolo per molti anni, rileva che "la fede nella presenza reale di Gesù nella Eucaristia era in Fratel Teodoreto vivissima e ardente.
Davanti a Gesù Crocifisso passava tutto il tempo disponibile sempre in ginocchio, nonostante le infermità e l'età con un atteggiamento così devoto e raccolto che denunciava di per se stesso quanto fossero intensi e profondi i suoi sentimenti di fede viva, di adorazione e di amore verso il Signore. Per i suoi catechisti volle che l'Eucaristia fosse il centro di tutti i loro pensieri, desideri ed affetti."
Per la Mamma Celeste Fr. Teodoreto riservava un amore del tutto particolare e lo dimostrava con la pratica del Santo Rosario, che era una sua caratteristica.
Il dott. Pietro Fonti catechista così lo ricorda: "Fratel Teodoreto manifestava una vivissima devozione alla Madonna, attraverso le pratiche di pietà come il S. Rosario, la recita dell'Angelus e dell'Ave Maria nelle riunioni.
Dava importanza alle solennità dedicate alla Madonna: era sua preoccupazione spiegarcene prima il significato.
Esortava con molta insistenza noi giovani ad essere devoti della Madonna".
In corrispondenza ad una fede vissuta autenticamente è la virtù della speranza, per la quale la vita di Fratel Teodoreto era proiettata continuamente verso la beata eternità.
Lo stesso Fratel Teodoreto così si esprimeva a tale riguardo: "Dobbiamo avere sempre grande fiducia perché Nostro Signore non manca mai di aiutare i suoi in tutto e dappertutto …
Dobbiamo avere fiducia nel Signore in questi momenti difficili, perché Egli ci ama con un amore infinito e si occupa di noi: in ogni ora e in ogni momento …
Quando abbiamo fatto con tranquillità quello che era possibile, dobbiamo dire alla fantasia di lasciarci dormire in pace, perché tutte le difficoltà saranno risolte da Lui che tutto vede e che tutto può".
Tutta la vita di Fratel Teodoreto è dominata dalla carità, la virtù teologale che è sintesi ed espressione delle altre due, nella sua duplice dimensione verso Dio e verso il prossimo: "Il solo vederlo pregare era qualcosa di luminoso che subito si distingueva, persuadeva e conquistava. Fratel Teodoreto amava insegnare a pregare bene e con compostezza come cose dovute al Signore." ( dott. Domenico Conti )
"Fratel Teodoreto esortava sovente i fratelli ad opere di riparazione per i peccati che si commettono nel mondo" ( Fratel Angelino Pietro Villata ).
Al fervore di carità verso Dio corrispondeva un amore forte e generoso verso il prossimo, di cui restano prove luminose nell'esercizio di opere di misericordia sia spirituali che materiali.
Per la prova delle prime basti pensare alla caratteristica principale del suo apostolato "quella istruzione catechistica che egli sentiva di dover diffondere a tutti i livelli e per la quale fondò un'opera di fama internazionale, l'Unione dei Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria Immacolata".
La sollecitudine di Fratel Teodoreto nel perseguire le opere di misericordia spirituale trova l'equivalente nel promuovere anche quelle di misericordia corporale, attraverso un amore eccezionale verso i poveri, sovvenendo ai loro bisogni, nella assistenza agli infermi ed infine nella fondazione della "Casa di Carità Arti e Mestieri, la quale è in stretta dipendenza dal carisma dell'Unione".
Anche nell'esercizio di queste virtù Fratel Teodoreto ha lasciato un'impronta vivissima.
Soprattutto nell'esercizio della prudenza Fratel Teodoreto ha modo di manifestare tutta la ricchezza della sua interiorità.
Dichiara il dott. Carlo Tessitore: "Notai in Fratel Teodoreto un "habitus" alla riflessione: egli non agiva mai, anche nelle cose di non grande importanza, se non dopo matura riflessione.
Si consigliava e soprattutto pregava per ottenere luce nelle difficoltà".
Una prudenza "squisitamente cristiana e soprannaturale" che trova la sua giusta luce nel rapporto e nell'atteggiamento che Fratel Teodoreto teneva nei confronti degli scritti di Fra Leopoldo Musso.
Infatti "Fratel Teodoreto considerò agli effetti della loro attendibilità gli scritti dell'amico Fra Leopoldo con fede umana, mai mancando di sottoporre ogni scelta, ogni decisione che vi fosse in qualche modo connessa, alla volontà dei superiori" ( dott. Domenico Conti ).
Per quanto concerne la virtù della giustizia, Fratel Teodoreto esercitò in grado non comune oltre che nei riguardi di Dio, anche nei riguardi del prossimo, attraverso tutta una serie di atteggiamenti precisi ed inequivocabili.
Era attentissimo nel compiere a perfezione gli incarichi affidatigli, curava al massimo il rispetto dei diritti altrui, grato verso i benefattori, sempre pronto e sensibile nei doveri verso la sua Congregazione.
Con la pratica della virtù della fortezza i testimoni mettono in rilievo la costanza inalterabile di Fratel Teodoreto, sia nella diuturna osservanza delle virtù cristiane sia nel dominio che ebbe di sé, mantenendosi in ogni circostanza sereno e tranquillo.
La temperanza cristiana è stata la virtù che regolava la vita di Fratel Teodoreto e si può dire che essa sia stata in lui un abito connaturato, tanta era la felicità, la costanza e la serenità con la quale la coltivava.
"Nel mangiare e nel bere prendeva ciò che c'era nella mensa comune. So che durante la guerra si limitava anche nell'uso del pane per poterne dare a chi non ne aveva" ( Sig. Stefano Massaia ).
Fratel Teodoreto amò ed osservò i voti religiosi della povertà, castità ed obbedienza, con uno stile inconfondibile di tutta la sua vita: l'umiltà.
"Era amante della povertà ... Quando si ammalò nel 1943 si vide che aveva tutta la biancheria rattoppata: era però pulitissimo, ( Fratel Anastasio Spalla )
"In via delle Rosine la sua cameretta era ricavata da un sottotetto: prendeva luce da un piccolo finestrino.
Aveva per scrivania un tavolo da falegname.
In seguito cambiò, ma posso dire che le camerette più disturbate e meno ricercate erano le sue.
Sempre conservò questo amore alla povertà" ( Sig. Giovanni Cesone ).
La virtù della castità si manifestava in Fratel Teodoreto attraverso tutto il suo comportamento: modesto negli occhi, controllato nel parlare, riservato nel trattare con gli altri, dignitoso nel comportamento e prudente in ogni circostanza.
Per quanto riguarda la virtù dell'obbedienza, si può dire che essa ha costituito il "fondamento e l'anima della vita cristiana e religiosa".
Riconosce Dio nel Superiore e la sua obbedienza era totale e lieta, anche nelle difficoltà oggettive o dovute alle incomprensioni, tanto da fargli affermare che "se i Superiori gli avessero comandato di non pensare più alla sua opera; egli rispose che non avrebbe fatto più nulla …"
Anche per la virtù dell'umiltà si può dire che questa costituisca un'altra delle caratteristiche di Fratel Teodoreto: umile fino all'annullamento di se stesso, per uno stile di vita nascosta e desiderosa sempre più di nascondimento, imbarazzato, talvolta, fino all'estremo per essere stato oggetto di lusinghieri apprezzamenti e dovute lodi.
"Fratel Teodoreto, riconoscendo con gratitudine i doni ricevuti da Dio, non si metteva mai in mostra, cercava di passare inosservato …
Neppure esagerava mai i suoi difetti, quasi a provocare le proteste degli ascoltatori in senso inverso.
Insieme con l'umiltà praticò la mansuetudine e la dolcezza" ( Sig. Domenico Serra ).
Qui possiamo aggiungere alcune riflessioni che Stefano Pizzio ha esposto nel suo libretto "Fratel Teodoreto e l'umiltà", Unione Catechisti, Torino, 2004, p. 7: " Fratel Teodoreto aveva "una inossidabile fiducia nel futuro manifestata quando incoraggiava i Catechisti all'acquisto dei terreni delle erigende scuole, senza la minima certezza di poter coronare il proprio sogno.
L'attitudine a sostenere imprese tanto rischiose - sia in termini economici che d'immagine pubblica - a prescindere da ogni garanzia umana, non era dettata da incoscienza, ma da una precisa interpretazione della realtà, incentrata sull' "abbandono in Cristo" e sullo zelo per la santificazione delle anime.
Il filo rosso che lega tutte le iniziative del Fratello è l'umiltà evangelica che lo porta dapprima ad affidarsi alle rivelazioni private di Fra Leopoldo e quindi ad abbandonarsi come "corpo morto" nelle mani di Dio " .
"Chiediamo al Signore la virtù dell'umiltà che è la base indispensabile della vera santità e mettiamoci a praticarla in tutte le circostanze".
Queste sono le parole di Fratel Teodoreto e che sono oltremodo significative sul ruolo della virtù dell'umiltà.
Le conclusioni di questo Congresso Speciale che ha proclamato l'eroicità delle virtù di Fratel Teodoreto sono queste: I Consultori hanno sottolineato la perfetta linearità della vita del Servo di Dio, senza defezioni né crisi, che si traduce in un continuo progresso nelle virtù e nell'unione con Dio.
Fratel Teodoreto ebbe un'esistenza modesta, senza niente di eclatante o di altisonante.
Ma fu straordinario in lui l'impegno soprannaturale, la prontezza e la perseveranza nel servire il Signore, nel corrispondere alla propria vocazione, con purezza di intenzione e semplicità di spirito.
Caratteristica di tutta la sua vita fu infatti il vivo desiderio della santità, realizzata in una tensione costante a Dio, nella ricerca del suo amore, mediante una progressiva immedesimazione a Cristo.
Contraddistinto da un forte equilibrio di carattere, egli si affermò come uomo di preghiera, religioso esemplare, vero apostolo nel campo educativo.
Colonne portanti di Fratel Teodoreto furono la devozione al SS. Sacramento e a Gesù Crocifisso; il tenero amore a Maria Immacolata; l'impegno di approfondimento della dottrina cristiana; e l'apostolato del buon esempio.
I Consultori hanno particolarmente evidenziato come la grandezza eroica delle virtù del Servo di Dio si inquadri in una cornice di profonda umiltà, che costituisce senza dubbio la caratteristica più saliente dell'intera sua esistenza.
In essa infatti, si incentra il suo spirito di raccoglimento, il distacco dal proprio io, e il continuo ricorso ai mezzi soprannaturali: in perfetta serenità e pace di cuore, in totale dedizione alla volontà di Dio.
In questo contesto non si è mancato di porre in debito rilievo l'attualità della presente Causa: " Questa Causa è altamente opportuna per la novità e la freschezza del messaggio cristiano che trasmette.
Essa rappresenta uno stimolo agli educatori, ai giovani, agli insegnanti, ai catechisti, alle famiglie, per un rinnovato impegno di una vita interamente cristiana e di azione apostolica nel mondo della scuola, del lavoro e della società".
Noi non dobbiamo aggiungere altro.
Diciamo solo che la beatificazione di Fratel Teodoreto farà capire meglio il valore di questa testimonianza e il modello da seguire nei tre mondi della scuola, del lavoro e della società.
Se le opere di un fondatore continuano a vivere, vuol dire che il fondatore stesso, nella fattispecie Fratel Teodoreto, è più che mai vivo, per lui appunto parlano le sue opere.
Oggi l'Unione Catechisti, pur con tutte le difficoltà incontrate - notevole espansione all'inizio con il supporto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, un certo ridimensionamento nei tempi successivi - registra oggi una ripresa anche all'estero.
La Casa di Carità Arti e Mestieri si sta sviluppando, come riportato nella parte specifica, notevolmente in Italia, posizionandosi in più regioni, ed aprendosi anche all'estero, in stretto rapporto con i Catechisti e con i Fratelli delle Scuole Cristiane.
Dal punto di vista delle opere, quindi, l'attualità di Fratel Teodoreto è più che mai viva.
Ma Fratel Teodoreto parla anche attraverso la sua figura stessa.
È l'esempio per i maestri insegnanti e per i professori ( lui professore di disegno ).
Come maestro, lo stesso Fratel Teodoreto, come già rilevato, ebbe delle difficoltà iniziali, che superò brillantemente in seguito "all'abituale mitezza, compostezza e calma, che ingeneravano un simile, atteggiamento nei suoi alunni" e soprattutto all'aiuto soprannaturale che invocava abitualmente.
È un esempio incoraggiante per i giovani maestri che si trovano nelle stesse situazioni.
"Profondamente conscio dell'elevatezza della sua missione, Fratel Teodoreto ebbe modo di estrinsecare le sue doti di educatore religioso per molti anni, direttamente nella scuola, non solo, ma di emergere come guida e formatore di altri maestri, nella sua qualità di Direttore didattico e di Ispettore scolastico".
Ma il suo momento, possiamo dire, più carismatico è quando parlava di cose spirituali, e lì si trasformava: veniva fuori inevitabilmente, malgrado la sua modestia, la sua umiltà, quasi il suo nascondimento, la santità, l'uomo di Dio, l'uomo che viveva in Dio e per Dio.
"Parlava con tanto ardore della Madonna SS.ma che i bambini lo ascoltavano estatici."
Raccomandava pure grande devozione all'Angelo Custode - Quando trovate qualche difficoltà per le vie, dite sempre: "Angelo mio Custode, aiutami! Vieni in mio soccorso!".
Agli allievi della Scuola serale diceva: "Il Signore vuol fare di voi, dei santi. Voi dovete essere i primi nell'amare il Signore".
"Chi non ama Dio, ama il fango. Se non andrete con Dio, andrete col diavolo".
Agli allievi della Scuola Media diceva cose semplici, in parole parimenti semplici e piane, ma in modo del tutto fuori dal normale.
La sua straordinaria intimità con Dio rendeva palese in lui la presenza del Signore: "lo si sentiva penetrato di riverenza e d'amore, illuminato da una Fede vivissima, che rendeva grandi ai suoi occhi anche gli argomenti religiosi più comuni e semplici".
Fratel Teodoreto aveva imparato a comprendere il ruolo che poteva e doveva esercitare l'educatore cristiano dalle opere del Fondatore della sua Congregazione, S. Giovanni Battista de La Salle, ispirandosi alla vita dello stesso.
Aveva capito che "dimensione particolarmente importante del progetto educativo della Scuola Cattolica - che di tale scuola si trattava - è l'educazione cristiana e specificamente l'insegnamento della religione e che tale dimensione è qualificante per l'identità della Scuola Cattolica".
Fratel Teodoreto aveva inoltre intuito, anticipando quanto espresso ufficialmente dal documento "La Scuola Cattolica, oggi, in Italia" del 1983, l'importanza per la Scuola Cattolica di "prevedere per i propri membri occasioni permanenti di esperienza religiosa ( momenti di preghiera, celebrazioni, ritiri ed esercizi spirituali, impegni di carità … ), organicamente inserite nel progetto educativo".
E fratel Teodoreto non si faceva certo trascinare nel proporre e rendere attuali i pellegrinaggi ai Santuari, gli esercizi spirituali, le celebrazioni eucaristiche.
Qui non si tratta solo del seguire la vocazione religiosa, ma dell'intraprendere cammini particolari, quali la fondazione di un'opera, quale l'Unione dei Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata.
E il pensiero che era presente nella mente di Fratel Teodoreto, ha la sua verifica nella preghiera e nei doni carismatici di Fra Leopoldo.
Fratel Teodoreto crede subito e l'abbiamo visto nei capitoli specifici, nella genuinità e nella validità di questi doni e non ha esitazione a metterne in pratica le indicazioni, previa verifica legittima con i Superiori.
Oggi si avvierebbe facilmente un'opera, sia pure con l'avallo dei Superiori, che poggia come fondamento su doni carismatici di un veggente?
E questo è un insegnamento per i vari doni carismatici che sono offerti nel mondo oggi più che mai, ma che sono visti con molta diffidenza da più persone, religiosi e laici.
Un esempio è dato dai famosi detti di Fra Leopoldo: non può forse essere questo uno degli ostacoli al processo di beatificazione dello stesso?
I carismi devono essere oggetto di un particolare discernimento da parte delle Autorità religiose preposte, devono però essere rispettati in quella prospettiva della "diversità e unità dei carismi", di cui ci parla S. Paolo ( 1 Cor 12 ).
Fratel Teodoreto fu un modello per la sua Congregazione, nell'esercizio dei suoi numerosi impegni come Direttore di Comunità, di presidente dei Ritiri Spirituali, di coadiutore delle Case di formazione …
I novizi lo ammiravano per la sua vita spirituale che emanava dalla sua stessa persona, i Superiori lo stimavano, i laici lo "adoravano".
"L'osservanza della Regola è uno dei massimi doveri per un religioso conseguente a se stesso, che sa far fronte agli impegni liberamente contratti verso l'Istituto, vestendone l'abito, e alle promesse fatte a Dio.
Una tale osservanza, quand'è animata dal grande pensiero che nel fare così si ubbidisce a Dio e Gli si dà piacere, diventa anche un grande e sicuro mezzo di santificazione.
In questo senso il Papa Benedetto XV potè dirsi disposto a canonizzare un religioso che abbia perfettamente e costantemente osservato le sue Regole e Costituzioni.
Se tale sentenza del grande Papa, aggiunge Fr. Leone di Maria ( pp. 111-112 ), avesse valore canonico, sarebbe presto finito il Processo per Fratel Teodoreto, tanto fu esemplare nella sua totale osservanza".
Oltre all'osservanza della Regola, Fratel Teodoreto fu modello, ed è tuttora modello per l'amore con cui circondò, pur nei limiti delle sue incombenze, i novizi della sua Congregazione.
E quando non bastava l'approccio personale, là dove non era possibile l'incontro, sovveniva un altro mezzo, quello carismatico, come abbiamo documentato nei "fatti straordinari"
È vero che la Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane può vantarsi di annoverare tra le proprie fila tanti Beati e Santi, che costituiscono un piccolo esercito di modelli, a partire ovviamente da San Giovanni Battista de La Salle, ma Fratel Teodoreto è una stella che brilla nel cielo di oggi ( sono solo trascorsi 50 anni dalla sua scomparsa ) e le sue opere, come rilevato all'inizio di questo capitolo, parlano di lui ed anche ai suoi Confratelli.
Il suo grande amore è stata l'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata e per essa ha dedicato gran tempo della sua vita, da quando ha avuto la conferma di Gesù, tramite Fra Leopoldo, che era un opera di Dio.
Per questo si è buttato a capofitto in questa impresa malgrado le difficoltà non solo iniziali, le diffidenze e gli scetticismi: Fratel Teodoreto non demordeva, perché la strada era stata tracciata e non si poteva né si doveva tornare indietro.
E lui aveva appunto chiesto a Fra Leopoldo all'inizio di essere sicuro che la strada che imboccava non doveva interrompersi più avanti.
All'inizio erano i giovani, i Catechisti, poi gli adulti che per il loro specifico apostolato si rivolgevano ai giovani nell'insegnare il catechismo e nel praticare la Divozione a Gesù Crocifisso.
Un Istituto che cresceva con varie posizioni, Congregati, Volontari, Ascritti, Zelatori, ramo maschile e ramo femminile.
Una notevole sorgente di spiritualità al punto che l'Unione del SS. Crocifisso ha espresso dal proprio seno un gran numero di vocazioni sacerdotali e religiose.
Lo stesso Fratel Teodoreto ne contava una settantina.
I Catechisti riuscirono a elencarne, con nome e cognome, 53 così ripartite: un Vescovo, 21 Fratelli delle Scuole Cristiane, 31 Sacerdoti secolari e regolari dei vari Ordini e Congregazioni: francescani, domenicani, agostiniani, gesuiti, salesiani, camilliani, serviti, passionisti, oblati di Maria Vergine, giuseppini del Murialdo, missionari, claveriani.
E, come commenta Fr. Leone di Maria, "sono altrettanti titoli di benemerenza, oltre che di fronte alle singole diocesi e Famiglie religiose, anche dinanzi alla Chiesa universale …".
Se è vero questo, ed è vero, vuol dire che si realizza quanti detti da Gesù: - Ogni albero si riconosce dal suo frutto; non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo - ( Lc 6,43-44 ).
Che cosa significa tutto ciò, se non la bontà dell'Unione Catechisti: è un elogio a tale Istituto nella sua struttura, ma soprattutto nella sua anima spirituale e missionaria.
L'Unione Catechisti prosegue nella sua attività formativa anche se a ranghi non folti.
Ha però l'aiuto del suo Fondatore che l'assiste ora non più fisicamente, ma con il credito che ha presso Gesù Crocifisso e Maria SS. Immacolata, dall'alto dei cieli con una pioggia di grazie.
E fra i giovani seguiti dai Catechisti potranno nuovamente sbocciare vocazioni consacrate e in ogni parte del mondo, data l'apertura apostolica del Cristo Crocifisso.
"Quando sarò innalzato da terra, tutti attirerò a me" ( Gv 12,32 )
Fratel Teodoreto non parla solo a maestri, educatori, Confratelli delle Scuole Cristiane e ai Catechisti della sua Unione, parla anche a noi, a ciascuno di noi.
Che cosa ci può dire in particolare?
Ci dice di prepararci alla vita professionale così come ha fatto lui: senza una qualificazione professionale, oggi più di prima, in un mondo del lavoro così complesso, così specialistico, non si trova facilmente una occupazione.
Bisogna prepararsi seriamente alla vita, perché è il nostro diritto/dovere ad avere un posto in questa società.
E in questa ottica i giovani e i meno giovani che frequentano le Case di Carità Arti e Mestieri devono sentire l'importanza e la serietà di questo impegno formativo.
Naturalmente accanto alla preparazione professionale, occorre che il tessuto formativo si innesti in una formazione cristiana solida.
A questo proposito le Case di Carità offrono questa possibilità completa di formazione, specie per i giovani dei primi cicli, ma anche, sia pure sotto forma di dottrina sociale, per gli allievi diplomati.
La maturazione professionale e spirituale dei giovani porta a scelte di vita sempre più consapevoli e responsabili, alla luce del disegno di Dio per ciascuno di noi.
E l'amore a Dio e al prossimo deve estrinsecarsi concretamente.
Il cristiano formato deve anche qualificarsi nel proprio mondo del lavoro, senza esibizionismi, ma, forte della sua professionalità, in una coerenza di vita personale, di atteggiamenti e di idee.
Sotto questo aspetto la partecipazione dei laici all'Unione Catechisti recherebbe un aiuto non indifferente agli stessi, onde vivere con fortezza e dignità il proprio ruolo lavorativo.
Gli anni passano, con un ritmo scandito naturalmente, ma la vita di ciascuno di noi deve sempre riferirsi, come faceva Fratel Teodoreto, verso i due poli della sua vita: Gesù Crocifisso e Maria Santissima Immacolata.
In questo modo la strada della nostra santità personale, così auspicata da Fratel Teodoreto, sempre più difficile in questo mondo che vuole allontanarsi dallo spirito e seguire ideali fallaci, ma pur con tutte queste difficoltà è stata imboccata e ci porterà là dove Fratel Teodoreto insieme a Gesù e Maria ci attende con il sorriso del suo cuore.
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