Summa Teologica - I |
Infra, q. 34, a. 3, ad 2; In 1 Sent., d. 30, q. 1, a. 1; d. 37, q. 2, a. 3
Pare che i nomi che comportano relazione alle creature non vengano attribuiti a Dio dall'inizio del tempo.
1. Si dice comunemente che tali nomi significano la sostanza divina.
Per cui anche S. Ambrogio [ De fide 1,1 ] scrive che il nome Signore designa la potenza, che è la sostanza divina, e la parola Creatore indica l'azione di Dio, che è la sua stessa essenza.
Ora, la sostanza divina non è temporale, ma eterna.
Quindi questi nomi non si dicono di Dio dall'inizio del tempo, ma dall'eternità.
2. Tutto ciò a cui conviene qualcosa a cominciare da un certo tempo può dirsi fatto: come un essere che è bianco da un certo tempo, è stato fatto bianco.
Ma a Dio ripugna di essere fatto.
Quindi nulla si dice di Dio a cominciare da un certo tempo.
3. Se alcuni nomi si dicono di Dio dall'inizio del tempo per la ragione che comportano relazione alle creature, la stessa ragione dovrebbe valere per tutti i nomi che implicano relazione alle creature.
Invece alcuni nomi che comportano relazione alle creature si dicono di Dio da tutta l'eternità: infatti Dio dall'eternità conosce e ama la creatura, secondo il detto della Scrittura [ Ger 31,3 ]: « Ti ho amato di un amore eterno ».
Quindi anche gli altri nomi che comportano relazione alle creature, come Signore e Creatore, vanno attribuiti a Dio dall'eternità.
4. Questi nomi comportano una relazione.
Bisogna quindi che tale relazione o sia qualcosa in Dio, o nella creatura soltanto.
Ma non è possibile che lo sia nella creatura soltanto, perché allora Dio verrebbe denominato Signore a motivo della relazione opposta che è nelle creature: ora, nulla viene denominato dal suo opposto.
Resta dunque che tale relazione è qualcosa anche in Dio.
Ma in Dio non vi è nulla di temporale, essendo egli al disopra del tempo.
Quindi pare che tali nomi vadano attribuiti a Dio a cominciare dal tempo.
5. Un attributo relativo deriva da una relazione: così avremo Dominus [ Signore ] da dominio, come bianco da bianchezza.
Se dunque la relazione di dominio non è in Dio realmente, ma solo idealmente, ne viene che Dio non è realmente Signore [ Dominus ].
Il che è falso.
6. Quando si tratta di entità relative che per natura non sono chiamate a stare insieme, l'una può esistere senza che esista l'altra: come lo scibile esiste anche se non esiste la scienza, come osserva Aristotele [ Praed. 5 ].
Ora, i relativi che vengono affermati di Dio e delle creature non sono fatti per stare insieme.
Quindi qualcosa può essere attribuito a Dio in relazione alle creature anche se la creatura non esiste.
E così questi nomi, Signore e Creatore, si dicono di Dio dall'eternità, e non dall'inizio del tempo.
S. Agostino [ De Trin. 5,16.17 ] dice che questa denominazione relativa di Signore conviene a Dio dall'inizio del tempo.
Certi nomi che comportano relazione alla creatura sono detti di Dio [ a cominciare ] dal tempo, e non dall'eternità.
Per chiarire la cosa ricordiamo che alcuni sostennero che la relazione non ha un'esistenza nella realtà, ma solo nella mente.
Ma la falsità di questa opinione appare chiaramente dal fatto stesso che le cose hanno tra loro un certo ordine e un certo rapporto in forza della loro stessa natura.
Dobbiamo invece osservare che, richiedendo la relazione due estremi, vi sono tre modi in cui essa può essere un ente reale o di ragione.
Talora infatti è solo un ente di ragione dalla parte di tutti e due gli estremi, quando cioè non vi può essere ordine o rapporto tra diverse cose se non in base alla sola apprensione della mente, come quando si dice che una cosa è identica a se stessa.
Infatti la ragione, nel concepire due volte una cosa, la può considerare come due cose: e così scorge un certo rapporto di essa con se medesima.
E la stessa cosa si verifica in tutte le relazioni che intercorrono tra l'ente e il non-ente: relazioni che la mente forma in quanto concepisce il nulla come un estremo della relazione.
E ancora in tutte le relazioni che dipendono dall'atto della ragione, come il genere e la specie e simili.
Alcune relazioni invece sono vere entità reali quanto all'uno e all'altro estremo: quando cioè la relazione nasce tra due cose per una realtà comune all'una e all'altra.
Come appare chiaramente in tutte le relazioni basate sulla quantità, come il grande e il piccolo, il doppio e la metà e simili: infatti la quantità è in ambedue gli estremi.
E lo stesso vale per le relazioni che risultano dall'azione e dalla passione, come la relazione del motore e del mobile, del padre e del figlio e simili.
Talora infine la relazione in un estremo è un'entità reale e nell'altro un'entità di ragione soltanto.
E ciò accade ogni qual volta i due estremi non sono del medesimo ordine.
Così la sensazione e la scienza si riferiscono all'oggetto sensibile e a quello intelligibile, i quali oggetti, in quanto sono cose esistenti nella realtà concreta, sono estranei all'ordine intenzionale del sentire e del conoscere: per cui nell'intelletto che conosce e nel senso che percepisce c'è una relazione reale, in quanto essi sono ordinati a conoscere e a sentire le cose, mentre le cose, considerate in se stesse, sono estranee a tale ordine.
Quindi in esse non c'è relazione reale al conoscere e al sentire, ma soltanto di ragione, in quanto l'intelletto le apprende come termini correlativi della scienza e della sensazione.
Per cui Aristotele [ Met. 5,15 ] dice che esse sono dette termini di relazione non perché si riferiscano ad altre cose, ma perché altre cose si riferiscono ad esse.
Come una colonna è detta destra unicamente perché si trova alla destra dell'animale, per cui la relazione di posizione non è realmente nella colonna, ma nell'animale.
Siccome dunque Dio è al di fuori di tutto l'ordine creato, e tutte le creature dicono ordine a lui e non inversamente, è evidente che le creature dicono rapporto reale a Dio, mentre in Dio non vi è una sua relazione reale verso le creature, ma vi è solo una relazione di ragione, in quanto ché le cose dicono ordine a lui.
E così nulla impedisce che tali nomi implicanti relazione con le creature si attribuiscano a Dio dall'inizio del tempo: non per un qualche cambiamento avvenuto in lui, ma per una mutazione della creatura; come la colonna diviene destra rispetto all'animale senza che in essa si sia verificato un cambiamento, ma per lo spostarsi dell'animale.
1. Tra i nomi che comportano relazione alcuni sono imposti per significare [ espressamente ] le stesse relazioni, come padrone e servo, padre e figlio, e simili: e tali nomi vengono detti relativi secondo l'essere.
Altri invece stanno a significare delle cose a cui sono connesse delle relazioni, come motore e mobile, capo e capeggiato, e simili: e questi sono detti relativi secondo la denominazione.
Ora, tale distinzione va applicata anche ai nomi di Dio.
Infatti alcuni di essi non esprimono che il rapporto stesso [ di Dio ] alle creature, come Dominus [ Signore ].
E tali nomi non indicano direttamente, ma solo indirettamente l'essenza divina, in quanto la presuppongono: come il dominio presuppone la potenza, che è la [ stessa ] essenza di Dio.
Altri nomi invece esprimono direttamente l'essenza divina, e solo di conseguenza comportano relazione: come Salvatore, Creatore e simili, i quali esprimono [ direttamente ] l'azione di Dio, che è la sua essenza.
Gli uni e gli altri tuttavia si possono dire di Dio dall'inizio del tempo se si considera la relazione esplicita o implicita che comportano; non però in quanto direttamente o indirettamente indicano l'essenza divina.
2. Come le relazioni che si dicono di Dio [ a cominciare ] dal tempo non sono in Dio se non secondo il nostro modo di concepire, così anche il farsi e l'essere fatto non si dice di Dio che secondo la nostra ragione, senza che alcun mutamento sia avvenuto in lui, come quando si dice [ Sal 90,1 ]: « Signore, ti sei fatto per noi un rifugio ».
3. L'atto dell'intelletto e della volontà rimane in colui che lo compie: perciò i nomi che esprimono le relazioni derivanti dall'azione dell'intelletto o della volontà si dicono di Dio dall'eternità.
Quelli invece che derivano da azioni terminanti, secondo il nostro modo di intendere, a effetti esteriori, si applicano a Dio [ a cominciare ] dal tempo, come Salvatore, Creatore e simili.
4. Le relazioni espresse da quei nomi che si applicano a Dio [ a cominciare ] dal tempo sono in lui soltanto secondo il nostro modo di pensare; invece le relazioni opposte si trovano nelle creature realmente.
E non vi è ripugnanza alcuna nel fatto che Dio venga denominato in base a relazioni che esistono realmente solo nelle creature, in quanto però la nostra mente concepisce il loro correlativo in Dio.
In maniera che Dio potrà essere detto relativo alle creature nel senso che le creature dicono relazione a lui: nello stesso modo in cui, come dice il Filosofo [ Met. 5,15 ], lo scibile è detto relativo [ all'intelligenza che conosce ] in quanto ché la scienza [ di chi conosce ] si riferisce ad esso.
5. Siccome Dio dice relazione alla creatura sotto il medesimo rapporto per cui la creatura dice relazione a Dio, dal momento che la relazione di soggezione si trova realmente nella creatura, ne segue che Dio è il Signore [ Dominus ] non solo secondo la nostra ragione, ma realmente.
E infatti egli è il Signore nel modo stesso in cui la creatura gli è soggetta.
6. Per sapere se dei relativi siano o non siano coesistenti per natura non bisogna considerare l'ordine delle realtà denominate da quei relativi, ma il significato degli stessi relativi.
Se infatti uno dei termini nel suo concetto include l'altro, e viceversa, allora i due termini sono coesistenti, come il doppio e la metà, il padre e il figlio, e così via.
Se invece l'uno nel suo concetto include l'altro, ma non viceversa, allora non sono coesistenti per natura.
E così è dei termini conoscenza e conoscibile.
Infatti conoscibile significa qualcosa di potenziale, mentre conoscenza dice qualcosa di abituale o di attuale: quindi il conoscibile, stando con rigore al significato del termine, preesiste alla conoscenza.
Se però il conoscibile viene considerato come [ conosciuto ] in atto, allora coesiste con la scienza parimenti in atto: poiché nessuna cosa è conosciuta se di essa non si ha conoscenza.
Sebbene dunque Dio sia anteriore alle creature tuttavia, poiché nel concetto di Dominus [ Signore o Padrone ] è incluso l'avere un « servo », e viceversa, questi due relativi, Signore e servo, sono per natura simultanei.
Quindi Dio non fu Signore [ Dominus ] prima che avesse la creatura a sé soggetta.
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