Summarium Documentorum

Nota del dott Domenico Conti

Doc. II

Risposta agli ultimi dubbi avanzati dal Rev.mo relatore, P. Ambrogio Eszer

A

Nota del dott. Domenico Conti, Presidente Generale dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, in risposta ai quesiti posti dal Rev. P. Ambrogio Eszer O. P., Relatore nella Causa di Beatificazione del Servo di Dio Fr. Teodoreto ( Giovanni Garberoglio ) delle Scuole Cristiane.

Con la presente nota cercherò di chiarire il comportamento del Fratello Teodoreto nei confronti degli scritti che gli pervenivano da Fra Leopoldo circa l'Adorazione a Gesù Crocifisso, l'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata e la Casa di Carità Arti e Mestieri.

Cercherò pure di rispondere ad alcune interrogazioni circa l'origine e le vicende iniziali della Casa di Carità.

Infine accennerò alle finalità educative e formative e all'organizzazione della Casa di Carità Arti e Mestieri.

Le fonti a cui ho attinto sono:

- la biografia di Fra Leopoldo scritta dal Fratello Teodoreto;

- gli scritti pubblicati o no dal Fratello Teodoreto circa l'origine e l'organizzazione dell'Unione;

- i verbali delle prime riunioni di coloro che, Fratelli e laici, contribuirono a dare vita all'attuale « Istituto Arti e Mestieri »;

- i colloqui con i catechisti che ebbero modo di vivere almeno come spettatori quei tempi ormai lontani;

- i colloqui avuti personalmente con il Fratello Teodoreto nell'ultimo decennio di vita;

- i colloqui con i catechisti attuali sulla nascita e sugli sviluppi della Casa di Carità Arti e Mestieri;

- le conferenze del Fratello Teodoreto durante il tempo della mia prima formazione negli anni 1945-47;

- le conoscenze che ho potuto acquisire in più di trent'anni di lavoro presso la Casa di Carità.

Il Fratello Teodoreto considerò agli effetti della loro attendibilità, gli scritti dell'amico Fra Leopoldo con fede umana, mai mancando di sottoporre ogni scelta, ogni decisione che vi fosse in qualche modo connessa, alla volontà dei superiori.

Mi sembra importante subito rilevare che i messaggi trasmessi da Fra Leopoldo erano tutti indirizzati a sostenere quei propositi di bene che il Fratello Teodoreto delle Scuole Cristiane, veniva maturando nella preghiera a servizio della educazione cristiana e della « perseveranza » degli allievi ed ex allievi delle Scuole lasalliane, in corrispondenza con i bisogni emergenti dalla comunità ecclesiale e dalla società.

Tra i due religiosi si venne realizzando una singolare ed esemplare amicizia, benedetta dall'obbedienza ai rispettivi superiori, fecondata dal desiderio di amare sempre più e di fare amare il Signore Gesù, nella fedeltà ai carismi delle comunità di appartenenza.

In ogni caso il Fratello Teodoreto mai si propose di prevenire il giudizio della Chiesa circa il carattere straordinario degli scritti e dei « detti » di Fra Leopoldo.

Ciò che lo condusse a riconoscere in Fra Leopoldo un consigliere autorevole erano gli effetti spirituali derivanti dagli incontri con il Francescano equivalenti « a quelli di un corso di esercizi ben fatti » - come lo stesso Fratello Teodoreto ebbe a scrivere - erano « i caratteri di onestà » del frate e il suo contegno tutto improntato « a vera umiltà ».

A ciò il Fratello Teodoreto dovette aggiungere « un insieme di circostanze provvidenziali » che lo aiutarono non poco nell'assolvimento delle responsabilità insite nella sua vocazione di Fratello.

Le circostanze che prima prepararono e poi accompagnarono l'amicizia tutta spirituale tra Fratel Teodoreto e Fra Leopoldo furono interpretate e vissute da entrambi come occasioni provvidenziali per aiutarsi vicendevolmente nel servizio del Signore.

I due religiosi, tanto diversi per natura e formazione, s'incontrarono nella preghiera esprimendo una fecondità tra carismi diversi, ancora tutta da esplorare.

L'uno, tutto assorto a contemplare e a far contemplare l'« Amabilissimo Signore Gesù Crocifisso » adorato « con Maria SS. e tutti gli Angeli e i Beati del Cielo » nelle sue piaghe da cui sgorga la vita; l'altro, tutto dedito alla formazione integrale e all'educazione cristiana dei giovani tenendo ben fermi gli orientamenti programmati ci del suo Fondatore.

« Voi dovete unire nell'assolvimento del vostro compito, lo zelo per il bene della Chiesa con quello del bene della società, della quale i vostri discepoli cominciano ad essere membri e lo devono essere sempre più perfettamente » ( Med. 160 ).

« Voi siete chiamati nel vostro stato di vita ad adoprarvi per la santificazione dei vostri allievi » ( Med. 39 ).

« Voi dovete impegnare i giovani a unire le loro azioni a quelle di Gesù Cristo » ( Med. 195 ).

« Fate in modo che essi pensino spesso a Gesù, loro buono e unico maestro, che essi parlino spesso di Gesù, che essi non aspirino che a Gesù, e che essi non respirino che per Gesù » ( Med. 102 ).

Nell'amicizia tra Fratel Teodoreto e Fra Leopoldo mi sembra molto significativo il parere del Padre Ceslao Pera O. P., giudice nel processo diocesano informativo sull'eroicità delle virtù del Francescano ( Prefaz. del Padre Pera a « Il Segretario del Crocifisso » di Fratel Teodoreto ): « Il suo amore ardente a Gesù Crocifisso lo portò, per una cena connaturalità e simpatia divina, verso un umilissimo Frate Converso Francescano che da Gesù Crocifisso per uguale connaturalità e simpatia divina, proprie della carità, aveva imparato ad amare le anime redente da Lui col ' supremo sacrifizio della Croce.

S'incontrarono così queste due anime elette e sorse non un rapporto tra maestro ignorante e discepolo professore, perché ambedue sotto questo aspetto si muovono in un piano diverso, ma una relazione di santa comunione, feconda di opere provvidenziali.

Su questo piano il rapporto da amico ad amico, converge verso una sintesi nuova di lavoro in perfetta armonia con le esigenze della Chiesa nella società contemporanea ».

« Si potrebbe quasi dire che il serafico Fra Leopoldo e il cherubico Fratello Teodoreto sono i profeti dei tempi nuovi per la costruzione di una nuova sintesi alla quale questi porta il suo contributo di esperienza scolastico pedagogica, quegli dette la sua parte di calore vivificante: ambedue avvolti dalla fiamma ardente verso le anime redente da Gesù Crocifisso».

La circostanza che costituì la premessa per l'incontro tra i due Servi di Dio, fu la proposta di praticare l'« Adorazione a Gesù Crocifisso » che una terziaria francescana fece al Fratello Teodoreto angustiato « dal grave pericolo - sono sue parole - di perdere il diritto di dare in casa gli esami con valore legale a 1050 alunni delle scuole elementari gratuite tenute dalla Comunità di cui il Fratello Teodoreto era direttore ».

Si trattava e si tratta tuttora di un pio esercizio composto da Fra Leopoldo e poi debitamente approvato fin dal 1907, dal Card. Richelmy, Arcivescovo di Torino, mediante il Vicario Generale della Diocesi.

La divozione al Crocifisso in genere, e il particolare riferimento alle piaghe sanguinanti e gloriose del Salvatore, principio della nostra conversione e sorgente di vita, erano ben presenti negli insegnamenti spirituali di San Giovanni Battista de La Salle.

Il Fratello Teodoreto, che come lasalliano esemplare non mancava certo di una particolare devozione verso il Crocifisso, pensò allora come di « mettere alla prova » quella « Adorazione » e di « sperimentarne » l'efficacia invitando i confratelli della comunità a praticarla e a diffonderla tra i loro alunni.

Occorre sottolineare il fatto che il Fratello Teodoreto prima di procedere nella sua proposta ne richiese l'autorizzazione, pienamente concessa, al Fratello Assistente del Superiore Generale dell'Istituto dei Fratelli, suo diretto superiore.

Nel giro di pochi giorni il pericolo che tanto minacciava il normale funzionamento delle Scuole Cristiane, fu scongiurato nonostante il laicisrno dilagante.

Fu così che l'« Adorazione » composta da Fra Leopoldo cominciò a penetrare nell'ambiente lasalliano.

Qualche mese dopo, nell'ottobre 1912, avvenne il primo incontro del Fratello Teodoreto con Fra Leopoldo, finalmente individuato come l'autore dell'« Adorazione ».

Soltanto nella primavera del 1913 il Fratello Teodoreto decise di confidare al francescano una sua idea maturata durante il secondo noviziato, a Lembecq-lez-Halles nel 1906, esattamente due anni dopo la cacciata dei Fratelli dalla Francia e la chiusura di tutte le loro case a seguito dei provvedimenti imposti dalla legislazione laicista e settaria, propugnata dal Ministro Combes.

In effetti si trattava di un'idea natagli nel cuore a motivo della dedizione con cui intendeva seguire i pressanti inviti dei superiori dell'Istituto.

Questi ultimi, più vivamente che mai, si erano adoperati per richiamare l'attenzione dei Fratelli secondi novizi sull'urgenza e sull'importanza del problema della cosiddetta « perseveranza » dei giovani educati dalle Scuole Cristiane.

Più che mai emergeva l'urgenza di un'azione educativa chiaramente ed adeguatamente finalizzala alla formazione di un laicato capace di vita cristiana esemplare per la testimonianza e l'impegno operante come fermento per il bene della società e della comunità ecclesiale.

Si veniva sempre più ponendo l'esigenza di perseguire obiettivi formativi e cristianamente educativi definiti nel quadro della realtà storica, ecclesiale e sociale come fedeltà al Vangelo e in funzione della vita laicale e secolare intesa come servizio e partecipante all'evangelizzazione sia organizzata, sia occasionale nei vari ambienti di lavoro e di vita.

L'idea concepita dal Fratello Teodoreto era assai semplice nelle sue formulazioni: « Formare un'associazione di giovani buoni e zelanti nell'apostolato catechistico, come quelle istituite dai miei confratell a Parigi, a Madrid, a Lione ».

« Formare un'associazione di giovani veramente buoni per aiutarli a vivere nel mondo, una vita intensamente cristiana e animarli nell'apostolato catechistico », un'idea insomma concepita nella fedeltà alla vocazione di Fratello e come obbedienza alle sollecitazioni dei superiori.

Un'idea che il Fratello Teodoreto non mutua da Fra Leopoldo, ma che raccomanda alle preghiere del Francescano.

La risposta trasmessa da Fra Leopoldo confermava tutto ciò: « Dirai al Fratello Teodoreto di fare ciò che ha in mente ».

L'idea era semplice: la sua realizzazione avrebbe dovuto essere tutta evangelica.

Per la nuova associazione di « perseveranza » tutto avrebbe dovuto fondarsi sul Signore Gesù, sull'attrazione salvifica del suo amore per tutti gli uomini, per ciascun uomo, testimoniato con la morte di croce.

I criteri pedagogici di molti educatori del tempo ed anche di molti suoi confratelli erano tuttavia alquanto diversi.

Prevaleva ampiamente l'opinione che i ragazzi, i giovani, dovessero essere attratti con iniziative ricreative, sportive, filodrammatiche, artistiche e così via; soltanto dopo si sarebbe potuto parlare di Dio, del Vangelo, dell'apostolato.

Ma il Fratello Teodoreto continuò a persistere nel convincimento che, per un'associazione di giovani già zelanti e mirante ad una vita nel mondo intensamente cristiana e all'apostolato catechistico, occorresse riconoscere e proporre nel Signore Gesù, nel suo mistero di amore e di salvezza, il polo d'attrattiva e di sviluppo, la giustificazione di ogni cosa.

Questo, senza trascurare il naturale bisogno di sollievo e di ricreazione.

Fu così che Fratel Teodoreto attese lunghi anni prima di passare alla realizzazione dell'idea concepita durante il suo secondo noviziato.

L'incontro con Fra Leopoldo lo aiutò a rompere ogni indugio, anche se i pareri che lo circondavano erano quasi sempre tutt'altro che favorevoli.

Per chiarire i motivi degli indugi del Fratello Teodoreto occorre rilevare che si trattava di dare vita a un'opera di perseveranza per i giovani allievi ed ex allievi delle Scuole Cristiane; un'iniziativa dunque che esigeva il formarsi e lo svilupparsi di convincimenti e di collaborazioni assai diffusi circa gli obiettivi dell'educazione lasalliana al servizio della comunità ecclesiale e della società e, in questo quadro, circa il senso e i dinamismi dei rapporti tra Scuola Cristiana e opere di « perseveranza ».

Tutto ciò senza diminuire in nulla l'importanza e il ruolo delle Scuole Cristiane, anzi affermandone l'esigenza profonda di giungere a immettere e a sostenere nella Chiesa e nella società soggetti sempre più preparati a svolgervi un ruolo attivo e responsabile, sempre più animati a operarvi come fermento evangelico, e a concepire il proprio progetto di vita come ricerca e risposta alla vocazione.

Per ogni cosa però il Fratello Teodoreto fece sempre ricorso alla obbedienza.

Gli inizi di fatto dell'Unione, la sua fondazione come Pia Unione, la sua diffusione furono sempre sottoposte all'approvazione dei massimi superiori dell'Istituto.

L'« Adorazione » ebbe ulteriori riconoscimenti.

Approvata nel 1907 dall'Arcivescovo di Torino venne, nel 1915 e su presentazione di Mons. Bartolomasi Vescovo Ausiliare di Torino - che sarà il primo Vescovo castrense - approvata e indulgenziata da Sua Santità Benedetto XV, infine venne inserita, con qualche lieve modifica, nel volume Preces et Pia Opera della Sacra Penitenzieria Apostolica con il numero 170 dell'edizione del 1938.

Il Papa Benedetto XV in quell'occasione vi aggiunse di suo pugno le seguenti espressioni:

« Preghiamo il Signore di colmare di grazie il Direttore e gli Ascritti alla Pia Unione del SS. Crocifisso, canonicamente eretta in Tonno, perché i Sacerdoti con la voce e con l'esempio, e i secolari con la santità della vita debbono sempre ' praedicare lesurn Chrislum et liunc Cruciiixurn ' ».

La « pia pratica » venne proposta da Fra Leopoldo e dal Fratello Teodoreto non tanto come formula da recitarsi, bensì come mezzo per penetrare sempre più profondamente nell'intimità del Signore Crocifisso e dell'Immacolata Vergine, dolorosissima ai piedi della croce.

L'Istituto dei Fratelli ricevette da Fra Leopoldo tramite il Fratello Teodoreto l'« Adorazione a Gesù Crocifisso » e l'Unione ne divenne lo strumento principale per la sua diffusione.

Su invito trasmesso da Fra Leopoldo, debitamente autorizzato dal suo superiore, e grazie al disbrigo delle pratiche necessarie da parte dei Fratello Teodoreto, presentemente il Superiore dei Fratelli delle Scuole Cristiane della Casa Generalizia, ha la proprietà artistico-letteraria del foglietto dell'Adorazione.

Per la formazione dei membri dell'Unione il Fr. Teodoreto attinse largamente dagli insegnamenti di San Giovanni Battista de La Salle.

Egli partecipò ai membri dell'Unione lo spirito di zelo e di fede, l'impegno per l'orazione e l'ideale educativo e catechistico del suo Istituto.

Con ciò egli intese aiutare i catechisti a conseguire i risultati, strettamente congiunti, di santificazione personale e di apostolato catechistico e sociale avvalendosi dei compiti e delle responsabilità proprie della vita laicale e secolare e come dall'interno della realtà storica e sociale.

Del resto nei passi ricavati dagli scritti di Fra Leopoldo e pubblicati nella biografia del Francescano scritta dal Fratello Teodoreto, risulta chiaramente come l'Unione, almeno nella sua espressione giovanile, venisse affidata e raccomandata alle cure dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

Che l'Unione dovesse svilupparsi come frutto dell'albero secolare dell'Istituto lasalliano risulta dalle stesse esplicite affermazioni scritte dal Fratello Teodoreto pochi anni prima della sua morte.

Dopo aver constatato che « anche l'Istituto Secolare dei Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata si sviluppa con difficoltà», il Fratello Teodoreto prosegue: « Ritengo che uno dei fattori per ottenerne lo sviluppo è costituito dagli scritti del Fondatore.

Ma io non ho la capacità di lasciare ai Catechisti degli scritti che anche lontanamente abbiano un po' del valore di quelli lasciati da San Giovanni Battista de La Salle, che fu un genio.

Perciò in mancanza di scritti miei formativi, esorto caldamente tutti i Catechisti ad attingere più largamente alla dottrina di San Giovanni Battista de La Salle, considerandolo come i loro principale Maestro e continuando ad invocarlo fervidamente ed a fare un diligente studio dei suoi scritti, specialmente della Raccolta dei trattatelli e delle Meditazioni, ove si indica il modo di acquistare e conservare lo spirito di Fede e di Zelo ( che è anche lo spirito dei Catechisti ) come pure i mezzi per vivere la vita interiore e raggiungere una grande santità adatta al loro genere di vita » ( Bollettino, l'Amore a Gesù Crocifisso, Anno XXXV, nn. 4-6, luglio-dicembre 1951 ).

Il carattere lasalliano dell'Unione ebbe importanti riconoscimenti da parte dei massimi responsabili dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

Ne ricordiamo due in particolare: l'attestato di affiliazione di tutti i membri « congregati », cioè consacrati, dell'Unione dovuto al Superiore Generale Frère Junien Victor1 e la circolare n. 328 del 19 marzo 1948, inviata dal Superiore Generale Frère Athanase Emile a tutti i Fratelli e dedicata a « La pieuse Union de Jésus Crucifié et de Marie Immaculée ».

L'Unione poco a poco, grazie pure alle proposte dell'Arcivescovo di Torino, Mons. Giuseppe Gamba, si evolse da « Pia Unione » in un vero e proprio sodalizio per la pratica dei consigli evangelici nel mondo e per l'apostolato catechistico e sociale, sino a ricevere il riconoscimento come Istituto Secolare, poco dopo la promulgazione della Costituzione Apostolica « Provida Mater Ecclesiae ».

L'Unione, in quanto « sodalizio », in quanto « Istituto » dovette acquisire tutta l'autonomia richiesta nei confronti dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, ma non per separarsene dal carisma, dalla comunione spirituale, dalle finalità catechistiche.

Anzi dovette e deve curare di tradurre, in forza di un impegno liberamente assunto, la fedeltà alle sue origini, al dinamismo che la pose in essere al fine di concorrere a realizzare in stretta collaborazione con l'Istituto dei Fratelli la formazione e il sostegno per un laicato cattolico a servizio della Chiesa e della società.

L'Unione cioè dovette alimentarsi, traducendolo e sviluppandolo nelle varie condizioni della vita laicale e secolare il carisma a cui deve l'origine.

Un carisma che ha condotto il Fratello Teodoreto a comunicare con Fra Leopoldo per l'amore ardente a Gesù Crocifisso e che perciò gli ha consentito di ricevere dal Francescano l'Adorazione a Gesù Crocifisso e di trasmetterla al suo Istituto, ai membri dell'Unione.

Un carisma che fiorito nel cuore del Fratello Teodoreto lo renderà pronto ad accettare l'azione costruttiva della carità per il mondo del lavoro e per la formazione al lavoro delle nuove generazioni.

Per questo egli sostenne la denominazione programmatica di « Casa di Carità Arti e Mestieri » prima per la nuova scuola professionale aperta dai Fratelli e poi per quella dovuta all'iniziativa dei Catechisti.

Il Fratello Teodoreto era pure convinto che l'Unione, almeno nella sua espressione giovanile, avrebbe dovuto sorgere presso ogni casa del suo Istituto.

Questo ordine di pensieri, incoraggiato dai consigli e dalle preghiere di Fra Leopoldo, venne anche confermato da espliciti interventi dei massimi Superiori dei Fratelli.

Basti ricordare la circolare 328 del 1949, diramata dall'allora Superiore Generale Athanase Emile.

Il Fratello Teodoreto scrisse la già citala biografia su Fra Leopoldo principalmente allo scopo di favorire al massimo la collaborazione tra Istituto dei Fratelli e Unione Catechisti del SS. Crocifisso ( ormai diventata un'entità autonoma essa stessa ) in vista del comune obiettivo della formazione e dell'aiuto per un laicato cattolico a servizio della Chiesa e della società.

Premeva a Fratello Teodoreto non solo di rendere testimonianza alla vita e alle opere di Fra Leopoldo, ma anche di fissare per iscritto gli accadimenti e i fatti che con l'aiuto di Fra Leopoldo portarono all'accettazione della « Adorazione a Gesù Crocifisso » da parte dei Fratelli e alla sua diffusione tramite l'Unione, alla fondazione dell'Unione, al sorgere dell'opera Casa di Carità Arti e Mestieri.

Fatti e accadimenti in cui il Fratello Teodoreto scorse come una benedizione, un indubitabile aiuto per la fecondità apostolica del suo Istituto.

Il libro ricevette tutte le debite autorizzazioni ed approvazioni da parte dell'autorità ecclesiastica, da parte dei Superiori sia lasalliani che francescani.

Anzi, la prima edizione ne ricevette il « nulla osta » da parte del Padre Ceslao Pera, O. P., che era stato giudice nel processo diocesano informativo su Fra Leopoldo.

Il Padre Pera successivamente accettò di buon grado di stendere la prefazione per la ristampa dell'opera.

Particolare non di poca importanza è che il Padre Pera, maestro in Sacra Teologia dell'Ordine domenicano, era uno studioso attento e appassionato delle santità fiorite in modo così evidente e straordinario nella Diocesi di Torino e in Piemonte nell'ultimo secolo.

Il terzo frutto della feconda amicizia tra il Fratello Teodoreto e Fra Leopoldo è costituito dalla Casa di Carità Arti e Mestieri.

L'idea di aprire una scuola professionale venne proposta ai Superiori dal Fratello Teodoreto e dal gruppo di ex allievi da lui riunito, tutti giovani desiderosi d'intervenire in qualche modo in aiuto al tormentato mondo del lavoro, dilaniato da crisi e da lotte anche sanguinose subito dopo la prima guerra mondiale.

Il Fratello Isidoro era in quel tempo direttore della Comunità e delle scuole di via delle Resine.

- Si trattava di una proposta tipicamente lasalliana, tutta intesa a promuovere umanità, a valorizzare talenti, preparando giovani e lavoratori per un valido inserimento e una efficace presenza di animazione cristiana nel mondo delle attività produttive di beni e di servizi.

Ma i Superiori tergiversavano a causa della grande scarsità di personale docente e per la mancanza degli ingenti mezzi finanziari che sarebbero occorsi.

La spinta decisiva venne da Fra Leopoldo con la raccomandazione di realizzare, secondo la volontà del Signore, una nuova opera gratuita di formazione professionale da denominarsi « Casa di Carità Arti e Mestieri ».

Ciò che impressionò i Superiori dei Fratelli era che il Fratello Isidoro con le sue proposte e Fra Leopoldo con il suo messaggio avevano agito entrambi ignorando l'uno dell'altro.

Raccolto nell'Adorazione a Gesù Crocifisso, il messaggio trasmesso da Fra Leopoldo era semplice e chiaro: « Per salvare le anime, per formare nuove generazioni, si devono aprire Case di Carità per far apprendere ai giovani Arti e Mestieri ».

« Tutto l'andamento delle Case di Carità che si edificheranno splenda cristianamente e cattolicamente ».

Fu così che l'idea della scuola professionale, contrariamente alle previsioni, ricevette consensi ampi e calorosi anche da parte dell'Assistente Generale per l'Italia, Fr. Candido.

Con il suo consenso venne formato un comitato comprendente laici ragguardevoli che incominciò subito le sue riunioni allo scopo di definire un progetto per l'Opera.

Fu pure riunita una Commissione per presentare un preventivo massimo e minimo di spesa all'assemblea del Comitato.

Il Fratello Teodoreto fece parte di entrambi gli organismi.

Purtroppo il tecnico incaricato volle mantenersi sul progetto di massima con un preventivo che già nel 1920 ammontava a oltre 19 milioni.

La cosa provocò una prima crisi tra i membri del Comitato e le prime dimissioni.

Ad ogni modo la nuova scuola professionale incominciò nell'anno 1920-21 con alcuni corsi diurni e serali.

Presidente del Consiglio e della Giunta di Amministrazione fu nominato il conte Arborio Mella che fu sempre favorevole alle proposte di Fratel Teodoreto e di Fra Leopoldo.

La seconda crisi si produsse a causa del nome e della gratuità della nuova Opera.

Metà della Giunta di Amministrazione era contraria.

Anche un certo numero di membri del Comitato, del Consiglio « non per questioni di principio, ma per opportunità » sostennero che si dovesse denominare la nuova scuola professionale col solo titolo di « Istituto Arti e Mestieri » e che si dovesse altresì rinunciare alla gratuità dell'insegnamento.

Titolo e gratuità erano invece sostenute dal Fratello Teodoreto e da Fra Leopoldo, oltreché dal direttore Fratel Isidoro.

A questo punto il Presidente del Consiglio credette suo dovere di dare le dimissioni, che però poi ritirò per non aggravare ulteriormente la situazione.

Nel tentativo di pacificare gli animi e di garantire una normale funzionalità amministrativa, il nuovo Direttore Fr. Aquilino dichiarò che da parte sua non avrebbe più insistito nel proporre il titolo Casa di Carità, purché se ne fosse salvaguardato lo spirito.

Tuttavia gli organi promozionali e amministrativi preposti alla nuova iniziativa formativa non riuscirono più a funzionare regolarmente, per le dimissioni e le assenze dei membri, cosicché i Fratelli finirono con l'assumere pienamente anche la gestione dell'opera.

Il Fratello Teodoreto così ha commentato il fatto: « La Provvidenza di Dio, ricavando il bene dal conflitto che tormentò il Comitato, offriva ai Fratelli, istituiti per l'educazione dei poveri, un nuovo tipo di scuole gratuite che dovrà sostituire quelle che vanno scomparendo e che dipendevano da amministrazioni e da comitati sempre di difficile accordo.

Così i Fratelli furono posti come tratto di unione tra i poveri e i ricchi, per eccitare la carità di questi in favore di quelli e per educare i figli dei poveri nella carità cristiana ».

Così l'opera che era nata per l'intervento di Fra Leopoldo e per l'impegno di Fratel Teodoreto finì col denominarsi come « Istituto Arti e Mestieri ».

Il Fratello Teodoreto a motivo della carità fraterna e dell'obbedienza rinunciò a insistere sul titolo e sulla gratuità.

Fra Leopoldo accusato di voler indebitamente interferire nelle decisioni altrui da uno dei consiglieri di amministrazione dimissionari recatesi appositamente dal Padre Provinciale e dal Padre Guardiano ricevette la proibizione di occuparsi della nuova scuola e di ricevere persone esterne.

Con questo ultimo provvedimento si verificarono le circostanze secondo le quali il Signore permise che Fra Leopoldo si credesse abbandonato anche dal Fratello Teodoreto, proprio dal più caro amico, dalla persona che egli stimava particolarmente.

« Fra Leopoldo sopportò ogni cosa con pazienza - è la testimonianza del Fratello Teodoreto - soffrendo la sua parte di martirio per amore di Dio ».

Intanto i catechisti dell'Unione, cresciuti in età e in esperienze professionali, presero a partecipare come docenti, prima nei corsi serali ad indirizzo commerciale da tempo funzionanti presso le scuole di via delle Rosine, e poi anche nei corsi serali della nuova iniziativa « Istituto Arti e Mestieri ».

Il loro scopo era congiuntamente quello della istruzione religiosa dei giovani e dei lavoratori e la loro formazione per il lavoro.

Attività a cui un certo numero di catechisti dedicarono tutto il loro tempo libero, dopo gli impegni professionali e di famiglia.

In seguito, i catechisti mossi dal desiderio di estendere il loro apostolato catechistico e sociale particolarmente a favore dei giovani che non riuscivano a trovare occupazione per mancanza di mestieri, diedero inizio a corsi festivi e poi anche serali.

Ciò avvenne in un rione operaio, presso i locali della parrocchia di N. S. della Pace.

Era chiaro che i giovani andavano ormai aiutati anche nell'acquisizione razionale, tecnicamente giustificata della parte eminentemente operativa della loro professionalità.

Appariva pure, sempre più chiaramente la necessità di integrare la stessa parte teorica con conoscenze relative agli aspetti sociali, economici, giuridici, culturali di un'attività lavorativa esercitata con adeguata consapevolezza in un quadro di sviluppo della società e di evoluzione dei processi tecnologico-produttivi e di educazione cristiana della personalità e della presenza nei luoghi di lavoro e nella società.

La nuova iniziativa denominala « Scuola festiva Madonna della Pace » ebbe subito un vasto successo, tant'è che dovette dotarsi di una sede propria.

Il che fu possibile anche grazie all'aiuto finanziario della stessa popolazione del rione e dell'entusiasmo degli allievi ed ex allievi che collaborarono alla raccolta del denaro occorrente.

L'insegnamento era e rimase gratuito.

Era, infatti, convinzione del Fratello Teodoreto che la possibilità di acquisire un'arte e un mestiere mediante la frequenza a corsi di formazione professionale debitamente organizzati dovessero essere assolutamente gratuite per tutti.

Affinché ciò potesse realizzarsi i catechisti e i docenti prestarono la loro opera gratuitamente, anche tenendo conto che si trattava di un lavoro aggiuntivo a quello da cui ciascuno traeva i mezzi di vita.

Il compito di realizzare l'idea, venne affidato dall'Unione, di cui il Fratello Teodoreto era il direttore, al catechista Giovanni Rebaudengo, coadiuvato da alcuni confratelli.

Il lavoro che egli svolse consistette essenzialmente nella ricerca di aiuti economici e di beni strumentali occorrenti e nel fare conoscere l'iniziativa nell'ambiente parrocchiale e cittadino allo scopo di ottenere varie collaborazioni.

Egli venne considerato come il primo direttore dell'opera, in realtà la responsabilità didattica venne assunta dal Fratello Teodoreto, mentre le responsabilità amministrative erano dell'Unione.

Se è vero che la scuola incominciò anche grazie al lavoro svolto dal Rebaudengo, non per questo ne fu il fondatore, come egli tendeva a credere e a far credere mettendo in ombra l'Unione.

Infatti egli poté operare solo in quanto mandato dall'Unione, in nome e per conto della stessa Unione.

Molto attivo nel cercare aiuti e adesioni il catechista Rebaudengo si dimostrò pressoché privo di preparazione culturale e della capacità organizzativa e di coordinamento necessario per svolgere positivamente il ruolo di direttore.

I suoi interventi in materia didattica e formativa risultarono negativi rispetto al normale funzionamento dell'insegnamento e dell'apprendimento.

Fu così che l'Unione decise di nominare come direttore un altro catechista.

La decisione venne presa dalla nuova direzione dell'Unione formata dai soli catechisti; poiché in base al nuovo regolamento, approvato dall'Arcivescovo, l'Unione era diventata un sodalizio per la pratica dei consigli evangelici nel mondo.

Il Fratello Teodoreto al quale fu sempre riconosciuta l'autorevolezza del Fondatore, consentì pienamente alla decisione della nuova direzione.

Ad ogni modo per valorizzare al massimo le capacità dimostrate dal Rebaudengo l'Unione decise di nominarlo procuratore dell'opera e lo assunse a tempo pieno in quanto tale alle sue dipendenze con regolare stipendio.

L'interessato accettò la proposta dell'Unione pur continuando ad accusare l'Unione di averlo ingiustamente esautorato nelle sue attribuzioni.

Passarono alcuni anni finché il Rebaudengo lasciò a un tempo l'Unione e la stessa Casa di Carità.

Con l'acquisizione della nuova sede ci si ricordò dei detti di Fra Leopoldo e « venne allora l'idea - sono parole del Fratello Teodoreto - di accogliere quel titolo Caia di Carità che aveva impedito la scuola gratuita in favore dei poveri, e di scriverlo a grandi caratteri sui muri del fabbricato ».

L'idea ebbe l'approvazione autografa con molti incoraggiamenti da parte di S. E. Mons. Giuseppe Gamba, Arcivescovo di Torino.

Nell'ottobre del 1931 la scuola serale di tipo industriale tenuta dalla comunità cui apparteneva Fratel Teodoreto venne trasferita e unita alla Casa di Carità.

La nuova sede si dimostrò subito insufficiente dato il numero delle richieste.

Nel 1939 i catechisti decisero nonostante l'assoluta mancanza di mezzi di acquistare un terreno per costruirvi un edificio pienamente rispondente alle esigenze di una scuola professionale.

In quell'occasione i catechisti, incoraggiati dal Fratello Teodoreto, decisero di adottare per intero l'insegna programmatica raccomandata da Fra Leopoldo, di « Casa di Carità Arti e Mestieri ».

Circostanze provvidenziali, compreso il lascito di una zelatrice della Adorazione a Gesù Crocifisso, consentirono di acquistare in pochi mesi il terreno occorrente.

Subito dopo la guerra, sempre per mezzo di circostanze davvero provvidenziali a cominciare da un prestito fatto dallo stesso Arcivescovo di Torino, il Card. Maurilio Fossati, venne costruito il primo nucleo della nuova sede della Casa di Carità Arti e Mestieri.

Accanto ai corsi serali e festivi vennero aggiunti quelli diurni triennali dopo la licenza di scuola secondaria inferiore.

Detti corsi erano intesi alla formazione professionale e all'educazione umana e cristiana delle giovani leve del lavoro operaio.

Si passò così da un insegnamento quasi esclusivamente teorico a un insegnamento teorico-pratico che richiedeva officine e laboratori con una adeguata dotazione di macchinario e di strumentazioni.

L'Opera è attualmente dotata di una sua proposta formativa i cui fattori sono costituiti dalla professionalità, dalla comunitarietà, cioè dal lavoro attuato con criteri di solidarietà di gruppo, dalla carità.

La professionalità è concepita e propugnata come capacità di inserimento dinamico nei processi tecnologico-produttivi e nel sistema socioeconomico, in corrispondenza con l'evoluzione scientifica, tecnologica, sociale, culturale, etico-religiosa.

Fondamento dell'Opera è Gesù, il Crocifisso-risorto, suprema manifestazione della carità che si partecipa come dinamismo salvifico, massimamente costruttivo e suscitatore di vita, di pienezza di vita, di comunione e di fraternità, di pace, nonostante gli egoismi e i contrasti.

L'insegnamento specificatamente religioso comprende due ore di lezione settimanali per i corsi diurni e di un trattenimento settimanale per i corsi serali.

Come centro della Casa di Carità Arti e Mestieri in quanto comunità educante viene proposta la Messa settimanale per i corsi diurni e al primo venerdì del mese per i corsi serali.

Vengono pure organizzate riunioni volontarie di formazione alla vita liturgica e all'apostolato catechistico e brevi ritiri spirituali presso il Centro di spiritualità dell'Unione, denominato « La Sorgente ».

Si svolgono riunioni anche per gli insegnanti di Religione, per approfondire e aggiornare obiettivi, contenuti e metodologie per la formazione religiosa, considerata come fondamento e coronamento della formazione professionale complessiva, in vista del futuro impegno di testimonianza e di animazione nel mondo del lavoro.

Attualmente l'Opera dispone di due Centri di formazione professionale e di una struttura di coordinamento.

Quest'ultima è formata dal Consiglio di Amministrazione, dalla Direzione Generale, da un nucleo di progettazione e di proposta che si avvale all'occorrenza, e secondo le disponibilità, della collaborazione di tecnici, di docenti universitari, di esperti.

Oltre il 60% del corpo docente è formato da ex allievi.

L'insegnamento è sempre stato gratuito.

I corsi attualmente finanziati dalla Regione Piemonte, si articolano in corsi biennali di formazione di base e in corsi annuali di specializzazione per nuove professionalità presenti nel settore meccanico ed elettro-elettronico.

Vi si svolgono pure corsi su richiesta della Regione e delle Aziende.

I riferimenti al carisma lasalliano e al titolo programmatico e al continuo mutare ed evolversi dei bisogni formativi e di elevazione cristiana dei giovani e dei lavoratori costituiscono uno sforzo costante dell'Opera.

In fede.

dott. Domenico Conti

Presidente Generale dell'Unione Catechisti
del SS.mo Crocifisso e di Maria SS. Immacolata
Teste n. 19 - Summarium

Visto, si dichiara autentica la firma del dott. Domenico Conti. Si dichiara inoltre che quanto da lui scritto in queste note è stato testimoniato con giuramento sul Vangelo di dire la verità.

In fede.

1, s.

Sac. Piergiorgio Micchiardi, Canc.

Torino, 19-6-1985

Indice

1 « … ronnnissant la piétc et le zèle que les Congréganistes du Très Saint Crucifix et de l'hnmaculéc Vierge Marie déploicnt pour la gioire du Divin Rédempteur.
Saclinnt Icur ardent désir d'appartenir spjritucllement a la Familic de saint Jean Baptistc de I.a Salle, dont ils con.scrven!, selon Icur condition, les règlements tant pour Icur s,inctification personnelic quc pour leur apostolal catéchistique auprès des enfants et des ieunc.s gens; Nons dcsnon.s donner a celle Oeuvre qui nous est chère, un lémoignage de notre paitiriilicie hienveillancc.
In conséquence, et par les présentcs l.c-ttres d'affiliation, Nous rcndons scs Congrcganistcs participants aux mérifes des Communions, Oraisons, Prières, .Icuncs. Travnux polir l'Education Chrétienne de la Icunesse, et de toutcs les autics honncs Oeuvres qui, Dieu aidant, seront accomplies dans notre Institut » ( 21 nov. 1935 ).