Gesù Cristo rivelazione dell'uomo |
Dell'opera progettata da Pascal, l'Apologia del cristianesimo, non rimane che un mucchio di note, a volte più elaborate ( qualche pagina ), a volte appena formulate, ome dei promemoria per la costruzione progettata.
Lo stesso titolo Pensieri, è stato imposto tardivamente.
Non si tratta quindi di massime, alla maniera di La Rochefoucauid, o di pensieri alla maniera di Joubert, ma piuttosto di note di lavoro, che rappresentano punti di riferimento e a volte isolotti già costituiti, una specie di arcipelago di un futuro continente.
I Pensieri sono un cantiere abbandonato in piena costruzione, in cui le rare strutture elevate lasciano tuttavia intravedere lo splendore dell'edificio progettato.
L'ordine seguito dai diversi editori dimostra appunto il carattere incompiuto, o meglio iniziale, di questa opera.
Quanto rimane del progetto è tuttavia sufficiente per rivelare il genio dell'architetto che l'ha concepito.
Si può applicare ai Pensieri di Pascal quanto diceva Valery dell'opera di Leonardo da Vinci: « I resti di non so qual grande gioco ».
I frammenti dei Pensieri sono stati ritrovati dopo la morte di Pascal, riuniti sotto forma di fascicoli.
Pascal, forse in occasione della conferenza che fece a Port-Royal nel 1658, aveva intrapreso di riordinare lui stesso le note accumulate e di raggruppare i frammenti per soggetto.
Ha così costituito ventisette fascicoli, raggruppanti 382 articoli su un totale di 972.
Tutti i frammenti sono stati raccolti da Gilberte Périer, sorella di Pascal.
La prima cosa che si fece, dice Etienne Périer, « fu di farli copiare così com'erano e nella stessa confusione in cui erano stati trovati » ( Prefazione ).
Questa copia, senz'altro la prima e la più fedele edizione dei Pensieri, servì all'edizione detta di Port-Royal, uscita nel 1669, a bassa tiratura, poi nel 1670, col titolo: Pensées de M. Pascal sur la religion et sur quelques autres sujets, qui ont été trouvées après sa mort farmi ses papiers, a Paris, chez Guillaume Desprez, nel 1670.
A questa edizione ci si riferì per più di un secolo, fino all'edizione di Leon Brunschvicg, del 1897.
La classificazione dei Pensieri di Pascal è un'impresa temeraria.
Non c'è speranza infatti di trovare il piano esatto e definitivo dell'Apologià progettata da Pascal, perché l'opera non è stata condotta a quel punto di maturazione che avrebbe permesso all'autore stesso di prevedere il piano definitivo.
D'altra parte, come concepire che Pascal abbia lavorato durante anni, senza pensare a mettere in ordine citazioni, referenze e riflessioni che si accumulavano nei suoi cassetti?
Si può quindi legittimamente cercare le tracce di quegli abbozzi, di quegli stadi del pensiero, di quei piani parziali e provvisori che un autore non manca di tracciare.33
Ma dove trovarli? Critica esterna e critica interna ci offrono degli indizi: la critica esterna, cioè il raggruppamento provvisorio fatto da Pascal stesso, in ventisette fascicoli; la critica interna, cioè alcuni frammenti che parlano d'ordine e ci danno un po di luce sull'itinerario che Pascal intendeva seguire.
1. Un primo elemento di risposta ci viene dall'esposto che Pascal fece a Port-Royal ( verso ottobre-novembre secondo Lafuma, verso maggio 1658 secondo Mesnard ) davanti ad alcuni amici, e di cui Filleau de la Chaise, nei suoi « Discours sur les Pensées de Pascal » ci ha conservato il resoconto.
Filleau de la Chaise era segretario del duca di Roannez e faceva parte con questi, con Arnauid e Nicole, del comitato incaricato dell'edizione dell'opera incompiuta di Pascal.
Stando a Filleau de la Chaise o a Etienne Périer ( Prefazione dei Pensieri ), si classificano i Pensieri secondo l'ordine seguito da Jacque Chevalier.34
Ma si può ugualmente supporre che il piano sviluppato da Pascal nella sua conferenza, corrisponda all'ordine che aveva egli stesso introdotto all'interno dei ventisette fascicoli di note già classificate: in questo caso si tratta dell'ordine seguito da Lafuma.
Ma nei due casi ci si riferisce in definitiva all'esposto di Pascal, perché i « Discours sur les Pensées de Pascal » di Filleau de la Chaise, come pure la Prefazione di Etienne Périer all'edizione di Port-Royal, affermano entrambi di basarsi su quell'esposto di Pascal per proporre una veduta ordinata dei Pensieri.
Un punto tuttavia rimane oscuro: il testo di Filleau de la Chaise dipende da più fonti differenti: da una parte, da una testimonianza di un uditore della conferenza di Pascal; d'altra parte, dai frammenti stessi dei Pensieri; infine dalle riflessioni di Filleau de la Chaise.
La Prefazione di Périer è certo più densa, più intelligente, meno « impastata » della dissertazione di Filleau de la Chaise, ma anche questa volta ci si può chiedere in quale misura Etienne Périer ha mescolato quello che ha saputo dal testimone della conferenza e quello che sa dalla lettura stessa dei Pensieri.35
Il problema resta: in quale misura Filleau de la Chaise e Périer hanno « interpretato ciò che hanno sentito completandolo con ciò che hanno letto? e come sapere se il piano della conferenza ricostruita nel loro testo viene da ciò che hanno sentito o da ciò che hanno letto »36
2. Ma esiste un documento molto più vicino al discorso di Pascal di queste due prefazioni: sono le pagine stesse di Pascal conservate nei Pensieri con la menzione A.P.R.; a Port-Royal.
Si tratta di cinque foglietti di cui questo è il contenuto essenziale:37
Primo foglietto: solo la vera religione, cioè il cristianesimo, rende conto della miseria e della grandezza dell'uomo.
Le altre non ne sono in grado; la filosofia ne è incapace.
Segue un discorso messo in bocca alla divina Sapienza.
Secondo foglietto: è ancora la Sapienza che parla.
Essa spiega la condizione dell'uomo nella prospettiva della creazione, poi della caduta.
Adamo, poi Gesù Cristo.
Il testo continua, sotto forma di note rapide, le quali suggeriscono che la Sapienza di Dio avrebbe argomentato mediante obiezioni e risposte.
Terzo foglietto: Pascal riprende la parola.
Non è incredibile che Dio si faccia conoscere a un essere capace di conoscere e di amare.
Poi, di nuovo, la Sapienza riprende il discorso.
Annuncia che presenterà le sue credenziali: « Non voglio che poniate in me la vostra credenza senza discutere, e non pretendo sottomettervi con tirannia.
Non pretendo neppure darvi spiegazioni su ogni cosa.
E per mettere d'accordo questi contrasti voglio farvi vedere chiaramente, con prove convincenti, alcuni segni divini in me, i quali vi convincano della mia natura e mi diano autorità con meraviglie e prove che voi non potete rigettare » ( B430 C483 ).
Dio si è manifestato in Cristo, ma come un Dio nascosto: c'è in queste rivelazioni abbastanza luce per quelli che cercano Dio, e abbastanza oscurità per accecare quelli che lo fuggono.
Quarto foglietto: sei linee di nuovo sul tema del Dio nascosto.
Quinto foglietto: un ultimo paragrafo sull'interdipendenza grandezza-miseria.
Questi cinque foglietti costituiscono quello che noi sappiamo di più certo sull'esposto di Pascal a Port-Royal.
Si può supporre che questi testi non erano che note per sostenere un'improvvisazione e che Pascal ha fatto anche delle considerazioni sulle prove convincenti di cui parla: senza dubbio i miracoli e le profezie.
È evidente che questi foglietti, che appartengono al fascicolo XI, non costituiscono un capitolo dell'Apologia, ma rappresentano una cosa a parte: uno schema di ciò che Pascal contava di dire o di scrivere prima di passare alle prove dell'apologetica tradizionale.
Ora, se ci si riferisce a questi foglietti, l'abbozzo del progetto di Pascal conteneva i seguenti punti:
a) paradosso della condizione umana: grandezza e miseria;
b) insufficienza della filosofia e delle religioni;
c) ricorso alla vera religione e alle sue prove;
d) tema di Dio rivelato e nascosto in Gesù Cristo.
C'è quindi in Pascal una preoccupazione di messa in ordine, almeno a breve scadenza, attestata da molteplici indizi: ritagli dai grandi fogli iniziali di passi da disporre in frammenti mobili ( oggi diremmo: schede ), rinvii da un testo all'altro, classificazione di un certo numero di frammenti riuniti in fascicoli sui temi generali.
Le carte così disposte ( 27 serie ) o non classificate ( 33 serie ) rappresentano dei dossiers di lavoro.
All'interno di essi, si trovano frammenti che sono abbozzi di argomentazioni, progetti di sviluppo, o a volte semplici riflessioni, pro-memoria.
Ma non sappiamo nulla del piano definitivo ne del genere letterario che Pascal avrebbe adottato.
« Ordine per dialogo », dice un frammento ( B227 C353 ).
L'autore delle Provinciali avrebbe forse adottato un genere misto, fatto di dialoghi, di discorsi, di argomentazioni serrate, di analisi psicologiche.
Raccolta di lettere o libro diviso in parti e in capitoli, la dimostrazione di Pascal sarebbe stata composta, probabilmente di intuizioni e di visioni panoramiche convergenti.
Argomentazioni di tipo concentrico o unificazione dei temi si ottengono meno mediante un esposto lineare e logico di argomenti che attraverso un ricollegamento a un unico centro: Gesù Cristo, punto di convergenza e del più alto significato.
Una cosa è certa, lo stato dei Pensieri ci proibisce di disporli in senso orizzontale, sotto forma di piano logico.
Si può semplicemente intravedere, nei frammenti attuali, i movimenti di una mente al lavoro, ma sono movimenti già orientati, linee portanti, prima della costruzione definitiva.
La critica esterna e la critica interna ci permettono, al massimo, di cogliere le grandi linee del pensiero di Pascal nel 1658.
L'argomentazione progredisce andando dalla disproporzione dell'uomo alla posizione espressa del problema religioso e, di là, dopo aver scartato i tentativi delle altre religioni, alla prova storica della religione cristiana.
L'inizio ( situazione dell'uomo ) e la fine ( religione di Gesù Cristo ) sono stabilite con certezza.
La parte intermedia resta una costruzione ipotetica.
All'inizio Pascal vuole turbare profondamente l'ateo o il libertino, descrivendogli la condizione dell'uomo come incomprensibile per la sua ragione e così miserabile che il suo cuore deve aspirare a portavi rimedio.
Dimostrando che il cristianesimo decifra la condizione dell'uomo e vi porta rimedio, Pascal ispira rispetto per questa religione e fa desiderare che sia vera.
Vengono in seguito le prove storiche.
Non bisogna dimenticare che solo la prima parte ( quella che riguarda la grandezza e la miseria dell'uomo ) ha potuto essere sviluppata.
Da qui la parte sproporzionata che occupa e l'accento pessimista che impone all'opera, a detrimento della sua parte positiva, appena abbozzata, su Gesù Cristo e il cristianesimo.
Se si dimentica questo fatto si falsa il giudizio su Pascal.
Le grandi linee del piano dell'Apologià sono abbastanza fisse.
Perciò l'accordo di quasi tutti gli autori che hanno scritto su i Pensieri di Pascal è significativo.
Quasi tutti, pur diversificandosi nella disposizione interna dei frammenti, riconoscono lo stesso movimento generale:
1. sproporzione e incomprensibilità dell'uomo senza Dio;
2. posizione del problema religioso e ricerca di una soluzione;
3. Gesù-Cristo e il cristianesimo, come ipotesi, poi come fatto storico che decifra e guarisce l'uomo.
Non si può precisare oltre.
Nessuna indicazione permette di definire esattamente quale ordine avrebbe seguito Pascal nell'affresco della condizione umana, ne come avrebbe strutturato la dimostrazione del fatto storico della rivelazione in Gesù Cristo.
In mancanza di un piano dettagliato, possiamo intravedere una successione di temi orientali e orchestrati, come in una sinfonia.
In termini simili J. Mesnard scrive: non l'ordine rigido e sistematico di un giardino alla Versailles, ma « un abile intreccio di temi, una composizione raffinata, musicale, un'argomentazione duttile, sfumata, benché sempre rigorosa »
Indice |
33 | Ibid., pp. 173-185 |
34 | Ibid., p. 176. |
35 | PASCAL, Oeuvres complètes, pp. 1475-1501. Questo testo doveva servire da prefazione all'edizione di Port-Royal, ma fu sostituito, in realtà, dalla prefazione di Etienne' Périer. |
36 | H. GOUHIER, Blaise Pascal. Commentaires, p. 178. |
37 | Questi foglietti corrispondono a B430, C483, Lafuma 149. |