Summa Teologica - I |
De Verit., q. 3, a. 3
Pare che Dio non abbia delle cose una scienza speculativa.
1. La scienza di Dio è causa delle cose, come si è dimostrato sopra [ a. 8 ].
Ma la scienza speculativa non è causa delle cose conosciute.
Quindi la scienza di Dio non è speculativa.
2. La scienza speculativa si ottiene per via di astrazione, la qual cosa non conviene alla scienza divina.
Quindi la scienza di Dio non è speculativa.
Tutto ciò che vi è di più nobile va attribuito a Dio.
Ora, la scienza speculativa è più nobile di quella pratica, come dimostra il Filosofo [ Met. 1,1 ].
Quindi Dio ha delle cose una scienza speculativa.
Vi sono delle scienze puramente speculative, ve ne sono di semplicemente pratiche e ve ne sono di quelle in parte speculative e in parte pratiche.
A analisi di ciò bisogna ricordare che una scienza può essere considerata speculativa per tre ragioni.
Primo, a motivo delle cose conosciute, che risultano non fattibili dal soggetto conoscente: e tale è la conoscenza che l'uomo ha della natura o di Dio.
Secondo, per il modo [ astratto ] di conoscere, come quando un architetto considera la casa determinando, analizzando e ponderando in generale i suoi requisiti.
Procedere così è un considerare ciò che è fattibile in modo speculativo e non in quanto fattibile: una cosa viene infatti prodotta applicando la forma alla materia, non già risolvendo il composto nei suoi elementi universali e costitutivi.
Terzo, in ragione del fine poiché, al dire di Aristotele [ De anima 3,10 ], « l'intelletto pratico si differenzia dall'intelletto speculativo per il fine ».
Infatti l'intelletto pratico ha per fine l'operazione e l'intelletto speculativo la considerazione della verità.
Se quindi un architetto considera come una casa possa essere costruita non per costruirla di fatto, ma solo per sapere come viene costruita, la sua considerazione sarà, quanto allo scopo, speculativa, però di una cosa fattibile.
- Dunque, una scienza che è speculativa a motivo della stessa cosa conosciuta è soltanto speculativa; quella invece che è speculativa o secondo il modo o secondo il fine è in parte speculativa e in parte pratica; quando poi è indirizzata al fine dell'operazione, è semplicemente pratica.
Supposte tali distinzioni bisogna dunque dire che Dio ha di se stesso una conoscenza puramente speculativa, poiché egli non è fattibile.
Di tutte le altre cose, invece, ha una conoscenza e speculativa e pratica.
Speculativa per il modo: tutto quello infatti che conosciamo speculativamente nelle cose, determinando e analizzando, Dio lo conosce molto più perfettamente di noi.
Delle cose invece che egli potrebbe fare, ma che non farà mai, non ha una conoscenza pratica, in quanto una scienza si dice pratica in ragione del fine.
In questo senso ha una conoscenza pratica [ solo ] delle cose che effettua in un dato tempo.
Il male poi, sebbene non operabile da lui, pure cade sotto la conoscenza pratica di Dio, come il bene, in quanto o lo permette, o lo impedisce, o lo indirizza ai suoi fini: come cadono sotto la scienza pratica del medico le malattie, in quanto egli con la sua arte le cura.
1. La scienza di Dio è causa non già di Dio stesso, ma delle altre cose: di alcune effettivamente, di quelle cioè che in un dato tempo vengono compiute, di altre virtualmente, di quelle cioè che può fare, e tuttavia mai verranno all'esistenza.
2. Che la scienza derivi dagli oggetti non conviene alla scienza speculativa di per sé, ma solo accidentalmente, in quanto è umana.
Quanto all'argomento in contrario bisogna dire che delle cose attuabili non si può avere una conoscenza perfetta se esse non sono conosciute in quanto tali.
Essendo quindi la scienza di Dio sotto ogni modo perfetta, bisogna che conosca le cose che sono da lui fattibili precisamente in quanto sono fattibili, e non solo in quanto sono oggetto di speculazione.
Ma con ciò non ci si allontana dalla nobiltà della scienza speculativa, poiché tutte le cose da lui distinte Dio le vede in se medesimo, e conosce se stesso di conoscenza speculativa: e così nella scienza speculativa di se medesimo ha la conoscenza sia speculativa che pratica di tutte le altre cose.
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