Gesù Cristo rivelazione dell'uomo

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Capitolo ottavo - VIII

VIII. Cristo fine ultimo del lavoro e del progresso

Se l'uomo infatti è il senso del mondo, Cristo è il senso ultimo dell'umanità.

L'uomo e il mondo esistono soltanto per la loro destinazione eristica.

Mediante l'incarnazione, vi è nel mondo una presenza di Dio più profonda di quella che deriva dalla creazione dell'universo.

L'umanità di Cristo è « tra noi » quando il Verbo di Dio l'assume personalmente.

Atto creatore per eccellenza, l'incarnazione implica da parte di Dio l'intenzione di donarsi all'uomo e al mondo attraverso Cristo.

Dal momento che tutta l'azione creatrice di Dio passa attraverso questo atto del Figlio che si fa uomo-nel-mondo, è tutto l'universo ( l'uomo e il mondo ) che trova in Cristo il suo punto d'appoggio, il suo centro di unificazione e di finalità.

Questa funzione unificatrice di Cristo trova il suo compimento nella risurrezione, che stabilisce tra Cristo, primogenito tra i morti, e gli uomini suoi fratelli, chiamati a condividere la sua gloria, un nuovo legame e un nuovo destino.

Il mondo stesso diventa il mondo dell'umanità divinizzata da Cristo.

Infatti, in seguito al legame essenziale dell'uomo col mondo ( tramite la sua corporeità ) il fatto che l'umanità sia destinata a una nuova esistenza, integralmente umana, tramite la sua unione con Cristo risorto, implica che la creazione stessa partecipa alla gloria del Signore ( Rm 8,19.25 ).

Il mondo materiale stesso è destinato a essere trasformato.

Infatti il mondo non può esistere che per l'uomo, e questi per il Cristo: perciò la finalità dell'uomo in Cristo, implica necessariamente quella del mondo.

Mediante Cristo la destinazione antropocentrica del mondo diventa cristocentrica.

Questa finalità, fondata sull'incarnazione e sulla risurrezione come pienezza dell'incarnazione, costituisce la destinazione più profonda dell'uomo nel suo rapporto col mondo tramite il lavoro e il progresso.

Queste premesse ci svelano un altro livello del senso totale dell'attività umana nel mondo.

La creazione da una parte è destinata all'uomo cristificato, divinizzato, chiamato alla gloria di Cristo; d'altra parte, col suo lavoro l'uomo è destinato a trasformare il mondo in vista della partecipazione alla gloria di Cristo e dei suoi fratelli.

Poiché il mondo è così strettamente legato e subordinato all'uomo per raggiungere il suo destino e poiché si tratta di un'umanità unificata in Cristo, destinata a Cristo, l'azione dell'uomo sul mondo deve condurre il mondo verso il progresso dell'umanità e, infine, verso la pienezza della gloria di Cristo e degli uomini.

Il mondo è destinato a sfuggire alla « caducità » per partecipare, anche lui, alla gloria dei figli di Dio.

Nella gloria, Cristo si rivela come il Signore di un mondo trasformato dall'uomo.

In questa manifestazione di Cristo, l'opera dell'uomo sul mondo apparirà come espressione umana della gloria di Cristo e della glorificazione degli uomini divinizzati da Cristo.

Il ruolo dell'uomo non è quindi soltanto di completare l'azione creatrice di Dio ma anche di assicurare al mondo la sua destinazione finale in Cristo.21

Senza Cristo, infatti, non sappiamo dove va l'uomo, dove va la storia dell'umanità.

I progressi di ogni generazione sono raccolti e trascinati dalle generazioni seguenti verso orizzonti nuovi e imprevedibili.

Ne la persona, ne la comunità umana possono controllare la loro azione sul mondo, se non per un periodo ben limitato.

Le pianificazioni della storia sono sempre a breve scadenza.

Anche se l'uomo potesse pienamente dirigere le leggi e l'energia del mondo, il destino dell'umanità resterebbe sempre davanti a lui come un enigma.

Dove va la carovana umana?

Il progresso in quanto tale può diventare l'assoluto dell'umanità ( concetto marxista )?

In questa prospettiva le società passano, muoiono e ritornano al nulla, e rimane soltanto un progresso sempre ipotetico.

Chi, infatti, può assicurarci che questo progresso stesso avrà uno sbocco fatalmente positivo?

L'umanità prepara il suo suicidio o la sua sopravvivenza mediante un salto qualitativo

Solo l'orientamento della persona e dell'umanità verso l'ai di là della morte, verso una libertà trascendente e assoluta che dirige la storia, può garantire, non soltanto il cammino del progresso, ma anche il dinamismo necessario per non crollare di fronte alle sconfitte parziali.

Il progresso umano e lo sforzo umano non hanno senso in definitiva che se l'umanità cammina verso Dio.

La comunità umana è destinata, in Gesù Cristo, all'intimità di vita con la Trinità, e predestinata ai superamento del tempo, nel nuovo corso, definitivo, unificante, di Cristo risorto.

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21 J. ALFARO, Teologia del progresso umano, pp. 100-119.
Se l'uomo ignora questa destinazione finale, fa notare Alfaro, basta che lavori al progresso dell'uomo perché il suo lavoro sia conforme al disegno di Dio.
L'uomo infatti che si impegna a trasformare il mondo al servizio dell'umanità, accetta Dio e il suo progetto, in fondo al suo cuore.
Se, inoltre, mediante la fede conosce la destinazione cristocentrica del mondo, allora orienta coscientemente la sua azione sul mondo verso la glorificazione di Cristo.
Questa intenzione non aggiunge un senso obiettivamente nuovo, ma riconosce il significato reale definitivo del suo lavoro e del suo progresso ( Ibid., p. 66 ).