Summa Teologica - I |
1. S. Tommaso ha voluto dare al trattato dell'essenza di Dio, ovvero al De Deo Uno come dicono i moderni, una posizione di preminenza nel piano generale della Somma Teologica.
Essendosi proposto, come si esprime nel Prologo, « di esporre la dottrina sacra con la maggior brevità e chiarezza consentita da tale materia », « nel modo più confacente alla formazione dei principianti », egli decise di ridurre a stretta unità questa dottrina, collegandola, secondo un intrinseco ordine, a un principio supremo, che gli permettesse di renderla nella sua integrità più accessibile alla ragione, o nello stesso tempo di evitare tutti gli inconvenienti di lungaggini, superfluità, confusioni, che si riscontravano nei testi scolastici proposti fino allora agli studenti.
Una dottrina ha la sua intrinseca unità dal soggetto che tratta, e dalla luce intelligibile che illumina questo soggetto, e nella quale viene considerato.
Ora la teologia ha come soggetto Dio.
Il principio, quindi, che unifica l'opera dell'Aquinate, è Dio.
Ma Dio può essere conosciuto alla luce della sola ragione; oppure dalla ragione illuminata dalla Rivelazione.
La luce, secondo la quale questo soggetto altissimo viene considerato nella teologia sacra, è la Rivelazione.
L'unità quindi di tutta l'opera è data da questa semplice proposizione, che contiene in germe tutta la teologia: « Dio considerato non solo secondo quello che di lui si può conoscere attraverso alle creature, ma anche secondo quello che di se stesso egli solo conosce, e a noi viene comunicato per Rivelazione » ( q. 1, aa. 6 e 7 ).
Tutto ciò, dunque, che si tratterà nella teologia sarà o Dio stesso o cose che hanno un qualche ordine a lui.
E nulla in essa dovrà trovar luogo, se non in virtù di quest'ordine, illuminato non dalla sola ragione, ma anche e soprattutto dalla luce soprannaturale della Rivelazione.
Il trattato di Dio considerato nella sua essenza contiene in germe tutta la teologia.
Il genio sintetico di Tommaso si rivela in modo meraviglioso nella costruzione della Sumnna Theologiae, avendo egli mantenuto fede alla promessa di unificare tutta la dottrina cristiana secondo un solo principio, tanto ricco da abbracciare veramente tutta la scienza sacra e conferire a tutte le sue parti l'interna intelligibilità, ma senza impoverire l'immensa varietà della materia.
Nell'Introduzione Generate ( nn. 74 ss. ) è stato esposto e commentato ampiamente il piano generale della Somma.
Rimandiamo ad essa il lettore che desidera di avere una cognizione più esatta dell'immenso e organico edificio che l'Aquinate ha costruito.
A noi interessa - in questa introduzione particolare - fare qualche rilievo sulla Prima Parte e più specialmente sulla prima suddivisione di essa, riguardante « l'essenza di Dio », poiché la nostra traduzione e il nostro commento vertono su questa materia.
Essendo la prima parte di tutta la trattazione teologica, essa ha importanza anche per questo, che da essa si può intendere lo spirito e il metodo di tutta la Somma, e più in generale di tutta la teologia, secondo la mente dell'Aquinate.
Nella questione introduttiva, infatti, viene discussa la natura della teologia stessa come scienza della Rivelazione o della fede; e le soluzioni date sono guida a tutta l'opera del grande Teologo.
2. Anzitutto si potrebbe chiedere perché S. Tommaso comincia col trattare di Dio secondo l'essenza ( Dio come uno, secondo l'espressione più moderna ), anziché di Dio secondo la distinzione delle Persone ( di Dio come trino ) ; come, invece, si sono compiaciuti per lo più di fare i Padri greci, sotto l'impulso delle prime grandi eresie, che negavano la distinzione delle Persone ( Sabellio, sec. III ), o la loro consustanzialità ( Ario, +336 ).
Credo che la risposta stia in questo che i Padri greci, come in generale tutti i Padri, trattano la dottrina cristiana prevalentemente con la preoccupazione delle eresie e non sistematicamente in tutto il suo complesso; mentre questo proprio si era proposto S. Tommaso.
A lui perciò conveniva molto meglio il metodo di S. Agostino, che procede dall'unità della divina essenza alla pluralità delle Persone.
Anzitutto perché il mistero dell'unità è a noi più accessibile, essendo in modo più convincente illuminato dalla creazione; onde la filosofia aveva detto parole immortali circa la natura divina.
E poi perché il mistero trinitario ( che è il mistero per eccellenza - substantia Novae Legis - lo chiama Tertulliano ), nella cui visione culminerà la nostra beatitudine, è reso a noi intelligibile dalla pienezza della vita intellettiva ed affettiva che compete alla natura di Dio.
Le Processioni divine, infatti, sono concepibili solo secondo gli atti immanenti dell'intelletto e della volontà, secondo cui procedono il Verbo e lo Spirito Santo.
Volendo quindi procedere sistematicamente per costruire l'edificio scientifico della Fede, si doveva cominciare da ciò che a noi è più noto: cioè dalla natura di Dio e dagli attributi impliciti nella natura stessa, prima di studiare il mistero trinitario, la cui oscurità di fronte alla ragione è pressoché impenetrabile anche se è vero che alla luce della fede, nella pur piccola conoscenza che se ne può avere, esso diventa luce illuminante di tutti gli altri misteri cristiani; i quali sono con esso in stretta connessione ed hanno in esso la loro intelligibilità.
3. L'edificio teologico della Somma è veramente una struttura organica originale e geniale, come nota tra gli altri il Grabmann: vertice incomparabile di solidità e di ordine.
Chi guardasse soltanto al materiale immenso, che entra nella sua costruzione, senza penetrarne i nessi che legano le questioni e gli articoli, sarebbe tentato di pensare a un sincretismo di elementi eterogenei, messi insieme abilmente, un po' meglio che in una enciclopedia.
Tale giudizio dispiace che sia stato ripetuto con leggerezza, talvolta anche da filosofi seri, alcuni dei quali hanno pure aggiunto l'immeritato rimprovero, che nello sforzo di cristianizzare Aristotele, S. Tommaso abbia impoverito la ricchezza originale della Rivelazione.
Gli elementi della costruzione possono provenire da più parti ( nella Somma derivano per lo più dai Santi Padri, poi dai filosofi e specialmente da Aristotele, [ cfr. Introd. Gen., nn. 11-70 ] ), come del resto in qualsiasi costruzione in architettura; ma il disegno, il principio interiore di unità, l'elemento formale della costruzione, è strettamente uno e personale.
Ed è questo che vivifica tutta la sintesi tomista.
S. Tommaso non ha lo spirito cartesiano di tutto ricostruire ab inis/undamentis trascurando tutte le opere del passato, considerate unicamente quale peso ingombrante.
Egli si sente operaio qualificato, ma nel corso vivo di una lunga tradizione, che ha lavorato moltissimo ed ha lasciato un patrimonio prezioso, vivendo di quella verità santa, che tutti gli amanti della sapienza ricercano.
Egli vuole lavorare in armonia con la tradizione, per cui ha la più grande venerazione.
Se una verità la trova già detta da altri, è un grande conforto e una gioia per lui, e non esita a farla sua; rendendo però giustizia all'inventore.
Le sue speculazioni ne restano confermate.
Il possesso di tali verità gli è più giocondo, perché è anche più sicuro e più pacifico; esso infatti lo mette all'unisono con le generazioni passate e gli fa godere questa armonia, poiché la mente e la verità sono anch'esse essenzialmente armonia.
4. La ricchezza del materiale storico, pertanto, è un titolo d'onore più grande per l'Angelico Dottore, il quale si trova così allo sbocco di tutta una vasta corrente di cultura, di cui coglie e valorizza gli elementi perenni.
Ma nulla assomiglia meno a sincretismo o a pura erudizione quanto l'opera del grande Architetto d'Aquino.
Gli elementi delle speculazioni precedenti sono assunti in una sintesi che porta la sua forte impronta, in una sintesi personalissima; e sono armonizzati alla luce di principi che hanno appunto la virtù di nulla escludere di quanto di vero fu speculato nel campo della filosofia e della teologia.
Ma per ciò stesso queste verità assunte nel suo edificio acquistano un valore nuovo.
C'è dell'aristotelismo e molto, nella sua opera; c'è del platonismo, dello stoicismo, nella parte morale specialmente; ma c'è soprattutto, come soffio vivificante, da lui infuso in tutti questi elementi, il suo spirito: cioè una visione realistica dell'essere e dei primi principi dell'essere, che inquadrano e unificano meravigliosamente tutta l'opera, conferendole una virtualità di assimilazione illimitata.
Da molti studiosi seri è riconosciuta ormai, e messa in giusto rilievo, questa originalità del tomismo, sicché non è il caso di insistere.
Chi vuole, consulti le opere del Maritain, del Gilson, del Manser, dell'Horvàth, del Masnovo, del Geyer, e di altri.
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