Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

Indice

Fratel Teodoreto ... testimone

L'altra prova d'amicizia postuma fu la sua deposizione al Processo Ordinario Informativo ch'ebbe luogo nella Curia di Torino durante gli anni 1941-43.

Per Lui, debilitato già da tante malattie e così scrupoloso della verità oggettiva e dell'umiltà personale, l'impegno riuscì una fatica improba, che tuttavia affrontò volentieri per il trionfo del suo santo Amico.

Gli scritti di Fra Leopoldo erano oggetto di contraddizioni; ma Fratel Teodoreto aveva fiducia in un esame spassionato e in una sentenza favorevole ai medesimi.

Memore delle sue origini contadine si esprimeva confidenzialmente, con un intimo, usando questa bella metafora: « Stiamo tranquilli, il Signore difenderà la sua causa; toglierà i bastoni messi fra le ruote e anche le ruote se sarà necessario.

Intanto chi ha messo i bastoni dovrà renderne conto, e il carro va avanti » ...

Allo stesso confidente, riferendosi al suo secondo Interrogatorio, disse ridendo: « È stata una requisitoria con i fiocchi; mi hanno torchiato bene! ...

Ho cercato di dire tutta la verità ... ».

e l'espressione stessa tradisce lo sforzo non lieve, intorno al quale meglio c'istruisce Fr. Angelino Villata:

"Durante la mia breve permanenza alla Comunità di S. Pelagia, nella sede di Via Po, il caro Fratel Teodoreto dovette presentarsi alla Curia arcivescovile per le regolari deposizioni al Processo diocesano sul Servo di Dio Fra Leopoldo Maria Musso.

Le deposizioni avvenivano il pomeriggio, dalle 15 alle 17 ed oltre, e durarono per circa un mese.

Nella mattinata il caro Fratel Teodoreto preparava, per iscritto, quanto doveva deporre il pomeriggio, al Tribunale ecclesiastico.

Un giorno lo vidi al suo tavolino di lavoro, dinanzi ad in piccolo Crocifisso e mi rallegrai con lui dicendogli: "Il lavoro che sta facendo Le gioverà poi per la stesura della vita di Fra Leopoldo e così prenderà due piccioni con una fava".

Ma Lui rispose tranquillo: "Purtroppo no; perché non appena fatta la deposizione in Curia, devo strappare, seduta stante, le mie note.

È un favore che mi fanno concedendomi di scriverle, perché sono vecchio e la memoria mi potrebbe tradire...

Ma anche così, mi stancano tanto queste deposizioni!"

Dopo una seduta piuttosto lunga e laboriosa, il buon Fratel Teodoreto rientrò, come il solito, puntuale per gli esercizi di Comunità: era stanco più del consueto.

Con mirabile umiltà e semplicità mi disse:

"Carissimo, sono tanto stanco ed ho la testa che mi gira.

Se permette, ad esercizi cominciati, andrei a fare un giretto fino al Po.

Passerò sotto i portici e reciterò la Corona sia andando che tornando".

Naturalmente gli concessi l'autorizzazione di uscire, però gli domandai se desiderava un compagno, ed Egli rispose: "Ci sono gli esercizi spirituali e forse è meglio che non disturbi nessuno.

Ho solo bisogno di prendere un po' d'aria e di distrarmi; da solo mi sarà più facile recitare il S. Rosario, e lo reciterò alle intenzioni della Comunità".

Uscì tranquillo; ma dopo mezz'ora era già di ritorno, sereno, e mi ringraziò con un inchino ed un sorriso meravigliosi.

Poi si sedette al suo posto nella sala comune e continuò gli esercizi con la Comunità".

Indice