Pensieri sulle Regole e Costituzioni 1949 |
Nel nostro apostolato di azione dobbiamo dedicarci nella carità di Nostro Signore imitando i suoi esempi.
Anche fuori dell'apostolato catechistico dobbiamo mettere al servizio di Dio i doni della natura e della grazia da Lui ricevuti, e perciò:
- competenza e adattamento, col sapere e il saper fare, per portare nel proprio ufficio o professione il valore richiesto; ( Reg. e Cost. art. 15 )
- discrezione, penetrazione, assimilazione, operando come il "lievito nella pasta" ( Lc 13,21; Mt 13,33 ).
In riassunto, diamoci alla salvezza delle anime senza pretendere nulla come Nostro Signore "che passava facendo il bene".
L'Istituto ha per scopo la santificazione nel mondo dei propri membri e l'apostolato catechistico e sociale.
Questo doppio fine dell'Istituto risulta dalla doppia legge della carità:
amor di Dio in se stesso e per se stesso, amor del prossimo in Dio e per Iddio, doppio aspetto dello stesso amore.
Al primo corrisponde la cura della perfezione personale, cioè la cura di unirsi a Dio il più possibile per la carità.
Al secondo aspetto corrisponde la cura del prossimo per unirlo a Dio per la carità.
Come la carità abbraccia con uno stesso atto Dio e il prossimo, così noi dobbiamo mirare come effetti di uno stesso atto la nostra santificazione personale e quella del prossimo, cioè unire praticamente ogni giorno la contemplazione e l'azione:
unione alquanto difficile da capire e da realizzare, ma per la quale noi abbiamo grazie di stato che ci fanno raggiungere la perfezione della vita mista.
La contemplazione largamente intesa cioè l'insieme della vita interiore:
orazione, esami, pratica dei voti e delle virtù ecc., sembra ritenere l'uomo occupato interamente nel suo interno.
Però c'è una soluzione che si trova nella carità ossia nella sua stessa essenza che è l'unione di volontà la quale rende conforme in tutto la nostra intenzione più intima all'intenzione più intima di Dio che è la sua maggior gloria.
Il problema fondamentale da risolvere è di diventare contemplativi nell'azione.
Perciò, osserviamo nella SS. Trinità il fondamento di questa doppia attività, di questa doppia vita, ad intra e ad extra:
- ad intra: vita di raccoglimento, d'unità, d'amor di Dio in se stesso.
- ad extra: vita d'espansione nella creazione e in particolare nelle creature intelligenti e libere:
doppia vita che trova la sua unità nella ricerca della sua propria gloria.
Questa doppia vita trova, più vicino a noi, il suo modello in Nostro Signore Gesù Cristo la cui vita mortale fu contemporaneamente ad intra e ad extra.
Ad intra: raccoglimento in Dio, unione costante col Padre nello Spirito Santo, preghiera formale o virtuale incessante, estasi intima nella SS. Trinità.
Ad extra: apostolato attivissimo, dono di sé continuo agli uomini, agli apostoli, ai discepoli, alle folle, ad ogni prossimo, estasi fuori dell'azione.
L'unità di questa doppia vita è la maggior gloria di Dio e il punto di congiunzione è volontà del Padre :
"Faccio sempre ciò che a Lui piace" ( Gv 8,29 ).
Così dobbiamo fare anche noi nell'azione - ché quaggiù noi dobbiamo operare e saremo giudicati sulle nostre opere fatte nella fede e nella carità - per diventare sempre più contemplativi, cioè uniti a Dio coll'intenzione e l'affetto sempre più attuale, intimo e puro.
Anche Maria SS. è un modello della vita mista specie nella Visitazione e nella sua vita tra l'Ascensione e l'Assunzione:
vita d'amore nell'esilio, il corpo sulla terra, il cuore al cielo. Dedizione ai primi cristiani.
Madre della Chiesa, consolatrice degli Apostoli.
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