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95 Fr. Teodoreto ha dimostrato eroica carità verso Dio, osservando perfettamente i Comandamenti di Dio, i Precetti della Chiesa, abbracciando l'osservanza dei consigli evangelici con la pratica dei voti di povertà, castità, obbedienza, stabilità nella Congregazione dei Fratelli, e insegnare gratuitamente ai poveri.
Inoltre osservò perfettamente le prescrizioni della Regola tanto come inferiore quanto come Direttore.
Obbedì ai comandi e ai semplici desideri dei Superiori.
96 Ebbe l'orrore del peccato e anche della sola ombra di esso, lavorò in tutte le maniere per impedirlo, per sradicarlo e per ripararlo, e sofferse palesemente quando, venendo a conoscerne l'esistenza, non poteva opporvisi.
97 Fr. Teodoreto ebbe un'ardente brama di perfezione e di santità, fece sempre quello che gli parve più perfetto, animò i Fratelli a tendere alla perfezione con tutte le forze, e chiese ai Catechisti di essere santi in tutto il senso della parola.
98 Ritenne l'uniformità alla volontà di Dio come il massimo dovere, e anche nelle sofferenze e nelle prove, si dimostrò non solo rassegnato, ma contento, dicendo ripetutamente: « tutto come vuole Iddio! ».
La sofferenza non gli fu mai scusa per discostarsi o per procrastinare quello che gli sembrava essere la volontà di Dio.
99 Aveva un grande rispetto per la Sacra Scrittura perché è la voce di Dio comunicata agli uomini per essere loro guida sicura.
Raccomandava di portare sempre con sé il Testamentino, di baciarlo e leggerlo con venerazione, come dimostrazione di amore verso Dio.
100 Dava l'esempio della preghiera continua, fervente, intimamente raccolta e compenetrata in Dio.
101 Si impose come programma di vita spirituale di giungere alla attenzione continua alla presenza di Gesù Crocifisso ed Eucaristico, con la pratica di atti di amore umile e mortificato.
102 Nel ringraziamento alla Comunione si univa intimamente a Maria SS.ma, agli Angeli e ai Santi perché l'aiutassero a ringraziare, lodare, ed esprimere convenientemente atti di amore.
103 Per favorire la propria vita di unione, fece il proposito di « mantenersi nella perfetta ignoranza d'ogni cosa di questo mondo ».
L'indifferenza con cui apprendeva le notizie del giorno, dimostrò quanto mantenesse perfettamente tale proposito, pur non perdendo di vista gli interessi santi della Chiesa, il vero bene delle anime di tutti gli uomini, delle organizzazioni missionarie, dei peccatori, dei poveri, dei sofferenti..., per cui aveva delicata sensibilità, e che raccomandava sovente alle preghiere dei Fratelli e dei Catechisti.
104 Teneva a portata di mano un Crocifisso per poterlo baciare, e consigliava ai Catechisti di tenerne uno nel taschino per guardarlo e baciarlo sovente.
105 Parlava con spontaneità di Gesù Crocifisso e dell'amore che gli dobbiamo, per riconoscenza alla Redenzione operata con lo spargimento di tutto il Suo sangue nella passione e nella crocifissione.
Quando parlava dell'amore di Gesù Crocifisso si animava e le sue parole uscivano come riflesso naturale dei sentimenti concepiti nelle lunghe meditazioni sulla Passione.
107 Amava l'esercizio della Via Crucis, lo faceva ogni giorno e lo prolungava assai nelle giornate di Ritiro spirituale suo e dei Catechisti.
Nel Venerdì santo facilitò l'organizzazione di una Via Crucis solenne dei giovani di A.C. della villa del Collegio.
Visitava anche frequentemente nelle chiese di Torino le cappelle del Crocifisso, e vi si tratteneva a lungo in devota e commossa adorazione.
108 Accoglieva con riconoscenza tutte le segnalazioni di libri che parlassero di Gesù e favorissero la diffusione dell'amore vero verso di Lui.
109 Leggeva volentieri la vita dei Santi perché vi trovava nuove maniere di amare meglio Iddio.
Le annotava e se ne faceva un programma di vita.
Apprezzò grandemente la vita e le opere di S. Giovanni della Croce da cui diceva d'aver imparato più che da tanti libri letti prima, e rimpianse di non averle conosciute più presto.
110 Raccomandava di guardarsi dalla divozione falsa formata di sentimenti superficiali che non si radicano nella lunga e continuata meditazione delle pene di Gesù.
111 Negli ultimi anni era contento di assistere gli allievi del Collegio San Giuseppe durante le Confessioni perché aveva tempo di pregare per loro, e gli pareva di facilitare l'azione della grazia nelle loro anime.
Non mancava di richiamare all'attenzione, al dolore e alla preghiera quelli che si distraevano.
112 Lo zelo per la salvezza delle anime lo dimostrava anche nelle adunanze mensili degli zelatori e zelatrici della Divozione a Gesù Crocifisso che cercava di riempire di vero amore di Dio, affinché l'opera loro non fosse soltanto un'attività esterna senza merito.
113 L'amor di Dio fu la causa e il sostegno delle sue azioni, delle sue fatiche, e di tutti i suoi progetti di bene.
La sua vita fu un atto di amore e una Comunione con Dio quasi senza interruzione.
Dalla Prima Comunione che fece giovanissimo, fino alle Comunioni che faceva ogni giorno in Religione, l'intimità della sua unione con Dio crebbe sempre per il desiderio che ne aveva e per la insoddisfazione che gli davano la brama del più, e la rivelazione dei nuovi orizzonti che Gesù Crocifisso stesso apriva dinanzi agli occhi dell'anima sua.
L'amor di Dio produsse in lui i meravigliosi effetti del vero amore, cioè: l'abnegazione totale di sé, l'umiltà, l'accettazione gioiosa delle sofferenze, l'obbedienza cieca, l'amore del dovere fino al sacrificio di ogni umana soddisfazione.
L'amore di Dio lo portò ad abbandonarsi totalmente a Lui, e caratterizzò in modo eminente l'ultimo periodo della sua vita, quando il declino fisico e la constatazione della relativa sterilità delle opere iniziate, rappresentavano una grave e dolorosa prova.
Ai Fratelli e ai Catechisti continuò ad asserire serenamente che l'opera era di Dio, e Dio stesso le avrebbe dato, dopo la sua morte, lo sviluppo promesso.
Quindi dovevano continuare a lavorare e a confidare, senza ammettere dubbi, i quali suonavano offesa di Dio.
114 bis Nella pratica dell'amor di Dio, Fr. Teodoreto non fu esclusivista nemanco nel metodo.
Fu discepolo esemplare del Suo Fondatore S. Giov. Batt. de La Salle, di cui studiò, praticò e trasmise scrupolosamente la dottrina spirituale; e di più, in piena unanimità con Lui, ebbe lo Spirito e l'arte santa di accogliere insegnamenti da qualunque fonte qualificata.
Invero, accettò per le sue opere i lumi spirituali che gli vennero dal francescanesimo per la lunga pratica che ebbe con l'amico Fra Leopoldo, dalla dottrina di S. Giovanni della Croce attraverso le relazioni spirituali con le Suore del Carmelo, da quella di S. Ignazio e di S. Vincenzo de' Paoli grazie ai PP. Gesuiti e ai Padri della Missione, a cui spesso affidò i ritiri chiusi dei suoi Catechisti.
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