Positio super scriptis |
Anelito incessante di tutta la vita di Fr. Teodoreto è stato la santità, l'immedesimazione in Cristo.
E verso questa meta di perfezione cercò di attrarre confratelli e giovani affidati alle sue cure.
A 22 anni, scrivendo al nipote che lui stesso, ancora giovanotto aveva preparato alla prima Comunione e che poi era entrato pure lui tra i Fratelli, prendendo il nome di Fr. Bonaventura, non cessa di incitarlo alla santità.
« Sia - scrive - la santità l'unico nostro scopo, chiediamo a Dio le grazie e le virtù che abbiamo bisogno, siamo fervorosi e allora conosceremo quanto sia dolce e soave il servire a Dio nella santa Religione » ( I, p. 1; cf. anche p. 3 ).
E in altra lettera:
« Iddio ci vuoi santi! Che importa a noi l'aver lasciato il mondo «e non ci facciamo santi? » ( I, p. 9; cf. anche p. 15 ).
Nel 1899, in occasione dell'onomastico del nipote, gli scrive:
« Se non ci facciamo santi siamo i più gran minchioni che esistano sulla terra.
Perché non abbiamo sempre gli occhi rivolti alla nostra santificazione?
Perché non approfittiamo delle circostanze più critiche e più umilianti per far nuovi passi nella via della perfezione?
Vogliamo sì o no farci santi?
Se vogliamo possiamo, e se ancora non siamo santi è perché non l'abbiamo voluto...
Scrivo queste cose con un po' di forza prima per me e poi per Lei, perché al fin dei conti sarebbe tempo di non più contentarci di parole ma venire ai fatti » ( I, p. 11 ).
Proprio per quest'ansia di santificazione vorrebbe poter ricominciare la sua vita religiosa.
Al nipote che inizia il noviziato scrive:
« Quando io penso alla tua sorte... quella cioè di incominciare il "Noviziato, sento in me un desiderio grande di incominciarlo anch'io se fosse possibile; ma ordinariamente il Noviziato si fa una volta sola e fortunato chi lo fa bene» ( I, p. 1 ).
Qualche tempo dopo, sottolineando la nostalgia del Noviziato, passato per lui come il vento, dice di sentire il cuore riempirsi di ineffabile consolazione pensando che il nipote, diventando tutto di Gesù, aiuti anche lui con la preghiera a diventare tale e aggiunge:
« Il nostro unico intento sia piacere a Gesù e a Lui solo; la carità e l'umiltà... aiuteranno a far grandi progressi nella perfezione... ».
Termina augurando la maggior santità possibile ( cf. I, pp. 5-6 ).
Anche per lui, come per tutti i Santi, il cammino della perfezione è seminato di rinuncie, esige sforzi ed egli non si tira indietro.
Nel marzo 1934, scrivendo al Fratel Assistente, dice:
« Mi sono proposto questa mattina di venerdì, dedicato ai Dolori della SS. Vergine, di cominciare una vita nuova tutta unità a Gesù e distaccata da tutto ciò che non è Dio...
Spero, con la protezione della SS. Vergine, di riuscire finalmente a togliermi dalla tiepidezza e darmi al fervore della vita religiosa.
I suoi consigli saranno preziosi e da parte mia Le prometto di fare tutti gli sforzi possibili per metterli in pratica » ( cf. I, p. 52 ).
Vuole approfittare di tutto per giungere alla santità ( cf. I, p. 62 ).
L'augurio più bello che formula è quello di una grande santità ( cf. I, p. 71 ).
Tutta l'azione di Dio a nostro riguardo, tende al nostro perfezionamento e il Servo di Dio lo ricorda nelle sue lettere.
Ad un confratello scrive:
« Gesù la innalza sulla croce con sé per santificarla.
Si lasci guidare da Gesù e da quelli che lo rappresentano; non mancherà di riuscire bene in tutto e per tutto » ( I, p. 72 ).
Non si stanca di inculcare la santità a membri dell'Unione Catechisti e con conferenze ascetiche tenta di formarli alla virtù più soda.
Scrivendo, nel 1941, al Presidente dell'Unione, dice:
« A tutti i cari giovani dico di continuare ad esercitarsi nella pietà, nella carità fraterna e nell'obbedienza; di stare allegri, ma di amare molto Nostro Signore Gesù Cristo e la sua e nostra Madre Maria SS.ma...
Il Signore ci benedica tutti e ci faccia santi » ( I, pp. 97-98 ).
Nel giugno 1943, in piena guerra, scrive ai Catechisti che si apprestano a fare gli Esercizi una breve lettera in cui, tra l'altro, dice:
« La vostra buona volontà supplirà alle manchevolezze inerenti alle circostanze attuali e vi porterà a fare degli Esercizi spirituali eccezionali, atti a portarvi a una vera santità.
I tempi attuali richiedono dei santi e Dio cerca degli uomini di buona volontà, che si offrano a Lui con cuor generoso per santificarli...
Questo è il tempo opportuno, o carissimi... Il Signore vi parlerà e voi obbedendo alle sue ispirazioni vi farete santi... » ( I, p. 128 ).
A 80 anni considera una grazia grande l'aver avuto il permesso di partecipare agli Esercizi spirituali di 20 giorni che terminano alla presenza del Superiore Generale ( cf. I, p. 250 ).
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