Summa Teologica - I |
II-II, q. 1, a. 5, ad 2; 1 Sent., Prol., a. 5; 1 Cont. Gent. c. 9; De Trinit., q. 2, a. 3; Quondlib. 4, q. 9, a. 3
Pare che questa dottrina non proceda con argomentazioni razionali.
1. Dice S. Ambrogio [ De fide 1,13 ]: « Togliete via le argomentazioni là dove si richiede la fede ».
Ma in questa dottrina si richiede soprattutto la fede, come dice S. Giovanni [ Gv 20,31 ]: « Queste cose sono state scritte affinché voi crediate ».
Quindi la dottrina sacra non si serve delle argomentazioni razionali.
2. Se la dottrina sacra procedesse mediante argomentazioni, dovrebbe argomentare o per autorità o per ragione.
Ma argomentare per autorità non conviene alla sua dignità, poiché l'argomento di autorità, secondo Boezio [ Cicero M. T., Topica, lib. 6 ], è il più debole di tutti.
Argomentare con la ragione è poi disdicevole al suo fine, poiché al dire di S. Gregorio [ In Evang. hom. 26 ] « la fede cessa di essere meritoria dove la ragione umana porta l'evidenza ».
Quindi la dottrina sacra non si serve di argomentazioni razionali.
S. Paolo [ Tt 1,9 ] parlando del vescovo dice: « Sia attaccato alla dottrina sicura secondo l'insegnamento trasmesso, perché sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare quelli che contraddicono ».
Come le scienze profane non devono dimostrare i loro principi, ma dai loro principi argomentano per dimostrare altre tesi, così la dottrina sacra non dimostra i suoi principi, che sono gli articoli di fede, ma da essi procede alla dimostrazione di qualche altra cosa, come fa l'Apostolo [ 1 Cor 15,12 ], che dalla risurrezione di Cristo prova la risurrezione di tutti.
Tuttavia è da considerarsi che nelle scienze filosofiche le inferiori non solo non provano i loro principi, ma nemmeno discutono contro chi li nega, delegando questo compito a una scienza superiore; la scienza suprema invece, cioè la metafisica, discute con chi nega i suoi principi se l'avversario ammette qualcosa; se invece non ammette nulla non può discutere con lui, ma può solo risolvere le sue argomentazioni.
Ora, la dottrina sacra non ha un'altra scienza al disopra di sé, per cui essa disputa contro chi nega i suoi principi argomentando rigorosamente [ solo ] se l'avversario ammette qualche verità della rivelazione - come quando ricorrendo all'autorità della dottrina sacra disputiamo con gli eretici, o quando basandoci su un articolo ammesso combattiamo contro chi ne nega qualche altro -.
Se invece l'avversario non crede nulla di ciò che è rivelato da Dio, allora la scienza sacra non ha più modo di portare argomenti a favore degli articoli di fede, e non le resta che controbattere le ragioni che le si possono opporre.
È chiaro infatti che, fondandosi la fede sulla verità infallibile, ed essendo impossibile dimostrare il contrario di una cosa vera, le prove che vengono portate contro la fede non sono delle vere dimostrazioni, ma degli argomenti risolvibili.
1. Sebbene gli argomenti della ragione umana non valgano per provare le cose di fede tuttavia, muovendo dagli articoli di fede, la dottrina sacra può provare altre cose, come si è già detto [ nel corpo ].
2. Argomentare per autorità è particolarmente proprio di questa dottrina, derivando essa i suoi principi dalla rivelazione: per cui è necessario che si creda all'autorità di coloro ai quali fu fatta la rivelazione.
Né ciò deroga alla dignità della dottrina sacra poiché, sebbene l'argomento che si basa sull'autorità umana sia il più debole di tutti, l'argomento di autorità fondato sulla rivelazione divina è invece il più forte.
Tuttavia la dottrina sacra fa uso anche del ragionamento, non già per dimostrare i dogmi, perché altrimenti si perderebbe il merito della fede, ma per chiarire alcuni punti del suo insegnamento.
Siccome infatti la grazia non distrugge la natura, ma la perfeziona, la ragione deve servire alla fede, come anche l'inclinazione naturale della volontà asseconda la carità.
Per cui S. Paolo [ 2 Cor 10,5 ] dice: « Rendendo ogni intelligenza soggetta all'obbedienza a Cristo ».
Ed è così che la dottrina sacra utilizza anche l'autorità dei filosofi, laddove essi con la ragione naturale riuscirono a conoscere la verità: come fece S. Paolo [ At 17,28 ], che citò il detto di Arato: « Come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo ».
Però di queste autorità la dottrina sacra fa uso come di argomenti estranei e probabili, mentre delle autorità della Scrittura canonica si serve come di argomenti propri e rigorosi.
Delle sentenze poi dei Dottori della Chiesa essa si serve come di argomenti propri, ma di un valore solo probabile: poiché la nostra fede si basa sulla rivelazione fatta agli Apostoli e ai Profeti, i quali hanno scritto i libri canonici, e non già su qualche altra rivelazione, ammesso che esista, fatta a qualche dottore privato.
Per cui S. Agostino [ Epist. 82,1 ] scrive: « Soltanto a quei libri delle sacre Scritture che vengono detti canonici io riconosco questo onore: di credere fermamente che nessuno dei loro autori abbia errato in qualcosa nello scriverli.
Quanto agli altri autori invece, se li leggo, non mi sento costretto a ritenere vero quello che dicono semplicemente perché essi hanno sentito e scritto così, per quanto sia grande la loro santità e dottrina ».
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