Summa Teologica - I |
1 Sent., d. 8, q. 4, a. 2; d. 19, q. 4, a. 2; 1 Cont. Gent., c. 25; De Pot., q. 7, a 3; Compend. Theol., c. 12; De ent. et ess., c. 6
Pare che Dio sia contenuto in qualche genere.
1. La sostanza è sussistente di per sé.
Ma sussistere in tale modo conviene soprattutto a Dio.
Quindi Dio è nel genere della sostanza.
2. Ogni cosa viene misurata per mezzo di qualche dato del suo medesimo genere, come le lunghezze con la lunghezza e i numeri col numero.
Ma Dio è la misura di tutte le sostanze, come dice il Commentatore [ Met. 10, comm. 7 ].
Quindi Dio è compreso nel genere della sostanza.
Il genere viene concepito logicamente come anteriore a ciò che è contenuto sotto di esso.
Ma nulla è anteriore a Dio, né realmente, né idealmente.
Quindi Dio non è in alcun genere.
Una cosa può essere contenuta in un genere in due maniere.
In primo luogo in senso proprio e assoluto, come le specie che sono comprese nel genere.
In secondo luogo per riduzione, come avviene per i principi e le privazioni: così il punto e l'unità si riducono al genere della quantità, quali principi di essa, mentre la cecità e ogni altra privazione si riportano al genere positivo corrispondente.
Ora, in nessuno dei due modi Dio è incluso in un genere.
E innanzitutto, che Dio non possa essere la specie di un genere qualsiasi può essere dimostrato in tre modi.
Primo, poiché la specie è costituita dal genere e dalla differenza; ora, l'elemento da cui si desume la differenza costitutiva della specie sta sempre in rapporto all'elemento da cui si desume il genere come l'atto alla potenza.
Infatti animale [ nella classica definizione dell'uomo: animale razionale ] viene desunto dalla natura sensitiva indicata al concreto: si dice infatti animale l'essere che ha la natura sensitiva; razionale invece viene desunto dalla natura intellettiva, poiché razionale è [ l'animale ] che ha la natura intellettiva: ora, l'intellettivo sta al sensitivo come l'atto alla potenza.
E lo stesso accade negli altri casi.
Siccome quindi in Dio l'atto è senza potenzialità, ne segue che Dio non può essere in un genere come una delle specie.
Secondo, poiché dato che l'essere di Dio è la sua stessa essenza, come si è dimostrato [ a. prec. ], ne viene che se Dio fosse in qualche genere bisognerebbe dire che il suo genere è l'ente: infatti il genere designa l'essenza, poiché viene predicato essenzialmente.
Ora, Aristotele [ Met. 3,3 ] dimostra che l'ente non può essere il genere di cosa alcuna: poiché ogni genere ha differenze specifiche che sono estranee all'essenza di tale genere, e d'altra parte non si può trovare alcuna differenza estranea all'ente, dal momento che il non ente non può essere una differenza.
Resta dunque che Dio è fuori di ogni genere.
Terzo, poiché tutte le cose appartenenti a un dato genere partecipano della quiddità o essenza di quel genere, che è un loro attributo essenziale.
Differiscono però quanto all'essere [ esistenziale ]: infatti non è identico l'essere [ esistenziale ] dell'uomo e del cavallo, e neppure di quest'uomo e di quest'altro.
E così ne viene per necessità che in tutte le cose appartenenti a un dato genere l'esistere e la quiddità o essenza differiscono tra loro.
Ora in Dio, come si è dimostrato [ a. prec. ], non c'è questa differenza.
È chiaro dunque che Dio non è in qualche genere come una delle specie.
E da ciò appare che Dio non ha né genere, né differenze; e non è definibile; e neppure è dimostrabile, se non [ a posteriori ] dagli effetti: poiché ogni definizione è data dal genere e dalla differenza, e il termine medio della dimostrazione [ deduttiva e a priori ] è la definizione.
È chiaro poi che Dio non è contenuto in un dato genere neppure per riduzione, come principio, poiché il principio che si riduce a un qualche genere non oltrepassa tale genere: come il punto non è il principio che della quantità continua, e l'unità della quantità discreta.
Dio invece è il principio di tutto l'essere, come si dimostrerà più innanzi [ q. 44, a. 1 ].
Quindi Dio non è contenuto in alcun genere quale principio.
1. Il nome « sostanza » non significa soltanto « essere di per sé », poiché l'essere, come si è visto [ nel corpo ], non può essere di per sé un genere: « sostanza » indica piuttosto l'essenza a cui compete di essere in tale modo, cioè di esistere di per sé; tuttavia questo essere non è la sua essenza medesima.
È chiaro perciò che Dio non è nel genere della sostanza.
2. La obiezione vale per ciò che riguarda le misure proporzionate: esse infatti devono essere omogenee con il misurato.
Ma Dio non è una misura proporzionata per nessuna cosa.
Si dice tuttavia che è la misura di tutte le cose per il fatto che ogni cosa in tanto partecipa dell'essere in quanto si avvicina a lui.
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