L'ideale cristiano e religioso |
Gesù Cristo, dice S. Paolo, è sempre vivo a fine di supplicare per noi ( Eb 7,25 ).
In cielo e nel SS. Sacramento, egli non cessa d'intercedere, ricordando il suo merito al Padre, che gli deve concedere la nostra salvezza.
Egli mostra quell'Umanità che si assunse e che meritò per noi, e mostra le sue piaghe, segni del suo sacrificio.
Egli espone l'ardente desiderio della nostra salute che infiamma l'anima sua santa, desiderio che non è solo una preghiera, ma un richiamo dei suoi diritti infiniti, e che è immediatamente esaudito.
Egli intercede per tutti quelli che riscattò, per tutti e per ciascuno in particolare.
Perché per ciascuno egli ha uno sguardo e un'effusione speciale del suo amore: « Io sono il buon Pastore.
Il buon Pastore chiama per nome ciascuna delle sue pecorelle e le conduce al pascolo.
Io conosco le mie pecorelle » ( Gv 10,14 ).
Non si tratta d'una semplice conoscenza, dice San Tommaso, ma sì d'una conoscenza d'approvazione e di amore, in cui il cuore ha la parte sua come l'intelletto.
Dal fondo del suo tabernacolo, Gesù mi guarda incessantemente, con uno sguardo che mi penetra a fondo.
Sguardo attento e quanto mai tenero!
« Il lume del tuo volto, o Signore, è impresso sul mio come un segno » ( Sal 4,7 ).
Non uno dei miei pensieri, non uno dei miei atti che sfugga a Gesù.
Non v'ha un istante in cui io possa dire: ora Gesù non pensa a me.
Anche alla notte egli veglia sul mio sonno.
« La via per cui cammino è sotto lo sguardo del Signore » ( Gdc 18,6 ).
Non è forse preziosa, fra Gesù e l'anima, quest'unione creata mediante l'incessante irradiamento della carità del Cuore di Gesù?
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