Summa Teologica - I

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La controversia circa la composizione ilemorfica delle sostanze spirituali

III

5 - Abbiamo già accennato alle origini remote del problema: ora dobbiamo meglio precisare i termini della controversia, per capire il nucleo centrale della sintesi tomistica, e per apprezzare lo sforzo compiuto dal Dottore Angelico per ricondurre il pensiero cristiano alla netta affermazione della spiritualità delle intelligenze create.

Nella sacra Scrittura non mancano i testi, che negano espressamente agli angeli le funzioni della vita corporale.

Tuttavia l'idea che gli angeli e le anime dei trapassati fossero delle entità del tutto immateriali aveva incontrato la diffidenza di molti; perché sembrava una menomazione della trascendenza divina attribuire alla creatura l'immaterialità, che è certamente un attributo di Dio.

Questa preoccupazione la troviamo espressa chiaramente, e in qualche modo risolta, da S. Giovanni Damasceno: « L'angelo si dice incorporeo e immortale rispetto a noi; poiché paragonato a Dio ( che solo è incorporeo ), ogni cosa apparisce pesante e materiale » ( 2 De Fide Orthod., c. 3 ).

In S. Agostino era balenata l'idea che gli angeli fossero impastati di materia spirituale, sempre per la suddetta preoccupazione teologica.

Ma nel corso dei secoli non erano mancate nette affermazioni della immaterialità degli angeli.

Abbiamo già ricordato S. Gregorio Magno ( m. 604 ); ma dobbiamo per lo meno accennare, per rimanere nel mondo latino, ad Alcuino ( m. 804 ) e a S. Anselmo ( m.1109 ).

Abelardo ( m. 1142 ) nel Sic et Non aveva ricapitolato lo stato della controversia, riportando le contrastanti autorità dei Padri, senza però decidere la questione.

Troviamo quasi lo stesso atteggiamento in Pietro Lombardo ( Cfr. 2 Sent., d. 8, e. 1 ), morto nel 1160, circa cento anni prima che S. Tommaso iniziasse la Somma Teologica.

Egli però si era mostrato piuttosto favorevole all'immaterialità degli angeli.

Cosicché sotto la sua influenza si era formata una corrente sempre più decisa a favore di quella tesi.

Ma intorno alla metà del secolo XIII ci troviamo improvvisamente di fronte a una ripresa virulenta della tesi contraria.

E il motivo? Nel frattempo si era prodotto un fatto nuovo: l'averroismo minacciava l'ortodossia cattolica, e bisognava correre ai ripari.

Tra le tesi più pericolose del grande commentatore di Aristotele c'erano quelle riguardanti gli esseri spirituali, anime umane comprese.

Dalla perfetta immaterialità degli spiriti creati Averroè aveva dedotto l'impossibilità di una molteplicità numerica delle sostanze immateriali nell'ambito di una medesima specie.

E la deduzione pareva così stringente e così universale da compromettere la sopravvivenza delle anime umane individuali.

I difensori dell'ortodossia pensarono allora che la migliore tattica fosse una ritirata strategica: bisognava trincerarsi dietro la materia spirituale, timidamente disegnata da S. Agostino.

La via della ritirata pareva sgombra di pericoli, poiché era stata percorsa nel frattempo anche da un filosofo non cristiano, cioè dall'ebreo Avicebron ( m.1058 ).

Questi nel suo Fons Vitae aveva sostenuto che tutte le creature, spirituali e corporali, sono composte di materia e forma.

Perciò bisognava insistere sull'argomento con tutte le risorse della dialettica.

Non si può negare che le argomentazioni dovevano aver impressionato fortemente gli stessi sostenitori della immaterialità pura; perché, prescindendo dalla materia, questi non sapevano trovare una differenza sostanziale tra Dio, atto puro, e gli angeli, pure forme sussistenti.

Si cercava una composizione tra quo est e quod est; ma basta dare un'occhiata alle opere di S. Alberto Magno per capire quanto grave fosse la confusione e l'imbarazzo ( cfr. LOTTIN O., « La composition hylemorphique des substances spirituelles: les débuts de la controverse », in Révue Néoschol. de Philosophie, 1932, pp. 21-41.

6 - A questo punto entra in scena S. Tommaso d'Aquino.

Fin dalla prima giovinezza aveva egli conosciuto le controversie dottrinali del suo secolo, e aveva preso a esaminarle col suo ingegno potente, squisitamente sistematico.

Così egli poté entrare all'improvviso nella scena del mondo con una sintesi scientifica assai più consistente di quella del suo maestro.

Già nella trascrizione del commento albertino dell'Etica a Nicomaco il geniale discepolo mostra di aver trovato la soluzione del problema, soluzione che preciserà anche meglio nel De Ente et Essentia.

- Per conservare la distanza infinita tra Dio e gli angeli basta la distinzione tra essenza ed esistenza, che troviamo negli spiriti puri come in qualsiasi creatura.

Dio solo è la sua esistenza.

Gli angeli sono forme semplici, come dicono gli averroisti; e bisogna accettare tutte le conseguenze che derivano da una tale affermazione, perché parlare di materia spirituale è un non senso.

Gli averroisti errano solo nell'applicare alle anime umane le stesse proprietà delle sostanze immateriali, dimenticando che noi uomini abbiamo unito un corpo, non come accidentalità trascurabile, ma come parte integrante della nostra sostanza.

Il Dottore Angelico seppe difendere con una pazienza eroica e con una logica impareggiabile questo punto di vista, nel corso dei suoi venti anni di insegnamento.

Ma l'animosità dei Maestri contro le sue teorie innovatrici non si calmò neppure dopo la sua morte.

Il 7 marzo 1277 Stefano Tempier vescovo di Parigi condannava come erronee, in pieno accordo col suo consiglio accademico, alcune di quelle tesi che S. Tommaso aveva così strenuamente difeso.

La sentenza fu revocata soltanto nel 1325, dopo la canonizzazione del Santo ( cfr. GILLON L. B., « Thomas d'Aquin », Signification historique de la théologie de Saint Thomas, in D. T. C., 15, coll. 672-678 ).

La condanna impressionò, parzialmente, soltanto i primi discepoli; ma possiamo dire che la scuola tomistica insorse con non minore energia del suo maestro in difesa della perfetta immaterialità degli angeli, anche se talvolta fu meno esemplare di lui nella pazienza.

Certamente è merito di questi discepoli se oggi le tesi fondamentali dell'angelologia tomistica sono così comuni tra i teologi.

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