Summa Teologica - I |
In 1 Sent., d. 38, q. 1, a. 1; De Verit., q. 2, a. 14
Pare che la scienza di Dio non sia causa delle cose.
1. Origene [ In Rm 6, su 8,30 ] scrive: « Una cosa sarà non perché Dio sa che dovrà essere, ma poiché avverrà, per questo Dio la conosce prima che avvenga ».
2. Posta la causa, segue l'effetto.
Ma la scienza di Dio è eterna.
Se dunque la scienza di Dio è causa delle cose, è evidente che le creature esistono dall'eternità.
3. Il conoscibile è anteriore alla scienza e ne è la misura, come dice Aristotele [ Met. 10,1 ].
Ma ciò che è posteriore e misurato non può essere causa.
Quindi la scienza di Dio non è causa delle cose.
Dice S. Agostino [ De Trin. 15,13; cf. 6,10.11 ]: « Tutte le creature, corporali e spirituali, Dio le conosce non perché esistono, ma esistono perché egli le conosce ».
La scienza di Dio è causa delle cose.
Infatti la scienza di Dio sta alle cose create come la scienza dell'artefice sta alle opere della sua arte.
Ora, la scienza dell'artefice è causa dei suoi lavori, poiché l'artefice opera col suo intelletto, per cui è necessario che la forma concepita dall'intelletto sia il principio dell'operazione, come il calore è il principio del riscaldamento.
Ma bisogna notare che la forma naturale, in quanto è una forma immanente nel soggetto a cui dà l'essere, non designa un principio di operazione; lo designa invece in quanto include una certa inclinazione all'effetto.
Parimenti la forma intelligibile non dice principio di operazione solo in quanto è nell'intelletto, ma bisogna aggiungervi un'inclinazione verso l'effetto, e questa inclinazione le viene dalla volontà.
Siccome infatti una forma di ordine intelligibile vale per gli opposti ( dato che gli opposti formano l'oggetto di un'unica scienza ), essa non produrrebbe un determinato effetto se a tale effetto non fosse determinata dalla facoltà appetitiva, come dice Aristotele [ Met. 9,5 ].
È evidente poi che Dio causa le cose con il suo intelletto, dato che il suo essere si identifica con la sua intellezione.
Quindi è necessario che la sua scienza sia la causa delle cose, in quanto è connessa con la volontà.
Per cui la scienza di Dio, in quanto è causa delle cose, fu denominata scienza di approvazione.
1. Origene parla riferendosi alla scienza come tale, a cui non compete la natura di causa indipendentemente dalla volontà, come si è detto [ nel corpo ].
- Ma nella sua affermazione, che cioè Dio prevede le cose perché dovranno accadere, [ il perché ] va inteso nel senso di una dipendenza logica, e non di una causalità reale.
Cioè: se vi sono delle cose che esisteranno, ne segue che Dio in antecedenza le ha conosciute; però le cose future non sono causa della conoscenza che Dio ne ha.
2. La scienza di Dio è causa delle cose nel modo in cui esse sono oggetto della sua scienza.
Ora, non rientra nella scienza di Dio che le cose siano ab aeterno.
Quindi, sebbene la scienza di Dio sia eterna, non ne segue tuttavia che le cose esistano dall'eternità.
3. Gli esseri creati si trovano tra la scienza di Dio e la nostra: noi infatti attingiamo la nostra scienza dalle realtà naturali, delle quali Dio è causa mediante la sua scienza.
Come quindi gli oggetti conoscibili esistenti in natura sono anteriori alla nostra scienza e ne sono la misura, così la scienza di Dio antecede le realtà naturali e ne è la misura.
Come una casa è intermedia tra la scienza dell'artefice che l'ha costruita e la scienza di chi ne prende conoscenza dopo che è stata costruita.
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