Gesù Cristo rivelazione dell'uomo |
Nell'apologetica di Pascal l'analisi della condizione umana ha un tale peso, una tale importanza tattica, che è necessario fermarvisi per valutarla.
Pascal si rivolge dunque ai miscredenti del suo tempo, a quelli che allora si chiamavano i « libertini ».
Inizia facendo la diagnosi della loro condizione.
Questi uomini vivono nella più profonda apatia spirituale e religiosa.
Niente potrebbe turbarli, nemmeno la sorte che li attende dopo la vita.
Pascal si stupisce di una tale indifferenza pratica e dice: « è una cosa mostruosa », un « incantesimo incomprensibile » ( B194 C335 ).
Pascal si applica allora a suscitare nel libertino la consapevolezza della sua reale condizione a partire da quattro constatazioni:
a) l'ignoranza sulla sua origine e sul suo destino;
b) l'impossibilità di situarsi nello spazio e nella durata;
c) l'impossibilità di conoscere e di conoscersi;
d) l'incapacita di vivere nella giustizia, nella verità, nella felicità, nonostante tutti i desideri che ne ha: Pascal esaurisce tutte le risorse della scienza e dell'esperienza per spaesare il libertino e togliergli le sue certezze.
Spera di toglierlo dal suo torpore e metterlo alla ricerca della verità.
Di questi adepti del « confort » intellettuale, vuol fare degli « estranei » in preda all'angoscia e alla deriva, per portarli a porsi le domande essenziali alle quali solo il dogma cristiano offrirà le risposte.
Senza queste violente emozioni, nessun argomento potrebbe incidere: si sarebbe ridotti a un semplice dibattito accademico.
Pascal non dispera di provocare nell'animo del miscredente questa lacerazione esistenziale e questa ricerca del significato.
Infatti, la consapevolezza della sua miseria dovrebbe ridestare nell'uomo la sua vera vocazione, perché questa vocazione è una chiamata vissuta che non può soffocare.
Ma la strategia di Pascal non si ferma qui.
Al paradosso della condizione umana che è necessario decifrare, ne aggiunge un altro, più sconcertante ancora, che riguarda questa volta le esigenze di un deciframento autentico della condizione umana.
Lungi dal lasciar credere che la verità dell'uomo si trovi in una specie di naturalizzazione di Dio, Pascal afferma crudamente: « Ciò che fa credere … è la croce » ( B 588 C828 )
Nient'altro pùo insegnarci a conoscereDio e a conoscerci.
« Gesù Cristo non ha fatto altro che insegnare agli uomini che essi amavano se stessi, che erano schiavi, infelici, ciechi, peccatori; che egli doveva liberarli, illuminarli, beatificarli e guarirli; che tutto questo si otteneva odiando se stessi .e seguendolo attraverso la miseria e la morte sulla croce » ( B545 C689 ).
Non vi è altra strada apologetica che quella della croce.
Tutta la descrizione che Pascal fa dell'universo infinito e della condizione umana alla deriva, del mistero della miseria e della grandezza che abita nell'uomo e lo lacera, non ha altro scopo che di condurre l'uomo a scegliere questa strada.
La ricerca della verità passa attraverso la croce.
Questo approccio costituisce un altro tratto dell'originalità di Pascal.
Ancora più che un preliminare dottrinale ( prove storiche del cristinanesimo ) propone come « preliminare » la « conversione del cuore ».
In questo modo, Pascal taglia corto alle abiezioni del libertino e lo prepara a leggere i segni e le prove storiche.
Infatti, per ragionevole che sia la decisione di fede, con l'insieme impressionante delle prove storiche non si è fatto nulla se le passioni non sono dominate e se il cuore non è disposto ad ascoltare.
« Studiatevi dunque non già di convincervi col discutere le prove di Dio, ma col diminuire le vostre passioni » ( B233 C451 ).
« Avrei già abbandonato i piaceri, dicono alcuni, se avessi la fede.
Rispondo: Avreste già la fede, se aveste abbandonato i piaceri.
Ora tocca a voi cominciare …
Potete abbandonare i piaceri e sperimentare se ciò che dico io è proprio vero » ( B240 C457 ).
Per vedere, in effetti, occorre sfebbrarsi, purificarsi.
« Bisogna aprire il proprio intelletto alle prove … ma sottomettersi umilmente alle aspirazioni perché esse sole possono causare il vero e salutare effetto: Ne evacuetur crux Christi » ( B245 C482 ).46
L'apologetica di Pascal passa quindi attraverso la conversione del cuore e la croce.
Si serve della prove storiche, ma vuole spiegarle a un uomo disposto, mediante la consapevolezza che ha di essere incomprensibile a se stesso, estraneo a tutto; a un uomo che, avendo posto in modo corretto la questione del senso della vita ( origine e destino ), desidera trovare la verità nell'unica luce che possa svelarla.
Ora questa luce è la croce di Gesù Cristo e ci si prepara a riceverla mediante la mortificazione delle passioni.
Questa salvezza piena di pericoli, follia per il mondo, umiliazione per l'orgoglio dei filosofi, non può esprimersi meglio che con la messa in guardia insistente: Ne evacuetur crux Christi.
Esprimendosi così Pascal non vuole rifiutare la ragione, ma situarla nel suo ordine.
Impotente a scoprire il mistero di Dio e dell'uomo, faticando a esercitarsi nel suo stesso ordine, la ragione deve decidere in favore di una religione che le permetta di decifrare Dio e l'uomo.
Pascal non nega la ragione, ma è alla ricerca « di una più alta ragione ».47
Questa ragione superiore è Gesù Cristo.
Non c'è conoscenza di Dio e dell'uomo che in lui.
Ma l'accesso a una tale conoscenza esige dall'uomo un decentramento da se stesso e una disponibilità all'azione di Dio che inclina a credere, cioè che si converta.
Il preliminare della conversione del cuore è prioritario in Pascal, sul preliminare dottrinale, vale a dire lo studio delle prove storiche.
Indice |
46 | P. MAGNARD, Nature et Histoire dans l'apologétique de Pascal, pp. 307-317. |
47 | Ibid,, p. 319 |