L'ideale cristiano e religioso |
1 - L'ideale è la più alta perfezione a cui possono aspirare tutte le nostre facoltà.
Tali facoltà sono parecchie; ora, la molteplicità non crea forse il disordine e la confusione allontanando la bellezza, attrattiva indispensabile di ogni ideale?
Questa difficoltà è più apparente che reale:
a) Difatti, quando riflettiamo veniamo a conoscere che la bellezza invece di essere contraria alla molteplicità, la richiede, la esige, ma ridotta all'unità.
In Dio medesimo non vi ha forse la Trinità delle Persone in una perfetta unità di natura?
Non ci compiacciamo forse di distinguere in Lui l'essere, la conoscenza e l'amore?
Non è Egli la causa efficiente, esemplare e finale di ogni cosa?
La molteplicità delle facoltà è quindi in noi elemento di bellezza, a patto che vi sia l'unità.
E tale unità la si riscontra ed è mirabile.
b) Consideriamo da prima l'elemento puramente umano del cristiano.
In lui si trovano tre vite: la vita vegetativa, la vita sensitiva e la vita intellettuale.
La prima è l'ancella della seconda, e le facoltà sensibili, a loro volta non hanno altro fine che di rendere possibile la vita intellettuale, e questa con due facoltà: l'intelligenza e la volontà.
L'intelligenza è chiamata a illuminare la volontà, a mostrarle il bene che deve perseguire e i mezzi che deve scegliere per raggiungerlo.
Rimane perciò la volontà che domina tutte le altre facoltà; essa sola è libera; essa dà degli ordini; concentra in se medesima tutta la vita dell'uomo e ne assume la responsabilità.
Nella volontà si distinguono parecchie operazioni.
Forse che qui ricompare, sotto altra forma, la molteplicità e la confusione?
La volontà ama il bene, lo desidera, ne gode; essa odia il male, lo fugge e se ne rattrista; volta a volta spera e dispera, osa, teme, si irrita.
Dove trovare l'unità in questa moltitudine di operazioni così diverse e contraddittorie?
Tuttavia l'unità è manifesta, e tutte queste operazioni hanno la loro spiegazione e la loro ragione d'essere nell'atto d'amore.
Perché l'avaro desidera e spera le ricchezze, mentre il santo le odia e le fugge?
La ragione non è forse che il primo ama le ricchezze mentre l'altro ama la spogliazione volontaria?
Perché il fedele figlio della Chiesa si compiace dei suoi successi, si addolora delle sue persecuzioni, è indignato contro i suoi calunniatori, se non perché ha un ardente amore verso la Chiesa, sua madre?
Amore: tale è la sintesi di tutto l'uomo, di tutte le sue facoltà, di tutte le loro operazioni.
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