Alla ricerca di Fr. Teodoreto educatore e fondatore |
il giorno dopo la scomparsa di Fratel Teodoreto 14 maggio 1954 così scrive al Superiore dei Fratelli delle Scuole Cristiane.
"La morte del rev. Fratel Teodoreto mi ha profondamente addolorato: ringrazio il Signore che mi ha concesso di potergli portare la mia benedizione proprio alla vigilia del suo viaggio per l'eternità.
Quella mia benedizione ha voluto essere soprattutto un vivo ringraziamento per il grande bene compiuto dal caro Fratel Teodoreto in questa mia Torino, per cui il grave lutto che ha colpito la grande famiglia dei Fratelli delle Scuole Cristiane è anche lutto dell'Arcivescovo e della Diocesi Torinese.
Egli è andato in Paradiso per meglio celebrare domani la festa del Santo Fondatore Giovanni Battista de La Salle, ed essere più efficace intercessore preso Dio per i bisogni della sua Congregazione e delle sue benefiche Istituzioni.
Sulla terra ha sempre vissuto di Dio: ora vive in Dio.
L'amore di Dio è stato l'unico movente e motivo di tutto il suo fervido apostolato a favore della gioventù: far conoscere Iddio dagli altri per farlo amare, ecco il suo magnifico programma, che ha svolto con animo sereno, come se ciò fosse vita della sua vita.
Ora vive in Dio e prega per noi." ( Fr. Leone di Maria, "Fratel Teodoreto", p. 344 ).
Il 12 maggio 1994, nel 40° anniversario della morte, si è tenuta una solenne celebrazione presso la Casa di Carità Arti e Mestieri.
Mons. Pier Giorgio Micchiardi, Vescovo ausiliare di Torino, nell'omelia si è riallacciato appunto al messaggio del Card. Fossati.
"Ora, a quarant'anni di distanza, possiamo esprimere gioia, là dove il Cardinale parlava di lutto.
Allora si parlava di lutto dei Fratelli, lutto dell'Arcivescovo, lutto per la Diocesi, ora invece possiamo assaporare la gioia dei Fratelli, la gioia dell'Unione Catechisti, e anche la gioia dell'Arcivescovo e di tutta la Diocesi di Torino, perché, a quarant'anni di distanza, la bella figura di Fratel Teodoreto è posta davanti ai nostri occhi come modello, come esempio, come stimolo per il bene.
La perfezione frutto di assiduo sforzo
Afferma Fratel Teodoreto: "Non si diventa perfetti tutto in una volta, perché la perfezione è frutto di un assiduo sforzo.
Per giungere alla perfezione bisogna mirarvi come a meta suprema.
Essa può sempre crescere e farsi più completa, s'intende la perfezione particolare del proprio stato".
Ecco, soprattutto quella prima espressione mi ha colpito: non si diventa perfetti tutto in una volta, la perfezione è frutto di un assiduo e faticoso sforzo.
Aiuto reciproco nella santità e nell'apostolato
Un'altra riflessione: Fratel Teodoreto ha compiuto tutto quello che ha realizzato, ha realizzato tutto con la forza del Signore, con la sua buona volontà, ma anche con l'aiuto di tante persone e in modo particolare grazie all'amicizia di un altro servo di Dio, che ha camminato a passi di gigante sulla via della santità: Fra Leopoldo.
Ora questa circostanza mi suggerisce un pensiero nel senso che noi cristiani possiamo intraprendere non solo la nostra santità personale, ma altresì lasciare qualcosa di buono per la Chiesa e per la società in quanto ci aiutiamo, in quanto camminiamo insieme sulle strade del Signore." ( Dal Notiziario della Casa di Carità, dicembre 1944, p. 2 )
Nella stessa manifestazione per il 40° anniversario si sono registrati due interventi significativi, di cui riproduciamo alcuni brani.
Il Visitatore della Provincia di Torino dei Fratelli delle Scuole Cristiane, Fr. Felice Proi.
"Ci misuriamo, oggi con tanti dubbi, interrogativi e crisi di valori, che forse ai tempi di Fr. Teodoreto non erano così sconvolgenti.
Ma proprio per queste nostre incertezze sentiamo l'urgenza non tanto di celebrare una memoria, di tributare un doveroso atto di riconoscenza, quanto di voler cogliere in lui, nella sua vita e nel suo operare, gli aspetti di ispirazione permanente.
Fr. Teodoreto precursore dell'apertura al laicato.
L'Unione Catechisti, forma privilegiata di associazione lasalliana."
Presidente dell'Unione Catechisti: Perseveranza cristiana oltre la scuola.
La vita come vocazione alla santità.
"Un primo problema che ebbe da affrontare come religioso educatore fu quello della così detta perseveranza cristiana, nel mondo.
Innanzitutto degli allievi ed ex allievi delle Scuole Cristiane.
Ciò portava con sé il problema della vita da concepirsi e da realizzarsi come vocazione.
Il Fratello Teodoreto era fermamente convinto che tutti siamo chiamati alla santità e che ciò debba essere prima presentato ai giovani e poi coltivato in coloro che liberamente lo accettano.
Dunque, cura delle vocazioni in generale ( quante sono le vocazioni sacerdotali e religiose che fiorirono attorno al Fratello Teodoreto! ), santità e impegno apostolico nel mondo, nei vari ambienti di vita e di lavoro, sia direttamente, sia collaborando con le Scuole dei Fratelli.
Per la Scuola Cristiana non si tratta di un compito aggiuntivo, ma di un compito di rinnovamento, aiutato da iniziative integrative operanti anche oltre la scuola e per tutta la vita.
Così procedendo il Fratello Teodoreto affermava nei fatti che il rapporto educativo deve costituirsi come una vera e propria comunicazione di vita, un fatto generativo che Dio opera attraverso l'educatore, mediante l'insegnamento-apprendimento, l'informazione e la formazione, che sono i processi che connotano la scuola in quanto tale."
Segretario di Stato Vaticano, ha partecipato a Vinchio d'Asti, paese natale di Fratel Teodoreto il 4 settembre 2004, nel 50° anniversario della scomparsa alla commemorazione relativa.
"Ho apprezzato molto che i vari oratori abbiano sottolineato l'anima interiore del suo apostolato.
A questo riguardo mi piace ricordare che quando noi eravamo chierici in seminario, il rettore del tempo, mons. Secondo Stella, ci faceva sempre meditare su quel libro famoso: "L'anima dell'apostolato", incentrato sulla vita interiore.
È questa vita che deve alimentare l'azione di ogni apostolo che intenda impegnarsi per la diffusione del regno di Dio, e questa è stata appunto l'anima dell'apostolato di Fr. Teodoreto, questa è stata il fuoco interiore che lo animava e lo portava a fare grandi cose per Dio e per la salvezza delle anime.
Sovente, quando noi tracciamo i profili dei santi, esaltiamo le opere esteriori, ed è giusto, ma non dobbiamo fermarci lì.
Mi piace quindi che voi abbiate sottolineato l'intensa e profonda vita interiore di Fr. Teodoreto, la sua spiritualità che ha alimentato l'impegno catechistico e per la carità.
Fratel Teodoreto è davvero un gigante della carità, così come tutti i nostri santi: il Cottolengo, don Bosco, don Orione.
Ma lo ribadisco, la fonte di tutte queste opere apostoliche è sicuramente la sua santità interiore, e quindi non mi rimane che fare il voto che presto il vostro parroco, don Aldo, possa preparare una nicchia nella parrocchia e portare lì la statua di Fratel Teodoreto. ( Bollettino "L'amore a Gesù Crocifisso, n. 282, pp. 10-11 ).
Nella celebrazione conclusiva del 50° anniversario della morte di Fratel Teodoreto si è svolta una tavola rotonda il 16 aprile 2005 presso la Villa Flaminia a Roma, che è la Curia della Provincia Italia dei Fratelli delle Scuole Cristiane.
Diamo qui di seguito alcuni brani significativi dei relatori.
Partendo dalle ispirazioni provenienti dal Concilio Vaticano II, Fratel Donato Petti ha recuperato l'attualità della "theologia crucis" che, superando gli schemi filosofici del pensiero ellenista, permette di tornare al cuore del cristianesimo, inteso come rapporto di amicizia e vicinanza al Dio fatto uomo.
È lo scandalo della croce che tanto aveva indignato i pensatori di formazione platonica, che in nessun modo riuscivano a concepire un Dio che giungesse a sopportare la morte in croce, riservata agli schiavi.
In un passaggio estremamente significativo e pregnante del suo intervento, intitolato "la spiritualità della Croce asse portante del carisma di Fratel Teodoreto", Fratel Donato ha evidenziato il nesso indissolubile che lega questo "scandalo" alla missione del Venerabile.
"La morte redentrice di Cristo nel disegno divino della salvezza;
l'offerta di Gesù al Padre per i nostri peccati;
la morte di Cristo quale sacrificio unico e definitivo;
la nostra partecipazione al sacrificio di Cristo;
l'annuncio del vangelo della croce che trasforma il mondo;
la conformazione al Cristo crocifisso;
Maria ai piedi della Croce, come icona dell'umanità redenta …
sono tutti aspetti della spiritualità lasalliana che Fratel Teodoreto ha incarnato nella sua vita di Fratello, di apostolo educatore e di fondatore dell'Unione di Gesù Crocifisso e di Maria SS. Immacolata."
L'uomo Dio - ha chiarito Fratel Donato - privandosi di tutti i suoi "privilegi" divini, si è immerso totalmente nella storia umana.
Avrebbe potuto presentarsi nella storia con la "gloria"; si è fatto invece uomo come gli altri, sottomesso a tutte le alienazioni umane, compresa la morte, e non una morte qualsiasi, ma la più ignominiosa, la morte in croce.
Più tardi, Paolo, rimeditando questo pensiero, oserà dire che questa immersione di Cristo nella vita della storia umana che intendeva redimere, comprendeva persino - in modo misterioso - il peccato: "Dio lo trattò da peccato" ( 2 Cor 5,21 )".
Da questa considerazione di base, nasce tutta l'azione di apostolato di Fratel Teodoreto, che porta i suoi laici consacrati ad immergersi nel mondo praticando, ad imitazione di Cristo, quella che è la vera sapienza di Dio.
Di fatti, nei Pensieri sulle Regole e Costituzioni Fratel Teodoreto annoterà: "Follia della croce, secondo il mondo; vera e alta saggezza secondo Dio"; oppure "Domandiamo incessantemente, e con ardore, a Dio la scienza della Croce, che contiene tutte le scienze, questo tesoro che fa partecipe l'anima dell'amicizia di Dio".
nell'intervento intitolato "un incontro stimolante tra un lasalliano ed un francescano", ci ha ricordato che l'umanità di Fra Leopoldo si riallacciava alla primitiva purezza francescana.
Alla "santa ignoranza" intesa come distacco dalla vanità umana, si collega anche l'idea tutta francescana di povertà che Fra Leopoldo condivise con Fratel Teodoreto: "mancare del superfluo non vuol dire mancare del necessario.
I Catechisti devono avere lo spirito di povertà il quale porta a cercare le privazioni specialmente quando esse non sono di impedimento a cose più importanti".
D'altronde - ha aggiunto Fratel Remo - Abramo era ricco.
Nel Vangelo non si loda la povertà dello straccione, ma quella che promuove la virtù del distacco.
Alla luce di queste considerazioni, l'interazione maturata tra il francescano e il Fratello delle Scuole Cristiane ci permette di intuire meglio quella che è stata la dinamica provvidenziale che ha portato dei laici ad accogliere in un contesto di matrice lasalliana, valori e motivi che appartenevano alla spiritualità delle "Fonti" francescane.
ci ha condotto, poi, ad un'analisi più approfondita di Fratel Teodoreto educatore.
Presso la Scuola di Via delle Rosine a Torino, egli mirava a formare l'uomo integralmente cristiano conforme alla "verità tutta intera" annunciata da Gesù.
In questo modo la sua pedagogia, lungi dal soffermarsi su nozioni squisitamente scolastiche, intendeva costruire su solide fondamenta la coscienza cristiana degli allievi e riferirsi all'uomo, nella sua "totalità personale", e non ad "una sola parte di lui".
In questo senso, il mezzo principale che egli forniva ai suoi "discepoli", specialmente con la forza dell'esempio, era costituito dalla "cura della vita interiore e della preghiera".
L'impegno a rivalutare il senso e l'efficacia della preghiera emerge chiaramente da alcune sue accorate esortazioni: "Sì, preghiamo caro Fr. Bonaventura, preghiamo molto, nell'andare e nel venire, almeno con orazioni giaculatorie mentali, perché senza questa preghiera noi siamo perduti, non vediamo più chiaro, e terminiamo col consumarci inutilmente la vita" ( P046, 7 marzo 1935 ).
"Io continuo a pregare tutti i giorni secondo la promessa fatta, ma le mie preghiere valgono poco, faccia pregare i giovani innocenti e umili" ( P113, 21 febbraio 1945 ).
Nel 1951, con il suo giusto "assillo educativo" per le giovani pianticelle, scriveva a Fr. Saturnino queste parole: "cerchi di fare dei veri amanti di Gesù Crocifisso e di Maria Immacolata, per quanto comporta la loro età, che piglino l'abitudine di praticare la "divozione" alle cinque Piaghe tutti i giorni …
Stia in guardia contro il pericolo di formare dei catechisti all'acqua di rose che alla prima difficoltà si ritirano dall'apostolato" ( P193 ).
In tale prospettiva, i ritiri spirituali non erano un obbligo da rispettare in ossequio ad un antica consuetudine, ma un momento di centrale importanza per la crescita del Catechista.
"Spero - scriveva nel 1953, a pochi mesi dalla morte - che riprendano i ritiri spirituali, che siano illuminate le menti e scaldati i cuori, in modo da progredire sempre più nella via della santità.
Ciò che ha contribuito a mantenere i Catechisti uniti sono stati i ritiri mensili i quali hanno… ottenuto per i meriti di Gesù Crocifisso la perseveranza nella Vocazione" ( C 929 ).
ha analizzato le radici "francesi"e lasalliane da cui ha preso ispirazione l'opera del Venerabile.
La sua attenzione si è così concentrata sul 1906, l'anno in cui Fratel Teodoreto si recò in Belgio per frequentare il secondo Noviziato.
Qui ebbe modo di confrontarsi con l'apostolato sociale di due confratelli francesi: Fr. Hieron e Fr. Exuperien. Fr. Hieron intorno al 1880 aveva fondato una sorta di "ufficio di collocamento" in grado di trovare un'occupazione a quei giovani che, pur prestando il servizio militare di sette anni, avevano diritto ad esercitare un mestiere.
Da questa coraggiosa iniziativa sarebbe sorto un sindacato cristiano che avrebbe poi dato origini alla grande Confédération Française Travailleurs Chétiens.
In quell'occasione i Fratelli delle Scuole Cristiane riuscirono a dimostrare che "non è vero che senza lotta e rivoluzione non si possa contribuire al miglioramento della classe operaia", smentendo un dogma del socialismo scientifico.
Fratel Exuperien diede grande importanza al laicato tanto che i suoi Patronati ( una specie di oratori ) furono dedicati a San Benedetto Giuseppe Labre, canonizzato nel 1881 e primo santo laico di Francia. Fr. Teodoreto è riuscito a sviluppare al meglio in Italia quella visione sociale inter-classista trasmessa dai suoi predecessori: nella sua associazione convivevano, infatti, il dirigente di banca e il giovane della povera periferia torinese.
Presidente Unione Catechisti ha ricordato le "raccomandazioni" di Fratel Teodoreto che esprimono i principali aspetti e la particolare sollecitudine che caratterizzano la sua vita come Fratello delle Scuole Cristiane: apostolo e catechista:
1. Guidare i giovani e sostenerli nel vivere una vita intensamente cristiana, alla luce dell'universale chiamata alla santità.
2. Far conoscere ai giovani che Dio li ama personalmente, e che ama tutti gli uomini fino a morire in croce per loro.
3. Accompagnare i giovani dalla scuola e dalla formazione professionale alla vita con opere di perseveranza cristiana.
4. Aiutare i giovani a scoprire e a rispondere generosamente al progetto di Dio su di loro e per il quale li ha chiamati all'esistenza.
5. Orientare i giovani ad attività di apostolato nella Chiesa e segnatamente nel campo catechistico-educativo e sociale.
Tutto questo viene da lui unificato alla luce di Gesù Crocifisso risorto, nostro salvatore, adorato in unione con la Vergine Immacolata, nelle sue Piaghe sanguinanti e gloriose. ( rel. Pierbattisti pp. 1-2 ).
Presidente della Casa di Carità Arti e Mestieri rileviamo in particolare i valori ideali a fondamento delle opere con l'applicazione relativa.
Educazione permanente attraverso l'Unione Catechisti e, per i lavoratori, mediante la Casa di Carità ( corsi di riconversione ).
Consacrazione secolare del laicato: con l'Unione Catechisti quale Istituto secolare.
Consacrazione della famiglia: attraverso gli Sposi Catechisti, con una spiritualità ispirata al Crocifisso e all'Immacolata, a sviluppo del carisma lasalliano sulla famiglia.
Catechesi: è la nota specifica dell'Unione Catechisti, che ne qualifica la missione.
Congiunta all'annuncio è l'esercizio della carità ( Messa del Povero, formazione ai carcerati, colonia climatica Pio XII ).
Formazione professionale, attraverso la Casa di Carità, che opera anche per i carcerati.
Centralità dell'amore al Crocifisso: Adorazione a Gesù, il Crocifisso Risorto, in cui si svela il "segno della fede", in unione a Maria Immacolata ( l'altro "segno nel cielo" ).
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